Attilio Mingolla: La Sfida di Portare la Puglia a Madrid

A cura di Nicole Cascione

“Mena, datti da fare!” (Fai veloce, sii pratico); “Mena, non ti preoccupare” (Non avere l’ansia, tutto si risolverà).

Mena: una parola che sprona la gente a provarci e a non avere paura se qualche volta si sbaglia.

Una parola che Attilio Mingolla ha deciso di fare sua nel suo piccolo grande progetto: portare un po’ della sua Puglia all’estero.

Precisamente a Madrid, dove ha aperto il Mena Apulian Food, un locale in cui propone i piatti tipici della Puglia.

Ecco cosa ci ha raccontato.

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Chi è Attilio Mingolla? 

Sono un ragazzo nato e cresciuto in un piccolo paese della Puglia: Oria, in provincia di Brindisi. Da sempre ho pensato che la mia voglia di esplorare il mondo andasse oltre la mia piccola comunità e così a 15 anni ho preso la mia prima grande decisione: iscrivermi alla specializzazione di chimica in una scuola (a Brindisi) dove non ci fosse nessuno del mio paesello. Questa decisione è stata un’apripista per tante altre decisione future: studiare Farmacia a Firenze, l’Erasmus in Inghilterra e poi Master in chimica a Barcellona e tante esperienze lavorative in giro per l’Europa.

Dopo varie esperienze lavorative all’estero, hai preso la decisione di aprire un locale tutto tuo a Madrid. Perché hai scelto proprio Madrid? 

Madrid, come si direbbe per un’altra grande città, New York: “non dorme mai”. Sembra un paragone azzardato, però davvero a Madrid si esce a far qualcosa dal lunedì alla domenica. E’ una città enorme e dalle grandi opportunità. Piena di gente da tutto il mondo (qui li chiamiamo “guiris”), ma con una cultura e una maniera di vivere simile a noi del sud.

Così nasce il Mena Apulian Food. Perché proprio questo nome?

Perché “Mena” è Puglia! E’ una parola che racchiude tutta la “pugliesità”. “Mena, datti da fare!” (Fai veloce, sii pratico); “Mena, non ti preoccupare” (Non avere l’ansia, tutto si risolverà). E’ una parola che sprona la gente a provarci e non avere paura se qualche volta si sbaglia. Poi l’”Apulian Food” è venuto per esigenze di marketing. Ma se mi chiedono come si chiamino i miei locali, io rispondo: Mena.

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Burocraticamente è stato facile avviare la tua attività in terra spagnola?

Non è mai facile avviare una attività. Qui la burocrazia è tanta, ma quasi tutto si affronta online. Vivere e aprire la tua attività in una grande città ti mette di fronte a code interminabili agli sportelli per pagare una tassa o effettuare una registrazione e non puoi contare su nessuna conoscenza: sei un numero e te la devi cavare da solo. Però devo dire che la digitalizzazione di molte pratiche mi ha reso la vita un po’ più facile.

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Il panzerotto, le orecchiette con le cime di rapa, il capocollo e le bombette di Martina Franca, burrata e pucce salentine, questi i piatti tipici che proponi ai tuoi clienti. Profumi della Puglia in terra straniera. Qual è il riscontro ottenuto?

All’inizio è stato difficile far capire alla gente che c’è altro nella cucina italiana oltre alla pizza e alla carbonara (o alla lasagna “boloñesa”, come la chiamano qui), ma è stato incredibile vedere come dopo ogni morso ad un panzerotto, ogni forchettata ad un piatto di orecchiette con le cime di rapa o dopo aver provato una bombetta, la gente si appassionasse sempre più a noi, al nostro tipo di concetto e alla mia fantastica terra.

Come riesci a reperire la materia prima?

Alcuni ingredienti li importo direttamente dal mio paese. Nonostante sia andato via giovanissimo il legame con Oria c’è e rimane sempre. Questa è una maniera per essere sempre connesso con le mie radici. E poi conosco le persone dietro ai fornitori e mi fido di loro e dei loro prodotti. Per gli altri prodotti più facilmente reperibili, mi affido a due distributori di prodotti italiani qui in Spagna che mi hanno coccolato dal primo momento (loro e i loro commerciali).

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Da chi sei affiancato nel lavoro?

Sono socio unico, quindi per le pratiche burocratiche e la contabilità me la devo sbrigare da solo, ma sul lavoro sono affiancato da ragazzi che fanno parte del mio staff ormai da qualche anno (cosa più unica che rara, ultimamente, nella ristorazione). Sono ragazzi che, seppur in alcuni casi non sapevano nemmeno dove fosse la Puglia, hanno imparato i nostri valori e il nostro calore. E’ bello vedere come, nelle recensioni che molti clienti ci lasciano su Google, questo calore, dopo averglielo trasmesso, sia passato anche ai nostri visitatori. E’ bello come anche loro siano diventati un po’ “pugliesi”.

Uno sguardo al passato ed uno al futuro. Quali erano i sogni dell’Attilio di ieri e quali invece i progetti futuri?  

Se mi guardo indietro vedo una persona energica, dinamica, anche un po’ inquieta. Ora sono un po’ cambiato, prendo le decisioni da adulto ormai, ma una cosa è rimasta di quel ragazzino che a 15 anni è andato a studiare in quella scuola dove non conosceva nessuno, svegliandosi alle 6.10 di mattina, ogni mattina: la voglia di esplorare il mondo e un po’ anche se stessi. I sogni dell’Attilio di 20 anni fa erano un po’ gli stessi di ora: sentirmi a mio agio in quello che faccio e viaggiare, viaggiare, viaggiare. Per piacere o per lavoro ma….viaggiare!

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