Alessandro Ricciardi, corporate chef e proprietario di un food truck a Miami
di Matteo Melani
La cucina italiana è amata in tutto il mondo e, se una persona sa muoversi ai fornelli, le opportunità non mancano. Alessandro Ricciardi, dopo aver chiuso il proprio ristorante a Modena, ha lavorato in Belgio e da quando vive a Miami è diventato corporate chef di un’azienda di prodotti alimentari italiani.
“Il mio lavoro consiste nel fare delle dimostrazioni di prodotti per la ristorazione come salse, formaggi e spezie”, dice. “Oltre che ai singoli cuochi o ristoratori – continua -, mostro pietanze in fiere e nei corsi culinari”.
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Dal 2020 possiede un food truck che ha chiamato Tortellino Miami (per indicare le sue origini emiliane) e che gestisce insieme alla moglie e ad un collaboratore. Andando a Tortellino Miami i clienti possono mangiare prodotti tipici italiani come pasta, polpette e cannoli.
L’ascesa, la caduta e la rinascita di Alessandro
Alessandro è figlio d’arte. Infatti i suoi genitori avevano un ristorante a Modena, in cui Alessandro ha iniziato a cucinare i suoi primi piatti. Il cibo è un interesse che coltiva già da bambino, tanto che a 9 anni riceve come regalo di compleanno una cucina giocattolo. Dopo le scuole medie frequenta il liceo linguistico, ma il suo sogno è quello di lavorare come cuoco e appena diplomato inizia a lavorare nel ristorante dei suoi genitori.
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Alessandro vuole spingersi oltre e così apre il proprio ristorante, ma la costruzione di una tangenziale e i problemi con il socio lo costringono a chiudere il locale dopo poco tempo. Nonostante abbia una professione in tasca, Alessandro non riesce a trovare sbocchi lavorativi, così manda il proprio curriculum vitae a diversi ristoratori in Belgio e nel 2013 si trasferisce a Bruxelles, dove lavora come executive chef. Alessandro rimane nella capitale belga per tre anni e, oltre al suo lavoro, parlando di quel periodo ricorda la tensione che si respirava in quei giorni a causa delle misure di sicurezza contro gli attentati che il governo aveva varato.
In un clima così teso Alessandro ritrova il sorriso grazie a una ragazza americana che conosce e con cui poco dopo si fidanza. Lei era lì per conseguire un master e fra i due scoppia l’amore, così nel 2016 si trasferiscono negli Stati Uniti, dove si sposano e diventano genitori di un bimbo.
La nuova vita in America
Arrivato a Miami, Alessandro inizia a cercare un lavoro e dopo poche settimane arriva la chiamata da parte di ristorante italiano che cerca nuovi cuochi. “Se una persona lavora nella ristorazione, la cucina diventa una chiave che apre tante porte”, dice.
Quando ha un po’ di tempo libero, Alessandro gira per le strade di Miami e un giorno riceve la proposta per la posizione di corporate-chef da parte dell’azienda Menù, un’azienda che produce specialità alimentari italiane destinate alla ristorazione professionale.
Dopo sei mesi Alessandro accetta la proposta e firma il contratto.
Dopo sei mesi la proposta diventa ufficiale e Alessandro in un batter d’occhio firma il contratto per la posizione di corporate chef. “Non ce la facevo più a stare chiuso in cucina, avevo bisogno di staccare un po’ da quell’ambiente e la chiamata di Menu è stata un’occasione d’oro”, dichiara.
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Dalle mura di una cucina, Alessandro si trova a girare città per promuovere i prodotti e mostrarne tutte le applicazioni. “Accompagno i venditori – afferma – e mostro ai potenziali acquirenti formaggi, salse e condimenti in scatola. Ogni giorno faccio 6 o 7 appuntamenti, soprattutto nelle grandi città come New York o Seattle, dove amano mischiare gli ingredienti”. Anche in Florida arriva il Covid-19 e, con le restrizioni di movimento e Alessandro, d’accordo con i vertici, lascia la carica di corporate chef.
L’inizio dopo la pandemia
Ma la cucina non è solo ristorazione “classica”. Alessandro e la moglie, nel 2020, decidono di aprire un’attività di somministrazione di cibo su suolo pubblico e comprano un food truck per la preparazione del cibo. Come luogo di lavoro scelgono un posto a sud della città di Miami, dove si trova la chiesa Metro Life Church – Dadeland. “Siamo nel parcheggio della chiesa e non vendiamo birra o vino, ma solo cibo e bevande analcoliche”, precisa. Insomma, una dimostrazione che con la cucina si può lavorare in ogni contesto
“Il mio obiettivo – conclude – è quello di tornare con Menu, con i quali ho già preso i contatti. Non torno in Italia dal 2019, e appena le condizioni lo permetteranno mi piacerebbe tornare a visitare Modena e la Puglia”.
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