Martina e Francesco, “Ci siamo incontrati su Tinder e un anno dopo siamo partiti alla volta dell’Australia
A cura di Maricla Pannocchia
Under 30, affiatati e avventurosi, Martina e Francesco, coppia nella vita oltre che nel viaggio, si sono conosciuti su Tinder, quando erano in cerca di nuove persone con cui passare il tempo per ampliare la cerchia delle loro amicizie. “E’ stato un colpo di fulmine”, racconta la coppia tanto che Martina, che da sempre sognava l’Australia, a un certo punto ha chiesto a Francesco se volesse andarci con lei. Un anno dopo, lui ha accettato.
Adesso la coppia vive ad Adelaide, dopo aver esplorato la costa sud del Paese a bordo di un van. “Vivere in un van non è sempre semplice ma anche i piccoli guai possono essere superati perché quel tipo di vita ti regala una libertà unica”, raccontano Martina e Francesco. Al momento, Martina è una ‘personal care assistant’, ovvero un’assistente personale per gli anziani, quasi tutti italiani, mentre Francesco lavora in una gelateria. “Adesso che non siamo più novellini, possiamo farci pagare di più” dice la coppia, che aggiunge come il costo della vita, che è aumentato ovunque, sia alzato anche in Australia. Tuttavia, anche con uno stipendio medio, è ancora possibile avere una buona qualità della vita.
A chi sogna l’Australia, Francesco e Martina dicono di provarci, anche nel caso in cui tu dovessi non riuscire, tornerai indietro con nuove consapevolezze che ti permetteranno di riprovarci. La lezione più importante che la coppia ha imparato in Australia è ad accettare l’altro, “In Italia eravamo un po’ razzisti e qui ce ne siamo resi conto. Se sei razzista, l’Australia non è il Paese per te, perché è pieno di gente proveniente da tante nazioni diverse. In più, tu sei dall’altra parte, sei l’immigrato che non parla bene la lingua del posto. Questo ha stravolto in positivo il nostro modo di pensare e di vedere gli altri.”
Ciao ragazzi, parlateci un po’ di voi. Chi siete, da dove venite…
Ciao a tutti, siamo Martina e Francesco, rispettivamente di 27 e 28 anni.
Martina viene da Reggio Emilia e Francesco da Modena, due piccole città nel centro dell’Emilia Romagna, lontane circa un’ora l’una dall’altra.
La domanda sorge spontanea: come ci siamo conosciuti?
Nel 2020 abbiamo aperto la famosa app Tinder (i maliziosi penseranno male), con lo scopo di conoscere nuove persone e uscire un po’ dalla solita routine di amici che avevamo. Eravamo anche stanchi di tutti quei limiti che ci erano stati imposti. Era infatti il primo periodo post pandemia. In ogni caso, abbiamo fatto “match” e siamo usciti insieme.
È stato letteralmente un “colpo di fulmine”. Dopo il primo incontro, abbiamo chiuso Tinder e non ci siamo più lasciati. Un anno dopo, siamo perfino andati dall’altra parte del mondo, insieme.
Ora siete in viaggio in Australia insieme al vostro cane. Quando e perché avete deciso di lasciare l’Italia?
L’Australia è sempre stato il sogno di Martina, fin da quando aveva 18 anni. Un sogno che però è rimasto nel cassetto per tanto tempo per via dei soliti stereotipi dell’Italia: ma dove vai da sola a 18 anni? Non hai paura? Lasci tua madre da sola? Lo sai che in Australia ci sono un sacco di animali letali? Sei pazza! Non fai l’università? E se non trovi lavoro? E come fai con l’inglese?
Otto anni dopo, dopo essersi laureata ed essere diventata una ragazza indipendente, ma anche dopo aver sconfitto le proprie paure e aver imparato ad ascoltarsi, Martina ha deciso di partire. In quel momento, però, aveva appena conosciuto Francesco e non voleva rinunciare a quella relazione così bella che la faceva sentire così felice con quel ragazzo un po’ pazzo, sempre pronto a buttarsi a capofitto in ogni avventura.
Quindi, dopo solo 2 settimane di conoscenza, Francesco si è sentito dire: “Io vado in Australia. Vieni con me?”
La prima risposta è stata un “no” secco. Francesco non era ancora pronto, aveva tanti progetti in mente e non aveva mai pensato all’Australia. Martina però è stata un martello pneumatico e un anno dopo quel “no”, si è trasformato in un “sì.”
Era dicembre 2021 e l’Australia aveva appena riaperto i confini. Il tempo poi è volato. Abbiamo fatto il passaporto, il visto e comprato il biglietto aereo. Abbiamo lasciato i nostri lavori a tempo indeterminato e i nostri affitti, salutato le nostre famiglie e i nostri amici e il 12 ottobre 2022 siamo arrivati a Melbourne, la prima meta del nostro viaggio.
