Nicky: ora vivo a Dubai e sono felice

A cura di Maricla Pannocchia

Da sempre affascinata dalle lingue straniere e dalle altre culture, non c’è da stupirsi che Nicky abbia lasciato l’Italia subito dopo aver conseguito la laurea, per viaggiare e vivere in diversi luoghi come la Nuova Zelanda, l’Australia e, soprattutto, Barcellona. La donna paragona la sua esperienza in questa città a una grande storia d’amore che, come tutte le relazioni di una certa intensità, ha avuto i suoi alti e bassi.

Nel caso di Nicky, il suo amore per Barcellona è finito del tutto per via della crisi economica e di valori che ha colpito l’Europa e anche perché la donna cominciava ad aver voglia di vivere un’altra avventura. Ecco che, quando le si è presentata l’opportunità di andare a lavorare a Dubai, Nicky non se l’è fatto ripetere due volte! Adesso, lei è felice a Dubai, una città “artificiale, dove si lavora tanto, ma sicurissima e piena di stranieri.”

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Nicky Dubai

Ciao Nicky, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao! Sono italiana, originaria di Pesaro, città in cui ho vissuto fino alla fine del liceo. Ho cominciato l’università a Milano per poi terminarla a Roma e dopodiché ho lasciato l’Italia. Avevo così fretta di andarmene che non ho aspettato nemmeno la pergamena della laurea che, se ancora esiste, sarà dimenticata in un polveroso ufficio postale capitolino.

La mia vita all’estero è cominciata con un biglietto di sola andata per Londra e una prenotazione in un ostello di Hammersmith. Sono rimasta a Londra per 1 anno, lavorando come cameriera e studiando inglese. Nel frattempo ho vinto una borsa di studio per l’Irlanda e ho lasciato la capitale inglese. I mesi passati in Irlanda sono stati bellissimi e verdissimi, trascorsi in caldi pub a bere birra e ad ascoltare musica dal vivo, al riparo da un tempo da lupi.

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La mia tappa successiva è stata Barcellona. Colorata, frizzante, traboccava di vita e feste, con giovani di tutte le nazionalità che ballavano al ritmo di questa città euforica. È stato amore a prima vista e per tanti anni ho considerato questa città “casa.” Ma, come in tutti i grandi amori, ci sono alti e bassi e a volte bisogna andarsene per capire che si vuole tornare.

Mi sono trasferita in Oceania, prima in Nuova Zelanda e poi in Australia. In quel periodo mi sono divertita tanto, ho vissuto un’incredibile esperienza, ma, dopo due anni, sono tornata a “casa”, cioè nella bella capitale catalana.

Barcellona ed io ci siamo date un’altra possibilità, abbiamo passato altri anni insieme, questa volta vissuti in modo più maturo e consapevole, meno euforico e carnale. Il nostro amore è terminato con la pandemia e questa volta si è spento senza ripensamenti. Entrambe siamo cambiate e non siamo più l’una per l’altra, ed eccomi qui a Dubai.

Cosa ti ha spinta a lasciare l’Italia?

Da bambina ero affascinata dalle persone che parlavano un’altra lingua e venivano da un altro Paese. Una coppia franco-svizzera, composta da amici di famiglia, veniva a trovarci in estate e ascoltarli parlare tra loro in francese, salire sulla loro macchina con la targa straniera, guardare i prodotti che si erano portati da casa dalle marche sconosciute e le cui etichette erano scritte in altre lingue, mi attirava ferocemente. Volevo far parte di quel mondo la cui quotidianità era così diversa dalla mia. Per cui appena ho potuto, cioè completati gli studi universitari, me ne sono andata.

Come mai hai scelto di trasferirti proprio a Dubai?

Il mio grande amore con Barcellona stava terminando, mentre il degrado sociale e l’impoverimento avanzavano. La crisi economica e di valori che sta vivendo l’Europa ha contribuito a farmi lasciare Barcellona ma una parte importante è stata anche il mio desiderio di una nuova avventura in un posto esotico e lontano. Quando si è presentata l’opportunità di un trasferimento lavorativo a Dubai, l’ho colta al volo.

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Sono felice della scelta fatta. Dubai è sicurissima e pulita, in forte espansione economica, bella e, in linea con i suoi principi capitalistici, non esercita alcuna pressione fiscale.

Nicky Dubai

Di cosa ti occupi?

Lavoro in una multinazionale, sono un piccolissimo ingranaggio di un’enorme macchina.

Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita?

Dubai è molto cara. Gli stipendi dipendono ovviamente dalla qualifica professionale e, se si ha una qualifica medio/alta, si ha accesso a un livello di vita ottimo.

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È facile trovare un alloggio? Quali sono i prezzi medi?

