Vivere a Bruxelles: la storia di Sara

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo.

Mi sono trasferita a vivere a Bruxelles 3 anni fa, quando la multinazionale farmaceutica per la quale lavoravo ha deciso di chiudere 3 dei suoi 4 stabilimenti produttivi italiani. Quando hanno comunicato ufficialmente la vendita dello stabilmento, mentre i miei colleghi preoccupati commentavano possibili alternative, io decidevo di cercare lavoro all’estero per trasferirmi con mio marito Giuseppe.

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Ero stanca dell’Italia, della disorganizzazione, dei contratti a termine e degli orari di lavoro impossibili. Stanca di non poter avere un bambino.. di lavorare dalla mattina alla sera… di sentirmi dire che la mia laurea in ingegneria gestionale, i corsi di specializzazione, la mia esperienza in contesti lavorativi italiani e internazionali erano troppi o troppo specifici.

In qualche mese ho trovato lavoro a Bruxelles attraverso un’azienda francese che mi ha assunta con un contratto a tempo indeterminato dopo qualche colloquio telefonico.

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E’stato incredibile.

Il 12 gennaio 2009 ho firmato il contratto a Parigi e con il Talis sono arrivata a Bruxelles per iniziare a lavorare come consultente esterna per un’azienda farmaceutica belga. E dopo soli 3 mesi, l’azienda farmaceutica belga mi ha proposto un bel contratto, una buona posizione, uno stipendio che in Italia ce lo sogniamo e per finire, benefits interessanti.

 

E’stato ancora piú incredibile…

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Ormai sono passati 3 anni.

Di ritorno dall’Italia per le vancaze di Natale ne sento forte la mancanza, nonostante tutto quello che io e mio marito Giuseppe abbiamo a Bruxelles, nonostante la multiculturalità, il tenore di vita, la gentilezza delle persone, gli orari di lavoro umani che lasciano spazio per la nostra vita e per quella del nostro futuro bimbo. L’Italia mi manca, il sole, il mare, il cibo che é ineguagliabile… le nostre famiglie.

Ma per ora non torniamo, non potremmo. Nessuno ci darebbe gli stessi lavori e la stessa serenità. Non per ora almeno. Confido nella ripresa di uno sviluppo economico che ci é dovuto, ci spero e ci voglio credere… per poter tornare a vivere nel mio paese, che amo e a cui resto attaccata. Per il momento, resteremo qui ancora qualche anno, oppure ci trasferiremo in un altro paese che rispetti le persone, la loro dignità e la loro vita.

Sara