Silvia:  la mia non è stata una fuga dall’Italia bensì una scelta di vita e lavoro

Silvia, originaria di Bologna, ha lasciato l’Italia, trasferendosi prima in Giappone, precisamente a Maebashi, nella prefettura di Gunma, e, da due mesi, a Hong Kong. “Ci tengo a dire che non sono ‘scappata’ dall’Italia”, racconta la donna, “La mia è stata una scelta di vita e professionale ponderata, nella visione di avere maggiori opportunità e di vivere in contesti culturali diversi da quello in cui sono nata e cresciuta.”

Silvia lavora nell’ambito delle aziende biomediche, settore che, in Italia, non offre grandi possibilità o compensi, “Ecco perché sono finita in Giappone. Ci sono andata per la prima volta nel 2016 e poi ci sono tornata nel 2018.”

Secondo la donna, ci sono diverse differenze fra lo stile di vita in Giappone e quello a Hong Kong. “Sono appena arrivata qui, tuttavia, le persone di Hong Kong mi sembrano meno ‘rigide’ dei giapponesi. In Giappone, a volte ho avuto l’impressione che le regole schiacciassero l’individuo in nome della società mentre, qui, non è così”, racconta Silvia.

A chi sogna un trasferimento a Hong Kong, Silvia suggerisce di fare bene i conti per le spese e anche di sapere con precisione a quanto ammonterà lo stipendio. “Il costo della vita qui mi sembra caro, tutto costa tantissimo” racconta la donna, “Anche se Hong Kong è una metropoli molto moderna e internazionale, non dobbiamo dimenticare che siamo comunque in Asia e, quindi, prima di trasferirsi qui, dovete chiedervi se vi piace questo modo di vivere.”

Silvia Bolzani Hong Kong

Ciao Silvia, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, mi chiamo Silvia, sono nata a Bologna, dove ho vissuto a lungo, e ho origini pugliesi e mantovane. Ho 40 anni e sono una ricercatrice in scienze biomediche. Amo i gatti e i cani. Mi piace tantissimo viaggiare e conoscere altre culture. Sono una “scienziata” ma amo tantissimo anche l’arte, la cultura e leggere. Nel tempo libero mi piace visitare mostre e musei. Ho una grande passione per le attività outdoor, in particolare hiking. Stare in mezzo alla natura mi porta sempre un senso di serenità e pace. Ho una passione assurda per Doraemon 😀

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Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Ho sempre desiderato provare a vivere all’estero ma, per varie ragioni, ho iniziato un po’ “tardi”, quando avevo 33 anni. Ho deciso di lasciare l’Italia per vari motivi, il primo sicuramente è stato provare a vivere in altre culture, capire cosa volesse dire abitare in un posto diverso, mischiarmi con una cultura diversa dalla mia, provare gusti diversi e visitare posti diversi da quelli in cui sono nata e cresciuta. Un altro motivo è sicuramente il mio lavoro, che non ha così tanti sbocchi (e soddisfazioni remunerative) in Italia. Cercavo una valorizzazione maggiore per ciò che faccio e, sicuramente, uno stipendio che corrispondesse agli studi e agli sforzi fatti negli anni. Il terzo motivo è che a volte la mentalità e la cultura italiana possono diventare un po’ pesanti e chiuse, per questo trovo che aprirsi a ciò che accade fuori possa essere d’aiuto. Una cosa che però ci tengo sempre a sottolineare è che non sono mai “scappata” dal mio Paese. Quella di andare via non è mai stata, per me, l’unica possibilità o una costrizione. È stata ed è, piuttosto, una mia scelta di vita e professionale.

Sei a Hong Kong da due mesi ma prima hai vissuto in Giappone. Dove, precisamente?

Mi sono trasferita per la prima volta in Giappone nel 2016 a Yokohama, al Riken Institute, per un periodo di training all’estero durante il dottorato, che ho fatto a Ferrara. Sono stata lì tre mesi, non sapevo nulla del Giappone e me ne sono innamorata. Per questo motivo ho poi deciso di cercare lavoro lì e, infatti, nel 2018 mi sono trasferita a Maebashi, nella prefettura di Gunma, per un post-doc in epigenetica presso la Gunma University.

Cosa ti ha spinta a trasferirti proprio lì?

