trasferirsi in nuova zelanda

Tantissimi italiani si sono innamorati del paese, tanto che a Wellington fu fondato, 130 anni fa, il Club Garibaldi, che raduna più di 500 famiglie italiane. La gente del posto fonde l’identità anglosassone alla cultura Maori. L’integrazione etnica qui è a livelli impensabili in Europa: in un luogo che ospita la più grande concentrazione al mondo di polinesiani, il capo di stato è ancora la Regina Elisabetta II poiché il Paese fa parte del Commonwealth.

Wellington, la capitale politica, raccoglie 165 mila abitanti mentre la capitale economica, Auckland, ha circa 400mila abitanti ed è la città più grande del Paese.

Nonostante la superficie sia paragonabile a quella italiana, la linea costiera è circa doppia e la popolazione si ferma a quattro milioni di abitanti, un quindicesimo della popolazione italiana. Fa effetto pensare che in Nuova Zelanda la popolazione media è di soli 16 abitanti per km quadro! È difficile, quasi impossibile non innamorarsi perdutamente di questa terra. Lo hanno fatto in tanti e per motivi sempre diversi. Un esempio per tutti: Antonio Cacace è emigrato a Wellington nel 1991. È partito lasciando la Costiera Amalfitana, lui che era nato a Sorrento. Un dettaglio che dice tutto.

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“Ho un piccolo albergo a Massalubrense, lavoravo lí con mio padre. Mia moglie è neozelandese, e sono andato a Wellington per conoscere i miei suoceri. Ad Allan Bay c’è una grande comunità di massalubrensi, la piú grande dopo quella argentina. Ho scoperto una terra bellissima, come la sua gente. Qui ci si guarda negli occhi, i rapporti sono veri. Sono tornato in Italia e ho spiegato alla mia famiglia che mi sarebbe piaciuto vivere lì. Papà era scontento inizialmente, poi però i miei piani sono andati bene: importo con soddisfazione prodotti italiani da 15 anni”. Antonio Cacace è vice presidente della Camera di Commercio italiana in Nuova Zelanda ed è Cavaliere del Lavoro. È stato il primo ad importare il prosciutto di Parma, la mozzarella di Bufala, il San Daniele, il Culatello, dodici qualità di pecorino, i fichi freschi. “La Nuova Zelanda è un paese anglosassone, di cucina quindi sanno poco o nulla. Apprezzano moltissimo la nostra storia, dunque, la cucina in primis”. spiega Antonio sorridendo.

Ma importare non è stato facile: “distribuire qui il prosciutto di Parma è stato come scalare l’Everest. Mi ci sono voluti 3 anni, e il motivo è semplice: la loro economia è basata sull’agricoltura e giustamente non vogliono creare problemi al mercato interno”. Le soddisfazioni, in ogni caso, sono enormi: il Cavalier Cacace gestisce da diversi anni l’Italian Festival di Wellington, che quest’anno ha portato allo stadio della Capitale migliaia di Neozelandesi desiderosi di conoscere il Made in Italy.

Per chi ha voglia di fare, la Nuova Zelanda è un paese straordinario. “Ci sono opportunità per tutti – spiega Antonio – ci sono sempre opportunità importanti, i sistemi funzionano. Ma abbiamo bisogno di persone serie e rispettose del luogo e degli abitanti”.

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ECONOMIA E OPPORTUNITÀ

I sistemi in Nuova Zelanda funzionano benissimo, soprattutto se pensiamo alle reti digitali: il 97 per cento delle famiglie è connessa a internet attraverso la banda larga, e la connnessione verrà velocizzata ulteriormente nei prossimi 6 anni. In Italia, invece, la banda larga continua a rimanere un miraggio per la maggior parte delle famiglie.

Anche in Nuova Zelanda, la crisi economica ha aumentato la disoccupazione, ma gli economisti segnalano timidi segni di ripresa. La Nuova Zelanda è una delle economie più aperte al mondo, e la pressione fiscale è considerata bassa riguardo alle aziende mentre per quanto riguarda persone fiische lo scorso anno si è attestata mediamente al 36% rispetto al PIL.

