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Ambasciatore della cucina italiana in Egitto: la storia di Massimiliano Ottimo

La storia Massimiliano Ottimo

La storia di Massimiliano Ottimo

La cucina a Sharm el-Sheikh? Parla italiano! Tutto merito di Massimiliano Ottimo, 51 anni di Taranto, che da anni vive in Egitto. Ambasciatore del gusto italiano all’estero, ha lavorato in quasi tutto il mondo, dal Sud America all’Europa. Ha da poco ottenuto l’ambito Premio “5 Stelle d’Oro” della cucina italiana nel mondo promosso dall’AIC (Associazione Italiana Cuochi). Ecco la sua storia.

Di Enza Petruzziello

Ha girato tutto il mondo, lavorando nelle cucine delle strutture più rinomate del Sud America e dell’Europa. Massimiliano Ottimo, chef di 51 anni originario di Taranto, ne ha macinati di chilometri per arrivare a gestire in Egitto la cucina italiana di uno degli hotel più importanti di Sharm el-Sheikh.

Padre di Carlotta, che oggi ha 18 anni e vive e studia a Barcellona, Massimiliano inizia i suoi studi come geometra, anche se sin da piccolo è stato sempre attratto dal mondo della cucina. Il cibo, gli ingredienti, i sapori e i profumi della sua terra, Martina Franca, sono per lui fonte continua di ispirazione, tanto da cambiare indirizzo e dedicarsi completamente alla sua passione.

Comincia da giovanissimo a lavorare e viaggiare da un Continente all’altro. È disposto a svolgere anche le mansioni più umili pur di apprendere e crescere professionalmente. Tanta gavetta e un grande amore per l’arte culinaria portano Massimiliano a raggiungere numerosi obiettivi professionali.

Oggi è Executive Chef e con orgoglio diffonde la cucina italiana all’estero. Ecco cosa ci ha raccontato.

Massimiliano, sei uno chef professionista, come nasce l’amor per la cucina?

«Sono stato attratto dalla cucina fin da ragazzino, tanto da aver cambiato il mio percorso di studi per formarmi in questo settore. Ho incominciato a lavorare all’età di 18 anni, viaggiando verso varie mete. Chiaramente, non avendo ancora esperienza, venivo assunto come commis di cucina (aiuto cuoco) ed in alcuni posti accettavo addirittura di lavorare come lavapiatti proprio per continuare a formarmi e “rubare” il mestiere. Ho avuto modo di vedere e imparare numerose tecniche usate in diverse cucine di tutto il mondo».

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Hai viaggiato tanto. Dove hai lavorato e vissuto prima di trasferirti a Sharm el-Sheikh? Che tipo di esperienze sono state e che cosa ti hanno lasciato?

«Prima di trasferirmi per la prima volta in Egitto ho girato per tanti paesi nel mondo. Sono stato in Brasile, Argentina, Colombia, Cuba, Santo Domingo: praticamente ho vissuto e lavorato in quasi tutti gli Stati del Sud America dove ho appreso tantissimo dalla loro cucina che mi è servita anche come spunto per i nuovi posti dove andavo. Successivamente mi sono spostato in Europa lavorando in Austria, Germania, Baleari, Canarie, Spagna, Grecia».

Insomma possiamo definirti un vero e proprio ambasciatore del gusto italiano all’estero. Che cosa ti ha portato in Egitto? Come mai, tra tanti posti del mondo, la scelta è ricaduta su questo Paese?

«Sono arrivato in Egitto prima del Covid, tramite un tour operator italiano che mi contattò perché aveva bisogno di un valido chef che seguisse la cucina italiana in Egitto. Armato di tanto entusiasmo, parto per questa avventura in un paese allora del tutto sconosciuto e di cui avevo solo sentito parlare e visto qualche immagine in televisione».

Nuova lingua, nuove usanze, un nuovo modo di vivere e una cultura diversa. Ricordi come sono stati gli inizi in Egitto?

«Il primo impatto fu bruttissimo anche perché provenivo da luoghi e città dove la materia prima non mancava assolutamente. Iniziai ad avere molti problemi nel cercare di proporre in Egitto la vera cucina italiana. Chiaramente le difficoltà erano tante, ma devo dire che rimanendo su piatti molto semplici e conosciuti in tutto il mondo ho visto un buon riscontro della clientela. Purtroppo arriva il Covid ed io, come tanti altri, veniamo rimpatriati a causa della pandemia mondiale».