Com’è nata l’idea di viaggiare in Australia a bordo di un van?
Siamo sempre state due persone a cui piace l’avventura. Le nostre vacanze non sono mai state tradizionali. A noi piace descriverle come folli: la nostra prima vacanza è stata a bordo di un Piaggio Beverly 350 (molto piccolo) con cui abbiamo percorso 2000 km in 3 settimane. Siamo partiti da Modena e abbiamo attraversato Toscana e Lazio fino ad arrivare in Campania e poi, in soli due giorni, siamo tornati indietro.
È stata la vacanza più bella della nostra vita, che non scorderemo mai e che ci ha fatto capire che eravamo fatti l’uno per l’altra.
Per la seconda, invece, abbiamo deciso di fare il giro della Sardegna con la maggiolina (o più semplicemente tenda da tetto), che ci ha dato un senso di libertà pazzesco e che ci ha fatto capire che quella vita on the road non ci dispiaceva affatto.
Per la terza abbiamo deciso di riprendere il Piaggio Beverly 350 e di farci tutto il giro dell’Isola d’Elba ma, per risparmiare il più possibile, abbiamo dormito in tenda sulla spiaggia.
Non sono poi mancate le mini-gite in qualche capitale dell’Europa. Insomma, viaggiare è sempre stata la nostra passione principale per cui, mentre c’informavamo sulla vita in Australia, abbiamo scoperto che la ‘van life’ era una cosa molto diffusa. Ci è bastato uno sguardo per decidere che quel tipo di vita faceva per noi.
Quando poi siamo arrivati in Australia, abbiamo visto che ostelli, Airbnb e affitti erano molto cari perciò, appena abbiamo avuto la disponibilità economica per farlo, abbiamo comprato un van e abbiamo iniziato il nostro primo viaggio lungo tutta la costa est.
Come vi siete mossi per passare dal sogno alla realtà?
In realtà è stato tutto molto facile.
Dopo esserci informati un po’ abbiamo deciso il periodo in cui saremmo partiti: ottobre.
Questo perché in Australia è fine primavera, ottimo momento se si vuole trovare lavoro, perché l’estate è alle porte e tutti cercano personale per la stagione.
Inoltre, volevamo fare una ‘doppia’ estate godendoci sia l’ultima estate italiana sia l’estate australiana.
Per tutte le prime pratiche quindi visto, conto in banca, Sim del telefono e patente, ci siamo affidati a un’agenzia che ci ha preparato in anticipo la documentazione necessaria e, una volta arrivati, è stato davvero semplice completare il tutto.
La cosa più complicata è stata, ovviamente, lasciare i nostri affetti e le nostre sicurezze per un qualcosa di totalmente incerto ma, non appena siamo arrivati a Melbourne, abbiamo capito che avevamo fatto la scelta giusta.
Che consigli dareste ad altre persone che vorrebbero vivere un’esperienza simile?
Consigliamo di viverla assolutamente!
È un totale salto nel vuoto ma andare letteralmente dall’altra parte del mondo ti apre la mente, gli occhi e il cuore. È decisamente un’altra vita, un altro modo di pensare, un altro modo di vivere, un altro modo di lavorare. Impari veramente quali sono le tue priorità, impari a conoscerti nel profondo, quali sono i tuoi limiti e quali i tuoi punti di forza. Conosci persone così fuori dal normale che capisci che non esistono il ‘normale’ e lo ‘strano’. Non esistono pregiudizi. Semplicemente ognuno è libero di essere ciò che vuole, di fare ciò che preferisce. Un’utopia se pensiamo a come si vive in Italia oggi.
Non neghiamo che sia difficile, difficilissimo. Sei lontano da tutti, non conosci nessuno, devi cavartela da solo, qualsiasi cosa succeda. A volte sei frustrato perché è stremante ricominciare da zero e da immigrato.
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Questa cosa però ti fa scoprire un altro te. Un ’te’ che non pensavi neanche esistesse.
È un cambiamento radicale, specialmente a livello personale.
A tutti quelli che stanno pensando di venire, ma che non hanno il coraggio di fare quel salto, per un motivo o per un altro, consigliamo di dimenticarsi di tutto quello che hanno intorno e di concentrarsi solo su sé stessi. Potrà sembrare egoismo ma a noi piace chiamarlo “amor proprio”.
Spesso in molti ci chiedono “E se falisco? E se non ci riesco e mi tocca tornare in Italia?”
