Barbara: mi sono trasferita in Australia con mio marito quando avevo 43 anni

A cura di Maricla Pannocchia

Quando sentiamo parlare d’italiani che vivono in Australia, spesso abbiamo a che fare con giovani under36 che sfruttano il Working Holiday Visa. Barbara, originaria di Milano, ci racconta un modo diverso per emigrare in Australia.

“Nel 2015, quando mio marito ed io eravamo sposati da circa un anno, un’azienda australiana gli ha offerto un lavoro di responsabilità a Melbourne. In quel momento della mia vita stavo contemplando un cambiamento professionale importante ma mai avrei immaginato che sarebbe avvenuto dall’altra parte del mondo. Ci hanno offerto un visto sponsor per 4 anni e, nel 2016, abbiamo deciso di fare questa esperienza” racconta la donna che, in Australia, si è re-inventata studiando, diventando counsellor e dedicandosi agli expats che vivono lì. Barbara gestisce anche altri progetti, fra cui uno, nato nel 2023, dedicato alla violenza domestica.

A chi volesse andare in Australia, Barbara consiglia di avere un piano concreto per il futuro, di modo da non rischiare di sprecare risorse emotive ed economiche alla ricerca di un modo per rimanervi. Nei prossimi giorni, Barbara taglierà un altro traguardo, quello dell’ottenimento della cittadinanza australiana.

☞ Approfondimento consigliato: tutto quello che devi sapere sui corsi professionali online

Barbara Zoroddu Australia

Ciao Barbara, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Sono Barbara, ho appena festeggiato i miei primi 50 anni e vengo da Milano, dove sono nata e cresciuta. A casa mi dicevano che io, a differenza degli altri, ero nata con la valigia. Ho iniziato a viaggiare presto, studiando le lingue straniere per passione. Mi sono laureata in letteratura americana e ho lavorato per circa 20 anni nel mondo della consulenza aziendale. Circa 10 anni fa ho scelto di formarmi per diventare Professional Counsellor e oggi svolgo questa professione nel mio studio a Melbourne mentre m’impegno su un progetto orientato a supportare gli italiani in Australia.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Nel 2015, quando mio marito ed io eravamo sposati da circa un anno, un’azienda australiana gli ha offerto un lavoro di responsabilità a Melbourne. In quel momento della mia vita stavo contemplando un cambiamento professionale importante ma mai avrei immaginato che sarebbe avvenuto dall’altra parte del mondo. Ci hanno offerto un visto sponsor per 4 anni e, nel 2016, abbiamo deciso di fare questa esperienza.

Adesso vivi in Australia. Dove, precisamente?

Vivo ancora a Melbourne, nel Victoria.

Cosa ti ha spinta a trasferirti proprio lì?

La scelta del luogo era vincolata al lavoro di mio marito che si sarebbe svolto, appunto, a Melbourne, con trasferte sia in Australia sia in altri Paesi dove operava l’azienda per cui lavorava. Non ho potuto scegliere ma, se avessi potuto farlo, avrei comunque scelto Melbourne. Tra le città australiane mi sembrava quella che, a modo suo, era in grado di offrirmi una continuità con Milano.

Interessante: come cambiare il tuo stile di vita grazie all'autoipnosi

Come hai detto tu stessa, sei arrivata in Australia in un periodo diverso da quello della maggior parte dei ragazzi che ci va perché sogna un’esperienza lì. Ti va di elaborare al riguardo?

Ho scelto di trasferirmi in Australia con mio marito quando avevo 43 anni. Una voce dentro di me mi diceva “sei pazza ad accettare”. In fondo, lasciavo tantissimi affetti importanti, una vita ben organizzata, una casa di proprietà a Milano, una passione per l’organizzazione di viaggi in barca a vela e, soprattutto, temevo che il mio progetto di lavorare a supporto delle persone attraverso il counselling si sarebbe arenato. Mi sbagliavo.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Ci sono state reazioni di tutti i tipi. La famiglia ha reagito male, anche se poi, seppur con rassegnazione, i miei famigliari mi hanno compresa. Alcuni, conoscendo la mia passione per i viaggi e le lingue, non si sono stupiti. Moltissimi mi hanno detto che avevo un grandissimo coraggio a partire alla mia età.

Barbara Zoroddu Australia

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Ho fatto di tutto per capire se davvero volevo quel cambiamento. Stavo facendo il tirocinio alla conclusione del percorso triennale di counselling e ne ho approfittato per ascoltarmi e comprendere se davvero mi sentissi aperta a quella trasformazione. Ci ho messo un anno intero. Alla fine, ho capito che se il vento mi portava verso l’Australia, forse valeva la pena scoprire come mai.

Ricordi cos’hai provato appena arrivata in Australia?

