Luca: ecco com’è cambiata la nostra vitain California

A cura di Maricla Pannocchia

Innamorati della California dopo avervi trascorso delle vacanze, Luca e la sua famiglia hanno partecipato all’estrazione della Green Card alla Lottery e…hanno vinto!

Dapprima Luca non ci credeva ma poi si è reso conto che era tutto vero.

“Ovviamente, non basta vincere la Green Card per trasferirsi in America, quello è il punto di partenza per un processo laborioso, in cui praticamente ti fanno il terzo grado, che dura circa 1 anno e mezzo”.

Adesso Luca e la moglie, che in Italia hanno lavorato come infermieri per 30 anni, stanno studiando per ottenere la licenza in infermieristica, “qui in California gli infermieri sono rispettati e guadagnano molto bene. Il costo della vita qui è molto alto, gli affitti hanno prezzi spropositati e la metà dei nostri attuali stipendi va in quello.

Ecco uno dei motivi per cui vorremmo poter lavorare come infermieri anche qui”. Luca descrive la California come uno Stato che è un mix di persone da vari Paesi, “ciò mi ha aperto la mentalità perché sono fiero di essere italiano ma qui mi sento anche cittadino del mondo”, con una natura possente, tante cose da fare e da vedere e un clima gradevole in ogni periodo dell’anno. Nonostante questo, Luca non sa ancora se trascorrerà lì il resto della sua vita,

“Chi può dirlo? Al momento ci troviamo bene qui in California e poi il dover fare tutto il percorso al contrario per rientrare stabilmente in Italia è qualcosa che, ora come ora, non riuscirei ad affrontare”.

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Ciao Luca, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, sono Luca, ho 53 anni e sono nato a Treviso. Ho vissuto a Breda di Piave, una piccola cittadina in provincia di Treviso, da quando mi sono sposato. Ho due figli che ormai sono grandi. Mia moglie ed io abbiamo lavorato in Italia come Infermieri per quasi 30 anni.

Adesso vivi in California con la tua famiglia, dopo che avete vinto la Green Card alla Lottery. Come mai hai deciso di candidarti?

Siamo venuti in California in vacanza per qualche anno, con la scusa di andare a trovare un nostro amico che viveva qui, e alla fine ce ne siamo innamorati. Trasferirsi in America è molto difficile se non si ha un visto lavorativo. Per gli infermieri poi è quasi impossibile, dal momento che non esistono visti sponsorizzabili. Un giorno, navigando sul web, ho scoperto l’esistenza della Green Card Lottery e abbiamo deciso di provarci.

Pensavi che avreste vinto?

Assolutamente no.

Cos’hai provato quando hai saputo di aver vinto la Green Card?

In un primo momento non ci credevamo poi abbiamo dovuto prendere atto che era vero e non era uno scherzo. Va precisato che venire estratti è solo il primo passo di un lungo processo che dura almeno 1 anno e mezzo, durante il quale si può essere esclusi in qualunque momento. La prima estrazione viene fatta da un computer, ma poi si deve compilare un modulo online che è un vero e proprio terzo grado. Una commissione valuterà le informazioni da te inserite. Aprirà un’indagine per verificarle e tracciare una sorta d’identikit per decidere se farti accedere al passo successivo, che consiste nella visita medica al centro Varelli di Napoli e nel colloquio con il Console Americano al Consolato. Se dopo il colloquio il Console deciderà di farti accedere al passo successivo, ti sarà spedito a casa un visto stampato sul tuo passaporto insieme a una busta gialla da non aprire e da consegnare all’ufficiale di frontiera quando si farà la prima entrata sul suolo americano. Per questo si ha tempo 6 mesi dal momento in cui il Console dà l’autorizzazione. L’ultima parola spetta all’ufficiale di frontiera che, una volta controllati tutti i tuoi documenti, può decidere se apporre il timbro “Admitted”, in tal caso tu da quel momento sei considerato un residente permanente e la Green Card ti sarà recapitata entro un paio di mesi, oppure può decidere di porre fine al tuo sogno rispedendoti a casa. Come ho scritto, il processo è piuttosto laborioso e richiede almeno un 1 anno e mezzo per realizzarsi.

