Vittorio: vi racconto la mia vita nel sud dell’ Irlanda

A cura di Maricla Pannocchia

Vittorio, che lavora per una multinazionale americana nel settore dei microchip, è arrivato in Irlanda per amore, dopo aver vissuto a Parigi. “Amo la città di Cork, penso che sia molto sensoriale” racconta l’uomo, che è anche autore del romanzo “L’educazione di Giulia”. Cork è una città spesso ignorata dai turisti o a malapena toccata dagli autobus che accompagnano i visitatori nelle zone più famose dell’area ma, secondo Vittorio, “per vivere appieno Cork non bisogna fare chissà quali programmi, ma passeggiare, lasciarsi guidare dalla curiosità e vivere la notte”.

Fra gli aspetti negativi del vivere in quella che è la seconda città più grande d’Irlanda, Vittorio elenca il clima, spesso piovoso, e la sanità a pagamento. “Adesso sono a crocevia” dice l’uomo, “Se comprerò casa qui, dovrò sottostare alla schiavitù lavorativa e al mutuo per una ventina di anni. Sto pensando di tornare in Italia. Adesso che ho una figlia, comunque, ogni decisione è più ponderata rispetto al passato.”

Vittorio Sandri Cork

Ciao Vittorio, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Vittorio, sono nato a Ferrara nell’ormai lontano 1977, ho frequentato il Liceo Ludovico Arisoto e in seguito mi sono laureato in Scienze Politiche con un percorso che mi ha portato dall’Universita di Bologna a quella di Nanterre, nella periferia di Parigi. Le mie prime memorie sono proprio associate alla città della metafisica, sempre uguale a quella di oggi anche se si è rifatta il trucco, ma che agli occhi di un bambino appariva magica e misteriosa con le sue nebbie, il castello, le statue dei leoni davanti alla cattedrale, le leggende su tesori nascosti nella facciate di palazzi rinascimentali,i vicoli del centro… la città stessa, dentro e fuori le sue mura medioevali, era una scoperta continua. Crescendo, ho sentito sempre più il desiderio di spingermi al di fuori dai suoi confini.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Credo che inconsciamente lo abbia deciso già da bambino, perché mi e sempre piaciuto molto leggere. Rimevo affascianto da storie ambientate tra castelli scozzesi e capitali europee, ed ero inoltre attratto dalla mitologia greca, in cui il viaggio è un tema molto importante. Ricordo anche una mappa dell’Asia disegnata da Hugo Pratt, un inserto della rivista Corto Maltese, che osservavo con meraviglia. Forse è stato proprio quello il momento in cui ho maturato l’idea che tutto fosse possibile, che vi fosse una moltitudine di esperienze e luoghi da scoprire, e da vivere. Il progetto universitario ha poi dato una base razionale al mio desiderio di partire, ma è qualcosa che ho cercato e voluto.

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Ti sei trasferito in Irlanda. Come mai hai scelto proprio quel Paese?

È stata una casualità e bisogna fare un passo indietro… Al tempo mi trovavo già a Parigi da tre anni, dove riuscii a concludere il mio percorso di studi. In quella città lavoravo come portiere di notte in un hotel a Saint-Germain-des-Prése e vivevo inuna chambre de bonne, una specie di sgabuzzino mansardato a portata delle mie tasche, ma di cui ero molto felice, perché aveva rappresentato la conquista dell’indipendenza.In seguito, circa diciotto anni fa, per una ragione sentimentale, dalla Francia mi trasferii in Irlanda, tra le altre cose con un viaggio lunghissimo in autobus, senza lavoro, e senza nemmeno sapere cosa aspettarmi.

Dove abiti precisamente e di cosa ti occupi?

