La storia di Alessandra Campana da 27 anni a Djerba (Tunisia)

Di Enza Petruzziello

«Quando sono qui mi sento davvero a casa, nella mia dimensione e libertà». A parlare è Alessandra Campana, 54enne originaria di Trento, che da 27 anni vive a Djerba, splendida isola al largo della costa meridionale della Tunisia.

Ex assistente di un famoso Tour Operator, Alessandra approda sull’isola per lavoro. È il 1996. L’impatto con il posto è magico e per lei è amore a prima vista. In tutti i sensi. Conosce, infatti, quasi subito quello che diventerà suo marito – Messaoud – e che la renderà madre di 3 meravigliosi figli: Leila, Wael e Jasmin rispettivamente di 21, 19 e 13 anni.

Nel 2008 insieme a suo marito apre il Maison Leila, un B&B molto suggestivo diventato un punto di riferimento per turisti e non solo. Situata sulla strada Midoun-Houmt-Souk, di fronte alla moschea Fadhloun, la sua guest house ha cinque suite deliziose, ognuna con un tocco particolare, distribuite attorno ad un bellissimo e ampio patio. L’accoglienza è molto cordiale e il caffè – stando alle recensioni entusiaste sul web – è davvero ottimo!

Con lei abbiamo ripercorso la sua storia, le ragioni del suo trasferimento e parlato della sua struttura che tanto piace ai turisti. Ecco cosa ci ha raccontato.

Alessandra Campana

Alessandra arrivi per la prima volta sull’isola nel 1996 per motivi di lavoro. Come è stato l’impatto con Djerba e cosa ti ha colpito di più sull’isola e cosa ti ha spinto a rimanere?

«Sono arrivata qui nel Natale del ’96 per motivi di lavoro. Ero stata mandata dal mio Tour Operator, Alpitour. Da due anni, infatti, facevo l’assistente turistica in giro per il mondo. Non appena arrivata a Djerba sono rimasta ammaliata dalla sua natura, dai palmeti e oliveti, dal mare splendido e dalla semplicità e generosità della gente. Tre giorni dopo il mio arrivo ho conosciuto il mio futuro marito. Lui a quel tempo lavorava in aeroporto. Così un po’ l’amore, un po’ la terra e il destino mi hanno spinta a rimanere».

Come vi siete conosciuti e innamorati tu e Messaoud?

«Premetto che credo molto nel destino. Ho conosciuto Messaoud all’aeroporto. Dal momento che io facevo l’assistente e lui lavorava lì, ci siamo subito frequentati. È stato l’inizio di una storia bellissima: due culture diverse, due lingue diverse…a volte non ci capivamo ma era bellissimo! Al tempo, infatti, io non parlavo benissimo francese, ma ci comprendevamo perché eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Prima di sposarci mi hanno anche cambiato destinazione: Maldive e Grecia, ma lui mi ha sempre raggiunto e dopo poco ci siamo sposati».

Complice, dunque, l’amore 27 anni fa ti stabilisci definitivamente a Djerba. Ricordi come sono stati gli inizi qui?

«Come assistente turistica mi sono subito inserita nell’ambiente. Certo, 27 anni fa non c’era nulla, nessun supermercato e pochi servizi. Insomma era abbastanza complicato, ma ero coccolata dalla famiglia di mio marito, abitavamo nella loro casa, perciò ho cominciato a imparare l’arabo per comunicare meglio (parlavo già italiano, francese, tedesco, spagnolo e inglese). La sua famiglia mi ha accettato bene nonostante fossi di cultura differente e anche la mia ha amato subito Messaoud: una persona sincera e leale. Ho continuato il mio lavoro fino al 2019 facendo carriera e diventando capo centro. Nel frattempo gestivo anche il mio B&B aperto nel 2008. Ancora oggi sull’isola sono “l’italiana”».

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B&B. Come è nata l'idea di aprire la Maison Leila

Djerba è famosa per le sue spiagge mediterranee e le bianche città del deserto, ma come è viverci?

