Ed è qui che Olimpia Zaza ha deciso di crearsi una nuova vita, con il suo compagno e il loro delizioso ristorantino. Da cinque anni Barao De Sao Joao, a otto chilometri da Lagos, è diventata la loro casa. Un percorso che da Milano l’ha portata in Sicilia e poi in questo angolo del sud del Portogallo.

Un ristorantino in Algarve, Portogallo

Buon giorno Olimpia. Ci racconti cosa facevi a Milano?

Avevo un locale che era un po’ pub e di giorno tavola calda. Purtroppo le cose non sono andate bene e l’impresa è fallita. La vita ha cominciato a diventare impossibile: potevo solo lavorare e pagare i debiti. Qualcosa cominciava a insinuarsi nella mia testa, nel senso che sentivo di dover cambiare la mia vita.

Quindi?

Sono riuscita fare una breve vacanza su un’isoletta di nome Levanzo in Sicilia. La sua bellezza e tranquillità mi ha fatto scattare una molla. Cosi ho mollato tutto e sono rimasta li per otto anni. Lavoravo solo durante la stagione estiva: presso un albergo come tuttofare, oppure pulivo case, facevo dipinti che vendevo ai turisti, e tieni presente che non avevo mai dipinto. Ad un certo punto sono riuscita a gestire la piccola e unica panetteria del luogo. Poi ho conosciuto un ragazzo, italo-svizzero, informatico, con cui abbiamo deciso di mettere all’interno del negozio un internet point e altri servizi che mancavano. Solo che il lavoro si limitava ai periodi estivi e con quello che guadagnavo durante la stagione dovevo mantenermi per il resto dell’anno.

Beh però era pur sempre una riuscita, lontano da Milano. Insomma qualcosa era cambiato però non ti bastava

No. Sentivo che gli anni passavano e temevo che il mio vero sogno, quello di avere un ristorante mio, si allontanasse sempre più. Il mio compagno scalpitava, voleva andarsene in Grecia. Così abbiamo iniziato a fare qualche ricerca in internet e, casualmente, siamo arrivati a raccogliere informazioni sul Portogallo. Il clima sembrava simile a quello della Sicilia e i prezzi delle case erano più che abbordabili.

Un ristorantino in Algarve, Portogallo

Quindi vi siete preparati per una nuova avventura

Sì, abbiamo cominciato a pensare che, forse, poteva non rimanere un sogno quello di avere qualcosa di nostro, magari una casetta. Così ci siamo decisi, abbiamo mollato tutto, caricato la macchina e, con cane e gatto, siamo partiti per il Portogallo; destinazione Lagos.

E li come ve la siete cavata?

Abbiamo trovato lavoro presso un agriturismo vicino a Lagos, io come cuoca e lui tuttofare. Poi un giorno, nel paesino che dista circa un km dall’agriturismo, abbiamo visto un localino malandato con appeso il cartello “Affittasi”. Ho deciso di prendere informazioni e sono venuta a sapere che lo affittavano per seicento euro al mese. Lo spazio era bello e ampio, anche se messo non benissimo. Così abbiamo deciso di metterci tutto l’impegno e trasformarlo nel nostro ristorante.

Che passi pratici avete compiuto?

L’abbiamo trasformato mantenendo il rustico. Siamo risusciti ad avere un prestito dalla banca abbastanza facilmente perché la crisi non aveva ancora colpito. Anche a livello burrocratico non e’ stato complicato perché non trattandosi di un acquisto si doveva solo cambiare la licenza sanitaria. Certo sono stata fortunata perché ora alcune cose sono cambiate. Nel mio ristorante si accede da un ingresso che attraversa la cucina. Quando ho aperto era permesso, ora non lo è più e quindi avrei dovuto fare dei lavori più sostanziosi. Comunque ho avuto l’impressione che aprire un’attività qui sia stato più semplice ed economico che in Italia.

E sei contenta di come funziona ora?

Ci sono voluti quattro anni per crearsi una buona clientela ma ne è valsa la pena. Lo zoccolo duro della clientela è composto soprattutto da tedeschi, inglesi e olandesi che vivono qui da tempo.

Olimpia Zaza, Algarve, Portogallo

È arrivata anche li la crisi?

Direi di sì. Anche se grazie al clima i turisti ci sono tutto l’anno, la gente esce meno spesso e spende meno di prima. Ma noi non ci lamentiamo.

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Come sono i portoghesi?

I portoghesi dell’Algarve sono diversi da quelli del nord. Sono molto semplici e amichevoli, rispettosi e aperti. Nel paesino in cui vivo io sembra di essere in una grande famiglia. In linea generale direi che i portoghesi sono molto religiosi e con ritmi di vita molto lenti e tranquilli.

In cinque anni che vivi qui avrai girato un po’. Cosa consiglieresti di vedere?

Direi di girare nei piccoli paesini e borghi. Le città più grandi io le eviterei.

Che difficoltà avete avuto all’inizio?

Direi che l’unica difficoltà, se così si può chiamare, è stata la lingua. Ma piano piano si impara tutto.

Cosa bisogna fare se ci si vuole trasferire in Portogallo, a livello burocratico intendo.

La prima cosa da fare e’ chiedere l’identificazione fiscale, una cosa equivalente al nostro codice fiscale e poi l’iscrizione al centro di salute. Poi bisogna fare l’iscrizione all’Aire al consolato italiano che purtroppo funziona male, nel senso che non danno la possibilità di iscriversi via internet e neanche al telefono. Bisogna andare di persona a Lisbona.

Olimpia sei contenta?

Direi proprio di sì. Per completare il mio sogno manca solo una casetta con giardino. Non mi sono arricchita ma vivo in modo genuino e sereno. Sì, sono contenta.

C’è qualcosa che non ti piace?

Se proprio devo trovare qualcosa che non mi piace direi il funzionamento della sanità. Per trovare strutture di un certo livello bisogna andare comunque a Lisbona, città in cui si concentra tutto.

Questo il sito del ristorante di Olimpia:

www.o-beiral.com

A cura di Geraldine Meyer