I vantaggi del pellet

Combustibile di biomassa compressa, utilizzato sia per il riscaldamento domestico che residenziale, ma anche per caldaie di grossa taglia e nei grandi impianti delle centrali termoelettriche, il pellet negli ultimi anni ha avuto una grande diffusione in tutto il mondo.

Il segreto di questo successo dipende da una serie di fattori:

  1. È un prodotto naturale: facilmente reperibile, il pellet non necessita di ripiantare alberi poiché usa scarti di lavorazione, o legno proveniente da specifici piani di gestione forestale.
  2. È ecologico: bruciando il pellet si produce anidride carbonica, che prelevata dalle piante ritorna nel ciclo vivente della natura, e non vengono emesse altre sostanze nocive.
  3. Economico e con un alto rendimento: i riscaldamenti a pellet hanno rendimenti superiori al 90%, migliori rispetto agli altri tipi. Inoltre il pellet è economico, sicuro e non ha emissioni.

La diffusione del pellet in Italia e nel mondo

Dando una rapida occhiata ai vantaggi, è facile capire perché il mercato globale del pellet è in costante crescita. Tra i maggiori paesi produttori di pellet c’è il Canada (che produce ogni anno milioni di tonnellate, di cui molte destinate al mercato europeo), la Svezia, la Germania, l’Austria, la Svizzera e i Paesi Baltici, mentre si stanno affacciando sul mercato alcuni paesi dell’Est, la Cina, il Brasile e il Sud-est Asiatico.

IMPORTAZIONE DI PELLET

In futuro, sostengono gli esperti, il pellet sarà sempre più prodotto da quei paesi che dispongono di grandi estensioni di terreni boscosi. In Italia attualmente non ci sono grossi produttori di pellet, tranne qualche piccola realtà nel nord-est e nel centro del paese, e i prodotti sul mercato sono quasi esclusivamente di importazione.

L’Italia importa tantissimo pellet dall’est europeo, in primis da Romania e Bulgaria, a causa del fatto che la manodopera, in quei luoghi, è pagata diversamente con prezzi molto più bassi, abbattendo i costi di produzione e, quindi, di offerta al pubblico.

Importazione di pellet in Italia: la normativa

Nell’ottobre 2010 l’Unione Europea ha approvato un regolamento per prevenire il commercio di legname illegale in Europa. Dal 3 marzo 2013 è entrato in vigore il Regolamento dell’Unione Europea 995/2010, meglio noto come EU Timber Regulation (EUTR), che si applica al legno e a tutti i prodotti da esso derivati, incluso il pellet.

Per le aziende che introducono in Europa prodotti a base di fibre di legno, il regolamento vieta l’immissione e il commercio di prodotti di origine illegale e obbliga l’adozione di un sistema interno di “dovuta diligenza” (Due Diligence). Tale normativa si è resa necessaria per il diffondersi dell’importazione illegale del pellet e i controlli sull’importazione sono diventati molto severi.

Se dunque state pensando di aprire un’attività di importazione di pellet nell’Unione Europea, dovrete rispettare una serie di norme e requisiti fondamentali affinché un pellet possa essere definito di buona qualità e ottenere agevolazioni.

La qualità del pellet viene definita da specifiche tecniche sviluppate a vari livelli. A livello internazionale, la norma a cui fanno riferimento i biocombustibili solidi è la ISO 17225. Per il pellet di legno il riferimento nazionale è la UNI EN ISO 17225-2 “Biocombustibili solidi – Specifiche e classificazione del combustibile – Parte 2: Definizione delle classi di pellet di legno” che di fatto recepisce la norma ISO.

Il primo requisito è legato alla sua capacità di liberare energia termica durante la combustione. Altri parametri a cui il pellet deve rispondere riguardano aspetti di tipo fisico-meccanico, come la durabilità meccanica, cioè la capacità del prodotto di mantenere stabile la sua struttura a seguito degli urti.

Aprire un’attività di import ed export di pellet

L’Italia rappresenta uno dei più grandi mercati per i sistemi di riscaldamento con il pellet in Europa, grazie agli enormi vantaggi che può offrire rispetto ai combustibili tradizionali. I produttori italiani di pellet riescono a coprire soltanto il 15% della domanda interna, aprendo così il restante 85% al mercato straniero.

Gli importatori di pellet in Italia sono diversi e scelgono di importare soprattutto da questi Paesi: Austria, Bulgaria, Ucraina, Polonia, Romania, Russia, Canada. Il pellet canadese, in particolare, spicca per la sua alta qualità.

IMPORTAZIONE DI PELLET

I prezzi del pellet

Le due ultime stagioni (2017/2018 e 2018/2019) sono state caratterizzate da prezzi piuttosto alti e da un paio di picchi di richieste, che hanno generato una carenza di prodotto, specie verso fine anno 2017. Le analisi fatte da AIEL- Associazione Italiana Energie Agroforestali – parlano, ad aprile, di un prodotto certificato A1 con prezzo massimo in riferimento a 250 euro a tonnellata, Iva al 22% esclusa.

Più economico, ma anche meno pregiato, il pellet A2, con un valore prestagionale di riferimento intorno ai 210 euro a tonnellata. Il prodotto sfuso, distribuito in autobotte, invece, aveva un prezzo medio intorno ai 240 euro a tonnellata.

Perché diventare importatori di pellet

La richiesta di pellet in Italia è sempre molto alta. In Italia, i pellet di legno sono utilizzati principalmente nelle caldaie private residenziali e industriali su piccola scala per il riscaldamento. Secondo l’Associazione italiana della catena energetica del legno (AIEL), il pellet in sacchi (15 chilogrammi) rappresenta quasi il consumo totale. Il pellet sfuso trasportato con camion silos non supera le 20.000 tonnellate.

I pellet di legno sono distribuiti principalmente attraverso negozi al dettaglio e rivenditori di combustibili fossili. Diventare importatori di pellet in Italia conviene dal momento che la richiesta è sempre molto forte, e secondo le stime è destinata ad aumentare nei prossimi anni.