Abito nel Sud dell’ Irlanda, nella città di Cork, e lavoro per una multinazionale americana nel settore dei microchip. Sono un impiegato del reparto commerciale e mi occupo della parte amministrativa per diversi mercati europei. Anche se non ho particolari ambizioni è comunque un ottimo impiego, molto ben pagato, e che mi ha permesso di comprare una casa in Italia, nel momento in cui ho cominciato a sentire il bisognio psicologico di un “paracadute”, ovvero un posto dove rifugiarmi nel caso qualcosa fosse andato storto. In realtà mi sarebbe piaciuto tentare la carriera diplomatica o quella giornalistica, ma non ci ho creduto abbastanza. È anche vero che qui, particolarmente nelle multinazionali, vi sono ritmi di lavoro piuttosto elevati, che richiedono un buon grado di concentrazione. Alla fine della giornata vuoi solo rilassarti, magari fare una passaggiata o prendere una birra con un amico, liberare la testa da ogni pensiero relativo al futuro.

Vittorio Sandri Cork

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Credo che abbiano tirato un sospiro di sollievo… Scherzi a parte adesso non ricordo, forse mi augurarono “buon viaggio”, in ogni caso non vi fu nessuno dei tipici melodrammi latini. Fin dai tempi delle scuole superiori sono sempre stato piuttosto indipendente, a Ferrara in estate o durante i fine settmane già lavoravo nei pubs e nei ristoranti, ma erano altri tempi, e come diversi altri soggetti in quegli anni non era poi così raro uscire il venerdì sera con un “ci vediamo dopo” senza sapere bene quando si sarebbe rientrati a casa. Di conseguenza, il distacco non è stato particolarmente traumatico.

Come ti sei mosso, prima della partenza?

Per Parigi presi un treno da Bologna e vi passai qualche giorno ad agosto, prima dell’inizio delle lezioni, per trovare un buco in affitto, e quando fu il momento di trasferirmi in Irlanda mi organizzai con qualche mese di anticipo (ma fu una cosa più laboriosa perché dovevo dare le dimissioni dal mio impiego all’hotel, disidire il contratto d’affitto, chiudere il conto in banca eccetera), contattando un affittacamere per avere un posto dove appoggiarmi per i primi mesi, almeno fino a quando non fossi stato capace di trovare un posto stabile in cui vivere. Mi è sempre piaciuto essere indipendente, avere i miei spazi.

Ricordi che cos’hai provato i primi giorni in Irlanda?

Per me fu davvero uno shock culturale, forse per il fatto di averne un’idea piuttosto stereotipata, o di non sapere cosa aspettarmi. Ricordo bambini ovunque, ragazzini, moltissimi giovani, caos, una vitalità e un’umanità dirompenti che a Parigi francamente mancava, o che a causa dei miei limiti in quella città non sono mai riuscito a cogliere.

È facile trovare alloggio lì? Quali sono i costi medi?

Al momento pare sia davvero un’impresa… ci sono pochissime offerte e con costi molto elevati. Per un appartamento con due camere da letto possiamo tranquillamente aspettarci un costo dai 1500 ai 2000 Euro al mese. E parliamo di Cork…non oso immaginare i prezzi di Dublino. Quindi, per la maggior parte della gente, la scelta ricade sull’affitto di una stanza, in una situazione di condivisione con altri inquilini. Ovviamente per un semplice discorso di domanda e offerta al di fuori delle città principali i prezzi sono più accessibili. Per chi volesse farsi un’idea del costo degli affitti il sito di riferimento è daft.ie

Potresti consigliare dei quartieri in cui vivere bene senza spendere tanto in termini di affitto?

Se in passato era possibile scegliere, nella situazione attuale è quasi impossibile riuscire a fare una distinzione di questo tipo. Molti dei miei nuovi colleghi sono riusciti a trovare appartamenti in affitto solo nelle cittadine a ridosso della cintura urbana di Cork.

Come valuteresti servizi quali la burocrazia, la sanità e i mezzi pubblici?