Il primo trasferimento in Giappone nel 2016 in realtà è stato casuale, dovuto a disponibilità di borse di studio nella mia università. Il secondo spostamento nel 2018 è stato per scelta e molto voluto, mi ero innamorata del Giappone. Avrei voluto trasferirmi in una grande città ma, per motivi lavorativi, mi sono spostata a Maebashi, nella prefettura di Gunma.

Sono stata in Giappone a dicembre e direi che è un mondo completamente diverso da quello italiano. È stato facile, per te, integrarti?

No, integrarmi non è stato così semplice. È una cultura molto diversa dalla nostra, per certi aspetti più chiusa. In particolare devo dire che vivere in una città piccola del Giappone non è esattamente una passeggiata. Le prime settimane lì incontrai un dottore giapponese di Tokyo, che lavorava nel campus in cui lavoravo io, e mi disse che nemmeno per lui, giapponese, era così facile vivere in quella realtà! Ci sono stati, tuttavia, molti aspetti che hanno ripagato della fatica fatta e mi sento fortunata per l’esperienza che ho potuto vivere, che è stata bellissima e mi ha fatto cambiare e crescere molto. Penso alla natura stupenda, Gunma è famosa per le sue bellissime montagne e ho potuto godere di questa meraviglia ogni weekend in cui avevo del tempo libero. Un’altra cosa, il mio amore per gli onsen, le terme giapponesi, e Gunma possiede tra le più belle e famose terme giapponesi, come, per esempio, Kusatsu. Un altro aspetto da sottolineare è che, in quei 4 anni, mi sono sentita davvero immersa nella cultura giapponese, ho vissuto con loro e più o meno come loro. Maebashi non ha un’elevata presenza di stranieri, in particolare dopo la pandemia. Questo per me è stato, a volte, un grosso problema. In parte, mi ha fatta sentire isolata e in difficoltà. Dall’altra parte, però, è stata un’esperienza unica e speciale, che porterò sempre con me ovunque andrò.

Quando e perché hai scelto di spostarti a Hong Kong?

Nel 2022 ho terminato il secondo contratto a Maebashi e, per diversi motivi, ho preferito prima tornare in Italia e prendermi un po’ di tempo per pensare al passo successivo. Ero indecisa se restare in Europa o spostarmi ancora verso l’Oriente, da cui sono comunque sempre attratta e affascinata. È successo che, grazie al consiglio di un’amica, si è presentata un’opportunità a Hong Kong e ho deciso di coglierla e di volare di nuovo verso l’Asia.

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Come funziona per vivere e lavorare lì?

Al momento mi considero ancora molto newborn qui! Sono arrivata il 28 novembre 2023, quindi, non è passato ancora molto tempo dal mio arrivo e sono ancora nel processo di adattamento… con varie disavventure che, come sempre, danno un po’ di pepe alla vita! Non ho trovato troppe difficoltà per trovare casa, ho avuto un po’ di rallentamenti per alcune parti di burocrazia, lavorativa e non, ma mi pare di aver capito che queste ci sono un po’ ovunque. Quello che finora mi ha stupita di più è il costo della vita, mi sembra tutto molto caro, soprattutto le case, che ovviamente non brillano per ampiezza, ma questa è una caratteristica di parecchi posti asiatici.

Com’è la tua impressione finora?

Per ora la mia impressione è molto positiva. È un posto davvero bello, da diversi punti di vista, ci sono tantissime attività a cui poter partecipare, tra cui soprattutto hiking, essendo circondata da montagne stupende. Trovo le persone molto autentiche e dirette ed è una cosa che, personalmente, apprezzo molto. Più o meno tutti i locals parlano o, comunque, capiscono l’inglese, per cui devo dire che non ci sono grossi problemi dovuti alla barriera linguistica. La trovo una popolazione solare e, per certi aspetti, e in certe zone, parecchio multiculturale. Anche per ciò che riguarda il cibo, è possibile trovare la cucina di tanti Paesi un po’ in giro per tutta Hong Kong. Inoltre, Hong Kong è sicura. Io rientro, da sola, anche alle 3 di notte e non ho mai avuto problemi.

Noti delle differenze o eventuali punti in comune fra il Giappone e Hong Kong?