Noi rispondiamo sempre che, se hai trovato il coraggio di fare una cosa così grande, hai già vinto. Hai comunque inseguito un tuo sogno e tornerai a casa con una consapevolezza diversa, con una mente diversa. E, magari, stavolta non ce l’hai fatta ma sai com’è e nulla ti impedisce di riprovarci.
Con voi c’è il vostro cane Zac. Parlateci un po’ di lui e di come avete dovuto muovervi per portarlo con voi…
Zac era il cane di Martina, che poi è diventato il nostro cane, siccome Francesco non ha potuto far altro che innamorarsi anche di lui.
Lei ha sempre avuto la passione per gli animali, in particolare per i cani, ma non ne ha mai potuto avere uno per varie circostanze. Martina ha sempre fatto volontariato al canile per cercare di placare questa voglia finché non ha incrociato gli occhi di Zac che, ai tempi, aveva solo 5 mesi. Zac non ha fatto in tempo a entrare in canile che dopo 2 giorni era in macchina con Marti che lo portava a casa.
Sono passati 7 anni da allora e oggi ci sembra assurdo pensare che Zac sia in Australia con noi.
Zac è un cane dolcissimo ma, essendo stato abbandonato da piccolo, ha anche molte paure ed è molto sensibile. Essendo il suo primo cane, Marti all’inizio non sapeva bene come gestirlo (Zac era molto disobbediente) ma, vedendo quanto fosse attivo, ha deciso di iniziare agility e da lì si è creato un rapporto fortissimo fra loro due.
Come dicono gli amici di Marti, ‘Non esiste Martina senza Zac.’
Zac però è arrivato 1 anno dopo il nostro arrivo in Australia. Questo perché, anche se sapevamo che lo avremmo voluto portare con noi, non sapevamo niente sul come fosse vivere in Australia con un cane. Abbiamo deciso, quindi, di non prendere decisioni affrettate, visti i costi e il lungo viaggio che il cane avrebbe dovuto affrontare, e lo abbiamo lasciato in Italia con la mamma di Marti.
Dopo qualche mese, abbiamo iniziato le pratiche per portarlo dall’altra parte del mondo. Ci siamo affidati a un’agenzia che si occupa di trasporti internazionali di animali domestici perché l’Australia è un Paese davvero molto rigido per quanto riguarda le regole e non puoi sbagliare, specialmente quando si tratta di import.
Eravamo molto preoccupati per il lungo viaggio e i 30 giorni di quarantena che Zac avrebbe dovuto affrontare.
Ci ha sorpresi! Ne è uscito benissimo.
Ci sono voluti 8 mesi tra documenti, vaccini, trattamenti antiparassitaria, test del sangue e altri mille cavilli, ma ora siamo più felici che mai di esserci riuniti con il nostro Zac.
Se vi state chiedendo se l’Australia è un Paese dog friendly, la risposta è sì, molto più dell’Italia.
Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla vostra scelta?
Per quanto riguarda gli amici, anche se erano dispiaciuti della nostra partenza, erano pure molto felici per noi perché ci vedevano convinti ed entusiasti della nostra scelta. Prima della partenza abbiamo fatto una bellissima festa tutti insieme ed è stato davvero emozionante vedere quanto solido fosse il rapporto con loro.
I nostri genitori erano sconvolti e increduli quando gli abbiamo detto che avevamo preso il volo ed era tutto pronto. Se prima l’idea della partenza era un qualcosa solo nell’aria, con quella notizia hanno realizzato che non stavamo scherzando e non era solo un sogno lontano.
Ci sono stati pianti e anche litigi pre- partenza, com’è normale che sia.
Ancora non sappiamo cosa significhi essere genitori ma ci è bastato il dolore che abbiamo provato quando abbiamo salutato Zac per capire quanto fosse forte il loro.
Se per i genitori è stato doloroso, non parliamo dei nostri nonni.
Marti ha dovuto dire una piccola bugia a fin di bene per farli stare il più tranquilli possibile.
Ha detto che sarebbe andata in Australia poiché le era stato offerto un posto di lavoro migliore e una paga molto più elevata (che poi, alla fine, a parte la piccola parentesi di aver lavorato in una fattoria sperduti in mezzo al niente, è andata così).
Insomma, la preoccupazione di tutti era tanta ma, una volta arrivati, siamo riusciti a trovare lavoro e a fare quello per cui eravamo venuti, avere una vita migliore. Grazie a questo e al fatto che ci vedevano sempre sereni, si sono tutti tranquillizzati e ora sono felici per noi, anche perché hanno un buon motivo per venire a farsi una bella vacanza in Australia
Come vi siete organizzati prima della partenza?
Come abbiamo detto in precedenza, ci siamo affidati a un’agenzia d’immigrazione per stare tranquilli che tutta la documentazione fosse corretta e che una volta arrivati non avremmo avuto problemi a sbrigare le prime pratiche. E, infatti, così è andata.
