Morena: i miei 7 anni a Bruxelles aiutando la community italiana 

A cura di Enza Petruzziello

Da anni al servizio della comunità italiana a Bruxelles, Morena Vagnoni – 40enne di Ascoli Piceno – vive all’estero da 7 anni. Durante la pandemia, attraverso il suo gruppo Facebook “Usciamo a Bruxelles“, ha offerto la sua disponibilità nel portare la spesa a coloro che erano stati contagiati dal Covid, ha creato una lista di supermercati online in modo che tutti si sentissero in sicurezza ad acquistare da casa.

Ha condiviso nuovi modi di vivere, dal praticare la meditazione a come aiutare i senza tetto o chi è più in difficoltà di noi. Ha pubblicato tutte le informazioni utili su tamponi e viaggi, fino a tradurre da marzo 2020 ad oggi, ogni conferenza del primo ministro belga, affinché i connazionali che non conoscono la lingua ufficiale del paese, potessero essere continuamente aggiornati.

Un’avventura, quella social, iniziata quasi per caso ed è cresciuta da sola grazie al passaparola. Un passaparola che ha suscitato l’interesse persino del nuovo ambasciatore italiano a Bruxelles, Francesco Genuardi, il quale, a maggio, ha invitato Morena a fare colazione con lui e il suo staff.

Ecco cosa ci ha raccontato.

Morena, partiamo dal principio. Come è maturata in te la decisione di partire e cambiare addirittura Paese? 

«Ho sempre sognato di vivere all’estero, ho studiato turismo, ma non ho avuto mai il coraggio di farlo per non lasciare sola la mia famiglia. Per questa ragione, dopo un paio di esperienze in un’agenzia di viaggi dove riuscivo a collaborare solo grazie a stage o convenzioni con la regione perché tutte a conduzione familiare, mi sono buttata nel settore del commercio che era più flessibile, almeno fino ai tempi della crisi economica, quando il negozio in cui ero responsabile ha fallito. Mi sono spostata diverse volte dalla mia città per trovare altre opportunità lavorative e nel 2012 ho incontrato il mio attuale compagno che, conoscendo i miei ultimi lavori precari, mi ha proposto di partire insieme, malgrado lui avesse un lavoro con un contratto indeterminato».

Perché proprio Bruxelles? Conoscevi già la città, o sei partita all’avventura?  

«Insieme al mio compagno ho scelto Bruxelles, perché non volevamo allontanarci dall’Italia, anche se inizialmente avevamo considerato l’Australia ma poi la scelta è ricaduta sull’Europa per via della burocrazia più semplice. Sembrava un gioco quando ne parlammo, ricordo che avevamo una cartina geografica dove avevamo iniziato a depennare con un pennarello il sud Europa per via della regressione, il nord per i costi troppo eccessivi. Restava il centro Europa con Belgio, Germania e Olanda. Alla fine ha vinto il Belgio grazie alla sua prima lingua francese già studiata a scuola e sicuramente più facile per una persona italiana da apprendere, rispetto al tedesco e all’olandese. 

Lui era già stato nella capitale belga, io non ancora, così abbiamo deciso di trascorrere una vacanza per valutarla meglio, prima di partire l’11 marzo 2014 con un biglietto di solo andata. Non conoscevamo nessuno, siamo partiti senza un alloggio, né un lavoro, né lingua, né amici, solo con due valigie a testa ed io mi sono portata dietro un problema di salute, che mi creava non poche preoccupazioni, ma la voglia di emergere era più forte di tutto».

Sede delle più importanti istituzioni europee, Bruxelles è una delle capitali in Europa dove si vive meglio. Ma come è vivere davvero qui? Penso alla qualità della vita, ai servizi, alla lingua, alle infrastrutture, al costo della vita?

«Vivere qui è sicuramente stimolante, un’opportunità per crescere personalmente, soprattutto per chi ha bisogno di inserire la parola “cambiamento” nel proprio dizionario. Bruxelles è cosmopolita e multietnica, essendo una città a grandezza d’uomo ogni giorno si incontrano tante persone provenienti da nazioni differenti. 

La qualità della vita è alta così come il costo della vita, eccetto per gli affitti che, rispetto ad altre capitali europee, sono contenuti. Ad esempio una stanza in casa con altre persone (3 o 4 di solito) si può trovare tra i 400 e 500 € al mese, se si è fortunati comprensiva di spese; uno studio come lo chiamano qui, cioè un monolocale, va dai 600 € agli 800 € al mese e un appartamento dagli 800€ ai 1500€ al mese, molto dipende dalle camere da letto e dalla posizione geografica. 

