Così mi godo la pensione in Svizzera: la storia di Rocco

Dopo 38 anni trascorsi nella Marina Militare Italia, Rocco ha deciso godersi la pensione nel cantone di San Gallo, complice anche sua moglie di origine svizzera. “Qui – racconta – funziona tutto: dalla puntualità nei trasporti alla qualità delle strade fino alla valorizzazione e mantenimento ambientale. Essere anziano in Svizzera non è un handicap, anzi si agevola la terza età affinché si possa vivere senza ostacoli. Il ricavato delle tasse viene quasi tutto riversato per il bene comune, e i risultati sono tangibili”. Ecco la sua storia!

Di Enza Petruzziello

Ha dedicato oltre 38 anni al servizio della Marina Militare Italiana. Dopo una carriera sulle navi grigie e in mare aperto, Rocco ha preso una decisione importante: trasferirsi come pensionato nella fresca e verde Svizzera, nel cantone di San Gallo, in prossimità di Austria, Germania e del meraviglioso Lago di Costanza, conosciuto come Bodensee in questa regione.

Originario della provincia di Taranto, Puglia, terra che oltre ad avergli dato i natali lo ha visto crescere e modellato, Rocco, raggiunta la maggiore età, varca le porte dell’Istituto per sottufficiali della Marina Militare.

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Una volta terminato il corso da allievo a Taranto, inizia la sua carriera attiva sulle navi. Successivamente, dopo alcuni anni, viene trasferito alla base navale di La Spezia, Liguria, dove trascorre la maggior parte della sua carriera. Ed è lì, nella vicina Toscana, in un lembo di terra chiamato Lunigiana, nel nord della regione, che mette radici con sua moglie, di origine svizzera, luogo dove vedranno la luce i loro due figli.

La scelta di stabilirsi in Svizzera e trascorrere qui gli anni della pensione avviene in maniera naturale, come lui stesso ci racconta. Ecco la sua storia.

rocco pensionato svizzera

Rocco, come descriveresti la tua esperienza di lavoro nella Marina Militare Italiana e quali sono stati i momenti più significativi durante quegli oltre 38 anni di servizio?

«Vestire una divisa può non essere molto facile. Come tanti lavori o impieghi di questa tipologia, è chiaramente caratterizzato dalla disciplina, dai sacrifici indotti dallo stare spesso lontano dai propri cari, ma certamente ho trovato tanti lati positivi, come la formazione umana, la condivisione di spazi e conoscenze con centinaia di colleghi, tanti dei quali sono poi diventati amici. In Marina, infatti, si viene a creare una seconda “famiglia”, considerati anche i tempi abbastanza lunghi in cui si sta a contatto. Inoltre ho avuto la possibilità di visitare tanti Paesi e di conoscere luoghi e persone che contrariamente non avrei né visto né conosciuto».

Quando hai deciso di lasciare l’Italia e quali sono stati i motivi principali dietro la tua decisione di trasferirti in Svizzera?

«Non c’è stato nulla di pianificato, tutto è avvenuto in maniera quasi naturale. Una volta che i ragazzi hanno ottenuto la maturità, prima il maggiore e poi il secondo a seguire, mia moglie, avendo la cittadinanza svizzera, ha cercato e trovato un impiego in quel Paese (all’epoca gli mancavano addirittura pochi mesi dal compiere i suoi primi cinquant’anni),e così abbiamo dato una svolta alle nostre vite. Certo, per tre anni ho fatto il pendolare tra i due luoghi, ma raggiunto il pensionamento per l’ottenimento dei previsti anni contributivi, e dopo aver venduto casa, la famiglia si è potuta riunire al completo».

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Di solito si preferiscono mete più calde per trascorrere gli anni della pensione. Cosa ti ha spinto a scegliere proprio il cantone di San Gallo come tua destinazione? Cosa ti affascina di questa regione?

«È stata una scelta casuale dovuto al nuovo impiego di mia moglie, e casuale è stato anche (troppe casualità direte, ma è andata proprio così) che il cantone di San Gallo sia stato anche il luogo dove lei ha vissuto per anni prima del trasferimento da me in Italia. La Svizzera mi ha sempre affascinato, complice anche l’amore nato con la mia consorte. Ma a conquistarmi è stato soprattutto questo cantone in cui il verde perenne, i laghi, le montagne, l’aria pulita, si mischiano con l’internazionalità dei luoghi essendo praticamente confinante con la Germania ed Austria. Facile restarne ammaliati, facile per me dire abbiamo fatto la scelta giusta».

