Barcellona: mi sono innamorato della città e ora ci vivo e sono felice
A cura di Maricla Pannocchia
Nell’ormai lontano 2005, Davide è partito con degli amici per una vacanza a Barcellona a base di “hotel-spiaggia-discoteca”, quel tipo di vacanza che, come dice l’uomo stesso, “puoi fare anche a Riccione!”
Nonostante questo, quel viaggio è stato sufficiente perché Davide, originario di Bologna, s’innamorasse della città. Da quella vacanza, infatti, l’uomo ha cominciato ad andarci per diverse volte l’anno fino a quando, complice anche un titolare di agenzia delle vedute aperte, che gli ha permesso di provare a lavorare da remoto, a maggio del 2022 Davide non è tornato a Barcellona per visionare degli appartamenti, per poi trasferirvisi definitivamente il 21 giugno dello stesso anno.
“Il costo degli affitti qui è piuttosto elevato,” racconta l’uomo, “E le paghe non sono molto alte. Per questo, non è così raro vedere adulti che ancora convivono con degli sconosciuti.” Davide, che si occupa anche di gestire un progetto digitale dedicato a Barcellona, nonché di organizzare tours per vari tipi di gruppi, alla scoperta dell’anima della città, a chi vorrebbe trasferirsi lì consiglia d’imparare il catalano e di lasciare a casa i preconcetti e le abitudini.
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Ciao Davide, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Ciao, mi chiamo Davide, sono originario della Sicilia ma ho vissuto per 40 anni a Bologna. Dopo il diploma superiore come Tecnico delle Industrie Grafiche e pubblicitarie ho rilevato una cartoleria e, dopo 9 anni, sono stato chiamato dalla DeAgostini (agenzia di Bologna) per iniziare la professione di consulente editoriale. Dal 2005 a oggi, cambiando agenzie ed editori, ho sempre lavorato in questo settore a contatto con insegnanti delle scuole medie e superiori. La pandemia ci ha obbligati a cambiare le modalità di lavoro e di quella risorsa digitale ne ho fatto il valore aggiunto della mia professione, potendo così realizzare un sogno di vita ovvero lavorare a distanza nella città da sempre amata e desiderata.
Quando e perché hai lasciato l’Italia?
Nel 2015 avevo iniziato il mio progetto digitale interamente dedicato a Barcellona. Dapprima una semplice pagina Instagram con foto dei miei numerosi viaggi, poi la nascita del mio blog, che si è evoluto in una vera e propria guida digitale per organizzare la vacanza a Barcellona e per vivere e scoprire la città in modo differente e sempre ricco di magia e sorprese.
Inoltre, mi stavo sempre più specializzando come Social Media Manager, gestendo il piano editoriale di alcuni clienti per le loro pagine Instagram e LinkedIn.
La pandemia è stata la causa del mio “lascio l’Italia” ma non per un odio o avversione verso la mia nazione ma per la possibilità di poter continuare a lavorare a distanza, proprio come sperimentato in quei duri mesi.Ho avuto la fortuna di avere un titolare di agenzia aperto e lungimirante permettendomi di “provare”, anche se nella mia testa non c’era una opzione di ritorno.
In più c’è stata la rottura di una relazione quasi decennale, cosa che ha sicuramente accelerato il processo di distacco e trasferimento.
Come mai hai deciso di trasferirti proprio a Barcellona?
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Sono andato a Barcellona per la prima volta nel lontano 2005, proprio quando cambiai dall’essere un commerciante di cartoleria a rappresentante editoriale per la DeAgostini. Quell’anno due amici d’infanzia mi chiesero di andare in vacanza insieme, in auto, verso Barcellona. Non mi vergogno nel dire che, a 32 anni, non sapevo nulla di questa città. Avevo già girato mezza Europa e avevo fatto numerose tappe spagnole, ma Barcellona mi mancava. Mi mancava sapere cosa avesse di così tanto di speciale da attirare turisti da ogni parte del mondo. Ecco che quella vacanza di soli 7 giorni fatta di “hotel-spiaggia-discoteca” si trasformò in una vera e propria rivoluzione, portandomi ad andare a Barcellona, negli anni successivi, due/tre volte all’anno fino a toccare punte di 8/9 viaggi in un anno, come nel 2018 e nel 2019. In mezzo a tutti questi viaggi c’è il primo amore spagnolo, ci sono centinaia di visite a monumenti e musei, di serate folli, di conoscenze. E a ogni ritorno in Italia lo sguardo si dirigeva subito al calendario per programmare il prossimo.