Puoi dare informazioni concrete ai nostri lettori su come partecipare?

Per partecipare è sufficiente entrare nell’apposita sezione del sito del Governo Americano. In genere le candidature vengono aperte a inizio ottobre e chiuse a fine novembre. Non si può partecipare al di fuori di quel periodo. Una volta entrati nel sito, si crea un profilo e s’inseriscono tutti i dati richiesti, tra i quali una foto in formato passaporto. I requisiti per iscriversi non sono poi molto restrittivi, bisogna innanzitutto essere cittadini in uno dei Paesi ammessi alla lotteria (alcuni, per varie ragioni, sono esclusi a priori), essere in possesso del diploma di scuola media superiore e avere la fedina penale pulita. Le estrazioni vengono effettuate a maggio dell’anno successivo. Se si viene estratti non viene inviata alcuna notifica, bisogna quindi entrare nel proprio profilo e digitare il codice assegnato al momento dell’iscrizione per controllare. Una precisazione che credo sia importante è che la partecipazione alla lotteria è assolutamente gratuita. Siti di associazioni che promettono assistenza in cambio di denaro sono da evitare in quanto si tratta di truffatori.

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california

Dove abiti precisamente e di cosa ti occupi?

Abitiamo a Thousand Oaks, una splendida cittadina della contea di Ventura, di circa 130.000 abitanti. Pur essendo in provincia di Ventura, Los Angeles dista circa 45 minuti di auto. È un luogo molto tranquillo, immerso tra le colline e le Santa Monica Mountains, c’è molto verde con tantissimi sentieri per gli amanti delle escursioni e i paesaggi sono mozzafiato. Il clima è ottimo, le estati non sono mai troppo calde e gli inverni non sono mai troppo freddi, chiaramente con le dovute eccezioni. Il tempo è soleggiato per la maggior parte dell’anno. È un luogo ideale per le famiglie con figli piccoli dal momento che l’area offre tantissimo per i bambini e le scuole pubbliche sono di alto livello. I tassi di criminalità sono tra i più bassi di tutti gli Stati Uniti, ci sono tantissimi ristoranti di tutti i tipi e c’è tutto ciò che può servire per vivere senza doversi spostare verso la città. La gente è molto tranquilla e amichevole. La posizione poi è ottima, perché come ho detto non è lontana da Los Angeles, mentre l’oceano è vicino. In meno di mezz’ora si possono raggiungere Ventura, Malibù, Santa Monica e, in circa tre quarti d’ora, Santa Barbara. Ci sono diverse opportunità di lavoro un po’ in tutti i settori, lo stile di vita è tranquillo, rilassato. Si vive molto all’aperto. Per quanto riguarda il lavoro, ancora non abbiamo ottenuto la licenza per poter fare gli infermieri in California, quindi per ora stiamo lavorando in una casa di riposo come personale di supporto sanitario, qualcosa di simile all’Oss Italiano.

È stato difficile trasferirsi con la famiglia?

È stato molto stressante. Abbiamo dovuto mettere in vendita la nostra casa in Italia. Per un paio di mesi prima di partire abbiamo vissuto come ospiti a casa di amici. È stato molto difficile affrontare la burocrazia Italiana e avere a che fare anche con quella americana. Siamo partiti totalmente da zero, senza una casa e senza un lavoro, perché molta gente si trasferisce in America con un visto lavorativo, quindi ha già un lavoro. Quando parti avendo direttamente la Green Card in mano, hai sicuramente diversi vantaggi perché godi dello status di residente permanente, ma ti trovi a partire totalmente da zero. All’inizio pensavamo di stare in America solo per un anno e poi tornare in Italia. Ci sembrava una bella esperienza dalla quale ne saremmo usciti arricchiti sotto tutti i punti di vista. Ma poi è arrivato il Covid e quello ci ha praticamente inchiodati qui. Nel frattempo, cos’avremmo dovuto fare? Le nostre vite sono andate avanti e abbiamo cominciato a mettere radici. Un altro ostacolo non da poco è la lingua. Per quanto possa essere buono il tuo livello di’inglese, ti scontri comunque con una lingua parlata quotidianamente che non è proprio quella che hai studiato a scuola. Diciamo che siamo contenti di averlo fatto ma, guardando indietro, non so se saremmo in grado, ora come ora, di affrontare di nuovo tutto. Questo è anche il motivo per cui, quando mi chiedono se sarei disposto a tornare stabilmente in Italia, rispondo di no. Non credo proprio che avrei abbastanza “fiato” per rifare tutto il processo all’inverso. Non per ora, almeno.