I trasporti pubblici e la sanità sono efficienti. I mezzi di trasporto nella capitale potrebbero farti rinunciare all’auto per tempi e frequenza; per la sanità è necessario stipulare un’assicurazione sanitaria grazie alla quale vengono rimborsate tutte le visite al 78%, anche quella dal medico di famiglia. Per fare un esempio, una risonanza magnetica non solo si riesce a prenotare nel giro di 2 mesi, ma dopo il rimborso la pagherai quasi 10 € senza contrasto, e poco più con contrasto. 

La criminalità è bassa, è una città molto accogliente per persone LGBT e molto sicura per le donne. Il clima è un difetto solo se verrai dal centro sud, perché negli ultimi anni Bruxelles ci ha regalato un sole inaspettato, non è assolutamente come il nord Europa. Per quanto riguarda la mobilità, è una città collegata con quasi tutte le regioni d’Italia e ha collegamenti con treni e aerei verso tantissime nazioni nel mondo.

La vita culturale offre tantissimi eventi, mostre, concerti e tante occasioni di svago, una città sempre in “festa”». 

✧✧✧✧ Leggi la nostra Guida per trasferirsi a vivere a Bruxelles ✧✧✧✧

E per quanto riguarda l’istruzione e l’assistenza agli anziani e ai disabili?

«L’istruzione è buona, nella scuola pubblica si pagano solo i servizi che si usufruiscono tipo la mensa e la “garderie” un servizio dove i bambini possono rimanere finite le lezioni, per giocare o fare i compiti, sotto lo sguardo attento del personale scolastico. 

Le scuole private vanno dai 5000 ad oltre 10000 euro l’anno per allievo. Tra queste ultime ci sono anche le europee: per i figli di chi lavora nelle istituzioni è gratis, invece per quelli di un diplomatico della Nato una parte sarà a pagamento, per gli altri, i costi saranno in base ai gradi. Inoltre ci sono tante scuole di lingue per stranieri con un rapporto qualità/prezzo ottimo. Un corso intensivo di 3 volte alla settimana della durata di 2 mesi e mezzo, costa 130 € circa. 

Ci sono tantissime case di riposo, alcune sono “deluxe” e potrebbero costare fino a 3.500 € al mese, ma ci sono tante associazioni di volontariato sul territorio che si prendono cura degli anziani, dei figli di detenuti, dei senzatetto e delle famiglie non abbienti.

L’unico neo dei servizi è rappresentato dalle infrastrutture. Vivere da disabile a Bruxelles penso non sia facile, pochi bus/uffici/negozi sono attrezzati con scivoli, i tram sono inaccessibili. Sono ancora pochi gli immobili con gli ascensori e i bagni, soprattutto quelli situati nelle attività più vecchie, sono piccoli e stretti, a volte se si è in sovrappeso non ci si entra. Oltre al fatto che spesso sono situati nel sotterraneo con scale piccole e strette».

 È facile trovare prodotti italiani a Bruxelles? 

«Si trovano tantissimi prodotti italiani, non è indispensabile il pacco da giù, io ad esempio, in questi anni non l’ho mai fatto. Quando rientro da ogni viaggio a casa, però, ne approfitto per riempire la valigia perché i prodotti marchigiani, sono davvero introvabili. Anche per i freschi come la mozzarella, qualche esercente ormai si è attrezzato per farla qui, per non parlare della pizza, il vero cruccio dell’italiano all’estero… Da quando sono arrivata in Belgio, Bruxelles ha triplicato il numero delle pizzerie italiane e di una qualità eccellente; ci sono pizzaioli bravissimi ed ognuno ha la sua caratteristica: pizza napoletana tradizionale, pizza napoletana contemporanea, pizza pugliese, pizza “alla romana” e anche al metro. Davvero ce n’è per tutti i gusti e alcune volte, sono pure più buone di quelle che si trovano in Italia!». 

I pregi e di difetti di Bruxelles, differenze con l’Italia? 

«Bruxelles è una città con un grande senso civico che ti fa sentire libera: libera di amare una persona dello stesso sesso; libera di adottare un bambino nonostante tu sia gay o donna single; libera di morire grazie alla legge sull’eutanasia; libera di uscire col pigiama o di praticare ogni religione senza essere giudicata. 

Tra i difetti, c’è sicuramente quello che per lavorare, in molte aziende richiedono almeno due lingue delle tre ufficiali (francese, fiammingo e tedesco) più una terza che spesso é l’inglese, a differenza di una nazione monolingua. C’è poi la difficoltà del creare relazioni vere e stabili che siano d’amore o d’amicizia, perché la capitale belga, è una città di passaggio per molti. I costi della vita sono più alti rispetto all’Italia… (però anche i salari). 

