Il progetto prende corpo nel 2009 e si avvale, oggi, di un pool di psicoterapeuti internazionali in grado di rivolgersi ai loro clienti in lingua nativa. E non solo, le consulenze possono avere luogo anche online. IPP è una vera e propria rete di professionisti qualificati, che funziona in piena sintonia con lo spirito dei tempi. Una “specializzazione”, inoltre, si sta delineando: rispondere alle numerose sollecitazioni da parte di persone che soffrono di disturbi relativi al fatto di aver lasciato il proprio paese d’origine; l’Eldorado tanto sognato, a volte, non si trova lì dove si pensava che fosse e in questo caso la Dottoressa Bove, e i suoi colleghi, possono entrare in azione parlando in italiano, ma anche in molte altre lingue europee.
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VoglioVivereCosì. Qual è il vantaggio di poter accedere a una consulta psicologica all’estero nella propria lingua?
Dott.ssa Francesca Isabella Bove (I.P.P.). Le persone che cercano uno psicologo nella propria lingua si dividono in due categorie: c’è chi è arrivato da poco nel paese e quindi non ha un dominio della lingua; ma c’è anche chi vive già, in questo caso a Barcellona, da 15 anni è preferisce la consulta nella propria lingua. Ciò è naturale, perché quando si devono affrontare certe problematiche e parlare di sentimenti profondi, la lingua madre permette di avvalersi di sfumature più complesse. Nello stesso tempo è importante fare riferimento a un professionista che capisca le metafore o i codici non verbali relativi alle proprie radici e alla propria cultura.
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VVC. Si può parlare di un disagio, di un disturbo psicologico legato al fatto di trasferirsi volutamente a vivere all’estero?
F.I.B. Sì, assieme ai colleghi della rete IPP affrontiamo regolarmente certi tipi di problemi che abbiamo definito “della nuova emigrazione”. Se prendiamo in considerazione l’Italia, le persone che partono oggi non sono più i poverelli con la valigia di cartone di 50 anni fa. Sono persone che partono (e questo vale anche per gli altri europei) da una situazione che non è di disperazione, hanno una base culturale, economica, formativa di un certo tipo e se ne vanno soprattutto per migliorare delle condizioni di vita. Spesso, però, le aspettative vengono disattese e molto facilmente “l’emigrazione scelta” diventa fonte di delusioni, crisi, senso di fallimento. Molti clienti sui 35/40 anni si trovano, oggi, a vivere situazioni difficili: il “cambio vita” non è andato come se lo aspettavano e, nello stesso tempo, è anche difficile tornare indietro. Andando a scavare, si scopre poi che, a volte, queste persone in crisi avevano fatto la loro scelta su alcune basi, come la fuga, lo scappare, l’insoddisfazione, idealismi di vario tipo …
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VVC. Ma, a proposito di un Italiano che decide di giocare la sua carta a Barcellona, si può parlare di shock culturale?
F.I.B. No, non si può parlare di un vero e proprio shock culturale dovuto a modi di vivere diversi, anche se delle differenze ci sono. Ma bisogna ricordare che Barcellona, soprattutto nell’immaginario italiano, ha rappresentato, almeno fino a pochissimo tempo fa, la “terra promessa”, la “mecca”. Qualche tempo fa ragionavamo assieme a una collega sul fatto che uno dei simboli di questa città è il Tibidabo (grande parco giochi che sovrasta una delle colline di Barcellona): questo grande Luna Park, il cui nome deriva dal latino “tibi-dabo” e significa in italiano,”ti darò”, rappresenta proprio la promessa di una felicità futura e incarna molto bene il “sogno barcellonese” di molti Italiani. Nel 2010 abbiamo organizzato un laboratorio sul cambiamento dal titolo “ho perso la bussola”, che analizzava, appunto, la dimensione di vuoto, del rimettersi in gioco e darsi nuovi obiettivi. Gli italiani hanno partecipato in molti.
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VVC. Quali sono le nazionalità rappresentate in IPP?
F.I.B. Il target principale è l’Italia. Al secondo posto c’è una richiesta di terapie in inglese, però non si tratta solo di inglesi madre lingua; vediamo spesso anche delle coppie miste (spagnolo/arabo o altri paesi) che preferiscono confrontarsi in un terreno neutro per quanto riguarda la lingua. Abbiamo trattato clienti tedeschi e qualche francese. Gli aspetti di interculturalità rappresentano il carattere pionieristico di IPP, sia sul piano della ricerca che su quello della metodologia degli interventi. In tutto, offriamo il servizio in 11 lingue diverse: italiano, catalano, castigliano, tedesco, inglese, francese, greco, svedese, olandese, magiaro, portoghese.
VVC Quali sono le vostre aree di specializzazione?
F.I.B. Lavoriamo generalmente su tutti i tipi di utenza: gli adulti, i bambini, la dimensione individuale, di coppia e di gruppo e, a seconda delle necessità, abbiamo collaboratori specializzati. I servizi vanno dalla psicologia clinica all’Arte-Terapia, Musico-Terapia, Coaching Interculturale, Terapia sessuale …
VVC. Attraverso quali canali si accede a IPP?
F.I.B. Abbiamo, innanzitutto, un sito web e funzioniamo molto tramite una “piattaforma comune” con gli altri colleghi. Ci sono poi le reti consolari, le scuole, i circoli culturali dei diversi paesi rappresentati a Barcellona.