Che consigli daresti alle famiglie che si apprestano a fare lo stesso?

Se sono già venute in California, magari in vacanza, consiglierei di partire stabilendosi in uno dei luoghi che conoscono già. Altrimenti consiglierei un’attenta ricerca su Internet della zona da dove vorebbero cominciare. Raccogliere più informazioni possibile al fine di farsi un’idea e capire quale zona può essere indicata in base alle proprie aspettative e alle abitudini. Cominciare a mettere giù un piano prima di partire, magari non proprio dettagliato perché le situazioni impreviste costringono ai cambiamenti, ma cercare di stabilire subito i passi più importanti, evitare di partire e venire qui allo sbaraglio. Consiglierei anche di prendere contatto con i gruppi d’italiani che ci sono su Facebook, che possono essere davvero d’aiuto ed è possibile incontrarne alcuni membri una volta che si viene qui. Non vergognarsi di chiedere aiuto, non solo ai propri connazionali ma anche alla gente del luogo. Si dice sempre che l’America sia quel posto dove se non hai soldi o sei in difficoltà vieni abbandonato a te stesso ma in realtà non è vero. Soprattutto qui in California ci sono diversi aiuti per chi è in difficoltà e c’è una particolare sensibilità verso l’immigrazione. Gli americani poi sanno essere davvero molto generosi e sensibili di fronte alle situazioni di bisogno.

Pensi che la California sia uno Stato a misura di famiglia?

Dipende molto dalla zona. Le città come Los Angeles e San Francisco hanno tutti i pro e contro delle grandi metropoli. Sicuramente San Diego è più a misura d’uomo, ma ci sono molte realtà costituite da cittadine piccole, dove gli abitanti si conoscono tutti e si respira l’aria tipica dei piccoli paesi. Insomma, se uno è abituato a vivere in centro a Roma o a Milano, probabilmente non avrà tantissime difficoltà nel trasferirsi a Los Angeles. Per quelli come noi che provengono da paesi piccoli e di campagna, consiglierei le cittadine più piccole, come appunto Thousand Oaks o Simi Valley, Camarillo, Ventura e Ojaj.

Luca Favaro California

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Bene. Abbiamo sempre trovato aiuto e supporto nei momenti di difficoltà. Gli americani in genere hanno un giudizio positivo verso l’Italia e gli Italiani. Purtroppo la nostra dimensione sociale è stata messa a dura prova dal Covid. Con il lock-down la nostra vita si era ridotta a casa, lavoro e stop e questo non ci ha aiutati di certo. Ora la situazione è cambiata molto e oltre al lavoro ci possiamo dedicare ai nostri hobbies che ci portano a intrecciare nuove relazioni. Adesso non abbiamo più problemi con la lingua ed è tutto molto più facile.

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Come hai superato le difficoltà?

Affrontandole di petto, dandoci dentro e procedendo passo per passo, ponendomi sempre dei piccoli obiettivi da raggiungere di volta in volta ma anche chiedendo aiuto nei momenti difficili.

Pensi che ci siano dei punti in comune fra lo stile di vita italiano e quello californiano?

Per certi aspetti sì. Credo che la California abbia diversi aspetti in comune con l’Italia. Anche qui, per esempio, puoi andare al mare o in montagna nello stesso giorno. Sicuramente lo stile di vita californiano è più vicino allo stile del nordest italiano. Allo stesso tempo ci sono delle differenze enormi. Il fatto è che qui c’è gente che proviene da ogni angolo del mondo. Direi che tutto il mondo qui è rappresentato, quindi è quasi impossibile non trovare qualcosa che ti ricordi il tuo Paese di origine.

Che luoghi della California suggeriresti di vedere a chi vuole visitarla?

