Caldissima Thailandia

Oggi vi propongo un piccolo Amarcord. Per lavoro e per passione viaggio con l’immaginazione, il mio programma su radio Capital, Capital in the world, fa il giro del mondo ogni giorno, dalle 12 alle 13. Cinque o sei volte l’anno, però i viaggi diventano reali e con un team di Lonely Planet trasmettiamo in diretta dai luoghi che vogliamo raccontare.

A fine marzo del 2014 siamo arrivati in Thailandia. Proprio oggi, due anni fa.

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A fine marzo del 2014 siamo arrivati in Thailandia. Il caldo era all’altezza delle aspettative, 37 gradi e 87% di umidità. Non ė il posto per me, ho pensato il primo giorno. Voglio rimanere in albergo abbracciata al condizionatore, nulla lì fuori potrà farmi cambiare idea. E invece.

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Siamo partiti da dove tutto ė cominciato, Sukhothai, la prima capitale del regno di Siam, con i suoi Buddha e i suoi templi. La città che racconta la storia del sovrano più illuminato e 140 anni di guida spirituale e politica. Il tour del parco storico in bicicletta ė impossibile senza un cappello e una considerevole scorta d’acqua, ma se resisterete al clima avrete fatto un viaggio nel tempo prima ancora che nello spazio.

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Ayhuttaya ė stata la tappa successiva, storicamente la seconda capitale di Thailandia, da qui i siamesi, per 400 anni hanno dominato il sud-est asiatico. Solo Wat Chaiwatthanaram basterebbe per pianificare una sosta, uno dei templi più belli e più visitati di tutta la Thailandia.

Partiti da Ayhuttaya dopo un’ora di auto, abbiamo visto lo scenario cambiare completamente. Arrivando a Bangkok ho capito dove sta andando il mondo. L’autostrada scorre veloce e velocemente arriva lo skyline di una città che ė già nel futuro. La Bangkok che avevo in mente io era fatta di barche, larghi cappelli di paglia e mercati galleggianti.

I grattacieli si, li immaginavo, ma non così, non in questa atmosfera futuristica. Sappiatelo: il solo vento fresco che sentirete nella città più calda del mondo dovrete andarlo a cercare sulla terrazza di un grattacielo.

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Improvvisamente vi sembrerà di essere a New York, ma poi i mille inchini con cui verrete accolti, la dolcezza dei sorrisi e il prezzo del cocktail (12 euro!) vi confermeranno che siete a Bangkok.

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Così ė stata per noi l’esperienza sullo Sky Bar, in cima al tetto di uno dei palazzi più alti della città. Ascoltare ottima musica dal vivo davanti a quel panorama ė tutt’ora una delle esperienze più esclusive che io abbia fatto in giro per il mondo.

La mattina dopo eravamo a Kholg Toey, in uno dei mercati più contestati e meno turistici della città, stranieri ce ne sono pochi, in compenso c’è tutto quello che ci si aspetta da un mercato vivo in mezzo all’Asia: frutta di ogni colore, rane, riso, barili di insetti, pollame, animali vivi, pentoloni fumanti, ottimo cibo di strada, odori invitanti e puzze nauseabonde. Non chiude mai Kholg Toey, 24 ore su 24, 7 giorni su 7 di umanità vera. Imperdibile. Una sfida che invece perderete di sicuro ė fare entrare in una sola fotografia il meraviglioso Buddha dormiente, nel quartiere di Rattanakosin. Una statua alta 15 metri e lunga 46. Il sorriso del Buddha che sta per raggiungere il nirvana, però, anche senza foto, lo ricordo benissimo. E ricordo il massaggio thai più bello della mia vita, fatto proprio lì vicino (a Rattanakosin) nella sede nazionale per l’insegnamento e la conservazione della medicina thailandese. Luogo di grande tradizione, in cui appassionati e professionisti di tutto il mondo vengono a ‘formarsi’, ma anche il visitatore di passaggio può prenotare un massaggio, di due ore (2 ore!) per l’equivalente di 10 euro.

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E infine dopo Bangkok, abbiamo cercato l’isola giusta per noi. Ko Samet, non la più celebrata forse, certamente la più comoda, a due ore (tra auto e traghetto) dalla capitale. Vicina e paradisiaca nella sua semplicità con la sabbia che a toccarla sembra borotalco e ha il colore dello zucchero. Il mare caldo e azzurro come sulle cartoline. E anche li, incredibile ma vero, troverete due o più 7-Eleven, diffusissimi in tutto il paese, una certezza per chi ha bisogno anche in capo al mondo di sentire vicino l’occidente.

La cosa più pericolosa che abbiamo fatto in Thailandia: giocare a calcio alle 14.30 del pomeriggio sulla spiaggia. Una improvvisata finale Italia-Thailandia.

Le condizioni atmosferiche erano avverse, a dir poco, il campo pesante. Per la prima volta ho realizzato che il colpo di calore esiste ed è un destro micidiale.

Il pubblico era tutto dalla nostra parte. Forse addirittura l’arbitro (inaspettatamente apparso con un regolare fischietto). Ma lo stesso abbiamo perso 6 a 3. (il video).

Altri pericoli che si corrono sul posto: cibo piccante (no… intendo proprio piccante) e traffico in tilt. Non prendete appuntamenti dall’altra parte della città all’ora di punta e portate sempre con voi un golfino. Fuori la Thailandia  ė calda, dentro ė spesso ghiacciata. L’aria condizionata qui ė un’esperienza estrema.

Doris Zaccone

doris@capital.it

Capital in the world

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