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Il sistema burocratico è piuttosto snello e accessibile, la sanità invece trovo abbia alcuni limiti, e dal mio punto di vista il primo fra tutti è il fatto di essere a pagamento, almeno per chi non è sotto un certo livello di reddito. È normale stipulare un’assicurazione, anche se spesso se ne occupa il datore di lavoro, come parte dei famosi “benefits” che si sommano allo stipendio. Un sistema che mi sembra piuttosto teso al profitto e che avvantaggia e dà priorità a chi ha i soldi, e che non mi dà l’impressione di essere particolarmente equo, anche se lo dico contro il mio interesse. Per fortuna nel mio condominio abitano diversi medici che lavorano all’ospedale. Una volta uno di loro mi lasciò entrare di notte all’ospedale di Cork, da un ingresso secondario, per estrarmi una scheggia di ceramica che mi si era conficcata sotto un piede, in un intervento fuori da ogni protocollo. C’è ancora speranza nell’umanità! I mezzi pubblici sono quello che sono, normali, funzionali, io stesso li ho usati per molti anni.

Cosa si fa, a Cork, in ambito ricreativo, culturale e artistico?

Sicuramente ci sono molte proposte, dai corsi di fotografia a quelli di ballo, musica, teatro… E poi sport, esibizioni d’arte, cinema, manifestazioni periodiche, concerti e molto altro. Ecco, credo stia a ognuno di noi trovare quello che più c’interessa e incuriosisce. Qualche anno fa, prima della pandemia, frequentai un corso di lingua russa, una cosa iniziata un po’ per curiosità, ma che alla fine mi ha portato a viaggiare fino a Mosca. Così, tanto per dire.

Pensi che sia facile, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa in Irlanda?

Sì, credo che possa essere relativamente semplice, almeno a livello burocratico, anche se non avendo mai aperto un’impresa non posso esprimermi sull’argomento. Il mercato del lavoro è abbastanza dinamico, mobile e vi è una competizione aperta basata sulle competenze. Per via di un sistema di tassazione vantaggioso, vi sono moltissime multinazionali che sono più o meno sempre alla ricerca di personale ma, ditte a parte, credo che qui si possa lavorare un po’ in tutti i campi.

Che consigli daresti, anche dal punto di vista pratico, ai tuoi connazionali che vorrebbero trasferirsi lì?,

Tenere presente che a seguito della crisi degli alloggi e all’inflazione galoppante, in questo momento trovare un posto dove vivere potrebbe essere davvero complicato, in particolare a Cork e Dublino. Detto ciò, sopratutto se ci sono una curiosità e un interesse profondo che vanno oltre la mera ricerca di uno stipendio, be’, allora che aspettate ?Audentes fortuna iuvat, lo ha detto Virgilio molto prima di me, ed è una cosa in cui credo molto.

Quali sono i pro e i contro del vivere a Cork?

Cork è vicina all’oceano, con una popolazione molto giovane, dove tutto è a portata di mano. Si tratta di una città che trovo bellissima, anche se un po’ ruvida, e di cui amo particolarmente disordine e vivacità. I contro: a dire il vero piove molto spesso, ma del resto anche questo fa parte del suo fascino.

Vittorio Sandri Cork

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Piuttosto bene, ma ancora una volta credo dipenda da noi, dal rispetto che mostriamo verso gli altri, dalla maniera di relazionarci e dal comprendere che l’Italia, l’espresso, le cene infinite e la cultura dell’aperitivo non sono al centro del mondo, che in altri Paesi i modi e i tempi di socializzazione possono essere differenti da quelli a cui siamo stati abituati per buona parte della nostra vita. È necessario riuscire ad adattarsi a nuove abitudini, a nuove maniere di comunicare e, almeno inizialmente, fare attenzione agli argomenti di conversazione. Cercare di rispettare quel concetto di “privacy” che qui è piuttosto importante.

C’è una comunità d’italiani? Ne fai parte?

Credo che ce ne sia più di una. Ci sono vari gruppetti di Italiani magari di generazioni diverse che per svariati motivi sono rimasti a vivere qui, però no, non ne faccio parte, anche se ho qualche amico di vecchia data che incontro spesso con piacere. Il condominio in cui vivo, ecco, quello sì che invece è piuttosto interessante. Vi abitano medici del Sudan, ingegneri turchi, famiglie asiatiche, un paio di vecchi bikers irlandesi alquanto spigolosi, studenti di varie nazionalità… una bella comunità in cui ci si conosce e si chiacchiera, un posto stimolate. Del resto qui c’è gente di tutto il mondo, da professionisti iper-qualificati a scappati di casa di ogni tipo, è davvero un melting pot assoluto.

