Enrico Conti, chef a Zurigo

Di Paola Grieco per Voglio Vivere Così

Enrico Conti, di 33 anni, siciliano, ha alle spalle un percorso professionale come chef di cucina, iniziato da giovanissimo, presso la scuola Professionale dei Salesiani di Palermo. Negli anni, Enrico ha accumulato molte esperienze lavorative ai fornelli in giro per l’Europa, a contatto con lingue e culture diverse.

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Nell’agosto del 2023 si è sposato con Daniela. La coppia vive a Zurigo, in Svizzera, dove Enrico continua a svolgere la sua professione di chef.

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Ciao Enrico, raccontaci della tua esperienza di vita e lavoro a Zurigo. Come ci sei arrivato?

Ciao a tutti, mi chiamo Enrico e vengo da un piccolo paesino in provincia di Palermo (Sicilia). Sono già passati 13 anni da quando ho iniziato il mio percorso all’estero. Ho lavorato sia per ristoranti che Hotel rinomati in giro per l’Europa e, da tre anni, a Zurigo, gestisco la cucina di una clinica privata per anziani.

Zurigo, come tutti sanno, è la capitale del Canton svizzero di lingua tedesca, e, secondo me, è una delle città con la maggior concentrazione di etnie provenienti da tutto il mondo, ed è proprio questo uno dei motivi che la rende unica.

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Un mio ex chef mi disse un giorno: “Enrico, a Zurigo tutto è possibile, devi solo investire su te stesso e vedrai che i risultati arriveranno”. Devo dire che aveva proprio ragione.

Quali sono state le difficoltà incontrate – se ci sono state – e/o le sorprese piacevoli che hai trovato nel tuo Paese d’adozione?

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Le difficoltà che ho incontrato nei primi anni sono state, logicamente, legate alla lingua che avrei voluto apprendere più velocemente, in modo tale da avere meno problemi di comunicazione. Purtroppo, mi e capitato di trovare anche persone che si approfittavano del fatto che io non sapessi parlare il tedesco. Spesso, mi sono preso dei rimproveri, cosa che avrei potuto evitare se avessi avuto dei colleghi più “onesti”.

La mia carta vincente, però, è sempre stata quella di avere voglia di mettermi in gioco, la positività, la pazienza e il sorriso che ho sempre sulle labbra: un vissuto che, ad oggi, mi ha reso la persona che sono diventato.

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Che cosa ci puoi dire del rapporto con i locali e/o i connazionali?

Diciamo che i rapporti con i connazionali non e male, però c’è da dire che a livello lavorativo ho sempre preferito lavorare o con stranieri o con i Tedeschi o con gli Svizzeri; ovviamente non voglio generalizzare però, in passato, ho avuto una bruttissima esperienza e da lì in poi ho deciso di lavorare solo con gli stranieri.

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Puoi spiegare – in breve – che cosa occorre fare per vivere e lavorare a Zurigo, nel Cantone tedesco, a livello burocratico?

Le pratiche burocratiche sono molto veloci e semplificate. La tassazione, ad esempio, è molto elevata e, ovviamente, più guadagni e più paghi, però, a differenza dell’Italia, qua si riesce a mettere via dei soldini.

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Qualche consiglio da dare a chi avesse intenzione di seguire un percorso come il tuo?

Se volete fare una esperienza lavorativa in Svizzera, consiglio, innanzitutto, di iniziare dallo studio della lingua, come nel mio caso, il tedesco e/o almeno l’inglese (parlato e scritto). È importante, inoltre, avere delle certificazioni lavorative, che attestino i posti dove uno abbia lavorato in modo tale da poter presentare un buon Curriculum Vitae.

Che cosa ti manca e che cosa non ti manca dell’Italia?

Ad oggi sia l’Italia sia la mia Sicilia mi mancano tanto. Mi manca la semplicità, il poter uscire con amici senza organizzare un mese prima l’uscita, come avviene a Zurigo, e poi, ovviamente, mi mancano la mia famiglia e gli affetti più cari.

Quello che, invece, non mi manca è anche il motivo per cui ho lasciato la Sicilia: la mentalità chiusa e il fatto che ci siano veramente poche possibilità di crescita professionale. Non parliamo poi delle infrastrutture fatiscenti, delle strade che non vengono mai terminate, della lentezza burocratica a dir poco elefantiaca … e mi fermo qui.

Come vedi il tuo futuro. Pensi che tornerai a vivere in Italia, un giorno?

Io ho scelto di lasciare la mia terra, no perché non trovavo un lavoro, perché fin da giovanissimo ho sempre lavorato, solamente per la mentalità del posto.

Posso dire che quello che sono oggi lo devo solo a me stesso e ciò mi fa stare bene come persona.

Non so se un giorno ritornerò in Sicilia, anche perché adesso siamo in due, io e mia moglie. Dovrei avere una giusta causa per decidere di tornare ma continuo a vedere un Paese che vive di “promesse fasulle”, anziché di fare di tutto per realizzare i veri cambiamenti necessari. Se le cose cambiassero, forse prenderei una decisione diversa ma fino a prova contraria resterò qui, in terra elvetica.