Vivien: vivo e lavoro in Corea del Sud. Ecco la mia storia

L’Italia non ha mai fatto per Vivien che, sposatasi con un uomo della Corea del Sud, è partita, incinta, alla volta del Paese di lui. “Poi, abbiamo divorziato per incompatibilità caratteriali” racconta la donna, che ora è mamma e insegnante d’inglese.

“In realtà, vorrei fare tutt’altro” racconta Vivien, diplomata al liceo artistico e in procinto di laurearsi in Economia, “Al momento, mi sveglio al mattino, vado al lavoro e finisco alle 20.30. Rincaso molto stanca. Sinceramente, vorrei cambiare questa vita.”

Nonostante ci siano dei punti in comune fra lo stile di vita in Corea del Sud e quello in Italia, come il calore e la cultura della famiglia, secondo Vivien, i coreani sono di vedute più strette, con vite strutturate quasi fino all’eccesso, tanto che, ogni giorno, “tutti si fanno la guerra, anche fra amici.”

Vivien Gasparrini Corea del Sud

Ciao Vivien, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Vivien, sono nata a Roma nel 1999, sotto il segno della Bilancia. Sono diplomata al liceo artistico e sto per laurearmi in Economia.

Cos’altro posso dire su di me? Sono una mamma divorziata 

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

L’Italia non ha mai fatto per me e, nel 2019, appena sposata e incinta, ho deciso di partire. Appena ho potuto, sono letteralmente “scappata” dal mio Paese natale. Ho detto a quello che ora è il mio ex marito che non volevo più vivere in Italia. Ero al 4° mese di gravidanza, abbiamo fatto le valigie e siamo partiti.

Volevo dare un futuro più radioso a mio figlio e, vedendo l’Italia, non me la sono sentita di partorire e crescere un figlio lì. Per me, l’Italia è stata dolce e amara, dolce perché la collego a tanti bei ricordi con gli amici degli ultimi anni del liceo e con i miei nonni. Per il resto, è stata amara perché per anni sono stata vittima di bullismo, gli altri mi hanno fatta sentire sempre di “troppo”, sempre “brutta” e “mai abbastanza”. Un’altra ragione per cui sono finita in Corea del Sud è il mio amore per gli Shinee. Come dicevo, venivo sempre presa in giro e, in quel periodo, ho scoperto la musica degli Shinee, che mi ha salvata e mi ha portata qui. Pensare che ora ho la stessa nazionalità degli Shinee mi fa un certo effetto, è come se avessi guarito almeno un po’ la mia bambina interiore.

Adesso vivi in Corea del Sud. Dove, precisamente? Come mai hai deciso di trasferirti proprio lì?

Ora vivo a Uijeongbu, prima ero a Dongducheon. Sono due zone a 30/40 km dalla capitale. Il mio ex marito è originario di Dongducheon quindi sono andata lì mentre ora sono a Uijeongbu, non lontano da Dongducheon. Sono due zone dove si vive bene, c’è tutto. Quando abitavo a Dongducheon, vivevo precisamente a Bosan-Dong, un bellissimo quartiere multiculturale. Mi spiace che sia poco conosciuto perché ho passato dei bellissimi momenti lì.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Sia male sia bene ma io non sono mai stata legata alla mia famiglia di origine, semplicemente, non abbiamo mai avuto grandi rapporti, a parte nonno e nonna. Sento come se fossi cresciuta da sola, quindi, non è cambiato niente. Durante la gravidanza mi sono stati vicino degli amici in particolare, tramite messaggi. Tra questi, c’è una signora che considero come una zia. Leggendo lo saprà, in quel frangente è stata una gravidanza difficile. Io ero in Corea, c’era la pandemia da Covid-19 e noi siamo partiti, con me incinta, un mese prima dello scoppio della stessa. La famiglia del mio ex marito non mi è stata vicina per niente, ha fatto più danni che altro e non avere una famiglia vicino, in quel momento così delicato, è stato un po’ difficile, però, come dicevo prima, grazie ai miei amici virtuali e a quella signora fantastica, sono riuscita a tranquillizzarmi. Per il resto, mi mancano gli amici degli ultimi due anni del liceo e alcuni che ho dall’infanzia, per il resto, dopo che ho passato la vita come vittima di bullismo, dovrei dire che mi manca la gente di lì?

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Sono partita e basta. Come per ogni cosa che faccio, non ci penso due volte. Anzi, direi siamo partiti e basta, in 2 e mezzo. Abbiamo comprato i biglietti, avevamo già una casa e i documenti per il visto (per matrimonio, eravamo già sposati) e poi basta, siamo partiti. Quando ho preso l’aereo, sulle indicazioni per un “safe trip” c’era Taemin degli Shinee. Mai stata più felice.

