Lavorare in Giappone

 

Non solo case vuote, adesso a preoccupare il Giappone ci sono anche posti di lavoro vacanti. Il Paese del Sol Levante continua a far parlare di sé.

Tra record negativi di nascite e un inesorabile invecchiamento della sua popolazione, si ritrova oggi a dover fare i conti anche con una manodopera interna che scarseggia.

E se nel primo caso la soluzione trovata è di regalare case a chi si trasferisce in Giappone (pensate si contano ben 10 milioni di case disabitate in tutto il paese), per ciò che concerne il lavoro il governo del premier Shinzo Abe ha varato nei giorni scorsi un pacchetto di misure per incoraggiare l’arrivo di lavoratori stranieri provenienti dai paesi del Sud est asiatico.

In entrambi i casi si vuole cercare di fronteggiare il declino economico e uno spopolamento interno che pare non volersi arrestare.

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L’obiettivo dichiarato del premier Abe è fare in modo che in 5 anni arrivino in Giappone almeno 340mila lavoratori, favorendone l’integrazione nel tessuto sociale.

Così facendo si punta a sopperire alla mancanza di manodopera locale nei settori più in crisi: costruzioni, sanità, ma anche alta tecnologia. Per il piano sono stati stanziati 6 miliardi di yen, che corrispondono a circa 50 milioni di euro.

Verranno spesi per l’integrazione dei nuovi arrivati in circa 100 comunità – grandi città ma anche centri minori – , l’assistenza burocratica, corsi di lingua, assistenza medica e scolastica per i figli degli immigrati.

L’offerta è rivolta a 11 paesi dell’area dell’est asiatico e secondo le stime si prevede che i flussi più forti dovrebbero arrivare da Filippine, Vietnam e Myanmar.

Il pacchetto varato dal governo di Tokyo tenta di dare in questo modo una risposta a un problema che sta diventando emergenziale anche in altri Stati occidentali.

Lo spopolamento e la relativa mancanza di personale preoccupa infatti moltissime realtà, a tal punto che sono aumentate città e paesi fantasma. Per correre ai ripari i governi locali hanno messo in palio soldi e terra.

Diversi ad esempio i luoghi del mondo dove ti pagano per abitarci. L’ultima città in ordine cronologico è stata Tulsa, negli Stati Uniti, che ha lanciato il “Tulsa Remote”, un programma che offre 10mila dollari a chi si trasferisce qui per un anno lavorando da remoto.

E ancora la Germania, dove la scorsa estate il governo ha adottato provvedimenti molto simili al Giappone con una proposta di legge che prevede l’immigrazione di ben 1.600.000 lavoratori stranieri.

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Il fine è contrastare la carenza di manodopera interna che preoccupa non poco gli imprenditori.

Le nuove regole sono progettate per consentire ai lavoratori provenienti dagli Stati al di fuori dell’Unione europea con qualifiche inferiori di cercare lavoro in Germania per un periodo di sei mesi, se dispongono dei mezzi per finanziare il loro soggiorno e conoscono la lingua tedesca.

Un’opportunità, questa, che prima era riservata a lavoratori altamente qualificati come medici, ingegneri, professionisti IT e accademici.

Oggi al contrario si cercano soprattutto idraulici, elettricisti e falegnami.