La vera differenza sostanziale con l’Italia è la mentalità. È molto più facile creare affari qui, esistono tantissime start-up soprattutto nel mondo del digitale. Inoltre non esiste il limite di età o di status per rimettersi in gioco. Tante aziende, già dal primo giorno di assunzione, propongono un contratto a tempo indeterminato e quando creano offerte di lavoro, scrivono annunci con posizioni h/f/x dove h è homme (uomo), f è femme (donna) ed “x” sta ad indicare la neutralità di genere».

A Bruxelles vivi dal 2014, che lavori hai fatto? 

«A Bruxelles ho fatto la commessa in un negozio di abbigliamento per 5 anni. Nonostante la mia posizione acquisita fosse di store manager, al mio arrivo in Belgio, ho accettato di declassarmi per via della lingua, avendo una conoscenza del francese solo a livello scolastico. Ma era talmente tanta la voglia di lavorare e cominciare ad integrarmi, che mi sono buttata nei colloqui solo dopo qualche lezione di francese, chiedendo aiuto a qualcuno per stilare una lettera di presentazione (qui spesso obbligatoria) e un buon curriculum vitae. In molte realtà locali, infatti, il CV europeo non è corretto. 

Negli anni sono diventata responsabile di reparto, ma sentivo di essere cambiata e non mi interessava più quel tipo di lavoro, così l’ho abbandonato e durante la pandemia, mentre frequentavo corsi di lingua, prima di inglese poi di fiammingo (quest’ultimo non terminato poiché ho preso il Covid e ad ottobre il corso era solo in presenza) e un corso di Instagram, ho capito che volevo creare una pagina di supporto per gli italiani in Belgio, che nel post pandemia, poteva continuare ad essere d’aiuto a tanti ragazzi, coppie e famiglie desiderosi di trasferirsi qui».

Complice anche un percorso con la meditazione, hai capito di voler abbandonare il tuo lavoro. Ti sei messa a studiare per comprendere meglio i meccanismi dei social network…

«Esatto. Da febbraio sto seguendo un corso di professionista digitale, che mi permette di acquisire sia le competenze di marketing, sia di coaching per guidare me e aiutare gli altri. Appena riuscirò, aprirò un sito con una serie di servizi: pacchetti con alloggi per chi arriverà senza una sistemazione e vorrà lui/lei stesso/a trovarla sul posto; traduzioni di curriculum vitae nelle lingue ufficiali o in quella richiesta dal proprio datore di lavoro; ricerca o visita di una stanza, casa o appartamento per chi non avrà la possibilità di arrivare prima sul posto. Andrò a verificare l’indirizzo, lo stato e l’esistenza dell’immobile, al fine di evitare truffe e assicurarsi che tutto sia conforme alle aspettative. 

Saranno incluse nel pacchetto dell’alloggio, informazioni su come arrivare a Bruxelles dall’Italia, come raggiungere l’aeroporto e i mezzi di trasporto, come registrarsi al comune, come trovare una sim card, come aprire un conto in banca, opzioni di assicurazione sanitaria, suggerimenti su scuole di indirizzo linguistico per imparare/approfondire la conoscenza delle lingue, procedimenti per richiedere l’equipollenza di un titolo di studio e liste delle scuole primarie e secondarie per l’iscrizione dei figli. Nel sito inserirò anche una finestra delle offerte di lavoro in Belgio. Inoltre offrirò un servizio di assistenza per chiunque dovrà andare in ospedale o al distretto di polizia senza la conoscenza della lingua e darò assistenza telefonica, a chi si troverà ad un posto di blocco con la polizia senza conoscere il francese. Grazie ai canali social, mi è già capitato di aiutare dei ragazzi». 

La tua avventura social è iniziata aprendo il gruppo Facebook “Usciamo e amiamoci a Bruxelles”. Come è nata l’idea di questo gruppo?