Come ti sei organizzato prima della partenza?
Il mio trasferimento definitivo a Barcellona è stato in due fasi. A fine maggio del 2022 programmai due settimane, un trolley da 10 kg, uno zaino in spalla e una lista di appartamenti da visionare per potermi sistemare stabilmente. In quelle due settimane ho investito in un hotel abbastanza economico ma pratico per potermi muovere liberamente in città facendo, giorno dopo giorno, due o tre visite nei vari appartamenti trovati in differenti app o siti web.
Poi tornai in Italia per una settimana, complice il matrimonio di un nipote, potendo così riorganizzare le idee e per poter decidere a mente fredda dove stabilirmi. Il 21 giugno 2022, con due valigie enormi più un trolley da 10kg e uno zaino in spalla, sono tornato a Barcellona per iniziare la nuova vita nella città desiderata.
Di cosa ti occupi?
Continuo a lavorare per una editoriale italiana nel settore scolastico, potendo seguire a distanza le fasi programmatiche della propaganda editoriale e pianificando i vari momenti presenziali che continuo a effettuare ogni mese. Fortunatamente Barcellona dista solo 1 ora e mezza da Bologna e la mia famiglia abita proprio vicino all’aeroporto, quindi la fase logistica è ben organizzata e, in realtà, anche quella lavorativa.Il lavoro come Social Media Manager è oramai una solida realtà che combino a quella di “ambasciatore turistico” per Turisme de Barcelona attraverso le mie pagine web www.destinobarcellona.com e il mio account Instagram @destinobarcellona.
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Il progetto turistico si è anche sviluppato attraverso le numerose guide private che effettuo per i followers che mi contattano volendo scoprire meglio la città, o direttamente per agenzie turistiche italiane, associazioni o addirittura aziende private in visita professionale in città.
Come ti sei mosso per trovare un alloggio?
Dopo sette mesi nella mia camera in un appartamento condiviso è venuta la necessità di iniziare a trovarmi una realtà più intima e personale, dove poter vivere serenamente. Dapprima ho deciso di mettermi in marcia per ottenere il NIE, il documento di identificazione per gli stranieri, necessario e fondamentale per i rapporti istituzionali e burocratici.
Poi, da bravo commerciale, mi “sono venduto” presso le agenzie immobiliari presentandomi con una lettera descrittiva: chi sono, da dove vengo, perché sono a Barcellona, cosa sto facendo, perché ho deciso di frequentare una classe di catalano, quali sono le mie necessità e ovviamente la disponibilità economica dimostrando conti correnti bancari e dichiarazione dei redditi.
Alla fine ho ristretto il cerchio degli appartamenti proposti e, grazie a una “congiuntura astrale”, ho ricevuto conferma per un appartamento tutto per me.
Quali sono i costi medi e le zone in cui è possibile vivere bene spendendo poco?
Barcellona, dal punto di vista abitativo, è una città cara come Bologna o tante altre importanti città italiane. L’affitto per un appartamento di circa 50-60 mq può costare dai 1200 ai 1400 Euro mensili. Ecco perché sono tante le persone che, anche in età adulta, ancora convivono con degli sconosciuti.Purtroppo le buste paga spagnole non sono altissime e, per potersi permettere di pagare un affitto autonomamente, è necessario fornire garanzie elevate.
Io, avendo un lavoro a distanza con un’azienda italiana e seguendo differenti aziende nella gestione dei social media, oltre alla vendita della mia guida – romanzo e ai tour privati, riesco a coprire le spese per la casa, le utenze e, ovviamente, per vivere serenamente.
Le zone che personalmente mi piacciono sono l’Eixample, soprattutto la parte sinistra (Esquerra), sia nella parte vicina al quartiere Sant Antoni sia nella parte più a nord, verso Les Corts o Sarria (inavvicinabili come prezzi di affitti!).
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Chi vuole abitare da solo ma non ha un’entrata congrua agli affitti in città può sempre optare per i paesi limitrofi come Garraf e Casteldefels, trovando soluzioni abitative più economiche e ben connesse alla città attraverso linee di autobus e treni per trasbordi di massimo 20-30 minuti. Un’altra idea è quella di guardare oltre, a posti come Vilanova i la Geltrù, raggiungibile in meno di un’ora.
Pensi che sia facile, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa lì?
Non è facile, almeno per l’italiano che pensa di vivere come in Italia. Uscire dai propri confini significa anche uscire dalla propria comfort zone linguistica, culturale e sociale.
