Manuela: amo l’Asia da sempre

A cura di Maricla Pannocchia

Nonostante la timidezza Manuela, originaria della Sardegna, ha sempre saputo che, un giorno, avrebbe lasciato la sua regione. Talmente appassionata di Asia da andarci in vacanza ogni anno, la donna ha lasciato il suo Paese natale a 19 anni, subito dopo aver finito il liceo.

“Volevo migliorare le lingue che avevo studiato a scuola” racconta Manuela, “E, così, sono andata a Londra. Ho vissuto anche in Australia e vicino a New York.” Dopo aver mandato curricula a Singapore e Bangkok, è stato quando un collega le ha presentato un’opportunità di lavoro in Vietnam che Manuela, seppur dubbiosa, ha deciso di candidarsi. E, come si suol dire, il resto è storia.

Adesso, la donna abita a Ho Chi Minh City – ancora chiamata Saigon da chi ci vive – e racconta che, nonostante le difficoltà, è molto soddisfatta di quello che ha raggiunto a livello lavorativo. “Qui, a volte mi sento come una bambina perché non capisco la lingua e, quindi, dipendo da altre persone per cose altrimenti banali” spiega la donna.

A chi sogna un trasferimento in Vietnam, Manuela suggerisce di partire con una certa flessibilità e una buona apertura mentale nonché d’informarsi sui requisiti, decisamente restrittivi, per poter vivere e lavorare lì.

Manuela Spiga Vietnam

Ciao Manuela, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, mi chiamo Manuela e sono originaria della Sardegna. Sono sempre stata molto timida ma, fin da piccola, sapevo che, un giorno, avrei lasciato la Sardegna per viaggiare e per conoscere il mondo. All’età di circa 10 anni fingevo di parlare altre lingue fino a quando chiesi a mia mamma di poter studiare l’inglese. Per fortuna mi disse di sì e iniziai a frequentare un corso. A 14 anni ho scelto il liceo linguistico perché il mio sogno era di parlare diverse lingue e di fare l’assistente di volo.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Ho preso la decisione di lasciare l’Italia a 19 anni, una volta finito il liceo. Inizialmente volevo studiare psicologia ma poi avevo capito di voler migliorare le 3 lingue che avevo studiato al liceo: inglese, tedesco e francese. Per questo motivo, andai a Londra con la mia compagna di classe e di banco del liceo. Sono rimasta lì per circa un anno e poi sono andata negli Stati Uniti con un programma che mi ha permesso di fare la ragazza alla pari. Ho vissuto vicino a New York per poco più di 1 anno.

Ora vivi a Ho Chi Minh City, in Vietnam. Cosa ti ha spinta a trasferirti proprio lì?

Direi che, in un certo senso, è stato il Vietnam a scegliere me e non il contrario. Vivevo a Londra, lavoravo per un’università, amavo l’Asia e ogni anno, per le vacanze di Natale, sceglievo un Paese asiatico da visitare. Ricordo che ero in Birmania e pensavo, “Mi trovo cosi bene in questo Paese, forse in un’altra vita ero asiatica.” È stata quella sensazione a farmi pensare di cercare lavoro in Asia e, una volta rientrata a Londra, ho iniziato mandare curricula a Singapore o a Bangkok, dove pensavo potessero esserci scuole e università straniere e dove la lingua principale era l’inglese. Tuttavia, non ho ricevuto alcuna risposta.

Un giorno, una mia collega che voleva emigrare in Australia mi mandò un annuncio di lavoro dicendo: “So che tu ami l’Asia e l’Australia”. In effetti, avevo vissuto in Australia per due anni, prima di trasferirmi a Londra. Leggendo l’annuncio di lavoro ho pensato, “Sì, in effetti, è il mio profilo ma non mi sceglieranno mai, chi assume un’italiana che vive a Londra per lavorare per gli australiani in Vietnam?”

Come descriveresti la città?

Incasinata e rumorosa con un piano urbanistico illogico e sbagliato ma, alla fine, funziona tutto.

Quali sono i pro e i contro del vivere lì?

Pro: città e Paese sicuri, come donna che viaggia ed esce anche da sola non mi sento mai in pericolo. Il Vietnam è un Paese in via di sviluppo per cui curioso, positivo e accogliente. Noi stranieri portiamo delle skills nuove e condividiamo ciò che conosciamo ma, allo stesso tempo, impariamo dalle persone del posto. Aggiungerei, forse, anche la crescita personale che si attraversa quando ci de-contestualizziamo dall’ambiente che conosciamo meglio. Nel mio caso, ciò che faccio ha un impatto nella società e nella vita delle persone.

