Da 11 anni che Rossella D’Agostino ha lasciato l’Italia per l’Inghilterra
A cura di Nicole Cascione
Sono ormai 11 anni che Rossella D’Agostino ha lasciato l’Italia per l’Inghilterra. Nel 2012 infatti, dopo aver completato gli studi in Accademia, si è trasferita a Londra per lavorare come costumista e al tempo stesso come scenografa e arredatrice d’interni.
E’ partita per sfidare se stessa e sperimentare l’essenza della creatività: “Ho lasciato quella che era la mia zona di comfort e non solo, anche quella che mi lasciava dubbi nel campo lavorativo e a intraprendere un viaggio per scoprire nuovi orizzonti artistici.
Londra è il mio palcoscenico e io sono pronta a danzare sulla linea sottile tra realtà e fantasia, donando al pubblico la magia che solo il teatro può offrire”.
Rossella, quando sei partita cosa ti sei lasciata alle spalle e cosa contavi di trovare a Londra?
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Volevo imparare al meglio la lingua. Lavoravo in una pizzeria molto conosciuta a Roma e mi innervosiva non poter comunicare con i turisti che ovviamente si aspettavano un fluido inglese. Ho lasciato il Paese più bello del mondo, nonostante le sue pecche che purtroppo bloccano la realizzazione di alcuni sogni. In realtà non mi aspettavo nulla, forse neanche me ne rendevo conto. Era come un incontro al buio. Era solo presente dentro di me la voglia di vedere il nuovo e affrontare qualsiasi cosa. Avevo paura di ritornare con qualche sconfitta.
Le tue aspettative si sono realizzate?
Sì, piano piano con il passare degli anni le cose hanno preso forma. Ho cominciato a lavorare in Teatro, ho tanti amici che lavorano nel mondo dell’arte. Ho imparato l’inglese e anche se alle volte è dura, la vita a Londra sembra essere fatta apposta per me. Mi piace vivere in un luogo dove puoi scegliere dove andare e cosa fare.
Il tuo primo ricordo londinese, a parte l’arrivo?
Ero in procinto di prendere la metro restando ferma sulla scala mobile.D’improvviso un uomo cominciò ad urlarmi contro. Io lo guardavo senza capire di cosa stesse parlando e mi indicava con la mano di spostarmi sul lato destro. In modo che le persone potessero procedere sul lato sinistro. Era talmente arrabbiato che sembrava gli avessi ammazzato qualcuno. Ora a pensarci mi viene da ridere.
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Come si vive a Londra? Quali sono i pro e i contro del viverci?
Londra è una città molto caotica, si vive bene se riesci a crearti la giusta cerchia di amici e organizzare al meglio le tue giornate. Ha dei posti bellissimi da vedere anche fuori città.Non puoi mai annoiarti. Il tempo impedisce spesso di poter fare una passeggiata o anche mettere piede fuori casa. Purtroppo le persone sono incastrate nelle lunghe ore lavorative aggiunte a quei 45 minuti in più di viaggio in metro per rientrare la sera a casa. Per questo è difficile incontrarsi. Ecco perché alle volte ci si sente soli. E’ importante avere hobby, fare cose e mai angosciarsi.
Londra è una città affascinante, ma per niente facile. Quali pensi che siano gli aspetti che più possono mettere in difficoltà all’inizio?
Adattarsi alla cultura inglese non è assolutamente facile. Soprattutto per noi italiani che veniamo da un Paese con il cibo migliore, il sole e un approccio più amichevole.Gli inglesi vengono definiti freddi e lo sono. Nell’ambito lavorativo ho avuto modo di riscontrare questo aspetto caratteriale che restavo a guardare senza poter dire e fare nulla.Non essere diretti, spontanei è un elemento che fa parte di loro, non lo fanno con cattiveria. Devo ammettere che con il tempo ho imparato a percepirlo in modo positivo e non gli do assolutamente torto.
In cosa credi che Londra ti abbia costretto a metterti in gioco, sia in ambito personale sia in ambito lavorativo?
In ambito personale la lingua inglese mi ha permesso di connettermi con una vasta gamma di persone e opportunità.Vivere a Londra mi ha offerto una mentalità aperta: l’incontro con diverse nazionalità e culture ha ampliato le mie prospettive e l’accettazione delle differenze. Mi ha anche dato la possibilità di esplorare stili di vita e abitudini.
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A livello professionale, non solo mi ha fatto scoprire la vera essenza del mondo teatrale con artisti da tutto il mondo, ma anche l’organizzazione, la puntualità e l’attenzione per le regole.La cultura inglese è molto associata a un approccio professionale. Questa caratteristica ha sviluppato in me una maggiore precisione, responsabilità e affidabilità nel lavoro e nelle relazioni professionali. Per ultimo la creatività che cerco sempre di ampliare ed esplorare.
Il 2019 è stato l’anno in cui hai realizzato un altro sogno: scrivere un libro. “Ammetto solo di essere nata” è il titolo del tuo romanzo, basato su tematiche legate all’amore, alla famiglia e al modo in cui l’essere umano si ribella ai propri conflitti. C’è qualcosa di te tra le pagine del tuo nuovo romanzo?
La storia di Scarlett è basata sulla mia esperienza. L’intento era quello di ripercorrere a distanza le varie dinamiche includendo vicende ed esiti diversi. Non solo ho inserito alcuni aspetti di me, ma ho voluto analizzare altri conflitti umani che si associano a esperienze di vita diverse.
Qual è il messaggio che ti piacerebbe trasmettere con “Ammetto solo di essere nata”? E a chi è rivolto in particolar modo?
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Il libro esplora attraverso anche questo titolo temi come l’identità, ricerca di senso, fragilità umana e scoperta di sé. E’ un enigma che nasconde una verità. Una sorta di tensione tra conoscenza e ignoto, accettazione della nascita e la consapevolezza dei misteri della vita e dell’universo.Il mio messaggio è rivolto ai giovani che hanno un sogno da realizzare: non lasciate mai che i fallimenti vi definiscano.Purtroppo il cammino verso il successo, piccolo o grande, non è mai lineare e ci saranno sempre momenti di dubbio, sconforto e incertezza. Bisogna sempre mettersi alla prova, rischiare e alzarsi ad ogni caduta. Soprattutto non bisogna mai smettere di credere che ognuno di noi possa avere un potenziale.Non solo, l’importanza dell’amore per se stessi e della ricerca della propria felicità e realizzazione personale, quando si affrontano situazioni difficili come l’inganno e la delusione. Non permettere a nessuno di compromettere la nostra felicità. Il romanzo aiuta i vari personaggi ad evolvere dai propri conflitti legati al passato.
Quali sono i tuoi progetti futuri? E’ previsto un ritorno in patria o la tua è una scelta permanente?
Non credo di ritornare in patria al momento. Mi piace essere impegnata con il lavoro e ampliare la mia creatività con nuovi progetti.Sento che ci sono ancora tante cose da fare a Londra e sono sempre eccitata all’idea.Ma l’Italia sarà sempre il mio punto di riferimento come persona. Sono fiera di essere italiana e vivere a Londra mi offre l’opportunità di condividere questa eredità con persone provenienti da tutto il mondo, promuovere l’orgoglio per la mia terra.Progetti futuri: scrivere un secondo libro.