Trovo una grande differenza nell’approccio delle persone. Il Giappone è, per alcuni aspetti, un Paese dalla mentalità molto tradizionale, in cui le regole rigide della società prevalgono un po’ ovunque. Questo può essere un punto favorevole per il rispetto degli altri e dell’ambiente in cui si vive in comune, per mantenere ordine e rispetto. Diventa però un aspetto in parte negativo quando arriva a soffocare l’individuo per favorire la società. Una cosa che mi ha sempre sorpreso è l’estrema cordialità dei giapponesi ma ho imparato a capire come non sempre rispecchi ciò che realmente sentono. Parlo, ovviamente, per la mia esperienza. A lungo andare questo suona come poco autentico e può mettere in parte in difficoltà e confusione.

Qui a Hong Kong le mie prime impressioni sono che la gente è più tranquilla e rilassata, esistono comunque delle regole, ovviamente, ma le sento meno strette. Devo essere onesta, ho apprezzato anche di trovare, finalmente, i commessi scocciati o stanchi, sono umani anche loro! Poi ho trovato delle cose in comune con la cultura giapponese, una certa delicatezza, attenzione e rispetto per l’altro, che credo faccia proprio parte della popolazione asiatica e che in parte manca nel mondo occidentale. Un’altra cosa, per me davvero importante, è come vivono la spiritualità (non identificata con qualche religione o divinità) e il loro essere parte del tutto, li trovo meno materialisti, più inclini a sentire la natura attorno a loro e il proprio corpo, come testimoniano discipline come il Tai Chi o il Qi Gong e la medicina cinese. È una cosa che mi affascina sempre della cultura orientale e che mi piacerebbe che anche noi riuscissimo a riprendere. È un modo per vivere insieme alla natura e al mondo che ci circonda e di cui facciamo parte.

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

Dipende, se devo parlare per il mio lavoro, temo sia difficile un po’ ovunque! Sentendo amici e conoscenti, per ciò che riguarda alcuni settori, in particolare la finanza, non è difficile trovare lavoro qui.

Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?

Non so bene ma penso soprattutto il settore finanziario.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

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Sì, sicuramente, si parla di stipendi abbastanza competitivi.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

Faccio fatica a fare un confronto preciso (da qui si capisce perché purtroppo io non mi occupi di finanza ) però vedo che per una spesa media, nel senso quando compro poche cose, arrivo in fretta a spendere 30 Euro. Trovo convenienti i trasporti. Sicuramente il costo è inferiore a quelli giapponesi e sono comunque molto efficienti e puntuali.

Come funziona, invece, per avviare un’impresa lì come stranieri?

Di questo non ho idea. Ho un contratto con un istituto di ricerca che è in parte industria e in parte collaborazione con l’università. Il mio desiderio sarebbe di spostarmi verso le imprese biomediche e chissà, magari, in futuro, avviare una mia attività, ma ancora non ho una buona conoscenza delle attività delle imprese qui, soprattutto venendo da un passato unicamente di lavoro universitario.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio?

Ho utilizzato Airbnb per i primi due mesi e poi annunci su diversi siti locali che, devo dire, sono fatti bene e gli agenti sono molto disponibili, a volte proprio ti inseguono per affittare le case!

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

I prezzi medi sono di circa 1200-1500 Euro per appartamenti monolocali/con una stanza (20-40mq). Sulle zone ancora ho qualche mancanza d’informazione e, soprattutto, di esperienza. Sicuramente più si sta nella zona centrale, a Hong Kong Island, più i prezzi aumentano e lievita anche la densità di popolazione. Io mi trovo in una zona di periferia, nei New Territories, a Ma on Shan, molto più tranquilla, con il mare e le montagne a due passi. Prima d’ora, non avevo mai abitato al 28° piano!

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Molto bene, non ho avuto grosse difficoltà.

Come descriveresti le loro vite?

Mi sembrano indaffarati, ma non così busy come i milanesi e i giapponesi  Li vedo comunque attenti a godersi la vita, il cibo e i divertimenti. Questa, ovviamente, è la mia prima impressione.

Pensi che sia necessario parlare la lingua locale sin da subito?

No, si riesce a vivere senza troppi problemi parlando l’inglese, anche se io vorrei imparare il cinese, mandarino però, non cantonese.

Quali sono, secondo te, i pregiudizi più diffusi su Hong Kong?

