Germania: terra promessa di professionisti qualificati

Di Gianluca Ricci per Voglio Vivere Così Magazine

 

Niente valigia di cartone, niente subaffitti nelle periferie più disagiate, niente lavoretti in nero. Oggi i nuovi Gastarbeiter continuano a puntare verso la Germania, ma per vedere riconosciute le loro capacità, visto che in patria le aziende disposte a scommettere su di loro sono sempre meno, e non per trovare un impiego qualsivoglia pur di sbarcare il lunario.

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Corsi e ricorsi storici: negli ultimi anni il Paese tedesco ha conosciuto un vero e proprio boom di immigrazione italiana, un’immigrazione qualificata però, costituita in gran parte da giovani ben formati nelle scuole e nelle università italiane che sono stati costretti ad espatriare per trovare l’adeguato coronamento al sogno di una vita.

Pare siano oltre 700mila oggi i nostri connazionali che vivono felicemente in Germania, diventata la meta principale della nostra emigrazione giovanile, 20mila trasferitisi solo nell’ultimo anno: d’altronde non si possono biasimare, i nostri ragazzi, visto che da quelle parti la disponibilità ad accogliere gente volonterosa e preparata è assai più ampia rispetto a quella che viene concessa dalle nostre parti.

E non si tratta di generosità, quanto piuttosto di lungimiranza: è noto ovunque che il nostro sistema educativo, pur con tutti i suoi limiti – e sono molti – è in grado di far emergere le eccellenze, ma è altrettanto noto che invece il nostro sistema produttivo non ha la possibilità o la voglia di tradurle in opportunità reali, quelle eccellenze. Fuori dai nostri confini c’è invece chi è pronto a sfruttarne le potenzialità, offrendo peraltro in cambio un adeguato riconoscimento.

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Il passaparola è stato velocissimo e a fronte di avventure che si spengono ancora prima di cominciare ce ne sono molte, moltissime di più che si trasformano in progetti di vita veri e propri, in cui i protagonisti finiscono per sentirsi veramente tali e iniziano a pensare e a vivere alla tedesca. Non è di secondaria importanza l’aspetto economico, visto che in Germania gli stipendi viaggiano mediamente su livelli spesso inimmaginabili da noi e che in azienda il rapporto fra datori di lavoro e prestatori d’opera è decisamente più morbido e malleabile.

Certo, capita anche là che qualche giovane, partito con belle speranze solidamente aggrappate al pezzo di carta faticosamente conquistato dopo anni di studi, si trovi a dover fare i conti con una realtà non coincidente con le sue aspettative. Ma il più delle volte si tratta di situazioni temporanee. In catena di montaggio ci sono giovani plurilaureati o specializzati, ma sanno che sarà solo questione di tempo, che, se l’impegno e le capacità saranno rispondenti alle richieste, per la scalata verso i vertici basterà solo attendere l’occasione giusta. Un’occasione che invece dalle nostre parti raramente si materializza.

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L’organizzazione del lavoro è completamente diversa, e completamente diverse sono le modalità operative legate all’applicazione dei diritti e al rispetto dei doveri. Una situazione paradossale, che impone a chi ha la forza di farlo di non aspettare oltre e di prendere il primo treno verso il grande nord. Dove peraltro le abitudini di vita sono molto simili a quelle che si stanno per abbandonare, tanto che il processo di “tedeschizzazione” di molti nostri connazionali espatriati in Germania è stato assai rapido e naturale; e il costo della vita più o meno corrisponde a quello di partenza.

Ragioni più che sufficienti per molti per sbrigare le ultime pratiche, salutare parenti e amici, chiudere la valigia e dare forza concreta alle proprie legittime aspirazioni. Perché non si parte più solo per andare a preparare la pizza o a servire ai tavoli di qualche squallido ristorantino di brughiera, ma per mettere a frutto la propria preparazione: è questa mutata prospettiva che ha reso la Germania così appetibile, e sono le mutate condizioni del bagaglio di esperienze e conoscenze che i nuovi Gastarbeiter portano con sé che hanno convinto i diffidenti tedeschi ad accoglierli a braccia aperte.