Stefano: mi sono trasferito a Barcellona ma…

A cura di Maricla Pannocchia

Il primo trasferimento all’estero per Stefano, originario di Montefiascone, è stato in Germania ma poi, nonostante le soddisfazioni in ambito lavorativo, “ho deciso di andarmene perché il mio tedesco era penoso. E così, sono tornato a Barcellona, dove avevo fatto l’Erasmus, nel lontano 2007.”

Adesso Stefano lavora nel marketing digitale per un’azienda del settore turistico e, a chi vorrebbe trasferirsi in città, dice di fare bene i conti perché Barcellona, come tante metropoli europee, è diventata piuttosto cara. Un’idea, per chi vuole risparmiare ma vivere bene, potrebbe essere quella di stabilirsi nell’hinterland. A chi sta pianificando una vacanza in città, invece, Stefano consiglia i mesi di marzo e ottobre a una visita al Palau de la Musica Catalana.

Ciao Stefano, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Mi chiamo Stefano, sono un ragazzo diversamente giovane di 40 anni, originario di Montefiascone, uno splendido paese che domina il Lago di Bolsena, in provincia di Viterbo. Mi piacciono troppe cose, momentaneamente dedico la maggior parte del tempo libero alla corsa e al cibo, per recuperare le calorie perse di strada.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Nel 2009 stavo per concludere il mio stage gratuito a Confindustria e la prospettiva era quella di un rinnovo alle stesse condizioni salariali, motivo per il quale iniziai a guardarmi intorno mandando CV a destra e manca fino alla fatidica quanto inaspettata chiamata dalla Germania.

Ora abiti a Barcellona ma, prima, hai vissuto a Dusseldorf, in Germania. Cosa puoi raccontarci di quell’esperienza?

Ricordo ancora la cena di addio nel Natale 2009 con i miei amici. “Vado a fare uno stage a Düsseldorf” – mentre brindavo con il 12esimo calice in mano – “Ci vediamo tra 6 mesi.” Detto, fatto: sono rimasto in Germania 8 anni e mezzo. Lavorativamente un’esperienza sensazionale, ho avuto la fortuna di essere nel posto giusto nel momento giusto, entrare in un’azienda di 30 dipendenti e lasciarla con 1,500, un qualcosa che non capita tutti i giorni.

Cosa ti ha spinto, poi, a volerti trasferire a Barcellona?

La mancata integrazione, da additare completamente al sottoscritto. La lingua è uno strumento potente quanto fondamentale per potersi sentire a completo agio. In soldoni, il mio tedesco faceva pena!

Perché Barcellona?

Perché l’assassino torna sempre nel luogo del delitto, ed io sono tornato dove ho fatto l’Erasmus nel lontano 2007.

Come ti sei mosso per organizzare il trasferimento?

Devo ringraziare un sacco di amici. Giorgia per avermi fatto buttare una marea di cose inutili mentre preparavo la dipartita. Andrea per aver ospitato nel suo garage a Düsseldorf 11 scatoloni per 8 mesi. Moein per avermi ospitato a Barcellona per un mesetto e tutti gli altri per aver partecipato a una bella festicciola di addio.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Molto bene, mi aspettavano con lo striscione! A parte le cavolate, grazie alla relativa padronanza dello spagnolo, non ho avuto grossi problemi. Il catalano è un plus molto apprezzato dai locali ma non richiesto agli stranieri.

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Come hai trovato l’alloggio e quali sono i costi medi?

Dopo aver occupato abusivamente casa di Moein, non appena sono riuscito a trovare un lavoro ho inziato a cercare un posto in cui stare. Dopo 6 anni di vita in solitaria sognavo di prendere un bilocale di 50/60 mq2 a prezzi modici, ma già nel 2018 i prezzi degli affitti erano particolarmente alti, a partire da 800€ il mese spese escluse. Optai così per una stanza in un appartamento condiviso e ne trovai una a 500€ tutto incluso con posto macchina nel parcheggio condominiale, che a Barcelona costa mediamente una fortuna.