La prima cosa che mi salta alla mente è che qualcuno mi disse “è solo cemento”, non è vero, ci sono parchi, mare e montagne.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

La prima difficoltà sicuramente è stata non avere un posto mio in cui stare e vivere con la roba in valigia per due mesi. Il primo Airbnb in cui sono stata era una stanza claustrofobica di circa 2x2m, in una casa minuscola in condivisione con altri. La seconda difficoltà è stata il fatto di ricominciare tutto da capo, soprattutto con le amicizie. Sono una persona molto socievole e sento il bisogno di legare e interagire con gli altri ma devo dire che, per fortuna, in questa città non è così difficile fare amicizia. Dopo poche settimane ho conosciuto un gruppo di amiche con cui solitamente esco nel week-end e questo già vuol dire molto per me. In più, ho la mia amica italiana che mi aveva suggerito l’opportunità qui, che è stata veramente di grande aiuto e supporto nelle prime settimane.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

La prima soddisfazione è stata sicuramente il fatto di essere ritornata in Oriente e con un lavoro, dopo un anno non proprio semplice in Italia. Ho sempre reputato di grande importanza la mia indipendenza e poter avere un posto per me.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Consiglierei di prendere una laurea in economia e venire qua, che si fanno sicuramente soldi in campo finanziario! Scherzi a parte, suggerisco di considerare bene le spese, in particolare l’affitto, e il proprio stipendio. Ovviamente, c’è anche da considerare che, per quanto super internazionale, Hong Kong è sempre Asia e, quindi, deve andare bene e piacere la cultura orientale. Un’altra cosa di cui di tenere conto è che Hong Kong è uno dei posti al mondo con più alta densità di popolazione, è incredibile quante persone ci siano! Diciamo che nelle ore di punta, nelle zone più affollate, uno potrebbe preferire di essere su un’isola deserta in mezzo al Pacifico.

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E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

In vacanza non saprei bene, per ora ho lavorato e non ho girato molto, però, per i pochi posti che ho visto, direi che c’è molto da fare: arte, cultura, musei, spiagge, montagne, parchi divertimento per tutti… Direi di considerare bene il periodo, da maggio, se non sbaglio, il caldo inizia ad aumentare parecchio, assieme all’umidità, portata dalla stagione delle piogge. In quel periodo, è facile che ci siano anche dei tifoni, quindi, forse è meglio considerare una vacanza qua tra ottobre e aprile circa. Direi anche di prendere in considerazione di visitare pure la Cina. Io ho già un po’ di posti che vorrei vedere in Cina, luoghi che sogno da una vita e che, finalmente, potrò vedere.

Cos’hai imparato, finora, vivendo in Giappone e in questi due mesi a Hong Kong?

Beh, innanzitutto, ho imparato che spostarsi non è una passeggiata, dà grandissime soddisfazioni ma mette anche davanti a tanti sacrifici e a momenti davvero non facili, che vanno superati. Credo che sia necessario tenerne di conto prima di decidere d’intraprendere un cambiamento del genere, soprattutto verso l’Asia, perché, comunque, per noi occidentali, rappresenta un cambio netto e forte, non per questo negativo, anzi, ci sono tantissime cose che si possono avere da questo scambio culturale meraviglioso, però il gap culturale c’è e può creare momenti di difficoltà.

Ho imparato soprattutto a conoscere la cultura orientale, che apprezzo ogni giorno di più, che mi ha fatta crescere davvero tanto come persona e mi ha insegnato e m’insegna ogni giorno come si possa sempre cambiare e decidere di affrontare la propria vita con presenza e serenità. Penso sempre di avere una grande fortuna nel poter vedere questi posti, conoscere queste culture e avere scambi con le persone che incontro che, per me, valgono davvero oro e tutta la fatica e le difficoltà del viaggio.

Progetti futuri?

Spero di riuscire a raggiungere l’indipendenza che vorrei nel mio lavoro e di arrivare a creare qualcosa di mio. Spero che l’esperienza qui a Hong Kong mi permetta di muovermi in questa direzione. Per il resto, mi auguro di continuare a viaggiare e scoprire posti nuovi, perché ogni luogo che vedo, ogni persona che incontro, sono cibo per gli occhi e per l’anima.

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