Io ho vissuto a Barcellona per oltre 10 anni come un viaggiatore che, tutte le volte, ha voluto introdursi nella cultura e nella società, senza pretendere di essere padrone del mondo, senza quell’arroganza del “non voglio rinunciare a nulla”. Ora che la vivo come un cittadino, che ho affrontato un tetris burocratico per i documenti necessari, che mi sono dedicato a introdurmi culturalmente e linguisticamente (anche con il catalano) mi rendo conto della grande fortuna del poter vivere in una società civile che ti rispetta e non ti giudica.Uscire dai confini italiani senza una conoscenza linguistica come lo spagnolo, limitandosi a voler considerare l’inglese come l’unico strumento di comunicazione, è un limite enorme. Ci si riduce a frequentare solo gente che non appartiene a questa terra e si rischia di non evolvere e maturare in questa esperienza.Trovare lavoro è semplice: se hai il NIE, il documento di identificazione straniero, e la padronanza linguistica e se ti adegui a salari inferiori rispetto a quelli italiani, in premio c’è una società che ti premia, che sa riconoscere i valori professionali e umani. Se poi lavori per una società estera e per qualifiche ricercate sicuramente il salario sarà maggiore, come maggiori saranno i bonus aziendali ricevuti.Per aprire un’azienda la burocrazia è molto più snella di quella italiana. Non mi sono interessato in questo senso, quindi ho solamente il parere di amici che mi hanno detto ciò.
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Quali sono i settori in cui è più facile trovare un impiego?
Sicuramente quello turistico è il più ricercato, con uno spettro a 360°. C’è anche un enorme polo tecnologico e un’ampia ricerca d’ingegneri informatici, edili, IT e a livello commerciale. Le imprese di telelavoro sono tante.
Pensi che sia necessario conoscere lo spagnolo?
Sì, sono fortemente convinto che, chi si trasferisce in uno Stato estero, debba comprendere che la conoscenza della lingua locale è necessaria e fondamentale. Qui siamo in Catalunya, pertanto, è necessario imparare il catalano. Io l’ho fatto e sono felicissimo di essermi dedicato alla lingua sin da subito. Conosco gente che vive qui da 10, 15 anni e non ne ha avuto mai bisogno. Certo, anche io non lo parlo nel mio quotidiano, ma quando ho avuto bisogno di relazionarmi a livello burocratico, ho scoperto che quelle semplici parole che avevo appreso erano delle porte aperte fatte di disponibilità e accoglienza. Sia chiaro, non parlare il catalano non vi porta a essere esclusi e limitati nel vivere la vostra esperienza a Barcellona, se non durante degli eventi pubblici. Faccio un esempio: durante il Pride, la grande manifestazione per i diritti LGBTQ+, molti atti sono parlati in catalano. Ancora, le manifestazioni come La Mercé, la Festa Major de Gràcia e tante altre, si svolgono sempre in catalano. Quindi, perché non iniziare a studiarlo?
Cosa serve, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?
Per accedere a un contratto lavorativo in Spagna come straniero è necessario il NIE. È un documento che viene rilasciato con determinate condizioni, tra le quali possedere un pre-contratto e un empadronamiento, ovvero avere una fissa dimora. Sono tantissimi i dibattiti su come ottenerlo in altri modi, tra i quali affidarsi a aziende di servizi.
Come sei stato accolto dalla gente del posto?
La mia decennale esperienza come viaggiatore assiduo e frequente mi aveva portato a pensare che sarebbe stato tutto più facile. Mi sbagliavo di grosso! Quando sei qui, sei solo. Puoi avere mille amici ma nessuno ti regala niente. Siamo in Spagna, la gente è solare e coinvolgente ma, allo stesso tempo, è molto riservata e prima di “aggiungerti” alla lista di amici da frequentare, soprattutto se sono catalani, i muri da abbattere sono più di uno. Se siete abituati alla mamma che vi fa la spesa o vi paga l’affitto o addirittura le rate del mutuo, se pensate che solo il fatto che Barcellona possegga la più grande comunità d’italiani in Europa, garantisca un’esperienza semplice, o, ancora, se non siete capaci di affrontare anche un po’ di solitudine, è meglio che rimaniate a casa. Lì avete gli amici di sempre, la famiglia pronta a rimboccarvi le coperte e le abitudini consolidate.Vivere all’estero è una questione seria. La gente del posto è stupenda, se affrontate questo vostro trasferimento in piena serenità e con consapevolezza delle enormi difficoltà che possono presentarsi.
