Il progetto “Vado in Africa”

A cura di Nicole Cascione

Martino Ghielmi, 33 anni, nato a Milano ma cresciuto in provincia di Varese. Laureato in Relazioni Internazionali con una specializzazione in Studi Africani. Tre esperienze lavorative prima di scegliere di mettersi in proprio: cooperazione allo sviluppo, consulenza aziendale e università.

Dallo scorso anno consulente e formatore indipendente, fondatore di vadoinafrica.com ,un portale in cui si parla di Africa e di tutte le opportunità che il continente può offrire.

Martino, quando è entrata a far parte l’Africa nella tua vita e perchè?

La scintilla iniziale è stata il mio sport preferito: l’atletica. Ero in terza o quarta liceo e mi allenavo, peraltro senza particolari successi, a Calcinate degli Orrigoni (Varese). Lì ho conosciuto Mathias Ntawulikura, un maratoneta rwandese che si è fatto 5 giochi olimpici (all’epoca era ancora fermo a 4).

Da qualche consiglio a bordo campo è nata la curiosità che mi ha portato a scegliere di trascorrere un’estate in Kenya. Obiettivo, conoscere meglio il “dietro le quinte” di chi domina da quarant’anni ogni gara di media-lunga distanza.

Da quel momento è iniziato un percorso di graduale presa di coscienza di come questo continente fosse molto più vasto e variegato rispetto agli stereotipi che, come tutti gli italiani/europei, avevo in mente. Ho deciso così di approfondire lo studio della millenaria storia africana, delle sue variegate culture e delle relazioni (istituzionali ed economiche) con l’Italia.

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Martino Judith

Vadoinafrica.com parla di Africa e opportunità. Cosa può offrire l’Africa allo stato attuale?

“L’Africa” non esiste. È un continente enorme e multiforme: 30 milioni di chilometri quadrati (Cina e USA non arrivano a 10 ciascuna), 1,3 miliardi di abitanti, oltre 2mila lingue, 54 diversi Stati. È quasi impossibile fare un discorso unitario per un universo così variegato. Ad ogni modo, due sono i tratti fondamentali che rendono questa zona del mondo interessante: la demografia e la cultura. A livello di popolazione si tratta della zona del mondo in assoluto più giovane (19,5 anni di età mediana, a fronte di 45 anni in Italia) e dell’unica che conoscerà una significativa crescita demografica nel corso di questo secolo (la popolazione raddoppierà da oggi al 2030). A livello culturale il continente è accomunato da una smisurata creatività e propensione al rischio e all’innovazione. Nonostante questi tratti siano taciuti dai mass-media, gli africani sono tra le popolazioni che più di tutti hanno dovuto continuamente reinventare le forme sociali ed economiche, per precise ragioni storiche legate all’incontro-scontro con l’Europa negli ultimi quattro secoli. Questi tratti rendono interessante guardare al continente come destinazione di progetti di business e di espatrio fuori dai “tradizionali” mondi come expat (per la cooperazione, la diplomazia o le aziende multinazionali). Quasi tutto il continente può essere una meta dove realizzarsi, se si ha sufficiente spirito di iniziativa e di adattamento. I contesti più interessanti sono Senegal e Ghana (a Ovest), Kenya, Uganda e Rwanda (a Est), l’Africa Meridionale (anche oltre il Sudafrica, che è un mondo a sé) e il Marocco nella più vicina Africa Settentrionale.

In quali settori a tuo parere è più conveniente investire?

Non credo esista “il settore giusto” per investire, proprio come credo che non si possa a priori definire quali siano le scelte migliori di vita, studio, affetti, ecc. Tutto dipende da noi, dall’intersezione unica tra competenze, interessi e passioni. Volendo generalizzare comunque segnalo quattro macro-settori con tante opportunità un po’ ovunque nel continente: agro-alimentare, energie rinnovabili, costruzioni e sanità. Il primo perché il continente africano importa una quantità immensa di cibo (parliamo di oltre 35 miliardi di dollari ogni anno). Uno scandalo di cui si stanno occupando gradualmente quasi tutti i governi locali che incentivano produzione e trasformazione locale.

