Simone Lettieri, chef in Olanda con la passione per l’arte

A cura di Nicole Cascione

“Se vuoi qualcosa combatti per averla, nessuno ti regala nulla”. La storia di Simone Lettieri può essere riassunta in questa frase. Il suo sogno era quello di lavorare nel mondo della ristorazione.

Un sogno che l’ha portato in Olanda, dove Simone oltre a trovare lavoro ha incontrato l’amore.

Mi chiamo Simone Lettieri, ho 26 anni e sono nato in una frazione del comune di Sedegliano in provincia di Udine. Sono cresciuto in una famiglia di lavoratori instancabili, mia madre aveva ben 3 lavori e mio papà lavorava 12 ore al giorno per non farci mai mancare nulla. Nonostante lavorassero molto, non hanno mai fatto mancare a me e mio fratello il tempo e l’affetto che ogni figlio vorrebbe.

Quando avevo 3 anni i miei genitori mi chiesero cosa avessi voluto fare da grande. La mia risposta fu: “Il cuoco”. Terminate le scuole medie era arrivato il tempo di decidere quale strada percorrere per la mia futura carriera lavorativa e io, alla domanda: “Allora cosa vuoi fare da grande?”, risposi nuovamente: “Il cuoco”. I miei genitori senza esitare si misero alla ricerca della migliore scuola alberghiera della zona, purtroppo vicino casa non c’erano buone scuole alberghiere, così decidemmo di provare a cercare una scuola fuori regione.

Dopo un breve periodo di ricerche trovammo una scuola a 150 km da casa. Fu una sfida, era la prima volta che avrei dovuto abitare in un convitto con estranei senza la presenza dei miei genitori e avevo solo 14 anni. Presi coraggio, accettai la sfida e partii. Per 5 anni mi svegliavo il lunedì alle 4 di mattina per prendere il treno e tornavo il sabato nel pomeriggio inoltrato, in quei 5 anni ho percorso circa 50 km solo per andare a scuola.

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Terminai la scuola in tempo, a 19 anni ero alla ricerca di un lavoro dopo essermi diplomato.

Una piccola parentesi, i miei genitori hanno sempre combattuto per farmi imparare la lingua inglese, ma io l’ho sempre trovata inutile e noiosa e, nonostante ricevessi anche lezioni private di inglese, non ho mai voluto impararlo.

I primi trasferimenti

Un pomeriggio, un ristorante in Olanda mi contattò perché era interessato alla mia figura professionale senza esperienza. Nella mia testa ci furono un tornado di emozioni, non ero mai stato all’estero da solo e soprattutto parlavo solo in italiano, come avrei fatto?

Ovviamente una persona con un briciolo di sale in testa avrebbe lasciato e si sarebbe accontentata di qualcosa di più vicino, ma io no, sono nato per le sfide e ho accettato anche questa sfida.

Partii per Amsterdam Schipol da Venezia. Quell’esperienza durò circa un mese, poi rientrai in Italia. Punto e a capo, ero alla ricerca di un altro lavoro. Mi chiamarono dalla Germania. Anche lì lavorai per circa un mese, fino a quando mi resi conto che quell’ambiente non mi piaceva e feci ritorno a casa.

Di nuovo fermo, fino a quando non arrivò una chiamata dalla Svizzera. Ancora una volta accettai e partii, destinazione Diessenhofen al confine con la Germania, questa volta rimasi per 8 mesi poi ci furono problemi con il ristorante e dovetti tornare.

Di nuovo fermo, ma anche questa volta dopo poco il ristorante in Olanda che precedentemente mi aveva chiamato, mi richiamò e via di nuovo alla volta di Amsterdam.

L’amore e il progetto artistic.center

Lavorai in questo ristorante per 6 anni passando da Chef de Range a Head Chef. Nel 2016 conobbi Abby, una ragazza filippina diventata poi mia moglie. Anche qui mega sfida, come ci parlavo con lei che parlava inglese e filippino e io solo italiano? Non ci saremmo mai capiti! Iniziai a scriverle usando il traduttore di Google per il primo periodo poi, pian piano, imparai la lingua.

