Come il Costa Rica ha cambiato la vita di Ilias

A cura di Nicole Cascione

“Ricordo come fosse ieri il momento in cui ho deciso di andare a vivere in Costa Rica. Dopo il mio primo viaggio in solitaria in Centro America ho parlato spesso con amici e parenti di quanto fosse straordinario il Costa Rica e chiaramente la stessa cosa è successa con la persona che sarebbe poi diventata la mia compagna di vita, Joey.

Così, nel 2016, abbiamo deciso di tornarci insieme. Non appena abbiamo messo piede sulla prima spiaggia che abbiamo incontrato, Joey è scoppiata in lacrime dall’emozione. Così le ho chiesto: “E se un giorno venissimo a vivere qui?” Il resto è storia”. La storia di Ilias e Joey, da sette anni in Costa Rica.

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Ilias, prima di trasferirti in Cosa Rica, di cosa ti occupavi in Italia?

Dopo essere stato un barman in gioventù, dal 2008 ho aperto insieme al mio socio Luca Malizia la MIXOLOGY Academy, la prima accademia professionale per bartender in Italia, che ad oggi conta più di 14 mila studenti che hanno trovato lavoro in tutto il mondo. Da lì in poi sono nate anche altre attività come BAR WARS, che si occupa di formazione imprenditoriale per chi gestisce bar e locali (come gelaterie, pasticcerie, pub, discoteche o bar di alberghi).

E di cosa ti occupi ora?

Continuo a gestire le mie attività in Italia e in Svizzera dal Costa Rica. Nel 2016 mi sono messo in testa di trasferirmi ai tropici, ma per rendere questa scelta di vita compatibile con il mio lavoro – e non buttare all’aria tutto quello che avevo realizzato fino a quel momento – mi è servito qualche anno. Ho dovuto portare avanti la crescita delle mie aziende, assumere persone e formarle con lo scopo di non essere più indispensabile in ufficio, e ovviamente è stato fondamentale anche il benestare del mio socio che mi ha messo nelle condizioni di portare avanti questo progetto.

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“Utile, ma non indispensabile”, questa era la filosofia con cui ho lavorato in quel periodo. È stato impegnativo, ma mi ha aiutato a crescere come imprenditore, perché ogni titolare di impresa dovrebbe porsi l’obiettivo di far funzionare la propria attività senza essere presente, che non significa non lavorare e passare le giornate al mare mentre gli altri portano avanti la carretta, ma dedicare il proprio tempo a capire come far crescere tutta l’azienda nell’interesse di chi ci sta dentro e dei suoi clienti. E questo vale sia per un bar, che per qualsiasi altro tipo di negozio o attività.

Quali sono i pro e i contro del vivere in Costa Rica?

Partiamo dai pro, che sono il motivo per cui ho fatto questo cambiamento così radicale alla tenera età di 36 anni.

Il primo è senza dubbio la natura. Il Costa Rica è un Paese con un verde che non può lasciare indifferenti, per non parlare del mare e delle spiagge da cartolina. La reazione di mia moglie di cui ho scritto poco fa credo che renda l’idea della bellezza di questi posti, ma la cosa che apprezzo di più è che qui l’uomo vive nella natura cercando un equilibrio sostenibile con essa, invece di radere tutto al suolo per costruire palazzoni e centri commerciali.