«L’idea di aprire il gruppo Facebook “Usciamo e amiamoci a Bruxelles” è nata nel 2017 perché essendo empatica, leggevo da anni su altri gruppi generici di italiani, la continua richiesta di compagnia, di nuovi amici da parte di persone di ogni età. All’estero si vivono costantemente nostalgia e resilienza, ma la solitudine non è da meno, così ho deciso di creare un gruppo specifico per uscire e svagarsi col fine di far incontrare la gente e saperla più felice durante la sua permanenza nella capitale belga. Ho organizzato tanti eventi, cene nei ristoranti e nelle pizzerie, gite fuori porta e feste a casa. Dopo l’attentato di Bruxelles, ogni mese organizzavo una festa Meetup a casa, ho aperto le porte di casa a tutti, ognuno portava da bere o mangiare tipico del suo paese, io cucinavo lasagne o pasta al forno, insalata di riso, preparavo antipasti pensando a tutti: vegetariani, vegani, musulmani e carnivori. Le ho nominate “life is a party”. Nell’ultima festa prima della pandemia, ci siamo ritrovati in 53 tra amici, coinquilini e colleghi di persone che conoscevo virtualmente o dal vivo. Ho accolto perfino persone italiane che erano in vacanza e chiedevano sui gruppi Facebook cosa fare la sera a Bruxelles. Ammetto che per aiutare gli altri, ho conosciuto anche io delle belle persone con cui oggi sono ancora in contatto. Ogni festa avevano il gusto dell’armonia, della gioia, del voler stare bene insieme. 

Più persone, mi hanno confidato che sono riuscita a non creare “clan” come era abitudine fare tra italiani. Ho sempre invitato tutti senza guardare la posizione sociale, provenienza, sesso, religione ed età. Spesso si pensa che solo i giovani abbiano bisogno di far nuove conoscenze e invece no, il più giovane che ho ospitato aveva 20 anni, ma il più adulto 66. La parolina “amiamoci” è subentrata a ridosso della pandemia, perché in altri gruppi Facebook notavo troppa aggressività e frustrazione. Volevo distinguere il mio gruppo praticando la gentilezza e invitando gli altri a fare lo stesso».

Nel 2021, hai aperto una pagina Instagram e Facebook. Che tipo di informazioni possono trovare gli utenti sui tuoi canali social? 

«Sì nel 2021 ho aperto la mia pagina “Morena Usciamo a Bruxelles”, sia su Instagram che su Facebook, tutto per caso con l’idea di essere una pagina di supporto a 360 gradi per gli italiani qui. Si parla della vita da expat in Belgio, dei luoghi che si possono visitare con la famiglia, parlo di temi specifici per vivere a Bruxelles, dalla burocrazia alla sanità, da dove mangiare a dove fare spesa, da dove trovare lavoro a dove divertirsi. Un piccolo blog, dove si condividono anche eventi meetup creati da me».

Il gruppo, che non hai mai pubblicizzato, in poco tempo è cresciuto grazie al passaparola e continua a crescere. Durante la pandemia sei stata di aiuto a tante persone. Raccontaci meglio: che cosa facevi per loro e cosa continui a fare? 

«Durante la pandemia, attraverso il mio gruppo  “Usciamo e amiamoci a Bruxelles” non potendo uscire, ho offerto la mia disponibilità nel portare la spesa a coloro che erano stati contagiati dal Covid 19; ho fatto una raccolta dei supermercati che lavoravano online affinché tutti si sentissero sicuri ad acquistare da casa; ho creato una lista delle pizzerie che aderivano alla consegna d’asporto e una lista di autotrasportatori disponibili ad organizzare rientri/trasferimenti. Ho pubblicato una lista di professionisti psicoterapeuti disposti a supportare le persone che stavano affrontando la pandemia in stato di depressione. Inoltre ho condiviso nuovi modi di vivere come praticare la meditazione e, insieme ad un’amica psicoterapeuta, ho creato una chat per chiunque sentisse il bisogno di parteciparvi. 

Sogni di lavorare all'estero? Leggi la nostra guida per vivere e lavorare in Belgio!

A maggio 2020, appena c’è stata la possibilità di uscire di più (qui si è sempre usciti, nessun lockdown totale c’è stato mai imposto) ho iniziato a cucinare per i senzatetto e consegnavo insieme al mio compagno la pasta ancora calda a quelli che incontravamo per strada. Insomma ho iniziato ad aiutare chi era più in difficoltà di noi visto che facendo parte di un’associazione di volontariato le attività erano sospese e l’ho condiviso affinché gli altri, facessero lo stesso nelle loro zone o ritrovassero la motivazione per uscire. Inoltre ho condiviso tutte le informazioni utili per viaggiare tra un paese e l’altro e dove fare tamponi, ho tradotto ogni conferenza del primo ministro belga, da marzo 2020 ad oggi, affinché anche il connazionale che non conosce le lingue ufficiali del paese, potesse essere continuamente aggiornato. Dal 2021 ho cominciato a supportare l’horeca con foto e descrizioni dei ristoranti che avevo provato durante gli scorsi anni, (ho avuto sempre la passione di condividere piccoli momenti della mia vita belga con le persone che mi seguivano sui miei canali privati, perciò avevo tantissime foto in archivio), per sostenerli, poiché in Belgio hanno lavorato 7 mesi con solo take away. 