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Altro passo folle da compiere: questa ragazza la conoscevo veramente molto poco, eppure a Natale del 2016 presi l’aereo per Davao City nelle Filippine. Non conoscevo bene lei e neanche la nazione in cui stavo andando. Sarei tornato indietro con le mie gambe? Fortunatamente andò tutto bene. Tornai in Olanda con la consapevolezza di volerla con me. Era la persona giusta!

Iniziai le pratiche per il permesso di soggiorno. Ovviamente ancora non parlavo bene l’inglese figuriamoci l’olandese. Contattai l’immigrazione e con un misto di gesti e Google Traduttore riuscii a farmi capire. Poco dopo ci sposammo per permettere all’immigrazione di rilasciare il permesso per farla restare in Olanda. Dopo 8 mesi di lotte, documenti, prove, ecc.. le hanno rilasciato il documento. Nel 2019 abbiamo comprato casa. Abby, è un’artista a parere mio fenomenale, solo che come tanti artisti non ha la possibilità per ragioni economiche di mostrarsi al grande pubblico. Da qui l’idea nel 2017 di creare il mio progetto artistic.center.

Non siamo persone ricche, ma ci piace fare del bene, quindi abbiamo investito i nostri risparmi in una galleria d’arte online dove gli artisti si possono iscrivere e promuovere gratuitamente le loro opere d’arte.

Mi manca qualcosa dell’Italia?

Assolutamente tutto. L’italiano medio si lamenta spesso del nostro amato Paese perché non conosce la realtà delle altre nazioni.

La cosa che mi manca di più è la mia famiglia, anche perché per colpa del Covid non torno in Italia da un anno e mezzo. ll servizio sanitario italiano, per quante pecche possa avere, è comunque una spanna superiore a molti servizi sanitari europei dove, come per esempio in Olanda, devi pure pagare autonomamente un’assicurazione sanitaria che spesso non copre nulla, visto che molto spesso di ritrovi a pagare di tasca tua. Io sono uno chef, ho sempre lavorato nella ristorazione e vedo molta differenza anche nei prodotti alimentari che qui non hanno nessun sapore e nel calore delle persone.

Guardandomi indietro ho solo un po’ di rammarico: non aver ascoltato i consigli dei miei genitori che mi dicevano di proseguire gli studi universitari. In quel periodo non ero molto propenso a studiare, preferivo l’idea di andare a lavorare per avere la mia indipendenza economica. Questo non vuol dire che non mi sia realizzato, anche perché a 23 anni mi sono sposato e a 24 avevo già comprato casa e aperto la mia azienda con un grande progetto in testa.

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Progetti futuri?

Davvero tanti. Ovviamente in cantiere ci sono moltissime idee, ma bisogna sempre vedere le disponibilità e se ci saranno aiuti. Ad esempio mi piacerebbe ampliare molto il mio progetto, che attualmente è concentrato solo su pittori e scultori, per dare la possibilità anche a musicisti, fotografi ecc.. di avere la loro finestra sul mondo e di promuovere così la loro arte.

Il sogno di mia moglie è quello di tornare un giorno nella sua terra natale, le Filippine, terra di cui ne sono rimasto stregato anch’io dal primo giorno. Magari per godermi la vecchiaia in una piccola fattoria nel mezzo del nulla, lontano dallo stress cittadino.

La mia storia potrebbe essere riassunta in una frase: se vuoi qualcosa combatti per averla, nessuno ti regala nulla.

Mi piace molto raccontare la mia esperienza di vita perché penso che molta gente ne può trarre ispirazione, soprattutto quelle persone che, per paura di buttarsi, si accontentano di una vita che non le appaga al massimo.

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