Ci sono anche qui le zone urbane, come è giusto che sia in qualsiasi paese che voglia offrire dei servizi competitivi alle persone (a partire dalla sanità, tanto per dirne una), ma la percentuale tra cemento e verde è capovolta rispetto a quello che succede in Europa. Qui circa il 25% del territorio è costituito da parchi naturali e zone protette, motivo per cui questa è una delle mete più battute al mondo per l’ecoturismo. Inoltre, il 98% dell’energia elettrica è prodotta da fonti rinnovabili… Penso sia evidente il tipo di approccio del Costa Rica a questo tipo di argomenti, al di là del fatto che personalmente vivo nel bel mezzo di una giungla pluviale, circondato da scimmie (ovviamente in libertà), iguane, daini, armadilli, procioni, uccelli e animali di tutti i tipi e colori, oltre a tutta la biodiversità che popola gli Oceani ai due lati del Paese. Insieme al fattore natura, tra i pro ci metterei anche il clima, perché in Italia ero stanco di dover aspettare 8-9 mesi per vivere un po’ d’estate, mentre in Costa Rica c’è un caldo tropicale tutto l’anno. Non molto sopra i 30° di giorno (con dei picchi più elevati a marzo e aprile, generalmente) e intorno ai 20° di notte, quanto meno nella zona dell’Oceano Pacifico in cui vivo io. Il terzo motivo che mi fa pensare di continuare a vivere qui a lungo è il senso di libertà. Rispetto all’Italia o ad altri paesi ipoteticamente più civilizzati, qui in Costa Rica vedo una spensieratezza diversa, una maggior considerazione dell’individuo e del suo diritto ad auto-determinarsi. Alcuni dicono che in certe situazioni questa è una “terra di nessuno”, che può essere un problema se a comandare sono i narcos, le gang criminali o un esercito golpista, ma stiamo parlando di uno Stato democratico che ha visto l’ultima rivoluzione nel 1948, quando a seguito dell’annullamento del risultato delle elezioni presidenziali scoppiò una guerra civile. A capo della rivolta c’era un certo Jose Figueres che dopo aver vinto il conflitto destituì l’esercito e restituì il Paese al presidente che era stato legittimamente scelto dal popolo. Tutt’oggi, il Costa Rica non ha un esercito e usa i fondi salvaguardati (o almeno parte di essi) per la sanità e l’istruzione.

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Non mancano nemmeno qui gli scandali, la corruzione e i problemi, ma più passano gli anni e più fatico a identificarmi con quello che sta diventando l’Italia, soprattutto se lo paragono a quella che ormai è diventata la mia nuova casa.

A proposito di “contro” faccio un breve elenco:

–          La distanza dalla mia famiglia, visto che parliamo di un giorno intero per il viaggio;

–          La totale assenza di neve, dal momento che sono un amante dello sci (ma posso sempre prendere un aereo per volare negli Stati Uniti, in Canada o in Patagonia);

–          I meccanici, che difficilmente ne azzeccano una;

–          I pezzi di ricambio in genere, nel senso che se non compri il prodotto che hanno tutti, se poi ti si rompe qualcosa potresti dover aspettare anche un paio di mesi per reperirlo qui;

–          Il fatto che per certi tipi di servizi devi necessariamente andare a San Jose, la capitale (a circa 5 ore da dove mi trovo), che in realtà è un’ottima scusa per avere uno stile di vita diverso rispetto a quello occidentale, nonché per farsi un viaggetto di tanto in tanto in mezzo alla “civiltà”;

–          La lentezza nei servizi. Se non sei pronto a capire che qui le cose arrivano quando arrivano, e al contrario pretendi tutto e subito come il pacco ordinato su Amazon.it per il giorno stesso, rischi di arrabbiarti spesso.

Cosa puoi dirci riguardo allo stile di vita, al costo della vita, ecc?