In realtà continuo a svolgere le stesse iniziative, ma sulle mie pagine, dove ho inserito altre iniziative come brevi interviste ai gestori dei ristoranti affinché possano acquistare tutti più visibilità; interviste agli expat per farli conoscere ad altri expat e ispirare altre persone che vorranno trasferirsi. Il gruppo invece lo lascio agli utenti che vogliono cercare compagnia, condividere un evento o chiedere un’informazione».

La tua è una vera e propria comunità di italiani a Bruxelles che nelle pagine social trova aiuto e supporto. Il passaparola è stato fondamentale per il suo successo, tanto da attirare l’attenzione dell’ambasciatore italiano a Bruxelles, Francesco Genuardi, il quale ti ha invitato a fare colazione con lui nella sua residenza. Che incontro è stato?  

«Sì, nel maggio 2021 mi ha invitata nella Residenza d’Italia l’ambasciatore ed ero così emozionata che non sapevo neanche come presentarmi. È stata come una chiacchierata tra amici. L’ambasciatore Genuardi è una persona molto socievole. Mi ha voluto incontrare per ringraziarmi del servizio spontaneo che ho offerto alla comunità italiana e siccome con le pagine sono diventata un punto di riferimento a Bruxelles, mi ha detto che vorrebbe aprire le porte dell’Ambasciata per coinvolgere i connazionali nei processi, eventi, soluzione di criticità che li riguardano».

Che consigli daresti a chi come te decide di trasferirsi in Belgio? 

«Il consiglio più grande è di imparare almeno un po’ di francese prima di partire, di portare con sé tanta motivazione, tenacia e pazienza perché niente sarà regalato, ma la perseveranza e la voglia di emergere daranno grandi soddisfazioni». 

Come è cambiata la tua vita da quando hai lasciato l’Italia e ti sei trasferita a Bruxelles? 

«Vivo una vita dignitosa qui, quella che in Italia non riuscivo ad ottenere, ma che ci meritiamo tutti, a prescindere dal luogo!». 

Facebook, Instagram… tra i tuoi progetti futuri anche l’apertura di un canale YouTube. Tanti, infatti, gli expat nel mondo che hai avuto modo di intervistare. Che cosa ti colpisce più delle loro storie?

«Ho intervistato tante persone che vivono in Belgio e solo una ragazza che vive in un altro paese, per il momento. Tra le loro storie la cosa che mi colpisce di più, sono le difficoltà che affrontano da soli per mancanza di fiducia verso qualcuno. Lo comprendo bene, perché anche io ho impiegato anni per potermi fidare di qualcuno qui, nonostante sia una persona estroversa. Purtroppo viviamo in una società complessa e raccontare situazioni intime e delicate non solo non è facile, ma bisogna scegliere con attenzione le persone alle quali parlarne. Ho custodito gelosamente il mio problema di salute fino al giorno del mio 40esimo compleanno quando l’ho raccontato in una diretta registrata e visibile a tutti, perché mi sono voluta sfidare. Ho capito, grazie al mio coach, che per aiutare veramente gli altri, devi spogliarti tu per prima, raccontando la tua storia. E aveva ragione, dopo quella testimonianza, infatti, ho iniziato a ricevere tanti messaggi disparati e una ragazza ha condiviso con me la sua di storia, confidandomi di vivere la mia stessa malattia. Sono certa che non si sentirà sola sapendo che io sono disponibile ogni volta che lo vorrà, come farò con tutti coloro che avranno bisogno di un orecchio o una mano tesa. Intervisterò altri expat nel mondo e anche persone che stanno cambiando la loro vita. Abbiamo bisogno di far brillare questo mondo buio e lo dobbiamo fare mostrando la luce e il potenziale umano. Sono convinta che attraverso gli altri, le persone potranno sentirsi ispirate».

Altri sogni nel cassetto? 

«Mi godo il presente ogni giorno, ma tra i miei sogni ci sono l’apertura di un’agenzia per dare assistenza agli italiani in Belgio, in particolare a Bruxelles e la voglia di crescere, per poter dare lavoro ad altra gente».

Per contattare Morena ecco i suoi riferimenti:

FACEBOOK: Morena Vagnoni | Brussels | Facebook

INSTAGRAM: https://www.instagram.com/morena_vagnoni_/

Indirizzo email: morenavagnoni@gmail.com