«Djerba è pura natura. L’isola ha delle spiagge incantevoli: bisogna scoprirle, non solo soffermarsi alla spiaggia del villaggio. Se hai un’entrata regolare, se sei in pensione o comunque hai uno stipendio buono si vive molto bene. La vita non è costosa come in Italia, ti puoi permettere degli sfizi in più: una donna di servizio, mangiare fuori 3 o 4 volte a settimana, anche se negli ultimi anni con l’arrivo delle catene dei supermercati francesi i costi sono aumentati. In generale Djerba è un’isola semplice, ma anche benestante con case bellissime. Per quanto riguarda la sanità abbiamo delle cliniche private dove lavorano medici molto bravi, ma purtroppo sono strutture a pagamento».

Hai 3 figli. Come è stato crescerli qui? Quali sono i servizi e che tipo di sistema scolastico si trova sull’isola?

«Leila è nata nel 2002 a Trento e dopo pochi giorni sono rientrata a Djerba a lavorare in ufficio come capo centro. Nonostante l’aiuto delle baby sitter, Leila ha vissuto per anni l’atmosfera degli hotel. Anche il secondo, Wael, è nato a Trento e come Leila ha vissuto quell’atmosfera. Quando ho avuto Jasmin nel 2010 lavoravo ancora in hotel, ma avevo già il B&B quindi è cresciuta soprattutto qui. Poi nel 2015 ci siamo trasferiti tutti nel B&B in modo da gestirlo meglio. Posso dire che fin da piccoli i miei figli hanno vissuto in una dimensione di vacanze /casa anche perché da noi c’erano sempre clienti. È stata un’esperienza bellissima che gli ha permesso di parlare subito oltre al francese, all’italiano e all‘arabo, anche altre lingue. Interfacciandosi con i figli di clienti tedeschi e inglesi riuscivano a instaurare un rapporto fantastico. Dal 2018 ci siamo trasferiti in un’altra casa tutta per noi. Negli anni abbiamo cercato di ridimensionare la realtà, di vivere non sempre in vacanza, nonostante Djerba sia anche questo. Capitolo scuola: hanno frequentato l’asilo 4 mesi in Italia e 6 mesi a Djerba, mentre da grandi hanno frequentato una parte di scuole francesi e arabe. Oggi la più grande si trova in Canada dove è iscritta alla facoltà di Biologia medicale. In generale le scuole sono buone, ma per un futuro migliore l’isola di Djerba non offre grandi prospettive se non nel settore turistico».

Hai parlato del tuo B&B. Come è nata l’idea di aprire la Maison Leila? Cosa ti ha ispirato a intraprendere questa attività e quali sono le sfide iniziali che hai affrontato?

«Maison Leila è nata dal desiderio comune di creare qualcosa di personale. Io possedevo una solida esperienza nel settore turistico, nelle relazioni con i clienti e nella gestione, mentre mio marito, pur non esercitando l’architettura come professione principale, è un appassionato e talentuoso architetto con un profondo legame con la storia di Djerba. Insieme, abbiamo avviato la realizzazione di un B&B interamente costruito in pietra, rispettando l’architettura tipica dell’isola, con l’intento di offrire agli ospiti la possibilità di sperimentare l’emozione di vivere una vacanza autentica, confortevole e professionale. Questa impresa non è stata priva di difficoltà; abbiamo dedicato quattro anni delle nostre serate allo studio congiunto dei dettagli architettonici, con l’incertezza se un turismo alternativo avrebbe avuto successo rispetto alle mete più consolidate. Tuttavia, la nostra determinazione e unione ci hanno donato il coraggio e la determinazione necessari per riuscire».

Puoi descriverci come è strutturata Maison Leila? Quali sono i suoi punti di forza distintivi e cosa la rendono unica rispetto ad altre strutture ricettive sull’isola? Che servizi offri? C’è qualcuno che ti aiuta o fai tutto da sola?

«Maison Leila è un hotel boutique, la struttura è una ricostruzione di un “housh djerbino”, naturalmente più ricercata. Ci differenziamo nella particolarità delle camere,tutte diverse, nelle colazioni gestite da me (nel laboratorio preparo a mano, insieme al mio staff, tutte le colazioni per gli ospiti). C’è una bellissima piscina con acqua salata, siamo di fronte alla Mosquee Fadhloune, un patrimonio dell’Unesco. Da quest’inverno saranno proposti dei circuiti alterativi per i nostri ospiti: dalle mosquee agli antichi oleifici dell’isola in collaborazione con l’ufficio del turismo e del patrimonio. Ci piace la cultura e la natura, siamo ormai amati dagli ambasciatori e dai personaggi che desiderano trascorrere qualche giorno a Maison Leila»

In Italia spesso a porre un freno alla nascita di nuove imprese spesso è la burocrazia. Come la situazione in Tunisia? È stato complicato e costoso aprire il vostro bed & breakfast?