Il Costa Rica è famoso in tutto il mondo per una frase in particolare, che è anche il modo in cui ci si saluta spesso: “Pura Vida!” Molti lo intendono come un “goditi la parte più pura della vita”, ma dopo qualche anno qui, penso di poter affermare che in senso più concreto voglia dire: “Chi se ne frega, non ti stressare e goditela”. Una specie di Hakuna Matata centroamericano. E questo lo dico perché se ti viene dato un appuntamento da un Tico (così vengono chiamati i costaricensi), è una cosa normale che questa persona si presenti con un ritardo sostanzioso, anche di ore, ammesso che si presenti. E il tutto senza avvisare, nella maggior parte dei casi! Questo modo di concepire il tempo e gli impegni lavorativi si ripercuote su ogni aspetto della giornata, tranne uno, almeno nelle zone costiere in cui vivo: il tramonto. Cascasse il mondo, quando c’è il tramonto le persone qui devono assolutamente poter andare in spiaggia a goderselo. È un rito che coinvolge sia i Ticos che i “locals” acquisiti, gli stranieri come me che si sono traferiti qui e credo che questo rito sia una delle cose più belle a cui ho la fortuna di assistere ogni settimana. La spiaggia qui è tutto: è il luogo in cui passeggiare, correre, fare surf, prendere il sole, farsi il bagno, giocare con i bambini, trascorrere un pic nic, pescare… Ogni giornata ruota intorno alla spiaggia e se piove troppo durante qualche tempesta tropicale, ci si gode il fresco e si attende pazientemente di poter uscire di nuovo. Il sole con i suoi ritmi scandisce l’ora in cui ci si alza e l’ora in cui si cena prima di andare a dormire. In nessun altro posto al mondo ho mai avuto tanta facilità a svegliarmi all’alba e andare a dormire prestissimo, ma qui sia le temperature che i rumori degli animali sono un allarme naturale da cui non si sfugge. E questo, insieme alla qualità dell’aria che respiro, del tantissimo tempo passato all’aperto e del cibo locale che mangio, è solo uno dei tanti ingredienti di una vita indubbiamente più salutare di quella che riuscivo a condurre a Roma o Milano. Anche qui, come del resto in tutto il mondo, il costo della vita negli ultimi anni è salito molto. La mia zona essendo turistica in realtà è sempre stata piuttosto costosa, anche perché è ed è stata frequentata da molti VIP come Mel Gibson, Giselle Bundchen, i Red Hot Chili Peppers e Jack Dorsey – fondatore di Twitter che incontro quasi tuti i giorni in spiaggia – che l’hanno resa più esclusiva e desiderabile, ma l’inflazione si è sentita soprattutto per il cibo. Per fortuna altre cose come la benzina e l’elettricità sono molto economiche, ma non si può assolutamente dire che il Costa Rica sia un posto con un basso costo della vita, a meno che non si decida di andare in zone davvero remote, che può sembrare un paradosso detto da uno che si trova in un villaggio di 4-5 mila abitanti.

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Hai una bambina di tre anni e mezzo. Il posto in cui vivi è a misura di bambino?

Quando con mia moglie ragionavamo sul trasferimento in Costa Rica, sognavamo di far crescere qui nostra figlia. Abbiamo degli amici con figli adolescenti che ci hanno fatto da “apripista”, aiutandoci a vedere ciò che all’inizio potevamo solo immaginare. Nostra figlia oggi frequenta una scuola internazionale bilingue a pochi passi dal mare e immersa nel verde e, dopo l’orario scolastico, spesso fa attività pomeridiane come la danza o il nuoto nella piscina della scuola stessa. Quando sarà più grande, potrà anche giocare a calcio o a tennis, o magari praticare il karate o studiare musica. Le possibilità di certo non mancano visto che le scuole come la sua sono state pensate per ospitare i figli dei tanti “Vip” che trascorrono qui almeno una parte dell’anno. Al rientro dalla scuola è già tempo di golden hour, per cui (se non è troppo stanca) mia moglie Joey la porta in spiaggia per il tramonto e ogni tanto mi aggrego anche io, se non ho da lavorare al computer. Come tutti i bambini ha la sua dose di cartoni animati, ma la maggior parte del suo tempo la passa all’aperto giocando come si faceva una volta, il più delle volte circondata dalle palme, il rumore delle onde come sottofondo e la sabbia tra le dita dei piedi. Tornando alla domanda e concludendo: non solo questo è un posto a misura di bambino, ma se devo essere sincero, invidio moltissimo la sua infanzia!

Come si vive la quotidianità? In modo più frenetico o più tranquillo rispetto al Bel Paese?