Potrebbe interessarti anche → 🌳 Vivere in campagna: pro e contro 🏡

Ricordo il giorno del mio arrivo. Mio marito era già a Melbourne da qualche settimana. Ero smarrita, confusa e allo stesso tempo curiosa di capire questa nuova realtà. Era sera, forse notte. Percorrendo la strada dall’aeroporto in direzione mare, ho visto per la prima volta lo skyline di Melbourne. Era bellissimo e al contempo m’incuteva una sorta di timore. L’impatto è stato attutito dal jet-lag ma non dimenticherò mai quel primo incontro con la città.

Come si è evoluta, quella sensazione, con il passare del tempo?

Il primo periodo è stato molto complesso. Ho sentito i morsi di una solitudine profonda che mai avevo provato. Mi sembrava di aver perso, almeno in parte, la mia identità. Non conoscevo letteralmente nessuno, non avevo più il mio sistema di supporto, a parte mio marito, e mi chiedevo se ce l’avremmo fatta a rimanere qui per 4 anni. In seguito, ho capito che, se davvero volevo conoscere questo posto e ritrovare me stessa, avrei dovuto cambiare prospettiva sulla mia condizione e aprirmi all’esperienza come se non avessi nulla da perdere. Ho iniziato a frequentare meet ups e ad aderire a qualche iniziativa dei vari gruppi d’italiani presenti online. Quando ho iniziato a sentirmi connessa socialmente, pian piano molte difficoltà si sono risolte. A distanza di 7 anni posso dire che, sebbene l’Australia non sia stata amore a prima vista, oggi è una compagna di cui apprezzo moltissimi aspetti e, soprattutto, che non mi ha mai dato la sensazione che la mia età fosse un limite.

Di cosa ti occupi?

Ho aperto uno studio di counselling dove supporto la comunità di expats offrendo sessioni individuali e di gruppo sia in lingua italiana sia in lingua inglese. In Australia sono tornata all’università e mi sono specializzata nella gestione dei casi di violenza domestica. Inoltre, coordino un progetto che si chiama “Witcare HUB”, che ha lo scopo di creare servizi d’informazione, supporto e solidarietà per gli italiani che si trasferiscono in Australia o che hanno scelto di risiedervi in modo più stabile.

➤ Approfondimento consigliato: Andare a vivere in un ecovillaggio

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

Dipende da molti fattori come il tipo di visto e il livello di conoscenza della lingua inglese in primis. Non è difficile trovare lavoro in generale, ma è difficile trovare lavori che riconoscano titoli di studio ed esperienze maturate altrove. La grande discriminante è data, spesso, dalla lingua. Per chi conosce bene l’inglese, è più facile costruire un buon percorso professionale.

La maggior parte dei ragazzi under 36 arriva in Australia con un Working Holiday Visa. Puoi spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta?

Si tratta di un visto temporaneo che consente di vivere un’esperienza di lavoro, vita e studio in Australia per 1 anno. Il visto è rinnovabile per un secondo e terzo anno se si sceglie di lavorare nell’agricoltura o nelle aree regionali del Paese per periodi stabiliti dal governo.

Quali altri modi ci sono, specialmente per chi ha più di 35 anni, per vivere e lavorare/studiare lì?

Dopo i 35 anni ci sono diversi visti che consentono di fare un’esperienza qui ed eventualmente di arrivare alla residenza permanente. Molti scelgono di venire con un visto per studenti, magari per migliorare il proprio inglese o specializzarsi prima di esplorare le proprie opzioni. Altri scelgono la strada dei visti sponsorizzati da aziende australiane o degli skilled visa se hanno una professionalità inclusa nelle liste dei lavoratori che in Australia mancano. Altri ancora s’innamorano e percorrono la strada del partner visa.

Barbara Zoroddu Australia

Com’è stato il tuo percorso burocratico?

Noi siamo stati fortunati. Non avevamo nemmeno idea di quanto. L’azienda di mio marito si è occupata dei visti e di tutti gli aspetti burocratici associati al nostro trasferimento Questo anche quando, passati i 4 anni dal primo sponsor, abbiamo deciso di diventare residenti permanenti. Quest’anno diventeremo cittadini australiani, coronando il sogno della doppia cittadinanza. Oggi sono molto consapevole che il percorso per rimanere in questo Paese è denso di ostacoli burocratici e prevede costi altissimi. E’ importante immaginare un progetto alla base dell’esperienza di migrazione per fare scelte mirate ed evitare di disperdere energie e molti, molti soldi.

Come ti sei mossa per trovare un alloggio?