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Di cosa ti occupi?

Sono un’insegnante di inglese, lo insegno ai bambini delle elementari e ai ragazzini delle medie. Inoltre, faccio anche le carte e sto studiando lo sciamanesimo. Venendo in Corea, ho scoperto di essere una sciamana. Anche in Italia sono sempre stata interessata all’esoterismo ma in Corea non è considerato qualcosa di strano o “da sfigati che ci credono “ ma è collegato a tutte le cose. Sta nel vivere, nell’Universo, nel destino, nel rispettare la natura… Se in Corea dici a qualcuno che fai le carte e sei appassionato di queste cose, ti rispettano tantissimo, in Italia, non proprio, la gente, se sente cose del genere, si spaventa o ti dice che sei da TSO. Io ho imparato a rispettare tutti e tutte le credenze possibili. È questione di punti di vista.

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

Non proprio, dipende dalle capacità e da quello che hai studiato. Se sai la lingua è più facile trovare lavoro ma, comunque, dipende sempre dal settore. Se sai l’inglese, bene, potresti fare l’insegnante. La Corea è una nazione dove i lavori sono divisi a settore, non è come da noi che va bene solo se hai una laurea, qui quello che conta sono le capacità. Quando i possibili datori di lavoro leggono il curriculum, valutano il candidato proprio in base a quello. Comunque, per trovare un buon lavoro è necessario avere una buona conoscenza della lingua coreana. In Corea pochi parlano inglese e tutto è in coreano. Inoltre, il lavoro non è così facile come sembra. Non ci sono tante protezioni e diritti, quindi, direi che il problema non è tanto trovare lavoro quanto mantenerlo.

Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?

Insegnamento, ristorazione, attività commerciali. Dipende dalle tue abilità, da quello che sai fare e da quante cose sai fare. Direi che il settore in cui più facile in cui essere assunti, per un italiano o un europeo, è quello dell’insegnamento però, naturalmente, non posso garantire ad altri che, se verranno qui, troveranno lavoro come insegnanti.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

Sì, assolutamente. Uno stipendio medio va dai 1800 Ruro ai 2500 e più però lavoriamo tantissime ore, a volte anche senza pausa, e scordatevi malattie e ferie. Se siete disposti a guadagnare così tanto, lavorando molto e godendovi solo la domenica, posso dirvi che gli stipendi sono in linea con il costo della vita. I ristoranti costano poco, il supermercato no, ma su quello sorvoliamo. I divertimenti costano poco quindi, guadagnando molto, è possibile divertirsi spesso. Direi che il rapporto costo/qualità della vita è buono.

Vivien Gasparrini Corea del Sud

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

La benzina costa relativamente poco, così come le sigarette e i ristoranti. Il costo della spesa, invece, è elevato. Una sola mela può arrivare a costare l’equivalente di 2 Euro. Lo stesso per la verdura, che comunque va subito a male. Un cappuccino e un biscotto costano 6/7 Euro. Ogni tanto, preferisco invitare le persone al ristorante, spendiamo meno che al bar o al cosiddetto “cafe”. La mia app della banca dice che dove spendo di più è lì ma, mi dispiace, senza caffè e desserts vari, non posso vivere 

Come funziona, invece, per avviare un’impresa lì come stranieri?

Ci vogliono tanti permessi e tante scartoffie. Non saprei nemmeno da dove cominciare, il centro immigrazione e visti ha dei requisiti molto alti. Mi viene da dire che, chi ha tanta pazienza e soldi, può riuscire. Per queste informazioni, penso sempre sia sempre meglio affidarsi all’ambasciata che può fornire dritte dettagliate e attuali.

Hai la cittadinanza coreana, come hai fatto ad averla?

Nel mio caso, l’ho ottenuta dopo aver fatto l’esame. Si tratta di un esame molto tosto, per cui mi sono preparata per 7 mesi. Ci sono domande sulla Storia, sulla geografia, sulla politica, sugli usi e costumi del Paese. Sono stata eleggibile per prendere la cittadinanza, dato che ho sposato un coreano. Come ho già accennato, ora sono divorziata (incompatibilità di carattere).

Tornando all’esame per prendere la cittadinanza, la prima volta sono stata bocciata, la seconda sono passata. È stato un periodo veramente molto stressante. Hai solo due possibilità l’anno, una ogni sei mesi, sennò puoi fare il corso, che è diviso in 6 esami, e ci vogliono due/tre anni per portarlo a termine.