Come ti sei preparato al trasferimento? Penso all’iter burocratico, ma anche pratico.

«Sicuramente una certa informazione da acquisire sulle varie piattaforme online è d’obbligo. Ormai le varie procedure del prima, durante e dopo, sono visionabili sulle relative pagine istituzionali sia italiane che svizzere. Parlo dell’annunciarsi al nuovo comune di residenza e conseguente iscrizione all’AIRE e relativa sede consolare, con successivo abbandono della residenza italiana avendo nel mio caso venduto l’immobile. E ancora: ottenimento del permesso di dimora svizzero per ricongiungimento familiare; conversione patente di guida in quella svizzera; scelta del medico curante. Inoltre, essendo pensionato statale ex-Inpdap, continuo ancora a pagare alcune tasse in Italia (sic!), tipo le addizionali comunali e regionali. Tuttavia, con questo status l’assistenza sanitaria è coperta da quella italiana, pertanto non necessito di coperture da acquisire in loco (ricordo che la sanità svizzera è a pagamento tramite polizza assicurativa obbligatoria). Poi bisogna comunicare all’Inps l’avvenuto trasferimento all’estero per successiva delega a Citibank per la somministrazione delle mensilità pensionistiche».

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Quali sono state le tue prime impressioni sulla vita in Svizzera e come si differenziano dalla tua vita precedente in Italia?

«Conoscevo questa parte della Svizzera da anni, essendoci venuto spesso. Le differenze linguistiche, sociali, tipiche del luogo mi erano già note, non è stato un passaggio al buio. Ragion per cui la maturazione dell’idea relativa al trasferimento è avvenuta con ponderatezza. Aggiungo: se si vuol voltar pagina, è sempre per migliorare, ma non per questo minimizzo quello che ho avuto e che tanto mi ha dato l’Italia».

Situato nel nord est della Svizzera, il Cantone di San Gallo è forse uno dei meni conosciuti. Come è vivere qui?

«I cantoni della Svizzera tedesca, ed in particolare quello di San Gallo, sono un concentrato di caratteristiche tipiche di quello che si racconta oltre confine: mi riferisco alla puntualità nei trasporti (da quando vivo qui ormai l’auto è quasi sempre in garage, con treni e mezzi pubblici in generale si raggiunge qualsiasi luogo); alla qualità delle strade; alla pulizia dei luoghi comuni; alla valorizzazione e mantenimento ambientale; e poi all’essere considerato individuo, persona. Essere anziano qui non è un handicap, anzi si agevola la terza età affinché si possa vivere senza ostacoli. Il ricavato delle tasse viene quasi tutto riversato per il bene comune, e i risultati sono tangibili. La sanità è nota internazionalmente, le strutture potrei dire che sono certamente all’avanguardia in quasi tutti i settori. Il costo della vita è chiaramente relativo, non si può paragonare il costo al dettaglio con un altro Paese, ma tra cantone e cantone. Gli stipendi sono proporzionati, ed anche qui possono esserci differenze sostanziali. Si consideri che la Confederazione Elvetica è formata da ventisei cantoni, dove le lingue riconosciute ed ufficiali sono ben quattro. Direi, forse, che migliorerei l’approccio interpersonale, in questo generalmente lo svizzero non eccelle, ma resta pur sempre la diversità da individuo ad individuo».

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La Svizzera è da sempre è una terra di immigrazione italiana. Nel Paese c’è una grande comunità di nostri connazionali. Sia di vecchia che di nuova generazione. Hai rapporti con loro? Vi conoscete e frequentate?

«Devo dire che sono un immigrato atipico, oltre che novello. Non essendo arrivato qui in cerca di lavoro, certamente mancano diversi tipi di contatto, compresi quelli relativi alla ricerca di un impiego, o al frequentarsi per scambiare idee o vedute relative. Come detto, la comunità italiana, attraverso i vari passaggi generazionali, è considerevolmente numerosa, con altrettanti circoli che richiamano le varie regioni di provenienza. Per quel che mi riguarda, è ancora fresco il mio passaggio e non sono ancora stato investito dalla nostalgia (se mai avverrà)».

Quali sono le opportunità lavorative che si possono trovare per chi decide di trasferirsi?

