Alessandro, hairstylist di successo a New York
Di Enza Petruzziello
Considerato uno tra i migliori hairstylist degli USA, Alessandro Comai ne ha fatta di strada per realizzare il suo sogno. Il suo segreto? Impegno, costanza e determinazione. Originario di Vigo Cavedine, in Trentino Alto Adige, il 37enne è oggi senza dubbio una delle eccellenze italiane nel mondo.
La sua avventura professionale inizia nel garage di casa, dove – dopo la scuola – comincia a tagliare i capelli ai suoi amici. Da quel punto di partenza, ha intrapreso un percorso che lo ha condotto fino a New York. Nella Grande Mela, Alessandro è diventato un hairstylist di successo, punto di riferimento di celebrities e non solo. Basti pensare che c’è chi, per farsi tagliare i capelli da lui, fa uno scalo di sei ore per venire nel salone di Manhattan dove lavora e poi torna in California.
Caparbio e in continua evoluzione, già a 14 anni sapeva bene cosa diventare. Dopo aver concluso la scuola e lavorato in vari saloni del Trentino, sente il desiderio di migliorarsi. Per farlo sceglie di andare a Milano, città icona della moda in Italia. Qui rimane dieci anni lavorando non solo in saloni di bellezza, ma anche per editorial, fashion e TV e vip. Ha l’opportunità di seguire cantanti, Radio Dj, calciatori. E poi l’esperienza a X Factor, quella con Sting, i Jonas Brothers o le parrucche per i negozi di Prada, per citare qualche esempio.
Nel 2012 vola a New York: è amore a prima vista. Si stabilisce definitivamente nel 2015 cominciando “da zero” in un nuovo continente, imparando una lingua nuova e riuscendo a creare un pacchetto clienti molto grande. Anche qui lavora per star, magazine ed eventi internazionali come il Met Gala. Senza contare il suo ruolo di global educatore per aziende leader del settore come Davines (italiana) e Wahl (americana). Ecco la sua storia.
Alessandro, quando e come hai scoperto di voler diventare un hairstylist?
«Hai detto bene, è stata proprio una scoperta! Sai, in età adolescenziale non è per niente facile sapere cosa vuoi fare “da grande”. Devo ammettere che ero molto confuso, il percorso scolastico fino alle scuole medie non ti permette di esplorare le varie possibilità di professioni e, fino a ridosso della data termine, non avevo proprio idea di cosa sarei diventato. Venendo da una famiglia impegnata nel settore della ristorazione avevo quasi pensato di scegliere la stessa professione ma, una mattina mi sono svegliato con una sensazione e con questa idea: esisterà una scuola per Parrucchiere? Ricordo che avevo un libro con me sul comodino – Orientamento formativo – sono andato subito a vedere se esisteva e … trovata!! Premetto che fino a quel giorno non sono mai stato uno che dedicava molto tempo a sistemarsi i capelli allo specchio o che prestava attenzione alla categoria. Sono andato con i miei genitori a visitarla e ho sentito dentro di me una bella sensazione e che quella era la mia strada».
Dove hai iniziato l’attività di parrucchiere?
«Questa è simpatica: dopo essermi iscritto alla scuola, come da direttive sono andato a comprare il materiale che avrei utilizzato nel percorso formativo e ho cominciato da autodidatta a tagliare i capelli di qualche amico nel garage di casa mia. Una volta cominciata, e durante la frequentazione della scuola, ho iniziato a lavorare in saloni sia nei momenti liberi che nei weekend prima nella zona vicino a casa mia Cavedine e poi a Trento».
Dopo la scuola e i primi lavori in Trentino, decidi peò di andare via. Qual è stata la tua motivazione principale nel decidere di trasferirti a Milano per lavorare?
«La scuola mi ha dato una buona base e conoscenze del mio lavoro, lavoravo bene e avevo già tanti clienti soddisfatti che si complimentavano del mio lavoro e ai quali piacevano i miei tagli. Mi dicevano sempre: “Tu farai strada!!”. Dentro di me sentivo un grande desiderio di andare avanti, di crescere, di migliorarmi e quindi, dopo il periodo di lavoro in Trentino, ho scelto di spostarmi a Milano perché, come tutti sappiamo, è la città in Italia più dinamica e soprattutto capitale della moda. Con la mia mappa cartacea sono partito per la volta di Milano alla ricerca del mio nuovo posto di lavoro e percorso».
Come sono stati gli inizi in quella che è la capitale della moda italiana? Puoi condividere qualche momento significativo o sfida che hai affrontato durante i tuoi primi anni a Milano?