Che posti suggeriresti di visitare a chi pianifica una vacanza nella tua città?

Nonostante sia la seconda città per grandezza in Irlanda, Cork non è un luogo particolarmente turistico. Spesso viene solo sfiorata dai pullman dei viaggi organizzati diretti a Killarney, al Castello di Blarney o alle Distillerie di Midletown. Ed è proprio per questo che meriterebbe una visita, ma a mio avviso senza programmi precisi o itinerari definiti. Certo, potrei mettermi a fare una lista di “attrazioni” che si trovano su qualsiasi sito di viaggi, ma non lo farò. A chi decide di avventurarsi da queste parti, consiglio di lasciarsi guidare un po’ dall’istinto, di camminare su per la collina fino a Saint Luke’s, fermarsi per una birra al pub davanti all’antica chiesa anglicana, assaporare il panorama del vecchio porto industriale che a tratti si lascia intravedere ai lati dei palazzi in decadenza, eredità della dominazione inglese.

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Tornare verso il centro e perdersi nei vicoli perennemente battuti dal vento, sulle sponde del fiume presidiate da gabbiani, cigni, aironi e altri pennuti indifferenti al via via dei passanti, fare due passi nelle stradine che circondano il campanile della chiesa di St Anne a Shandon, per ritovarsi sospesi nel tempo, facendo attenzione ai particolari, ai colori delle case, a improponibili negozietti che ancora sopravvivono alle catene dei supermercati e a Internet, alla grande distribuzione capace di divorare tutto. Continuare a girovagare, così, solo per scoprire cosa ci possa essere alla fine di una strada che richiama la nostra curiosità. Mangiare un boccone dove capita e vivere la notte, i pubs, le sessioni di musica tradizionale, l’odore della birra scura, il lato glamour delle donne, la socialità esplosiva degli irlandesi. … Per me Cork è una città ancora sensoriale, dove non porsi troppe domande, e che in un certo senso paragono all’isola dei mangiatori di loto: un luogo dell’oblio, dove gli anni passano leggeri, senza quasi rendersene conto. E dal quale è altrettanto difficile riuscire ad andarsene.

Sei anche uno scrittore. Ti va di parlarci un po’ del tuo libro?

Volentieri e tra le altre cose vi invito anche a leggerlo. “L’Educazione di Giulia” (in cui Giulia non è soggetto, bensì oggetto) è ambientato nell’ Italia degli anni ’90 e dei giorni nostri. Esso narra di una vicenda giovanile e delle conseguenze che questa ha lasciato nel corso della vita del protagonista, Marco, uno studente della Sapienza. Tutta la narrazione ruota attorno al concetto di come le esperienze passate, che hanno contribuito a formare le persone che siamo oggi, continuino in un certo senso a farci compagnia in un angolo della memoria, fino al punto in cui, a volte e a distanza di molti anni, non ci troviamo a riconcorrerle, ad avere voglia di riviverle, per andare a commettere sempre gli stessi errori. Del resto, una vita senza sbagli sarebbe alquanto noiosa.

Progetti futuri?

Sono a un crocevia: a questo punto o compro casa qui – anche se, a dire il vero, non ho tanta voglia di entrare in un meccanismo di mutuo ventennale e schiavitù nel lavoro – o me ne vado, magari torno in Italia, per ricominciare tutto da zero. E poi si vedrà cosa succede. Sempre più spesso sento il bisogno di tornare a muovermi, anche senza un progetto preciso. Ecco, diciamo che adesso ho al seguito una piccola irlandesina con gli occhi blu e quasi pronta per iniziare la scuola… quindi le decisioni sono più complesse e ponderate.

Per seguire e contattare Vittorio:

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