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Claudio Pasqualucci è il direttore della sede italiana a Sidney dell’Istituto per il Commercio Estero, la sede competente anche per le città neozelandesi. Vive a Sidney da quattro anni e si reca ad Auckland ogni due mesi per assistere le aziende italiane in loco: “la pressione fiscale in Nuova Zelanda è minore rispetto all’Italia – puntualizza – c’è da aggiungere che nei paesi anglosassoni pagare le tasse è considerato un atteggiamento virtuoso. Le banche aiutano molto chi propone nuove idee, senza contare l’enorme attenzione per i prodotti Made in Italy. Il regime di immigrazione, poi, è meno severo rispetto all’Australia, a causa della minore densità di abitanti.

IL MERCATO IMMOBILIARE

Il Direttore Ice fornisce alcuni dettagli sul mercato immobiliare neozelandese: “Il Paese è piccolo e scarsamente abitato, e si divide in due fasce: la zona rurale e la zona urbana. Se dovessi investire, punterei su Auckland: la città è punto di riferimento per il turismo, per la cultura, per il divertimento. Wellington ha costi inferiori, ma è una città più statica. Nel 2000, per l’America’s Cup, ad Auckland è stata costruita un’intera zona residenziale che ha dato una spinta importante alla città. Auckland ha uno sviluppo sostenibile ed elegante. Con 3-400 mila euro è possibile trovare ottime soluzioni in centro città”.

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LAVORARE IN NUOVA ZELANDA

✍ Consigliato: leggi la nostra Guida per andare a vivere in Nuova Zelanda! ☆

L’interscambio Italia-Nuova Zelanda è caratterizzato, dal lato italiano, da una estrema frammentazione per cui le esportazioni toccano i settori più svariati: automobili, trattori e macchinari vari, ma anche beni per l’arredamento e il design della casa, fino ad arrivare a prodotti alimentari e beni di lusso. Le importazioni si concentrano nei settori dell’agricoltura e dell’allevamento: cuoio (bovino) e lana rappresentano quasi il 50% delle esportazioni neozelandesi. L’Italia è posizionata intorno al 15 posto tra i paesi importatori.

Il franchising è molto sviluppato per quel che riguarda il settore alimentare, edilizio e della vendita al dettaglio. Operano nel Paese grandi marchi internazionali come McDonalds, Bakers Delight, Esquires, Athletes Food, Caltex Fuel Stations. Esistono poi tantissime organizzazioni che agiscono come cooperative. È possibile rivolgersi a loro per trovare lavoro. Alcuni nomi: Foodstuff NZ Ltd, Mitre 10 e PlaceMakers, Fonterra. Westfield group ha dieci centri commerciali all’interno dei quali si trovano più; di 1600 negozi. Smith and Caughey Ltd ha due grandi magazzini ad Auckland. Warehouse Ltd è una catena di negozi di abbigliamento importantissima, presente in Nuova Zelanda con 90 punti vendita.

Per lavorare nel settore rurale, le ricerche vanno concentrate sull’isola del Sud, partendo magari dal centro di Christ Church.

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COSA SAPERE PRIMA DI PARTIRE

Andare a vivere in Nuova Zelanda vuol dire vivere dall’altra parte del mondo ed è bene tenerlo presente”, spiega Claudio Pasqualucci. La distanza è enorme, si vola per più di venti ore. “Ci sono 10-12 ore di fuso orario tra i due Paesi. Questo vuol dire tagliare i contatti con l’Italia”. Per dare meglio l’idea, vivere in Florida implica una differenza di fuso orario di “sole” sei ore. Con 11 ore di differenza, invece, anche le telefonate a casa per salutare i parenti diventano un problema. Durante le ore del giorno si è soli, perchè in Italia è piena notte.

Se saprete superare questo “dettaglio” spesso insormontabile per tanti viaggiatori e aspiranti tali, troverete un paese ospitale, affabile, dove l’integrazione etnica e sociale è altissima. Troverete un Paese che oggi, da molti, è considerato il vero “nuovo mondo”.

A cura di Leandro Diana