Roberta Serpe, globe trotter napoletana

Di Paola Grieco per Voglio Vivere Così

Roberta, nata a Napoli 39 anni fa, ha accumulato diverse esperienze di vita e lavoro all’estero negli ultimi dieci anni, soprattutto in Irlanda e Spagna.

Parla e scrive correntemente 3 lingue, francese, inglese e spagnolo.

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Prima di diventare “un’espatriata”, Roberta ha vissuto in giro per il mondo lavorando per MSC crociere, dal 2008 al 2012.

Il 2014 è stato l’anno cruciale del trasferimento a Dublino. Nel 2020 trascorre sei mesi a Lisbona, in cerca di lavoro e, sempre nello stesso anno, approda a Barcellona, ma non si ferma qui.

Da circa sei mesi vive a Madrid e lavora per una compagnia aerea molto conosciuta, “ amata e odiata da tutti”, come riferisce Roberta.

Qui si occupa di assistenza amministrativo/legale, un lavoro con il quale aveva iniziato la sua esperienza all’estero nove anni fa.

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ROBERTA SERPE, GLOBE TROTTER NAPOLETANA

Roberta, dalle navi da crociera hai fatto il primo salto fuori dall’Italia in Irlanda, a Dublino. Che lavoro facevi lì?

Ho iniziato da una nota compagnia aerea in qualità di assistente amministrativo/legale. Sempre a Dublino ho poi avuto l’occasione di farmi le ossa e cambiare vari settori e tipi di lavoro.

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In seno a Greenlife Tours Ltd – t/a CaminoWays.com, impresa di turismo, gestivo un team di 5 persone, coordinando le operazioni di viaggio, le prenotazioni e i servizi correlati in diverse destinazioni europee. Si trattava di implementare nuovi itinerari e organizzare eventi privati per gruppi, prendendosi cura delle loro richieste, oltre a sviluppare gli affari con i partner e i fornitori. Ho avuto l’occasione di viaggiare molto.

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Per ampliare la mia esperienza e anche per una mia “irrequietezza di base”, sono passata a lavorare per H&M, in qualità di senior nel reparto reclami. Quello, in pratica, che, all’interno dell’assistenza ai clienti, si occupa di tutti i problemi relativi a ordini, consegne, pagamenti, devoluzioni e reclami in senso lato.

È stato facile integrarti a Dublino, sia nellambito lavorativo che nella vita. Quali sono state le maggiori difficoltà?

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Lo stile di vita irlandese è totalmente opposto a quello italiano, sopratutto nel mondo del lavoro. Sebbene abbia avuto poche esperienze di lavoro in Italia, posso dire con certezza che viviamo in mondi opposti.

Il concetto del lavoro in Irlanda è basato sul capitalismo sfrenato, si lavora per produrre, se non produci sei fuori. D’altra parte però, questo sistema dà molte opportunità alle persone che non hanno un percorso accademico alle spalle, visto che si può iniziare in un’azienda senza alcuna esperienza o titolo di studio e, lavorando sodo, imparare il lavoro da zero.

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Lo “shock” per me è stato, prima di tutto, linguistico. Io parlo inglese molto bene, ma il loro accento è molto particolare e al primo colloquio in Irlanda ne sono uscita stremata!

La gente poi è abbastanza timida e riservata, anche in ufficio difficilmente si stringono amicizie con le persone del posto, anche se poi in un pub alla seconda Guinness (la tipica birra irlandese), le barriere cadono e si diventa grandi “amiconi”.

Com’è il mercato del lavoro a Dublino? Moltissimi giovani, spesso al primo impiego, si dirigono verso la capitale irlandese. Sembra un mercato che offre molte opportunità ed è più flessibile dell’Italia. Com’è la situazione, attualmente?

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Per quanto riguarda le opportunità, come dicevo prima, ce ne sono e non vengono richieste particolari esperienze o studi per essere assunti, anche in aziende internazionali.

