Serena: la mia nuova vita in Australia

A cura di Nicole Cascione

Nata a Noicattaro, in Puglia, 38 anni fa, Serena Dipierro è una tra le matematiche più brave d’Australia, terra che l’ha accolta dopo anni di precariato in patria.

Una passione per la materia, che ha accompagnato Serena sin da bambina e che l’ha portata a diventare professoressa ordinaria e direttrice del dipartimento di matematica e statistica della University of Western Australia.

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Serena inoltre, ha ricevuto l’Australian Mathematical Society Medal, un importante riconoscimento riservato ai ricercatori con meno di 40 anni che si sono distinti nel campo della matematica.

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Serena, sei stata definita come la matematica più brava d’Australia. Facendo un salto indietro nel tempo, come e quando è iniziata la tua storia di matematica e ricercatrice?

Beh, anzitutto grazie del complimento, anche se comunque è forse esagerato, perché in matematica nessuno è mai il più bravo di tutti! Poi, non so esattamente quando è cominciata la mia storia matematica. La matematica mi è sempre piaciuta, ma ho deciso di iscrivermi all’università solo alla fine del liceo. Avevo fatto un ottimo compito di matematica nell’esame di stato e mi ero divertita a studiare la materia in modo profondo e originale. La scelta di studiare matematica è stata anche sostenuta e incoraggiata dalla mia insegnante di liceo, la Professoressa Ada Volpe, che mi disse di non aver paura: se mi piaceva, studiarla era proprio la cosa giusta da fare!

Sono ormai diversi anni che ti sei trasferita in Australia. Raccontaci le prime emozioni provate all’arrivo. Quali erano i tuoi timori, i tuoi dubbi, le tue paure?

Ovviamente all’inizio ero spaventata, non ero mai stata in Australia e tutto sembrava un salto nel buio. Si pensa sempre di aver fatto una sciocchezza, un’imprudenza, una mossa azzardata. Si ha sempre paura di perdere tutto e di finire nel dimenticatoio. Ma pian piano si acquisisce sicurezza, si prende confidenza con l’ambiente circostante e si entra in sintonia. Da una parte, si prende il meglio di quello che ci circonda. Dall’altra, si offre il meglio di noi alla comunità in cui viviamo, condividendone preoccupazioni, preferenze, desideri e ambizioni.

Insomma, c’è sempre la paura di perdersi quando si va in un posto nuovo, di non essere più se stessi, ma in realtà è proprio con il confronto con un ambiente diverso che emerge la nostra empatia, la nostra capacità di sintesi e quell’identità che ci rende davvero quello che siamo, ovunque finiamo per trovarci.

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Cosa ti affascina della cultura australiana?

La spensieratezza, il coraggio e il legame con la natura.

Cosa adori e cosa invece detesti dell’Australia?

Adoro la natura, i paesaggi, i grandi spazi, la quiete e la vita rilassata. Non detesto nulla, però non mangio la vegemite (quella crema nerastra di estratto di lievito di birra che qui è sostanzialmente il cibo nazionale).

Quali sono i pro e i contro del vivere nella “terra dei canguri”?

Vivo in un posto bellissimo, passo molto tempo all’aperto, circondata da una natura meravigliosa, col sole e la brezza dell’Oceano.

Lo svantaggio è a volte quello di essere un pò isolati, ma questo è diventato un vantaggio in tempi di covid, perché, grazie anche all’isolamento geografico dell’Australia Occidentale, di fatto qui abbiamo potuto fare, fino adesso, una vita sostanzialmente “normale”.

La distanza dal “resto del mondo” si nota soprattutto a livello di fuso orario, perché spesso si finisce per dover fare delle chiamate skype in orari un po’ scomodi per parlare con familiari, amici e colleghi.

Tornando alla tua professione, in cosa differisce il mondo della ricerca italiano da quello australiano?

Questo è un discorso complesso, perché coinvolge non solo aspetti scientifici, ma anche organizzativi, finanziari e culturali. Sicuramente, il mondo accademico italiano è più “sicuro”, con posti a tempo indeterminato o quasi e progressioni di carriera interna che non vengono mai davvero messe in discussione. Ad esempio, è abbastanza comune in Italia che un accademico faccia sostanzialmente tutta la sua carriera nell’università dove si è laureato, e c’è davvero chi fisicamente è stato dai 18 ai 70 anni nella stessa università.

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In Australia, nel bene e nel male, si rischia di più: quaggiù alcuni colleghi in università hanno perso il lavoro a causa della crisi finanziaria causata dal covid e le pressioni dovute alle rette universitarie pagate dagli studenti internazionali sono molto più intense che in Italia.

Ma molte università (in Australia, ma anche altrove) sono più propense che in Italia ad investire davvero sui giovani, dando loro possibilità di crescita rapida, indipendenza, visibilità e responsabilità. In Italia purtroppo i giovani sono spesso visti come semplice discendenza dei loro mentori accademici, per cui si tende a relegarli in ruoli di fatto marginali, e troppe realtà accademiche tendono ad “autoriprodursi” senza avere il coraggio di aprirsi a nuove prospettive.

Ti manca qualcosa della Puglia, tua terra di origine e cosa invece hai preferito lasciarti alle spalle?

Mi mancano ovviamente i miei genitori e parenti, mia sorella e i suoi bambini. Non vedo la mia famiglia da più di due anni, perché i confini qui sono stati prudentemente chiusi per evitare il diffondersi della pandemia e spero che le condizioni sanitarie mondiali migliorino presto per permettermi di tornare a visitare i miei cari in Puglia.

Mi manca la stracciatella fresca e la burrata, anche se qui non si mangia affatto male.

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E in realtà alla fine non mi sono lasciata nulla alle spalle, tutte le esperienze passate, belle e brutte, alla fine hanno contribuito a rendermi quella che sono adesso, e sono felice così.

Come e in cosa è cambiata la tua vita da quando vivi in Australia?

Faccio una vita più sana, passando più tempo all’aperto e dedicandomi di più ad attività sportive.

A livello lavorativo in Australia sono stata valorizzata, molte persone hanno creduto in me e nelle mie capacità di leader, e mi sento stimolata a prendermi responsabilità in prima persona.

Come e dove immagini il tuo futuro?

Eh, questa è una domanda difficile, chi può davvero dire cosa ci riserva il futuro? Forse il saggio è la persona che sa vivere bene il presente, facendo leva sulle sue esperienze passate, per plasmare al meglio il futuro rimanendo sempre pronto ad accogliere le sorprese in arrivo?

serena.dipierro@uwa.edu.au

https://research-repository.uwa.edu.au/en/persons/serena-dipierro

https://en.wikipedia.org/wiki/Serena_Dipierro

https://austms.org.au/australian-mathematicians-recognised-for-contributions-to-research-teaching-and-the-discipline/

www.sbs.com.au/language/italian/audio/serena-dipierro-vince-la-australian-mathematical-society-medal