«Potrei stare ore a raccontare aneddoti riguardo i miei primi anni a Milano. Premetto che tutte le carriere e percorsi non sono facili, ci vuole tanta costanza e dedizione. Agli inizi è stato un connubio di emozioni, ero molto felice però mi sentivo spaesato, arrivavo da un paesino piccolo del Trentino e mi sono trovato in questa grande città con persone da tutta Italia e da tutto il mondo; non conoscevo nessuno e ho sentito sin dal principio molta competizione nel mio settore. Avevo una lista dei saloni più rinomati e ad uno a uno sono andato a fare il mio colloquio. Mi guardavano dall’alto al basso, io ero un po’ intimorito e non capivo l’atteggiamento, mi chiedevo, perché non esser gentili e felici di vedere un giovane voglioso di crescere e migliorarsi? Fortunatament non ero, e non sono, uno che si abbatte facilmente o che si perde d’animo, quindi alla richiesta: “Mostrami cosa sai fare”, mi sono messo tagliare i capelli nei vari saloni. Ho ricevuto risposte positive, il mio stile di lavoro piaceva, e ho avuto la possibilità di scegliere in quale posto andare a lavorare fra quelli che mi erano piaciuti di più. Ho da subito avvertito una bella energia e possibilità di crescita. Una bella soddisfazione passare dallo spazzare i capelli del salone ad avere una bella clientela e vedere che ogni persona a cui facevo un taglio, tornava e chiedeva di me. Dopo un paio di anni ero il più richiesto del salone e da lì non mi sono “ più fermato”».
Nel 2012, complice un viaggio a New York, scatta in te la voglia di cambiare ancora. La città ti conquista talmente tanto che tre anni dopo scegli di stabilirti definitivamente qui. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?
«A Milano ho lavorato tanto e fatto tantissime esperienze stupende, dedicandomi anche molto alla formazione per una azienda chiamata Wahl. Pensa, la marca della mia prima clipper comprata quando mi sono iscritto alla scuola di parrucchiere e con la quale facevo i tagli agli amici nel garage di casa. Ti lascio immaginare la soddisfazione di quando l’azienda è venuta a cercarmi mentre lavoravo a Milano. Ancora oggi collaboro con loro insegnando la mia professione ai nuovi colleghi e a chi come me ha scelto di diventare un hairstylist. Ho lavorato per le sfilate di moda, la televisione, i servizi fotografici, seguendo calciatori e anche personaggi pubblici. Devo ammettere che non è stato facile lasciare tutto quello che avevo costruito nel mio decennio a Milano, non è facile lasciare qualcosa di vincente e che va molto molto bene per l’ignoto ma, ancora una volta il bisogno di andare avanti, di migliorami, di evolvermi aveva vinto. Ai clienti a Milano dicevo che andavo solo per una vacanza e per vedere com’era questa Grande Mela, mi sembrava quasi di tradirli. Ma dovevo farlo e sono partito, questa volta non più con la mappa cartacea, alla volta di New York. Dentro di me sapevo che il mio viaggio nel 2012 era un viaggio mirato per vedere come fosse la città che non dorme mai, questa megalopoli, volevo vedere se ce la potevo fare, capire se poteva essere per me e se potevo trovare la mia nuova strada là e proseguire con il mio percorso e carriera. Dovevo impegnarmi a trovare lavoro e ancor più importante trovare uno sponsor per il mio visto. Perché in America, senza uno sponsor e un visto di lavoro, non puoi stare o lavorare. E anche qui come avevo fatto agli inizi di Milano, sono andato nei vari saloni che mi ero annotato negli anni a fare il mio colloquio così da metter le basi per poter trasferirmi qui. Dopo 3 settimane lì avevo capito che sarebbe stata durissima, ma che c’era tanto potenziale e sarebbe stato il posto giusto per la mia crescita professionale. Ci volevo provare anzi, ce la dovevo fare».
Nuova lingua, un nuovo continente. Come è stata l’esperienza di iniziare “da zero” negli USA?