Ovviamente poi per fare carriera bisogna lavorare sodo e qualificarsi. Molte aziende mettono a disposizioni dei corsi per specializzarsi e avanzare nella carriera. Le prospettive sono tante e le persone possono permettersi di lasciare un lavoro senza problemi ed essere sicure di trovarne un altro in tempi brevi, visto che nelle aziende c’è spesso un riciclo di persone e le posizioni si aprono abbastanza in fretta.

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Non sono molto informata sulla situazione attuale però so che parecchie aziende, dopo il COVID, hanno licenziato grandi quantità di impiegati e molti sono rimasti senza lavoro da un giorno all’altro.

Dopo quattro anni a Dublino, ti sposti a Barcellona per lavorare per la H&M, prima, e per la Apple, dopo. Perché questo cambiamento?

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Ho lasciato Dublino perché la città mi era diventata stretta, tutto quello che c’era da fare l’avevo fatto, non trovavo altro motivo per restare e poi perché il clima mi aveva stufato. Così ho fatto una tappa di 6 mesi a Lisbona. L’intenzione era di trovare lavoro lì, ma alla fine ho fatto solo una lunga e meritata vacanza, cercando poi la prossima destinazione.

Barcellona è arrivata un po’ per caso, non è stata una scelta basata sulla mia preferenza, però mi ci sono trasferita volentieri. H&M è stato un lavoro che ho trovato durante il periodo COVID, ero a casa in ERTE (n.d.a. piano di disoccupazione temporale spagnolo) da un altro lavoro e siccome non so stare con le mani in mano, ho avuto questa occasione e ho iniziato un nuovo percorso. Posso dire però di aver comunque imparato qualcosa.

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H&M è stata solo una breve parentesi visto che successivamente ho iniziato alla Apple come analista linguistica di dati. In questo lavoro ha prevalso la curiosità verso un mondo, quello dell’intelligenza artificiale, totalmente sconosciuto ma comunque affascinante.

Mi piace sfidare me stessa e lanciarmi verso l’ignoto, lo faccio da sempre.

Oggi vivi a Madrid e lavori per una compagnia aerea internazionale. Che differenze hai trovato tra l’Irlanda e la Spagna?

Be’, tutto! Dalla qualità della vita alle persone, al clima e al cibo. Agli spagnoli piace vivere giorno per giorno e bene! Sono molto più aperti e sopratutto più sfacciati, non hanno paura a dirti le cose in faccia. Invece, gli irlandesi sono molto più repressi e purtroppo anche più depressi perché non sanno esternare bene le loro emozioni.

Vivi a Madrid da circa sei mesi e prima hai vissuto circa 4 anni a Barcellona, che differenze noti tra le due principali città di Spagna?

Le persone a Madrid sono diverse, meno chiuse e timide e molto più esplicite. A Madrid si respira l’aria della capitale, è più grande di Barcellona e offre più opportunità per quanto riguarda l’ozio, la cultura e la diversione… ma questa è un’opinione personale.

Dopo dieci anni da globe trotter in Europea, puoi dirci che cosa ti ha portato questa esperienza di vita e lavoro?

Apertura mentale, sicuramente. Accettazione di tante realtà e modi di vivere che non avrei mai avuto se fossi rimasta nella mia città tutta la vita.

Durante il tuo periplo lavorativo hai mai pensato di tornare a vivere e lavorare in Italia, ora o in futuro?

L’Italia non è un’opzione per me al momento, sicuramente una meta di vacanze, infatti la sto riscoprendo tutta, da nord a sud, però posso dire con certezza che non ci tornerei per vivere.

Che consigli puoi dare ai nostri lettori che, come te, decidono di spostarsi all’estero. Come prepararsi?

Innanzitutto, imparare la lingua del posto in cui si va; integrarsi; cercare di non rimanere outsider o frequentare solo connazionali; aprire la mente e accettare che siamo diversi; non ricercare un pezzo di Italia nel posto in cui si emigra; godersi l’esperienza anche se, alla fine, magari risulterà negativa.

Che cosa diresti ora alla Roberta che 10 anni fa si apprestava a fare le valigie per partire per Dublino?

Hai fatto proprio bene!