Contro: rumore, traffico, inquinamento, confusione, barriere linguistiche e culturali. Alcune pratiche poco chiare, tanta burocrazia, spesso illogica.

Hai notato dei cambiamenti, sia in positivo sia in negativo, da quando sei arrivata lì a oggi?

Sì, certo, sono qui da quasi 9 anni, per cui ho visto tanti cambiamenti in quest’arco di tempo. La crescita economica, il benessere, l’impatto o l’influenza portati dal mondo occidentale, per cui anche le cattive abitudini come cibo commerciale, influenza nella alloro cultura come Halloween, il Natale e festività o eventi appartenenti ad altre culture che non hanno nulla che fare con il Vietnam. Sono incredibilmente aumentate le macchine che si vedono per strada, rendendo il traffico più pesante e difficile in strade che non sono state costruire per le auto ma per le moto.

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Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Sono stati sorpresi, scioccati e non capivano la mia scelta. Alcuni mi hanno appoggiata perché sapevano che amo l’avventura. In più, sapevano che non sono una persona da routine e che non mi faccio spaventare dai cambiamenti e dal mettermi in situazioni che non fanno parte del mio ambiente naturale.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Ho fatto tante ricerche, mi sono iscritta a diversi blog e gruppi Facebook per capire come si viveva in Vietnam tenendo conto, per esempio, della situazione sanitaria, di come trovare casa eccetera.

Puoi raccontarci di più sul tuo lavoro?

Lavoro per la seconda più grande università australiana, presente in Vietnam da 24 anni. Gestisco il dipartimento di relazioni esterne e aiuto i miei studenti a prepararsi al mondo del lavoro, dando loro una mano a trovare uno stage, un impiego, borse di studio, partnership e sponsorship con le aziende di tutto il mondo e tutti i settori, dato che abbiamo 3 facoltà.

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

Non parlerei dell’italiano in particolare ma dello straniero in generale perché chiunque deve saper svolgere il proprio mestiere in inglese o in vietnamita. La nazionalità di origine, quindi, è indifferente ma le competenze e cosa porti al Paese sono aspetti importanti. Rispondendo direi che no, non è facile trovare lavoro qui se si è stranieri.

Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?

Il governo vietnamita ha introdotto delle regole migratorie abbastanza strette e severe per cui tutti devono avere certi criteri (uguali per tutti ) per ottenere un permesso di lavoro. I lavori per gli stranieri sono vari ma non tanti, si parla di ruoli manageriali, investitori (qualsiasi settore), ingegneri, tecnici, insegnanti o nei servizi e nel food & beverage.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

Non è facile rispondere a questa domanda, comunque, i locals guadagnano meno degli stranieri ma, se sono bravi e parlano benissimo inglese, hanno dei buoni stipendi. Per gli stranieri, non esiste una media ma lo stipendio è in base a cosa fai, a che esperienze hai e a chi è il tuo datore di lavoro. La mia risposta, quindi, è molto aperta e molto vaga, tuttavia, penso si guadagni più qui che in Italia. Il costo della vita in generale è un po’ più basso qui, per certe cose, rispetto a quello che c’è nel nostro Paese, per cui, quanto uno spende dipende molto dallo stile di vita.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

Non saprei dire il costo della benzina perché non guido e non ho neanche mai guardato il costo. Il costo del cibo è molto vario e dipende se si compra in negozi vietnamiti, se si acquistano prodotti d’importazione e se si fa la spesa nei mercati in strada o nei supermercati internazionali (ovviamente, questi ultimi sono più cari). Il cibo straniero costa molto di più di quello locale. Un espresso in un coffe shop carino ma non di lusso costa circa 2 Euro, un caffè come lo bevono loro spesso per strada, nei baracchini, costa sui 20 centesimi.

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Come funziona, invece, per avviare un’impresa lì come stranieri?

Non saprei, io sono una dipendente. Immagino ci sia una montagna di burocrazia da affrontare, che porta tanto mal di testa.

Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

Laurea, minimo 3 anni di esperienza nel settore dei tuoi studi, o il tuo hr deve essere creativo per tradurre bene i documenti da presentare all’immigrazione e perché questi vengano accettati. È necessario che loro capiscano chi sei e che skills porti al Paese.

Se sei un investitore hai bisogno di soldi ma non saprei dire qual è, adesso, la cifra minima richiesta per aprire una società.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio?