Dipende molto dai gusti personali. Credo che in California ci sia davvero di tutto. La natura qui è possente, immensa e costituisce sicuramente un piatto forte. Dall’oceano alle montagne, dalle spiagge alle colline, dai parchi naturali ai parchi divertimenti, dalle grandi città alle piccole cittadine, dai musei d’arte moderna a quelli di arte antica, dall’intrattenimento legato all’industria del cinema a quello della musica… ce n’è davvero per tutti i gusti. Percorrere tutta la costa da San Francisco a San Diego in macchina è sicuramente un’esperienza che consiglierei a chiunque.

Che consigli pratici daresti a chi, invece, sogna di vivere e lavorare in California?

Non avrei consigli particolari se non di provarci. Bisogna essere comunque pronti a un mercato del lavoro molto dinamico, veloce e in perenne cambiamento, oltre che competitivo. Ma se uno lavora duro, prima o poi questo suo “sforzo” viene riconosciuto e premiato. L’unico consiglio che potrei dare è quello di darci dentro e di dimostrare competenza, affidabilità e passione.

Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita?

La California è indubbiamente uno degli stati più cari degli Stati Uniti. La tassazione è piuttosto alta, ma a costare un occhio della testa sono le case, e soprattutto gli affitti che sono a livelli da delirio. Praticamente metà del nostro guadagno se ne va solo per pagare l’affitto. Questo è anche uno dei motivi per cui stiamo cercando di ottenere la licenza in infermieristica. Gli infermieri qui sono pagati molto bene e godono di una grande considerazione a livello sociale. Se si ha un buon lavoro si vive bene, un po’ come dappertutto.

Ci sono delle volte in cui hai pensato di aver fatto una scelta sbagliata?

Certo che sì. Mi capita anche adesso di guardarmi attorno e chiedermi “ma cosa ci sto a fare qui?”, però devo dire che mi capitava anche quando vivevo in Italia, quindi è probabilmente un problema interiore.

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Vivere in California ti ha insegnato…

Vivere in un ambiente multietnico e multiculturale è un qualcosa che mi stimola tantissimo. Il fatto che tra colleghi e amici mi relazioni ogni giorno con gente proveniente da Giappone, Cina, Australia, Messico, Europa, Nuova Zelanda, India, Brasile, Filippine, Africa… mi fa sentire parte del mondo. Non so, è una sensazione inspiegabile. Questo ha davvero aperto la mia mente e, pur essendo fiero di essere Italiano, mi stupisco nel conoscere usi e tradizioni di Paesi lontani, oltre ad aver imparato che non esiste solo la cucina Italiana e che si può mangiare bene anche al di fuori dei confini Italiani. Quando vivevo in Italia avevo un lavoro sicuro, una casa, la mia famiglia e tanti amici. Tutte cose che mi davano sicurezza, ma adesso mi rendo conto che si trattava di qualcosa di non reale, di effimero. Il fatto di vivere in un luogo in cui il lavoro sicuro praticamente non esiste, con un appartamento in affitto, dove tutto cambia e scorre molto velocemente all’inizio mi dava molta ansia. Adesso, invece, è entrato a far parte del mio modo di vivere quotidiano. Vivere in California mi ha insegnato anche che non è mai troppo tardi per fare qualcosa. C’è gente che a 60 anni torna a studiare e cambia radicalmente carriera. Qui davvero si ha la sensazione che tutto sia possibile, in qualunque momento, certo impegnandosi molto, perché nessuno ti regala nulla.

Progetti per il futuro?

Non abbiamo progetti a lungo termine. Viviamo molto momento per momento. Ora come ora stiamo studiando per ottenere la licenza in infermieristica. Poi, volendo, quest’anno possiamo chiedere la cittadinanza americana, cosa che vorremmo fare. Ho scritto e pubblicato libri in Italia e sto progettando di scrivere un romanzo e provare a trovare un editore disposto a pubblicarlo qui. Dovrò scriverlo in inglese, naturalmente, e non sarà facile, però vorrei provarci. Ancora non so se gli Stati Uniti saranno il Paese in cui vivrò il resto della mia vita. Sarà quel che sarà. Per ora stiamo bene qui.

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