«Ho la tendenza a dimenticare le cose brutte o le fatiche vissute in passato, però le tue domande mi fanno ricordare quanto dura sia stata ritrovarmi a dover partire da zero. Anche questa volta è stata una grande sfida, mi trovavo solo, oltre Oceano, in un nuovo continente dove la maggior parte delle cose erano diverse, partendo da una lingua nuova, che sapevo pochissimo, e con un modo e stile di vivere molto diverso da quello a cui ero abituato! Sono tornato nei saloni, dove ero stato la prima volta nel 2012, e mi sono ritrovato con il mio inglese basico a “spiegare” che ero lì per cercare lavoro. Ho ritrovato quello sguardo dall’alto al basso e mi sono sentito dire che per lavorare a New York devi essere bravo, devi avere quella marcia in più. “Trova delle modelle e mostrami quello che sai fare”, mi hanno detto. Non mi sono perso d’animo, sono andato sulla Broadway e ho cominciato a chiedere alle persone se mi facevano da modelle per mostrare come tagliassi i capelli al titolare. I più mi ridevano in faccia o mi guardavano straniti, finché ho trovato due ragazze che hanno accettato. Sono andato nel salone che avevo scelto e ho mostrato le mie capacità artistiche. Ricordo, come fosse ieri, che il titolare mi disse: “Non capita tutti i giorni di trovare qualcuno con la marcia giusta e tu hai anche la sesta!”. È stata una grande gioia, abbiamo cominciato le pratiche per i permessi di soggiorno e dopo 3 mesi di avvocati e documenti, ho ricevuto il mio primo visto chiamato O1 – Visto di straordinaria abilità artistica- solo il nome del visto mi faceva sentire bene. Il visto O1 è l’unico visto che può essere rinnovato infinite volte e nonostante la mia umiltà non potevo che essere felice del mio raggiungimento. Insieme a questo mi sono dedicato alla ricerca di una casa, e come già avevo fatto in passato mi sono trovato senza clienti a spazzare il salone. Pian piano anche qui ho costruito una clientela stupenda».
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New York è conosciuta per il suo essere cosmopolita e così glamour. Ma com’è vivere qui da residente e non da turista?
«New York è un posto veramente stimolante e permette di creare quello che vuoi fare, ovviamente ci vuole tanta dedizione e costanza. Il riferimento di “giungla urbana” calza perfettamente ed è veramente competitiva. La città è molto bella, ma c’è una abisso tra l’abitare qui e viverla come turista. A New York si impara la pazienza e per poter vivere, dati i costi super elevati, ci vuole tanto impegno. Ovviamente essendo un posto dove vivono milioni di persone l’intrattenimento e l’iniziative non mancano però, nonostante tutte queste persone, ho notato che è facile sentirsi soli. Con il mio lavoro parlo con tantissima gente: ognuno ha le sue gioie, le sue fatiche e anche i suoi dolori».
Tu sei l’incarnazione del sogno americano. Sei riuscito non solo a trasferirti ma anche ad affermarti subito come hairstylist di successo. Di che cosa ti occupi precisamente? Quali sono state le tue principali realizzazioni lavorative a New York?
«Tutti cresciamo con questa idea del sogno americano e posso dire che è ancora così, nonostante i tempi e l’economia siano cambiati rispetto al passato. Una cosa di cui sono soddisfatto sicuramente è la mia vita lavorativa, ho fatto tanto sia in Europa che in America ma ci sono 24 anni di dedizione e tanto impegno. Oltre che avere una clientela di tutto il mondo o lavorare con personaggi pubblici, sfilate, editorial, la soddisfazione di lavorare ogni anno per il Met Gala o di trovarmi a viaggiare in America e in Europa per seguire – in occasione di matrimoni, eventi, interviste – dei clienti che vogliono me per la cura della loro immagine, è una cosa unica e preziosa di cui sono molto fiero. Vedere il mio nome su magazine come Vogue o articoli dove parlano di me e della mia abilità artistica mi dà gioia. Ovviamente non dimentichiamoci la bellezza e l’orgoglio di portare l’Italia e le sue professionalità nel mondo. Ad oggi lavoro a Manhattan in Downtown nel quartiere di SOHO e sulla Fifth Avenue. Gestisco un salone all’interno di un club molto esclusivo, seguo i miei clienti ovunque e viaggio molto insegnando il mio lavoro e stile».
La comunità italiana a NY è davvero ampia. Hai modo di frequentare i nostri connazionali e tra i tuoi clienti ci sono anche italiani?
«Ho clienti di tutto il mondo e fra questi con grande gioia clienti italiani che curo sin dai tempi di Milano e che si sono trasferiti negli Stati Uniti. Naturalmente non mancano clienti che vengono in vacanza negli Stati Uniti e ne approfittano per farsi i capelli con me. La comunità è molto grande ed è molto bello quando ci si ritrova, parlando la stessa lingua e avendo le stesse abitudini e stili di vita. All’inizio ho cercato di stare di più con persone con cui dovevo parlare inglese per potermi migliorare ed imparare la lingua, ma ad oggi condivido con piacere momenti di qualità con i miei connazionali».
Puoi condividere qualche aneddoto o momento speciale legato al tuo lavoro con le celebrità?
«Mi diverte molto quando esco da alberghi, dove sono stato a preparare qualche designer o celebrità, e ci sono i fotografi che fotografano anche me pensando che sia qualcuno di famoso. Anche quando sono su questi SUV con cantanti o personaggi pubblici e i fans cercano di spiare dentro la macchina rimangono un po’ sorpresi e confusi quando vedono me all’interno invece che la persona che speravano di vedere».