«Per quel che mi è dato sapere, vi è una cronica mancanza di personale nel settore dei servizi, ma anche artigianato, edilizia, idraulici, elettricisti, montaggio infissi, insomma qualsiasi attività legata alla manualità. Nel sanitario il personale infermieristico non è mai abbastanza, tanto che spesso queste figure provengono dall’estero. Tuttavia, se non si conosce la lingua del cantone interessato, difficilmente vi sono possibilità di assunzione, escluso in Ticino che parlano italiano. Settori alla ricerca di laureati possono anche accettare la conoscenza dell’inglese, con successivo apprendimento della lingua locale. Lavoro e permesso di dimora viaggiano parallelamente, quindi non vi è possibilità di trasferirsi senza contratto di impiego».

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Fuga di cervelli, ma anche fuga di pensionati che scelgono tra le mete preferite proprio la Svizzera. Come è la vita qua per gli over 60? Ci sono incentivi fiscali? E in generale quali sono i vantaggi?

«Importazione di talenti ci può anche stare, che questo avvenga anche per i pensionati esteri ho forti dubbi. Mi spiego: non si può risiedere in Svizzera da stranieri a vario titolo e non impiegati, senza auto-sostentamento. Diversi personaggi noti e meno noti, italiani e non, hanno ottenuto il permesso per risiedere in Svizzera, pagando le tasse, dimostrando che il loro reddito è superiore al limite previsto dalle autorità. Nel mio caso, oltre che al raggiungimento familiare, vi è anche l’apporto del reddito del coniuge che fa cumulo. Con questo non dico che risiedere sia impossibile, sistemi se ne possono trovare. In quanto ad incentivi per eventuali richiami dall’estero per pensionati non mi risulta che ce ne siano, ma sicuramente ci sono agevolazioni per il pensionato locale».

Sei un pensionato giovane, hai soli 58 anni, ti manca la tua vecchia vita?

«Non scherziamo. Per la peculiarità dell’impiego svolto, appartengo a quella tipologia di lavoratore di categorie con pensionamento anticipato proprio in virtù dell’attività usurante, come lo è stato il lavorare sulle navi per anni. Si devono tuttavia raggiungere gli anni contributivi ed anagrafici (entrambi) affinché si possa avanzare richiesta di pensionamento. La vecchia vita forse no, ma certamente gli anni giovanili degli inizi sì; intanto mi godo il momento».

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Ti va di raccontarci una tua giornata tipo?

«La giornata feriale inizia di buon ora facendo colazione con mia moglie prima che si rechi al lavoro. Successivamente, e vivendo noi due da soli, mi occupo generalmente di tutta l’attività connessa al vivere insieme, al riassetto, compere, insomma di tutto quello che concerne la vita familiare. Tre o quattro volte a settimana, per due ore a volta, frequento una palestra di fitness e pesi. Fine settimana (tutti i fine settimana) facciamo attività diverse: a seconda delle stagioni si va al lago, si fanno gite in bici, trekking, passeggiate, oppure con biglietti risparmio dei treni abbiamo la possibilità di visitare diversi luoghi o città. Aggiungo che ho svolto anche attività manuali di volontariato presso fattorie sia in Svizzera che in Germania. Ma sul divano mi stendo anche abbastanza spesso».

Che consigli daresti a chi come te sta pensando a un cambiamento radicale di vita?

«Ognuno di noi si porta dietro la propria storia. Ed ognuno di noi reagisce diversamente ai cambiamenti. Adattarsi a nuovi luoghi e costumi, imparare nuove lingue, nuove attività, non sempre è facile ma nemmeno impossibile. Se si è consapevoli di tutto questo, fatelo, senza rimpianti, ma con umiltà e sacrificio. Cambiare è già migliorare».

Come è invece cambiata la tua vita da quando vivi qui?

«È cambiata e decisamente in meglio. Come ho già riportato sopra, la qualità della vita è decisamente superiore, sotto molti aspetti. E i risultati li vedo nel tempo. È pur tuttavia una mia opinione personale, che riguarda la mia sfera e quella della mia famiglia. Ho letto e sentito purtroppo di casi di cattivo inserimento sociale che portano o hanno portato ad abbandonare il progetto estero rientrando nei luoghi di origine, per i più fortunati, per altri invece restare a malincuore adattandosi».

Come immagini il tuo futuro in Svizzera? Hai dei progetti o degli obiettivi che vorresti raggiungere?

«Come detto, vivo il momento, me lo gusto. Un occhio al futuro comunque c’è sempre, tipo soggiornare per dei periodi anche fuori dalla Svizzera, ma solo per turismo. Per adesso, il mio futuro lo sto vivendo al presente».

Per contattare Rocco questo il suo indirizzo mail: vagabondo@proton.me.