Avevo chiesto alle risorse umane ma con pochi risultati. Ho domandato ai colleghi e poi ho fatto da me. Dopo che ho individuato il quartiere e la zona che mi piacevano, ho contatto agenzie e fatto ricerche online. Chiedevo di vedere solo appartamenti in quella zona, per cui direi che il punto clou è stata la tanta ricerca online.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Anche qui è difficile rispondere. Nella stessa zona puoi spendere 500 come 2500 dollari o più il mese per un appartamento. I prezzi cambiano in base al tipo di palazzo, se hai la piscina o meno, se c’è un addetto alla sicurezza e via dicendo. Di solito, si tende ad andare a vivere non troppo lontano dal posto di lavoro o, per chi ha una famiglia, dalle scuole dei figli.

Le zone più tipiche per gli stranieri sono D1, D2, D3,D7 e Thao Dien.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

I vietnamiti sono molto carini e accoglienti. Una frase che dico sempre è, “Nonostante non capisca praticamente niente della lingua locale e la parli pochissimo, non mi sento una straniera perché i locals sono molto gentili.”

Come descriveresti le loro vite?

Semplici ma anche ingarbugliate, basate sulla famiglia e sulla comunità.

In cosa ti senti diversa dalla Manuela che viveva in Italia?

A dir la verità, vivo all’estero da 33 anni e ne ho trascorsi solo 19 in Italia, per cui, non saprei dirlo esattamente. Posso dire, tuttavia, che in Vietnam sono cambiata, sono un po’ più arrogante, forse perché devo lottare di più e, per esempio, fare attenzione perché non m’imbroglino. Vivo in un Paese dove dipendo dagli altri molto più di quanto non facessi in altre nazioni, ho diversi servizi a disposizione per cui do più ordini in generale nella vita quotidiana e poi anche al lavoro (dirigo un team di 30 persone). Per esempio, altre persone si occupano anche di alcuni aspetti della mia vita quotidiana come aprire le utenze in casa o, se ho un danno da sistemare, non posso comunicare con l’idraulico perché probabilmente non parla inglese. Mi sento un po’ come una bambina perché, come dico sempre, a parte le news in inglese, io non capisco il telegiornale, non posso leggere e capire le leggi, me le devono tradurre, per cui, a volte, mi sento vulnerabile e sempre dipendente da qualcuno. È una strana sensazione.

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Al momento sei in Italia. Puoi raccontarci come mai?

Vacanza, burocrazie, rinnovo dei documenti e far visita a famigliari e amici.

Cosa ti manca del Vietnam quando sei lì e cosa dell’Italia quando sei a Ho Chi Minh City?

Quando sono qui mi mancano la facilità e i servizi, qui si viaggia in taxi e Grab (simile a Uber). Tutto ti viene mandato e spedito facilmente e con pochi Euro.

Quando sono in Vietnam, dell’Italia mi manca la semplicità del comunicare nella propria lingua madre, il camminare e l’aria pulita. Sento anche la mancanza di certe dinamiche sociali e d’interazione che abbiamo con le persone.

Quali sono, secondo te, i pregiudizi più diffusi sul Vietnam?

Ho sentito dire spesso che il Vietnam è un Paese del Terzo Mondo mentre ormai sta uscendo dallo status di Paese in via di sviluppo e direi che è “middle class income”. Ovviamente, le persone che lo definiscono così non solo non ci sono state ma non hanno letto nulla sul Vietnam. Direi, quindi, che c’è un’ignoranza abbastanza diffusa riguardo al Vietnam.

Manuela Spiga Vietnam

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Forse trovare casa e capire certe regole che hanno le banche (penso che sia a causa dell’elevata corruzione), per gestire i miei stessi soldi, ma ora ho imparato tutto. Poi, forse, il fatto che, dal punto di vista sanitario, non ci vedono come pazienti ma come bancomat. Io, tramite il lavoro, ho l’assicurazione sanitaria privata per cui tendono a prescriverci di tutto e con prezzi elevatissimi e, ripeto, non pago perché ho l’assicurazione ma non supporto l’abuso di questo sistema. Mi sembra simile a quello americano.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

Direi che ho trovato gioie e soddisfazioni principalmente sul lavoro. Quello che ho costruito e raggiunto per le mia comunità e network, che sono i miei studenti – presenti e passati – e le aziende. Aggiungerei, forse, anche il rispetto che ho nell’ azienda.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Fare ricerca, arrivare con la mente aperta e una certa flessibilità nell’approcciare le diversità culturali, senza dimenticare l’ironia e la positività.

Per seguire e contattare Manuela:

E-mail: spiga.manuela@gmail.com