Che differenze hai riscontrato in ambito professionale – e non solo – rispetto all’Italia?
«Ci sono sicuramente delle differenze perché il modo di pensare e vivere le cose è diverso, penso che se si potesse fare un mix fra le cose valide in Italia e le cose valide in America si creerebbe un bel connubio vincente. Spiegare le differenze è un po’ difficile, soprattutto se non si vive qua, per poter capire le varie dinamiche e le differenti visioni su determinati temi e dinamiche. Noi italiani siamo stimati e dobbiamo portare in alto i nostri valori di qualità ed eccellenza. È bello poter vedere e capire le differenze di come vivono le persone in un continente rispetto ad un altro, arricchisce molto e aiuta ad apprezzare ancora di più le cose belle che noi italiani abbiamo creato ed abbiamo».
Oltre all’attività di parrucchiere lavori anche come formatore, ti piace tramandare le tue conoscenze o preferisci la parte più creativa del tuo lavoro, “il creare”?
«Per me le due cose vanno di pari passo, amo fare entrambe e penso che continuerò. Ho raccolto tanti feedback positivi nel mio percorso di formatore e quando vedi e senti qualcuno dirti: “Mi hai cambiato il modo di lavorare, mi hai dato delle nozioni che mi permettono di sentirmi all’altezza della mia professione”, mi sento bene. Così come mi sento bene quando un o una cliente mi confessa: “Questo è il miglior look con cui mi sia visto/a”. Attenzione, non mi sono mai sentito arrivato, ma anzi questi apprezzamenti mi hanno stimolato per fare ancora meglio e dare un servizio di qualità ancora più elevato».
Quali consigli daresti a chi è alle prime armi nella carriera di parrucchiere, specialmente valutando la tua esperienza internazionale?
«Come ho detto l’impegno, la costanza e la dedizione sono punti chiave per la crescita e per il raggiungimento degli obiettivi. All’inizio è molto importante avere costanza e non farsi abbattere dalle fatiche che si incontrano quando si inizia a fare una cosa e non si è ancora in piena padronanza. Qualsiasi mansione o lavoro non devono essere sminuiti o sottopagati, soprattutto se è un impiego manuale ed artistico. Dietro c’è una visione ricercata e tanto impegno. Fatevi rispettare, credete in voi stessi e vedrete che i risultati arriveranno».
Cosa pensi sia fondamentale per avere successo in questo settore?
«Torno a ridire il fatto di quanto sia importante la costanza, la dedizione, l’impegno e la determinazione. Ho avuto tantissimi momenti di abbattimento, dove mi sono chiesto: “Ma chi me lo fa fare”, però ho proseguito il mio percorso e la mia carriera. Oggi sono orgoglioso di dove sono, nonostante tutti i sacrifici e tutte le scelte che ho dovuto fare: stare lontano dalla famiglia, dagli amici e dai cari, dedicarmi per la maggior parte del tempo al lavoro, gioendo nei momenti belli e perseverando nei momenti difficili».
Com’è cambiata la tua vita da quando sei a New York?
«Penso che la mia vita sia un continuo cambiamento ed evoluzione non solo a livello professionale ma nell’insieme. Vivere a New York mi arricchito e mi ha aperto la mente, mi ha aiutato a capire che ci sono diversi stili di vita e diverse priorità in base al tipo di persona o del momento della vita che stiamo vivendo. Sapere l’inglese è una cosa straordinaria perché ti permette di parlare con tante persone di tutto il mondo; vedere come vivono le persone in una grande città mi fa apprezzare ancor più il mio Trentino, la natura e la bella Italia».
Quali sono le tue speranze e i tuoi progetti per il futuro?
«La speranza è quella di continuare a vivere la vita pienamente ed essere felice e grato per tutto quello che ho. Essendomi dedicato molto al lavoro mi piacerebbe tanto creare una bella famiglia e vivere di valori sani magari di più in Italia vicino ai miei cari e ai miei connazionali».
Ti manca l’Italia e un domani pensi di ritornarci stabilmente?
«L’Italia manca sempre, soprattutto se non ci vivi da tanto tempo. Manca il nostro cibo, il nostro modo di dialogare profondo e sincero. Il desiderio di vivere più tempo in Italia, costruire una famiglia e tornare a lavorare in Italia con mio fratello, anche lui hairstylist, è sempre stato con me in questi anni e prima o poi voglio realizzarlo. Mi sento fortunato e lusingato ad avere tanti clienti che mi aspettano sempre e desiderano che torni un giorno a lavorarci stabilmente. Beh, a presto Italia».
Per contattare Alessandro Comai ecco i suoi recapiti:
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