Dopo l’esame ci sono tutti gli screenings da parte del governo e del Ministero della Giustizia. Loro contano molto sul fatto che tu sia una persona che si comporta bene, che può dare tanto alla società e che non ha commesso crimini o dato fastidio a qualcuno. Io sono una persona molto rigorosa perciò non ho avuto problemi. Per oltre un anno sono stata eletta, insieme ad altre persone, dalla regione e dalla città per aiutare le altre famiglie multiculturali come la mia, dando loro una mano nelle traduzioni (con gli assistenti sociali e con la polizia), aiutandole ad andare in banca, ad ambientarsi e a fare le cose che si fanno nella vita di tutti i giorni. Magari non tutti ci riescono da soli perché hanno difficoltà con la lingua. Mi è piaciuto tantissimo aiutare i nuovi arrivati e chi magari ha avuto poco tempo per ambientarsi. Sono una persona con un grande istinto di sopravvivenza, quindi, credo di aver svolto un buon lavoro aiutando gli altri.

Quali sono i requisiti burocratici per vivere e lavorare lì?

Dipende dal visto che vuoi ottenere, ci sono tanti visti e tante tipologie, però posso dire che, qualunque visto tu voglia, dovrai mettere in conto tante scartoffie.

Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

La burocrazia, senza cittadinanza e con, è molto efficiente. In 5 minuti hai qualsiasi documento. La sanità è a pagamento, anche se c’è l’assicurazione, che a volte è tanto cara. Io, sinceramente, evito di andare in ospedale. Se hai degli esami medici a cui sottoporti, il prezzo è altissimo. Se hai un’emergenza, non puoi fare altro che pagare. Una volta sono finita al Pronto Soccorso, dove ho speso 200 Euro in un giorno. È vero che fai tutto e subito però a volte mi manca la sanità italiana gratuita. Quando, come me, sei al Pronto Soccorso e ti capita di dover fare i calcoli per capire se, economicamente, ti puoi permetterti quelle visite o quelle medicine che possono aiutarti a star meglio – o che, in certi casi, possono salvarti la vita – è un incubo. Sui mezzi pubblici, se non vivi a Seoul, c’è da stendere un velo pietoso. Per fare 11 km a volte impiegano anche due ore mentre la metro passa ogni 30 minuti. La linea 1 di qui mi ricorda la Vesuviana. Quasi mi manca il trenino Ostia Lido -Roma. Scherzi a parte, consiglio di avere la macchina, altrimenti, è bene usare i taxi, che costano pochissimo.

Vivien Gasparrini Corea del Sud

Quali sono, secondo te, le differenze e gli eventuali punti in comune fra lo stile di vita in Corea del Sud e quello in Italia?

Fra i punti in comune metterei la calorosità, la cultura della famiglia, i “mammoni” e il volersi divertire. La differenza è che i coreani sono meno di larghe vedute, qui ci sono tanti tabù. Si lavora anche 12 ore al giorno, se ti ammali ti licenziano, maternità e paternità non sanno neanche cosa siano.

Se stai male, perdi il lavoro. A loro non interessa che tu magari stai molto male, a loro interessa che ti presenti al lavoro.

Come vi dicevo prima, per quanto riguarda la sfera spirituale, mi sono sentita davvero ben accolta. Per la prima volta in vita mia, non mi sono sentita strana, presa in giro e nessuno mi ha affibbiato nomignoli strani. Da ragazzina che veniva presa in giro, ora tutti mi chiedono di leggergli il futuro e di chiedere agli Dei una preghiera per loro.

Che differenze noti, invece, in te come persona rispetto a quando vivevi in Italia?

Direi che sono sempre la stessa. Sono costantemente in ansia per il lavoro. Come ho già accennato, purtroppo, se stai male, ti licenziano o ti riempiono di medicine. Io ho sempre sofferto di mal di pancia e gastriti e vivo quest’ansia dal punto di vista lavorativo. Per altre cose, qui mi sento più libera di quanto non mi sentissi in Italia. Lì, ad esempio, mi sentivo “brutta”, perché la gente mi definiva così, mentre adesso non mi vedo più in quel modo. Questo è magnifico.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio?

Con le app, ce ne sono tante. Trovare casa è facile, avere il deposito per trovare casa, purtroppo, non lo è altrettanto, però, in generale, direi che trovare casa è difficile ovunque.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Dongducheon, Yangju, Uijeongbu, di certo non Seoul e non altre regioni. Se esci dal Gyeonggi-do e non hai la macchina, è un problema. Nelle città che vi ho citato c’è tutto e le persone sono tranquille. Non so perché ma ho la fantasia di vivere a Busan, forse per il mare?