Ho studiato e svolto ricerche online. Ho girato per i quartieri della città via Google Earth, ho letto forum, ho interpellato amici che ci erano stati… Alla fine, ho stilato un elenco delle cose che per me erano importanti come vivere in una zona servita dai mezzi pubblici, possibilmente vicino al mare e non distante dal centro della città. Ho selezionato un paio di opzioni e ho trovato un affitto breve di circa 20 giorni a prezzi esorbitanti in modo da iniziare subito la ricerca di una casa. L’abbiamo trovata in una decina di giorni e, da allora, è ancora casa nostra.

Quali sono i costi medi e le zone in cui è possibile vivere bene spendendo il giusto?

I costi degli affitti in città sono piuttosto alti. Per dare un’idea più precisa, affittare un appartamento in città con una camera da letto, un soggiorno-cucina e un bagno costava circa 350 dollari australiani a settimana quando siamo arrivati, ora siamo saliti a circa 500 dollari australiani a settimana. Ovviamente, più ci si allontana dai quartieri attorno al centro, più gli affitti scendono e le case s’ingrandiscono. In generale, la scelta di condividere il proprio spazio con altri è l’unico modo per contenere i costi dell’affitto quindi, spesso, ci si orienta verso questa soluzione.

✎ Approfondimento: tutte le info utili per andare a studiare in Australia

L’Australia è famosa per essere molto cara. Sei d’accordo?

Ci sono numerose differenze tra le diverse zone del Paese. In ogni caso sono d’accordo con il dire che il costo della vita è generalmente alto, sebbene lo sia in proporzione agli stipendi. Questo mi è stato ancora più evidente dopo il Covid-19, quando, per esempio, abbiamo registrato un aumento delle spese di viaggio. Tornare in Italia oggi è decisamente più caro, l’inflazione ha colpito i consumi anche qui con incrementi davvero sostanziali. Faccio un esempio che uso spesso: se nel 2020 un kg di filetto di salmone dal pescivendolo costava circa 30-35 dollari australiani al chilo, oggi ne costa quasi 50.

Hai scoperto qualche “trucco” per risparmiare?

Personalmente ho trovato strategie di risparmio grazie alla flessibilità di orario che il mio lavoro mi consente. Faccio la spesa in modo diversificato spostandomi in città e difficilmente ordino cibo online. Preferisco cucinare a casa e uscire a cena con gli amici solo quando si crea la situazione. Inoltre, ho preferito vendere l’auto e utilizzare i servizi di trasporto pubblico e Uber.

Puoi dirci il prezzo di alcuni beni e servizi di uso comune?

In questo momento la benzina si aggira, a seconda dello Stato e del fornitore, tra 1.80 e 2.0 dollari australiani al litro quindi è meno cara rispetto all’Italia. La pasta De Cecco o similare ha avuto un incremento enorme di prezzo e si aggira ora sui 4 dollari australiani per 1/5 Kg. Trovo spesso molto più care le verdure e gli ortaggi. Ad esempio, i pomodori possono arrivare a costare tra i 10 e i 15 dollari australiani al kg. Un caffè in un coffee shop in città costa sui 5 dollari australiani, come il costo di un viaggio di 90 min sui mezzi pubblici di Melbourne.

Barbara Zoroddu Australia

★ Scopri le nostre TOP 10 destinazioni per cambiare vita e ricominciare ★

Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

La mia esperienza è relativamente positiva dato che soffro di un problema di salute cronico e, in Australia, mi curo regolarmente grazie alla sanità pubblica. Trovo invece complicato costruire un rapporto di fiducia con i medici di base che, a differenza dell’Italia, hanno costi elevati e spesso si limitano a compilare richieste per visite specialistiche e poco altro. Inoltre, la mobilità del lavoro in Australia, li porta spesso a cambiare studio medico. Nei circa 7 anni qui ho cambiato più o meno 8 medici di base. La burocrazia australiana è piuttosto invasiva ma almeno, nella maggior parte dei casi, funziona. Per quanto riguarda i mezzi pubblici, li utilizzo quotidianamente. I costi sono più alti rispetto all’Italia ma, in generale, i mezzi pubblici e i servizi a supporto funzionano.

Quali pensi che siano i principali errori commessi dagli italiani che si trasferiscono in Australia?

Spesso ho notato una sottovalutazione delle difficoltà prima d’intraprendere l’esperienza e una certa aspettativa di poter ritrovare qui i propri riferimenti abituali. Spesso le persone fanno fatica ad apprezzare i vantaggi dell’Australia e si concentrano sulle sue mancanze. Anche in ambito di socializzazione, molti si limitano a frequentare connazionali perdendo l’occasione d’integrarsi e comprendere meglio la cultura di questo Paese. In generale, credo che ci sia poco interesse a impegnarsi per andare oltre gli aspetti superficiali e alle differenze culturali.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Sono contenta del mio percorso qui, ho esplorato e intrapreso tanti cambiamenti, compreso quello di tornare a studiare in un corso di specializzazione post-laurea, incoraggiata dal fatto che, in Australia, l’età non è considerata un limite né lo è il fatto di cambiare carriera perché una persona sente che è la cosa giusta per sé.