Le mie giornate potrei definirle “noiosamente belle”. Se non ho riunioni al mattino, dopo aver preparato mia figlia per la scuola, vado subito a surfare nell’Oceano che ho a 5 minuti a piedi da casa, dopodiché mi metto al computer da cui lavoro in remoto almeno fino al rientro della bimba. Sono io a gestire i miei tempi in base agli obiettivi e le cose che desidero portare a termine, ma capita anche di prendermi mezza giornata o una giornata intera per godermi il paradiso in cui vivo. A volte nel pomeriggio esco con le ragazze per un gelato o per un tramonto in spiaggia e la sera se non ci va di stare a casa andiamo a trovare degli amici o a mangiare in uno dei tanti (ottimi) ristoranti della zona. Nel weekend ci piace passare la mattina al mare tutti insieme e spesso scegliamo dei luoghi un po’ più lontani da casa, anche a costo di passare una o due notti fuori. Il Costa Rica è un Paese che offre tantissimi posti meravigliosi e microclimi diversi, dalle zone vulcaniche con i resort termali, fino ai laghi e ovviamente le tantissime spiagge affacciate sul Pacifico e sull’Oceano Atlantico. E poi, capita anche di andare a San Jose per qualche commissione, dalle visite mediche ad altri impegni burocratici, e in quelle occasioni ne approfittiamo per goderci la città e assaporare di nuovo un po’ di comodità! Il ritmo qui, in generale, è molto più tranquillo rispetto all’Italia, anche e soprattutto in virtù dello stile “Pura Vida”.

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Cosa consiglieresti a chi sta pensando di trasferirsi sul posto?

Darei lo stesso consiglio che do a tutti gli studenti di MIXOLOGY Academy che vogliono trasferirsi all’estero, sfruttando la professione del barman e/o del Bar Manager: trascorrere almeno un periodo di vacanza abbastanza lungo nel luogo in cui stanno pensando di andare a vivere. C’è da dire che spesso, nel loro caso, si ritrovano ad accettare delle opportunità di lavoro dall’estero arrivate tramite la stessa Accademia mentre si trovano ancora in Italia, per cui diventa normale in quel tipo di situazione buttarsi per vedere come va, ma quando non si ha un lavoro già assicurato è fondamentale darsi il tempo di capire se un luogo è davvero quello giusto per il cambiamento di vita che si sta cercando. Ad esempio, è successo che alcuni miei studenti tra le tante mete a disposizione abbiano scelto proprio il Costa Rica e che siano anche tornati per farsi una nuova stagione (che qui va da dicembre ad aprile). Altri, invece, non si sono trovati altrettanto bene e dopo alcuni mesi sono rientrati in Italia, per poi tentare una nuova destinazione all’estero. Io stesso, dopo le prime due vacanze sono tornato altre tre volte in Costa Rica prima di trasferirmi definitivamente e ogni volta ho trascorso 3 mesi consecutivi lavorando da qui per simulare come sarebbe stata la mia vita con 7-8 ore di fuso orario a separarmi dall’Italia. È stato un processo lungo, ma a mio avviso necessario per uno che non stava mollando tutto per ripartire da zero. Se avessi realizzato che qualcosa non andava e che questo trasloco non poteva funzionare per qualsivoglia motivo, avrei potuto fare un passo indietro, a differenza di tutti quelli che si lanciano nel vuoto, spesso pensando che basti cambiare il posto in cui vivono per cancellare tutti i loro problemi.

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Quali pensi che siano gli aspetti che più possono mettere in difficoltà all’inizio?

Per una persona che decide di non tornare più in Italia al termine di una vacanza in Costa Rica – e succede più spesso di quanto si potrebbe pensare – tutti. Ogni cosa può nascondere delle insidie e delle difficoltà, dal fuso orario che ho citato prima all’adattamento allo stile “Pura Vida” per 365 giorni l’anno. La maggior parte delle persone cova più o meno segretamente il sogno di trasferirsi in un posto tropicale come questo, ma un conto è farsi una vacanza di un paio di settimane e un altro è vivere costantemente nella giungla a 30 gradi. Dopo un po’ di mesi, a qualcuno può pesare il caldo perenne, la polvere (o il fango nella stagione delle piogge), la difficoltà nel reperire certi servizi o l’assenza di alcune comodità che in città siamo abituati a dare per scontate, come la luce e l’acqua potabile. Ormai non è più come una volta che si poteva restare senza corrente per tre giorni consecutivi, ma nel “pianeta delle scimmie” può comunque succedere di restare per diverse ore senza la possibilità di farsi una doccia, cucinare, accendere un qualsiasi elettrodomestico o navigare su internet. Può succedere di ritrovarsi una tarantola davanti la porta di casa, un serpente in bagno entrato dalla finestra o uno scarafaggio (o altri insetti semi-sconosciuti) che ti camminano sul tavolo. Per alcuni sono banalità più che sopportabili che colorano le giornate, per altri diventano un biglietto di ritorno per l’Italia. Molto dipende anche dalla zona del Costa Rica in cui si vive, perché ad esempio San Jose è una capitale con quartieri piuttosto moderni in stile CityLife a Milano, ma ci sono anche altre piccole città sul mare meno “estreme” rispetto al villaggio in cui ho deciso di vivere io. Un aspetto non di poco conto per chi viene qui con l’idea di avviare un’attività è il “cosa fare”. Invito chiunque legga questo articolo a non cadere nel tranello che sia sufficiente aprire un ristorante italiano per fare i soldi. Il Costa Rica è pieno di opportunità per chi ha voglia di darsi da fare e un po’ di inventiva, ma i costi non sono banali, la concorrenza può essere spietata e di italiani non ne mancano, soprattutto quelli che sanno cucinare bene.