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Che consigli daresti a chi vorrebbe andarci in vacanza?
Se avete scelto di venire in vacanza a Barcellona, rincuoratevi perché, come avrete capito, le mie parole sono dettate dal mio grande amore per questa città. Inoltre, in quanto viaggiatore appassionato, che ora ci abita, posso portarvi alla scoperta della sua vera anima.
E’ possibile venire in vacanza come ho fatto io nel lontano 2005, in modalità “hotel – spiaggia -discoteca” a qualsiasi età (ma vi assicuro che quell’esperienza la potete fare a Riccione) e, per questo motivo, ringrazio la vita per quella sana inconsapevolezza che mi ha permesso d’innamorarmi di Barcellona, della sua storia e del suo immenso tesoro architettonico e artistico.
Venire in vacanza per farsi 4 selfies sulle Ramblas, davanti Casa Batlló o alla Sagrada Familia non fa di voi dei viaggiatori. Parola di guida turistica, parola di un autore della prima guida – romanzo dedicata a Barcellona, parola di un italiano che ha scelto questa città e che lavora duramente per diffondere la sua cultura e arte.
Prima di trasferirmi qui, ci sono venuto 8-9 volte ogni anno e tutti mi chiedevano, “ma perché non dedichi i tuoi soldi e il tuo tempo libero a viaggi in altre città europee?”. Io rispondevo sempre, “non ho finito di scoprire Barcellona”. E sono ancora qui.
Quali sono, secondo te, i punti in comune e le differenze fra lo stile di vita italiano e quello spagnolo?
Come punti in comune, ovviamente, abbiamo la cultura gastronomica, che è quella marittima, quella contadina e delle tradizioni.
Mi ricordo mio padre all’interno del mercato de La Boqueria guardando pilari di peperoncino secco esposto nei vari banchi dicendo, “ma questo è come quello che troviamo in Sicilia”oppure penso ad altre persone che associano alcuni piatti tipici catalani alle varie ricette regionali italiane.
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Siamo quasi fratelli, una comunione data da eventi storici che hanno coinvolto Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, parte della Campania e della Puglia nel grande Principato de Catalunya (periodo XV – XVIII secolo). Ricordo un mio amico catanese che, passeggiando per le strade di Barcellona, continuava a ripetere, “Ma questo sembra quel quartiere di Catania, questo pure…”
Amici di Napoli ricordano le ceramiche che coprono le cupole di numerose chiese solamente guardando alcuni palazzi nobili, altri per le assonanze linguistiche fra il catalano e i vari dialetti regionali italiani.
Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?
Lo farei prima. Cercherei di svincolarmi delle catene sociali e mentali che costantemente ci creiamo e che ci addossano e avrei affrontato prima questa esperienza di vita. Cambiare il passato, tuttavia, è impossibile, e non possiamo neanche lambiccarci troppo il cervello sul futuro, che resta un’incognita. Vivo nel presente, cosciente di questo enorme regalo che sto vivendo nel mio quotidiano e sto facendo sì di ringraziare anche per alcuni inconvenienti o per dei brutti episodi che mi sono successi. Credo che essi mi siano serviti per essere ciò che sono e per indicarmi la strada da percorrere.
Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?
Ho imparato che non bisogna smettere mai di sognare o, per meglio dire, di voler perseguire i propri desideri e obiettivi. I sogni, appunto, appartengono ai sognatori e, senza la buona volontà, rimangono tali. Molti dei miei parenti o amici che vengono a trovarmi, ma anche alcune persone che incontro quando torno in Italia, mi dicono, “Ma quanto sei cambiato?”. In questi casi, mi piace rispondere, Per fortuna sono cambiato, altrimenti sarebbe stato un viaggio inutile!”
Progetti futuri?
Attualmente ho alcuni progetti legati al mio account turistico, per realizzare dei tour guidati speciali. Non posso aggiungere altro, ovviamente, ma chi mi segue sui miei canali social sta già notando la differenza.Dal punto di vista professionale sono molto felice della posizione di social media manager e sicuramente il progetto è quello di realizzare una compagnia di lavoro in questo settore. Le basi ci sono. Anche a livello personale sono molto felice e appagato. Beh, Barcellona è una cornice ideale per chi, come me, ama la cultura, la gastronomia e i continui eventi.
Per seguire e contattare Davide:
E-mail: info@destinobarcellona.com
Sito web: www.destinobarcellona.com
Instagram: @destinobarcellona