Come hai vissuto quei mesi terribili?

«Ho sofferto tantissimo. La vita di uno chef è abbastanza frenetica e sempre in movimento e rimanere bloccato mi ha fatto sentire inutile. Quindi per non abbattermi e superare questa mia necessità di movimento, ho incominciato ad approfondire ancora di più la mia conoscenza della cucina attraverso corsi di aggiornamento, tecniche di impiattamento e studi sui Food-cost che mi sarebbero serviti in futuro.

Non appena l’emergenza Covid è finita ho trovato subito un lavoro in Francia, vicino Marsiglia, in una località balneare presso un ristorante a la carte, dove grazie anche alla stima del titolare ho avuto carta bianca nel proporre piatti nuovi alla clientela francese».

A Sharm el-Sheikh lavori nella cucina del Nubian Hotel. Come sei arrivato qui?

«Finita la stagione estiva in Francia, mi arriva una chiamata dall’Egitto dal titolare della struttura che aveva sentito parlare del mio nome e del mio modo di lavorare. Mi propose un posto al Nubian Hotel come responsabile della cucina italiana, che naturalmente accettai molto volentieri. Oggi mi trovo qui a lavorare, ricambiando la stima ricevuta attraverso il mio operato. Tante le recensioni positive nei miei confronti per la buona cucina italiana all’estero che propongo».

Oltre alle recensioni positive hai ricevuto anche un premio speciale che ti inorgoglisce molto.

«Esatto, proprio in questi giorni ho avuto l’onore di ricevere l’apprezzamento per il mio lavoro svolto all’estero da parte del presidente dell’Associazione Italiana Chef (AIC), il quale mi ha comunicato che il 7 marzo mi avrebbe conferito il merito di delegato per l’Egitto. Nonché il Premio “5 Stelle d’Oro della cucina italiana 2023”, per aver diffuso la buona cucina italiana all’estero. Un premio che condivido anche con il Nubian che a sua volta, onorato di avermi come dipendente, mi ha premiato affidandomi il posto di executive Chef presso la mensa aziendale ad Alessandria d’Egitto per conto della nota Eni Petroli Spa».

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Parlaci della tua cucina, quali piatti tipici italiani proponi e quali sono quelli più apprezzati dalla clientela sia italiana che internazionale?

«All’interno della struttura c’è una clientela molto internazionale che comprende russi, ucraini, kazaki e uzbechi e chiaramente italiani. Che dire? La nostra pasta primeggia su tutto ed è stupendo vedere in quanti si riversano verso il corner italiano per provare e gustare i primi piatti ormai conosciuti in campo mondiale».

Nel Mar Rosso, e in generale in Egitto, ci sono opportunità occupazionali per chi come te sta pensando di trasferirsi qui? E quali consigli daresti a loro?

«Per quanti ci stanno leggendo e sono intenzionati a vivere un’esperienza stupenda come la mia, consiglio di contattare uno dei tanti tour operator che sono sempre alla ricerca di personale, in particolare cuochi e chef, da inserire in hotel resort e villaggi. In qualità di delegato dell’Egitto potrò anche io aiutare i tantissimi che intendono trasferirsi per lavoro in Egitto».

Come è cambiata la tua vita da quando vivi a Sharm el-Sheikh?

«È cambiata soprattutto la mia vita professionale. Vivo in questo splendido Paese e sotto alcuni aspetti mi sono anche ambientato ed integrato con la popolazione, molto diversa da quella italiana. Nonostante le differenze culturali e religiose, sono molto ospitali».

Pensi che l’Egitto sia la destinazione definitiva oppure ti vedi altrove tra qualche anno?

«Per adesso il mio futuro è qui in Egitto cercando di arricchire quanto più possibile la cucina italiana in loco. Se dovessi pensare a lungo termine, beh che dire: vorrei tanto ritornare nella mia Martina Franca ed aprire un piccolo ristorantino dove poter fare degustare a tutti i vari piatti multietnici appresi in questi 33 anni di viaggi per il mondo».

Per contattare Massimiliano Ottimo ecco i suoi recapiti:

Facebook: https://www.facebook.com/massimiliano.ottimo

Mail: ottimo460@gmail.com

 

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