10mila dollari a chi si trasferisce a Tulsa per un anno

Di Enza Petruzziello

 

Vieni a vivere da noi, in cambio ti daremo 10mila dollari”. Se stai pensando a un cambiamento radicale della tua vita, se non ne puoi più di stress e smog, allora questo è l’annuncio che fa proprio al caso tuo. Siamo a Tulsa, in Oklahoma, stato del Midwest degli Stati Uniti.

È da questa ridente cittadina che parte un’iniziativa molto interessante per chi vorrebbe trasferirsi all’estero ma non ha abbastanza soldi per farlo. Unico requisito: restare qui per un anno e lavorare da casa.

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Rivolto ai creativi, agli imprenditori e in generale a tutti i nomadi digitali “Tulsa Remote”, questo il nome del programma, offre infatti sovvenzioni di 10.000 dollari ai candidati idonei che si impegnano a vivere nella seconda città più grande dell’Oklahoma per almeno dodici mesi e lavorare da remoto.

E i vantaggi non si fermano qui: si avrà gratuitamente un posto in una struttura di co-working (che di solito costa 149 dollari o più al mese) all’interno del Tulsa’s Arts District con wi-fi, scrivanie, sale riunioni, bibite e snack gratis, e un intenso programma di incontri ed eventi; uno sconto sull’affitto in appartamenti nuovi completamente arredati di lusso e servizi gratuiti per tre mesi.

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Inoltre, i prescelti potranno partecipare a cene, brainstorming e workshop dedicati a chi lavora da remoto.

In collaborazione con la George Kaiser Family Foundation, il pacchetto di incentivi prevede nello specifico: 2.500 dollari per i costi di trasferimento, uno stipendio mensile di 500 e un bonus di altri 1.500 dollari al completamento dei 12 mesi in città.

Per candidarsi, bisogna avere più di 18 anni, impegnarsi a trasferirsi e vivere a Tulsa per minimo un anno, e dimostrare di essere un lavoratore a distanza a tempo pieno o un lavoratore autonomo al di fuori dello Stato dell’Oklahoma. In altre parole, se si ottiene un lavoro a Tulsa, non si avranno i soldi.

Una decisione, questa, probabilmente presa per evitare la competizione occupazionale con la popolazione locale, che comunque stenta a crescere. Da qui l’idea di un programma ad hoc per attrarre nuove persone e potenziali abitanti a tempo indeterminato.

D’altronde i remote worker stanno crescendo sempre di più, almeno negli Stati Uniti. Secondo un report Upwork del 2018 , il 63% delle aziende intervistate aveva almeno un dipendente che lavorava da remoto, e i responsabili delle assunzioni prevedono che nei prossimi 10 anni il 38% dei dipendenti a tempo pieno lavorerà per lo più da remoto. I sostenitori del Tulsa Remote anticipano che alcuni dei partecipanti non lavoreranno da casa per sempre.

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L’obiettivo a lungo termine è che alcuni possano finalmente avviare le proprie attività, lanciare organizzazioni no-profit e addirittura correre per una carica politica, trasferendosi così in maniera permanente a Tulsa.

I partecipanti possono vivere nella città di Tulsa o nella contea. Coloro che vivono nella contea devono lavorare fuori dallo spazio di co-working che il programma ha fornito. Si inizierà con piccoli gruppi di circa 10 o 15 persone alla volta, dando la precedenza a chi lavora nel campo della tecnologia, della ricerca, della comunicazione.

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Al termine del programma la città spera di poter arrivare a 300 nuovi lavoratori.

Non è la prima volta che nazioni e cittadine offrono denaro, lavoro e terra per invogliare i potenziali residenti.

Non solo negli Stati Uniti. Negli ultimi anni sono stati tanti i paesi che hanno lanciato iniziative simili, luoghi del mondo dove ti pagano per abitarci.

Per molti di questi posti, è un modo per ricostituire una popolazione in declino, per attrarre giovani talenti e dare nuovo impulso all’imprenditorialità.