✈✈✈ Trovare lavoro in Australia: ecco tutti i consigli utili da seguire ✔

Quali sono state le difficoltà più ardue da superare?

La lontananza dagli affetti in generale è un problema che viviamo in tanti. Personalmente ho sofferto la perdita di affetti carissimi durante il Covid-19 con l’impossibilità (all’epoca) di tornare per via dei confini chiusi. Un altro problema è stato costruire una rete di amicizie fidate e profonde in un Paese dove l’integrazione con gli australiani richiede tempo e pazienza. Fare amicizia con gli italiani è più semplice ma spesso questi rapporti sono destinati a cambiare per via della difficoltà per alcuni nello stabilirsi qui.

E quali i momenti di gioia e soddisfazione?

Ce ne sono stati tanti. Sicuramente le gioie maggiori sono arrivate dalla consapevolezza di essere riuscita a realizzare il mio progetto di aprire uno studio di counselling dove molte persone hanno scelto di darmi fiducia. Un’altra soddisfazione è stata quella di riuscire a specializzarmi in un’università australiana e, tra pochi giorni, raggiungere finalmente l’obiettivo del doppio passaporto. La cosa che mi ha dato una soddisfazione enorme è stato spendermi per la comunità delle donne italiane. Ho iniziato a fare video divulgativi su tematiche di consapevolezza e salute mentale, ho registrato un podcast chiamato “VeryConfidential” e ho offerto servizi gratuiti come il gruppo di supporto online “Amiche a Melbourne”, un’occasione d’incontro e condivisione per molte persone rimaste in Australia durante il Covid-19.

Oggi, accanto al mio lavoro di counselor, mi occupo di coordinare un nuovo progetto per la comunità italiana che si chiama Witcare HUB (www.witcare.org.au) che offre gratuitamente orientamento, informazioni e supporto in tutti gli aspetti dell’esperienza australiana, sia a chi arriva sia a chi ha già scelto di stabilirsi qui e si trova a vivere problemi di vita quotidiana legati agli aspetti del lavoro, del visto, della salute mentale e della famiglia. È un progetto che perseguivo da anni e sono piena di entusiasmo e d’idee.

☞ Leggi la nostra Guida Completa per trasferirsi a vivere in Australia

Barbara Zoroddu Australia

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi in Australia?

Sarà banale ma sicuramente consiglio di sapersi esprimere in inglese e poi migliorarlo qui. Consiglierei anche di avere un progetto chiaro in mente, se non prima di partire, almeno nei primi mesi. Questo permette di non sprecare risorse emotive e spesso anche economiche per trovare un modo per restare ma di fare il possibile per costruirsi un percorso che abbia senso.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Il consiglio è di essere aperti all’esperienza, con curiosità e rispetto delle differenze, cogliendo tutte le occasioni di arricchimento umano. L’Australia è un Paese enorme, pieno di bellezze naturali come molti immaginano, ma è anche interessante e ricco dal punto di vista culturale, nonostante tutte le sue contraddizioni.

Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?

Ho visitato molti posti, le grandi città, le zone tropicali, Cape Tribulation con la sua foresta pluviale, la grande barriera, le Whitsunday Islands e l’outback, il cuore rosso dell’Australia. Ci sono posti incantevoli per chi ama i grandi spazi aperti e la varietà. Personalmente, amo i colori e il cielo del Western Australia: Torquay Beach, Coral Bay e Shark Bay.

Ogni quanto torni in Italia e cosa ti manca di più del Bel Paese?

Cerco di tornare ogni anno durante l’estate. Tornare a riabbracciare le “mie persone” è per me molto importante ma non manco mai di commuovermi quando rimetto piede in un supermercato italiano e, ancora di più, nei nostri mercati!

Progetti futuri?

Mi sta molto a cuore il tema della violenza domestica. Sogno che il progetto che abbiamo avviato a supporto della comunità italiana nel 2023 cresca e si arricchisca di momenti d’incontro, workshops, seminari e iniziative artistiche per discutere e approfondire le tematiche legate alle relazioni disfunzionali e all’educazione genitoriale. Non basta per risolvere un problema complesso e che ha radici sistemiche, ma spesso le persone fanno fatica a dare un nome al proprio disagio e s’isolano. Io vorrei che se ne parlasse di più e meglio, ovvero educando all’affettività e migliorando la propria relazione con sé stessi, soprattutto quando si vive uno ‘sradicamento’ oggettivo come quello che fare la scelta di migrare in un altro Paese così lontano dal proprio inevitabilmente comporta.

Per seguire e contattare Barbara:

E-mail: barbara.zoroddu@gmail.com

Sito web: www.barbarazoroddu.com

Social: @unamicaamelbourne