Sono passati 4 anni da quando ti sei trasferito. Come e in cosa è cambiata la tua vita?

Per anni mi sono sentito fuori posto, circondato da un ambiente che non mi apparteneva. L’unico luogo in cui stavo veramente bene era il mio ufficio, ma appena uscivo da lì e salutavo i miei collaboratori, mi ritrovavo in un mondo molto lontano da certi ideali e questo sia a Roma (città in cui sono nato e cresciuto) che a Milano (dove ho trascorso gli ultimi due anni prima di trasferirmi in Centro America). Ogni volta che venivo in Costa Rica, invece, avevo una sensazione di casa sin dal primo respiro che facevo appena sceso dall’aereo, il che è curioso perché è lo stesso aneddoto raccontato da Franklin Chang Diaz, noto per essere stato il primo astronauta costaricense entrato nella NASA – e se la memoria non mi inganna, il primo straniero in assoluto. Non rientravo in Italia dal Costa Rica senza aver già prenotato il biglietto successivo e da lì iniziavano dei countdown di 200 e passa giorni… Prima del trasferimento ho vissuto degli anni di vera e propria mancanza fisiologica, quasi fosse un amore a distanza che si nutriva solo di foto e ricordi. Poi, il 20 gennaio del 2020, ho preso il primo ed ultimo volo di sola andata per San Jose. Solo pochi giorni dopo è iniziata a circolare la notizia di un certo virus che avrebbe cambiato la storia, trasformando il sogno appena realizzato in un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi. A dire la verità è stata un’enorme fortuna vivere la gravidanza di mia moglie e quel periodo della mia vita qui (e non Italia), ma devo ammettere che questo fatidico trasferimento dall’altra parte del mondo me lo ero immaginato un po’ diversamente. Oggi le cose sono molto cambiate e la normalità assomiglia decisamente di più al sogno originario. Ogni giorno mi sveglio felice di essere nel posto in cui mi trovo e ogni volta che mi allontano dalla mia giungla per un po’, ne sento immediatamente la mancanza. Lavoro, faccio sport e passo il tempo libero con la mia famiglia e i miei amici, più o meno come tutte le persone normali, ma al di là del cosa faccio, quello che fa davvero la differenza è il come e con che qualità sfrutto il tempo che ho a disposizione. Ci sono cose che dobbiamo risolvere dentro di noi, ma esistono anche alcuni aspetti della nostra vita che sono condizionati dall’ambiente in cui stiamo e credo che la cosa importante per ognuno di noi sia capire cos’è che vogliamo veramente. Cos’è che ci fa stare male e cos’è che invece ci fa sentire meglio. Solo imparando a conoscere noi stessi possiamo capire di cosa abbiamo bisogno per la nostra felicità e quindi muoverci di conseguenza per perseguire quell’obiettivo. Quello che cerco di dire è che il fatto che il Costa Rica sia un Paese così magico e meraviglioso per il sottoscritto, non significa che possa essere altrettanto bello per altre persone, né la bacchetta magica per il loro benessere.

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Grazie alla Redazione per avermi permesso di raccontare un po’ della mia casa e a chi avrà avuto la pazienza e il piacere di leggere fino a qui.

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