«Senza dubbio per i costi è più semplice, ma se vuoi qualcosa di qualità devi spendere anche qui. I permessi sono come in Italia: la burocrazia è lenta e complicata, basta non perdere la fiducia. Ritengo che la vita debba essere vissuta al mille per mille nonostante gli intoppi e le lungaggini burocratiche. Qui c’è una piccola comunità di italiani e le 3 religioni presenti convivono senza problemi insieme».

Qual è stata finora la tua più grande soddisfazione nel gestire la Maison Leila? Hai qualche aneddoto o esperienza memorabile che ti viene in mente?

«Nel corso degli anni ho avuto molte soddisfazioni: Maison Leila è molto apprezzata per la sua autenticità. La soddisfazione più grande, però, è arrivata l’anno scorso a novembre quando abbiamo ricevuto la “Francophonia 2022” con i Capi di Stato, ambasciatori, diplomatici e grandi aziende. Maison Leila è stato l’unico piccolo hotel a ricevere questo onore e per l’occasione abbiamo preparato un’esposizione di datteri con degustazione».

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Come descriveresti l’atmosfera e l’esperienza complessiva che i tuoi ospiti possono vivere presso il B&B? Cosa speri che portino con sé dopo aver trascorso del tempo alla Maison Leila?

«Tutti i nostri ospiti vivono la vacanza e l’emozione del viaggiatore, noi cerchiamo di far amare l’isola raccontando la sua storia e le sue bellezze. Vogliamo che i clienti portino a casa un bagaglio di emozioni per poi aspettare che tornino sull’isola dei Lotofagi, proprio come fece Ulisse che restò qui dopo aver mangiato i frutti del loto».

B&B. Come è nata l'idea di aprire la Maison Leila

Come hai gestito i cambiamenti nel settore turistico, specialmente considerando gli eventi recenti come la Pandemia? Quali strategie hai adottato per far fronte a tali sfide?

«Il turismo cambia ogni 5/10 anni e di conseguenza bisogna rinnovarsi in base alle aspettative dell’ospite. Ci sono stati momenti difficili, dalla rivoluzione del 2011 agli attentati del 2015 fino alla Pandemia, ma nonostante questo abbiamo lavorato e abbiamo dato sicurezza, chi soggiornava a Maison Leila si è sempre sentito al sicuro a partire dalle piccole cose».

Cosa ami di più della comunità locale e come hai cercato di integrarti nella cultura locale nel corso degli anni?

«I djerbini sono molto gentili, aperti e semplici. C’è sempre qualcuno pronto ad aiutarti senza cattiveria o per ricevere qualcosa in cambio: questa è la differenza con l’Europa».

Se dovessi dare un consiglio a qualcuno che vuole intraprendere una simile attività ricettiva in un luogo straniero, quale sarebbe?

«Di venire a provare per assaporare la “liberta”, di non essere prevenuto nei confronti di un’altra cultura e religione. A Djerba puoi fare molto per la gente e per te. Vengo spessissimo in Italia almeno ogni 3 mesi per qualche giorno, ho una casa, mia mamma e mio papà sono anziani, ma poi quando ritorno sull’isola mi sento davvero a casa, nella mia dimensione e libertà».

Come è cambiata la tua vita da quando ti sei trasferita a Djerba?

«Ho iniziato nel 1995 a fare l’assistente turistica, prima vivevo a Trento, viaggiavo ma mi mancava qualcosa. Ho lavorato a New York, Parigi, Santo Domingo, Minorca, alle Maldive, ma a Djerba ho davvero tutto quello che mi serve».

Progetti per il futuro?

«Ogni giorno con mio marito pensiamo a progetti futuri, ci piace essere sempre ottimisti anche se di questi tempi è difficile esserlo. Pensiamo al futuro dei nostri figli e anche al nostro naturalmente. Continueremo con il nostro lavoro a Maison Leila, amiamo conoscere gente di culture e tradizioni diverse, e in fondo la vita è bella anche per questo».

Per contattare Alessandra ecco i suoi recapiti:

Facebook: https://www.facebook.com/maisonleiladjerba

Mail: maisonleila@topnet.tn

Maison Leila - djerba