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Le rinnovabili, in quanto l’Africa ha la migliore esposizione solare del mondo (oltre 300 giorni di sole in media), ma ancora due terzi della popolazione senza accesso stabile alla corrente.

Costruzioni, perché di fronte a una vorticosa crescita dell’urbanizzazione cresce anche la domanda di qualità in un settore spesso ancora povero di competenze specialistiche.

Sanità infine perché l’Africa ha il più basso tasso di medici al mondo (uno ogni 20mila abitanti, per capirci in Italia siamo a uno ogni 250!) e dunque esiste lo spazio concreto per realizzare soluzioni (anche grazie alla tecnologia) in grado di risolvere i bisogni sanitari delle popolazioni altrimenti costrette a spendere importanti cifre per curarsi oltremare.

Ad ogni modo in questi anni ho visto “emigranti” italiani (o africani con esperienza professionale in Italia) trasferirsi un po’ ovunque e avviare belle iniziative in ogni settore: dal più classico mondo del turismo e della ristorazione, alla moda e design, all’high-tech, i servizi professionali. Quello che è importante togliersi dalla testa (perché ci si fa male, e pure tanto) è che siano contesti stile Far West dove si può fare tutto e di bassa qualità perché “tanto non c’è niente”. No, anche “in Africa” occorre procedere per gradi, studiare il contesto, capire che non esistono scorciatoie per avere successo.

vado in africa meetup

Mal d’Africa: tre parole in cui si racchiudono sensazioni che accompagneranno per sempre coloro che hanno avuto la fortuna di visitare l’Africa. Cosa puoi dirci a riguardo? E’ proprio così?

Sarò fuori dal coro (e forse politicamente scorretto) ma credo che il “Mal d’Africa” non esista in quanto tale. O meglio sia una conseguenza del sentirsi importanti e rispettati in quanto occidentali. Consiglio molta attenzione al modo con cui ci si approccia a questo continente. Occorre un difficile mix di grande rispetto e altrettanto realismo. Chi non compie lo sforzo, mai finito, di “de-colonizzare” il proprio sguardo rischia grosso: chi si crede superiore agli africani (e buona parte degli occidentali, in un modo o nell’altro, lo pensano ancora) finisce, di norma, per essere truffato. Stessa sorte di chi si avvicina, sempre con un malcelato senso di superiorità e senza la dovuta preparazione, per “aiutare” come volontario improvvisato.

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Le vere soddisfazioni in Africa si colgono ascoltando l’altro seriamente e mettendosi in gioco rischiando in prima persona. In questo senso l’assetto più interessante per questo continente è quello da libero professionista o imprenditore. Sapendo comunque che occorrono competenze e risorse (già, il mito di aprire il chiringuito e vivere con due spiccioli è anche quello molto falso).

-Quali sono i tuoi progetti futuri?

L’obiettivo è far diventare Vadoinafrica un punto di riferimento italiano per l’interazione costruttiva con il continente africano.

La nostra community viaggia verso i 10 mila iscritti: c’è chi in Africa è nato e cresciuto, chi ci vive e lavora da tempo, chi vorrebbe trasferirsi.

Da qualche mese è attiva la membership Vadoinafrica Business Lab, community riservata a coloro che sono interessati a questo mondo: ogni settimana abbiamo un ospite in diretta, eventi privati, anche grazie ad Ambassador Paese e sconti e convenzioni.

Per tutti organizziamo i Vadoinafrica Meetup, aperitivi di networking offline. Prossimo appuntamento: Milano (21 dicembre).

www.vadoinafrica.com

Gruppo FB: Vadoinafrica Network

Pagina FB: @Vadoinafrica.com

Email: martino@vadoinafrica.com

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Dal 2017 abbiamo creato la più grande community italofona dedicata a imprenditori e professionisti che creano valore con il continente africano.

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