I prezzi, tra alti e bassi pre e post pandemia, sono più o meno gli stessi. State attenti a chi vi chiede 300€ per una stanza singola. Ci sono topaie che voi umani…

Che valutazione daresti a servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

La Catalogna è una delle regioni più ricche e maggiormante sviluppate della Spagna. I mezzi pubblici e la sanità funzionano abbastanza bene, mi permetto un paragone con l’Italia che potrebbe aiutare alcuni lettori, la Lombardia (Per favore non fate i polemici o gli schizzonosi, andate in Lazio e poi ne riparliamo 😊).Quanto alla burocrazia dico sempre che somiglia alla crema catalana. Non appena sfondata la crosticina di modernità ci s’impantana con una burocrazia secentesca.

Stefano: mi sono trasferito a Barcellona ma, prima di venire qua, fate bene i vostri calcoli

Di cosa ti occupi?

Attualmente mi occupo di marketing digitale per un’azienda nel settore turistico.

Come funziona, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

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Come detto prima, la burocrazia spagnola è una sabbia mobile. Ottenere il NIE, il certificato con il numero identificativo degli stranieri in Spagna, a Barcellona è un’esperienza sensoriale che il metaverso ancora non è riuscito a replicare.

È facile, secondo te, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa a Barcellona?

Il mio ambito è talmente limitato che non ho una visione chiara dell’offerta lavorativa a 360º. Posso dire che Barcellona è sicuramente un polo digitale e tecnologico molto importante in Europa, sempre nella top 5 tra le migliori città per start-up in Europa, e in continua crescita.

Quando all’avviare un’impresa, posso dire che aprire una partita IVA (Autónomo) è piuttosto semplice e ha una tassazione competitiva.

Quali sono, nella tua opinione, i punti in comune e quali le eventuali differenze fra lo stile di vita italiano e quello spagnolo?

Penso che lo stile di vita sia maggiormente influenzato dalla città in cui si vive che dalla nazione in sé. Ci sono più punti di contatto tra Milano e Barcellona che tra Milano e Montefiascone. Quello ch adoro di Barcellona è sicuramente il carattere multiculturale e inclusivo, non ho ancora capito perché non sia stata ancora nominata Capitale del Mediterraneo.

Come hai superato le difficoltà?

La maggiori difficoltà che ho incontrato, così come per tutti, è stata la pandemia. Il lockdown cittadino è stato abbastanza pesante, invidiavo i miei genitori che, vivendo nel mezzo della natura, potevano concedersi ore di aria impensabili in città. Come ho superato questo periodo? Cucinando insieme a Federico, un amico che casualmente ha trascorso tutta la pandemia con il sottoscritto, dalla mattina alla sera. La parte più ardua è stato superare i 4 chili presi in un mese e mezzo.

Stefano Manzi Barcellona

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Che consigli daresti a chi volesse trasferirsi a Barcellona?

Di contare fino a dieci. Barcellona è molto bella quanto cara, un trend che, purtroppo, sta riguardando quasi tutte le metropoli europee. Calcolare bene il costo della vita è fondamentale, conosco diverse persone che vivono nell’hinterland e sono molto contente della qualità della loro vita.

E quali a chi sta pianificando una vacanza lì?

Marzo e ottobre sono, probabilmente, i mesi migliori per meteo, flussi turistici e prezzi.

Puoi suggerire ai nostri lettori qualche posto poco conosciuto dai turisti ma che, secondo te, merita una visita?

Non è sconosciuto ma sicuramete meno gettonato rispetto ai mostri sacri come la Sagrada e Casa Batllo. Io adoro il Palau de la Musica Catalana, la visita guidata è esaustiva e molto interessante. L’acustica è fenomenale, date uno sguardo alla programmazione e concedetevi un’esperienza veramente sensoriale, altro che il NIE.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Evitare di imprecare in italiano ad alta voce. Ci sono più Italiani a Barcellona che a Montefiascone.

Progetti futuri?

Non sottovalutare mai le conseguenze del lavoro. (semi cit.)

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Stefano Manzi Barcellona