Vita da cuoco: Rosario Lo Tempio

Rosario, originario di Porto Empedocle, un paese in provincia di Agrigento, ha 24 anni ed è cuoco capo partita. Un campo, quello della ristorazione, in cui ha cominciato a muovere i primi passi già dall’età di 14 anni. Il desiderio di lavorare e viaggiare lo ha spinto a spostarsi soprattutto all’estero: Londra, Svizzera, Parigi e le Maldive sono solo alcuni dei Paesi in cui ha vissuto. Attualmente Rosario lavora a Cannes in un noto ristorante italiano.

Rosario, raccontaci qualcosa del tuo percorso professionale:

Sono siciliano, di Porto Empedocle, un paese in provincia di Agrigento, ho 24 anni e sono un cuoco capo partita. Mi sono diplomato all’istituto alberghiero di Sciacca e tra stage e lavoro ho iniziato a muovere i primi passi in una cucina già all’età di 14 anni. Anche se sono molto giovane, la voglia di lavorare e di viaggiare, mi ha spinto a spostarmi soprattutto all’estero. Sono stato a Londra grazie ad un stage premio, vinto per aver raggiunto il punteggio massimo in un precedente stage svolto all’Hotel Duchessa Isabella di Ferrara (5 stelle); poi sono stato in Sardegna in un noto villaggio turistico a sud dell’Isola; ho lavorato 2 anni a Parigi come capo partita; a Courmayeur nella stagione estiva; in Svizzera precisamente a Lucerna, ho lavorato in un noto ristorante italiano all’interno del Grand Hotel National (5 stelle); infine un’esperienza professionale per me molto importante l’ho vissuta alle Maldive, dove ho lavorato come responsabile della pasticceria, gestendo una brigata composta da 5 persone, in un Resort italiano frequentato da moltissimi vip. Attualmente lavoro a Cannes come capo partita in un noto ristorante italiano.

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rosario lo tempio cuoco

Quali sono i compiti di un cuoco capo partita?

Il compito di uno chef de partie o capo partita è molto importante. E’ responsabile di un reparto della cucina che può riguardare gli antipasti, i primi o i secondi piatti, dessert. Collabora giornalmente con lo chef de cuisine affinchè il lavoro venga svolto in maniera impeccabile ed è d’aiuto nella creazione del menù.

Da dove nasce questa tua grande passione per la cucina e cosa significa per te cucinare?

Per me cucinare non è un lavoro bensì una passione, perché quando sono all’interno di una cucina, lavoro tanto e mi diverto allo stesso tempo, visto che è il lavoro che ho sempre amato fare. Ho anche esperienza nel campo della pasticceria in quanto ho effettuato dei corsi durante il periodo scolastico e poi, in seguito, ho maturato e portato avanti questa esperienza, lavorando anche come aiuto pasticcere in Sardegna.

Quali soddisfazioni regala un lavoro come il tuo? E quali invece i sacrifici da sostenere?

Anche se molto giovane, ho avuto grandi soddisfazioni. Ho solo 24 anni e ho girato parecchio e non voglio assolutamente fermarmi. Una bella soddisfazione è anche quando miei concittadini mi fermano per strada, quando mi rivedono dopo parecchio tempo e dopo aver raccontato loro dei posti in cui ho lavorato, mi guardano increduli, facendomi i complimenti per il mio percorso professionale. I sacrifici sono pure tanti, ma sapevo che il mio non era un mestiere facile. Sono spesso lontano dalla mia famiglia, la cosa più importante della mia vita e che non smetterò mai di ringraziare, perché se adesso ho tutto questo, il merito è anche loro per avermi mantenuto agli studi. Per noi “impiegati” della ristorazione non c’è estate, non ci sono feste e neanche matrimoni, ma è un sacrificio che faccio con il cuore.

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Come si fa ad emergere nel tuo settore lavorativo?

Devi avere molta personalità, ti devi sapere mettere in discussione quando occorre e devi avere molta esperienza. Possedere queste tre cose fondamentali e avere la voglia di migliorarti giorno dopo giorno, con il tempo premia. Poi posso dire che fino ad ora sono stato molto fortunato a trovare dei colleghi e degli chef molto preparati, in grado di trasmettere la propria passione.

Tra le tue esperienze professionali ce ne sono alcune vissute all’estero. Quali differenze hai notato in ambito lavorativo?

Le differenze ci sono, ovviamente bisogna adattarsi al tipo di clientela che frequenta il ristorante. Se proponi una cucina italiana, devi rivisitarla un po’ per soddisfare il palato del cliente.

rosario lo tempio cuoco i piatti che cucina

Qual è stata l’esperienza professionale che si è rivelata per te più importante?

Sono tutte esperienze importanti. Ho imparato a crescere lontano da casa, ho conosciuto molti colleghi diventati poi grandi amici, ho visto modi di fare diversi da noi italiani, religioni e culture differenti e ho imparato molto a livello professionale. Fra tutte, l’esperienza per me più importante è senza dubbio quella vissuta alle Maldive.

Nel tuo lavoro quanto conta lo studio e quanto l’esperienza?

Lo studio conta molto, ma non solo nel mio lavoro, visto il momento che sta attraversando il nostro Bel Paese. Nella mia professione hai detto bene, conta molto l’esperienza perché diciamolo francamente, fare un semplice menù casareccio non è poi così difficile, ma conoscere e sapere i metodi e i tempi di cottura degli ingredienti che si adoperano, beh questo lo puoi sapere solo se hai studiato e se hai molta esperienza. Come dice il mio maestro Chef Giuseppe P. (che saluto), gli alimenti vanno studiati. Solo così si diventa dei grandi chef.

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Cosa rappresenta per te il cibo e qual è il tuo piatto forte?

Per me il cibo rappresenta tutto, con il cibo si può far letteralmente innamorare chiunque. Cito una frase del grande François de La Rochefoucauld: -“Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte”.Per quanto riguarda il piatto forte ti dico che da buon siciliano, essendo nato in un paese marittimo e avendo una padre pescatore, amo tanto cucinare il pesce.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Ne ho tanti, uno dei quali aprire un ristorante tutto mio per far conoscere la mia cucina, così da essere conosciuto e apprezzato da tutti. Ma il sogno più grande è quello di rendere fieri di me i miei genitori. Ne approfitto per fare un gran saluto a tutte le persone che conosco, a tutti coloro che credono in me e nelle mie capacità. E un grande abbraccio alla mia Terra, la Sicilia, che porterò nel mio cuore ovunque andrò.

Concludiamo con una curiosità… qual è l’ingrediente che non deve mai mancare in cucina?

Dirti il sale sarebbe banale. Credo che l’ingrediente principale in cucina e soprattutto per un cuoco sia senza dubbio la fantasia.

Email: lotempio.rosario@libero.it

A cura di Nicole Cascione