Noi occidentali non siamo molti e preferiamo vivere in determinate zone, le più gettonate sono Dubai Marina, JLT e Downtown, dove gli affitti sono abbastanza alti (una media di 2,000 – 3,000 USD al mese). Bisogna considerare che l’affitto non si paga mensilmente ma con assegno annuale. Solo in casi eccezionali accettano il pagamento semestrale o trimestrale.

Andare a vivere in zone meno care significa un livello più alto di estraneità sociale e l’acquisto di una macchina a persona, in quanto la città è molto grande e non ha una rete di mezzi pubblici molto estesa.

Come valuteresti la burocrazia, la sanità e i mezzi pubblici?

La burocrazia è rapida e snella. La sanità è privata, generalmente è pagata dall’azienda in cui si è impiegati. I mezzi pubblici sono pochi ma modernissimi e pulitissimi.

I treni della metro sono forniti di cabine per sole donne e bambini e cabine VIP e al suo interno è vietato mangiare, bere e anche masticare chewing gum.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

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Solo il 15% della popolazione è autoctona. A Dubai siamo tutti stranieri. La città è molto sicura, quindi i suoi abitanti non hanno quella amara diffidenza che tinge l’atteggiamento degli abitanti delle metropoli europee. Le persone sono molto educate, se ti vedono in difficoltà si avvicinano offrendoti aiuto, ma non sono calde.

C’è una community d’italiani? Ne fai parte?

Suppongo che ci sia una comunità d’italiani, ma per il momento non ne faccio parte.

Nicky Dubai

Che cos’hai imparato, per ora, vivendo a Dubai?

In tutti i Paesi in cui ho vissuto prima di arrivare a Dubai, ho sempre sofferto la pressione all’integrazione esercitata su noi stranieri. Percepisco l’Integrazione come agli antipodi della Multiculturalità.

Integrarsi vuol dire essere assorbiti dal Paese in cui semplicemente si vive per poter essere accettato/a pienamente. Pagare le tasse, seguire le regole del Paese, spendere i propri guadagni facendo muovere l’economia locale non è sufficiente, chiedono di più: l’integrazione, cioè l’abbandonare parte della propria cultura per acquisire la loro. Questi Paesi a cambio di un alto livello d’integrazione concedono permessi di soggiorno permanenti e addirittura l’acquisizione della nazionalità.

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A Dubai solo il 15% della popolazione è autoctona e chiede agli stranieri il mero adattamento. La città gestisce l’altissima percentuale di popolazione straniera con l’emissione di permessi di soggiorno biennali che scadono una volta che si perde il lavoro, e che possono essere comunque annullati in determinati casi. Essa esige che si seguano le sue regole alla lettera, ma senza integrazione, e il risultato è una società veramente multiculturale. Non è necessario imparare l’arabo, essendo anche l’inglese una lingua ufficiale, e non c’è alcuna pressione ad assimilare la cultura e la religione mussulmana. A Dubai siamo di tutte le etnie, di tutte le lingue e di tutte le religioni.

Io tra integrazione e adattamento preferisco l’ultimo, ma questo è soggettivo.

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Pensi di aver insegnato qualcosa alle persone del posto?

Assolutamente no.

Che consigli daresti, anche dal punto di vista pratico, a chi sogna di vivere e lavorare lì?

A coloro che sognano di vivere a Dubai suggerisco di trasferirsi in ottobre. La città è organizzatissima contro il caldo, ma le temperature da maggio a settembre rendono quasi impossibile la vita all’esterno. Il clima è una variabile da tenere in conto.

È facile, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa a Dubai?

Per trovare lavoro è essenziale avere un livello d’inglese alto, visto che l’inglese è la seconda lingua ufficiale e l’unica di cui si ha veramente bisogno. C’è molta concorrenza, l’India e il Pakistan sono Paesi molto popolosi situati a solo due ore di aereo e con molto capitale umano, quindi dipende dal profilo professionale e dalla perseveranza nel cercare.

In merito ad avviare un’impresa non ho esperienza diretta, ma dicono che sia semplice e veloce. La città vuole diventare una capitale economica mondiale, per cui la sua burocrazia è rapida e snella.

Che suggerimenti daresti a chi pianifica di visitare Dubai per la prima volta?

Scegliere prudentemente il periodo dell’anno adeguato, quindi viaggiare solo tra ottobre e marzo, cercare alloggio a Dubai Marina e utilizzare i bus turistici per visitare la città, che è molto estesa.

E quali, invece, a chi c’è già stato tante volte e vorrebbe visitare luoghi meno conosciuti?

Visitare Abu Dhabi, un’autentica perla.

Pensi che Dubai sia un luogo adatto a…

A tutti coloro che sono disposti a vivere un’avventura diversa. Si lavora tanto, la città può avere un retrogusto artificiale, ma è unica nel suo genere.

Progetti futuri?

Il futuro è oggi!

Per seguire e contattare Nicky:

Sito web: https://medium.com/@narcisella81

Instagram:https://instagram.com/nicky_q_rini?igshid=ZDdkNTZiNTM=