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Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Bene, sempre bene. All’inizio per loro ero straniera e basta, quindi, cercavano sempre di parlarmi in inglese e questo mi dava abbastanza fastidio. Ora, non so perché, sarà per i modi che somigliano ai loro, mi trattano tutti come una di loro. Comunque, i coreani in generale sono molto ospitali con gli stranieri. Ora che sono diventata una di loro, c’è tanta ma tanta competitività. Fino a che sei straniero, non gl’interessa. Quando diventi come loro, cominciano a “temerti”.

Come descriveresti le loro vite?

Sempre impegnate, piene di appuntamenti e cose da fare, impostate quasi. Il trucco delle ragazze è sempre perfetto, oserei dire che loro sono sempre perfette, ed io le ammiro. A volte vorrei essere come loro, come se fossi uscita da un magazine, però non ci riesco, io non sono una persona impostata. Ho studiato teatro per qualche anno e, negli ultimi anni di liceo, ho preso parte a un musical. Sarà che mi piace “improvvisare” anche nella vita. I coreani seguono tutti uno stesso schema, a volte sembra di stare nel Truman Show. Io ora conosco solo persone che non appartengono a quel tipo di società. È una sensazione strana, quando sono con loro mi pare di stare in Italia, invece quando vado a lavoro oppure prendo i mezzi, ritorno in quella realtà.

Quali sono, nella tua opinione, i luoghi comuni o pregiudizi più diffusi sulla Corea del Sud?

Molti pensano che gli uomini coreani siano come nei drama ma non è assolutamente così. Sono uomini come tutti gli altri, forse anche più difficili, più esigenti e puntigliosi. Il bravo e il cattivo sono ovunque. Un luogo comune è che i coreani mangiano sempre kimchi, quello, mi spiace, ma non posso smentirlo. E poi il luogo comune che odio più di tutti è che la gente si aspetta che tutta la Corea sia come Seoul, Busan o Daegu… esci anche solo di 15 km da quelle città e trovi la gente del posto che usa i trattori come mezzi di trasporto e ci sono solo campi. In coreano si chiama “sigeol”, letteralmente “campagna” o “vita di campagna”. Un sogno. Va bene che bisogna avere la macchina per muoversi però si mangia benissimo e si respira un’aria divina, con dei paesaggi stupendi.

Com’è una tua giornata tipo?

Mi sveglio, mi preparo, vado al lavoro, finisco alle 20.30, prendo i mezzi e torno a casa, stanca. Sinceramente, vorrei cambiare questa vita.

Nei week-end o prima di andare al lavoro vado a trovare mio figlio perché, dopo il divorzio, abbiamo deciso che viva con il papà. Io m’impegno nel lavoro e, in futuro, chissà. L’importante, per me, è che mio figlio viva felicemente. Il mio ex marito ed io siamo rimasti in buoni rapporti per il bambino e facciamo quello che è più giusto per lui.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

In realtà non sono state tante, mi sono ambientata subito però sicuramente la famiglia del mio ex marito, che ci è sempre stata addosso e si è letteralmente presentata con una lista di cose che avrei dovuto fare, mi ha dato un po’ di filo da torcere.

Un’altra difficoltà è stata quando, dopo il divorzio, mi sono dovuta trasferire e ambientare di nuovo. Ho anche dovuto trovare un altro lavoro. Ad ogni modo, pian piano, ce la sto facendo.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

Prendere la cittadinanza, vedere mio figlio nascere e crescere. Ancora, il fatto di aver preso la patente qui, il mio primo stipendio, l’essere giovane ma aver già fatto tante cose…

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Fatelo, non ascoltate nessuno, se non voi stessi. Il mio consiglio, tuttavia, è d’informarvi bene perché, come ho spiegato, qui sono molto fiscali su quello che richiedono e le scartoffie sono davvero molte.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Organizzate bene l’itinerario che, se capitate fuori da certe zone, poi prendere i mezzi è difficile (si è capito che non ho a simpatia per i mezzi di trasporto in Corea? ). Venite a vedere non solo i classici monumenti ma anche altro. La storia coreana è bellissima. Qui c’è anche tanta varietà di cibo. Vi direi di non fare i soliti itinerari e di non mangiare sempre le stesse cose ma anche di non andare solo nei posti per i turisti.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Ho imparato a sviluppare l’istinto di sopravvivenza. Questa è una società in cui ogni giorno tutti si fanno la guerra, anche tra amici. Ho imparato a non darmi per vinta.

Progetti futuri?

Segreto! A parte quello, vivere serena e felice. Ora sono in un momento in cui mi sento “persa”, vedrò di ritrovare la strada.

Per seguire e contattare Vivien:

E-mail : vivienkim99@naver.com

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