Inoltre, Marti ha iniziato il percorso per il riconoscimento della professione per ottenere un visto permanente che ci consentirà di rimanere in Australia senza limiti. Ha iniziato le pratiche quando eravamo in Italia, attorno a maggio 2022, per cercare di velocizzare i tempi, poiché è un percorso molto insidioso e richiede molto tempo (anni).
Che lavori facevate in Italia?
Martina si è laureata in infermieristica e ha subito iniziato a lavorare in vari contesti.
Dalla casa di riposo, al reparto Covid durante la pandemia e, infine, ha lavorato in oncologia e poi in medicina, per un totale di 4 anni. Ha firmato il contratto a tempo indeterminato e, dopo 6 mesi, si è licenziata per andare in Australia.
Francesco, invece, preso il diploma, ha subito iniziato a lavorare come tecnico di laboratorio in un’azienda di carni, per un totale di 6 anni. Un anno prima di venire in Australia ha firmato il contratto a tempo indeterminato.
Adesso lavorate? Se sì, di cosa vi occupate?
Sì, lavoriamo.
Dopo 1 anno di vita in van, 3 mesi di farm per il rinnovo del visto e lavori vari in ristorazione un po’ qua e un po’ là, ora ci siamo fermati ad Adelaide per finire di sbrigare le pratiche per il visto permanente, che attualmente è la nostra priorità. Siamo anche riusciti a trovare casa e, perciò, dovendo pagare l’affitto, è diventato indispensabile lavorare.
Chi sta leggendo potrebbe chiedersi “Perché, come si fa a vivere senza lavorare?”. In Australia, si può.
Vivendo in van, le spese erano minime e, dopo aver lavorato 3 mesi in farm, avevamo una buona base per viaggiare senza preoccuparci del lavoro.
Credeteci, è la cosa più bella al mondo, non doversi preoccupare dei soldi ogni tanto.
Comunque, Martina è riuscita a trovare lavoro in ambito sanitario ed è una ‘personal care assistant’, ovvero un’assistente personale. In pratica, va a casa degli anziani e fornisce loro assistenza: fa le pulizie, li porta alle visite mediche, li porta a fare la spesa o va a fare la spesa per quelli che non riescono a camminare, li aiuta ad assumere le terapie, fa loro la doccia oppure, più semplicemente, fa loro compagnia, giocando a carte o facendo una chiacchierata.
Lavora per una compagnia fondata da italiani e quasi tutti i suoi clienti sono proprio italiani.
Essere italiani in Australia è un plus, specialmente in ambito sanitario, poiché nelle grandi città ci sono molte comunità d’italiani, specialmente anziani che, a causa dell’età, non parlano inglese ma solo italiano. Martina è stata assunta con un contratto ‘casual’, a chiamata, ma lavora 38 ore settimanali, che in Australia equivale a un full time.
Francesco, invece, ha trovato lavoro in una gelateria, i cui proprietari sono italo-australiani.
Assunto anche lui con contratto ‘casual’, lavora sempre almeno 30 ore settimanali.
La gelateria si trova a due passi dal mare, la paga è ottima e il lavoro gli piace molto.
Se guadagniamo abbastanza? Certo che sì! E stiamo mettendo anche da parte soldi per quando ricominceremo a viaggiare in van!
Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?
Non serve più di tanto, in realtà.
Passaporto, un visto che ti permetta di lavorare, TFN (codice fiscale australiano), un conto bancario australiano e il gioco è fatto.
Sembrano tante, difficilissime cose, in realtà, una volta arrivati, in una giornata si fa tutto.
Ovviamente, per alcuni lavori, ad esempio nell’edilizia o nella ristorazione, servono dei certificati australiani.
Non temete, tutto molto veloce e semplice da ottenere.
È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?
Il lavoro è sempre un tema molto discusso quando si parla di Australia e, purtroppo, spesso c’è tanta disinformazione al riguardo.
Essere italiani sicuramente aiuta. Gli italiani sono ovunque nel mondo, in particolare in Australia.
Non a caso, noi abbiamo sempre trovato lavoro in ristoranti italiani e anche attualmente essere italiani ha fatto la differenza. Quando sei dall’altra parte del mondo, però, “facile” non è il termine giusto da utilizzare.
Niente è facile quando l’inglese non è la tua lingua madre e sei un immigrato.
In tanti arrivano con l’idea che il lavoro cada dal cielo, che in pochi giorni e senza sforzo si riesca a trovare un lavoro da 40 ore settimanali, che ti permette di fare la bella vita. Non è così.
Spesso si leggono lamentele di ragazzi arrivati da qualche giorno che non riescono a trovare lavoro. Magari sono arrivati in piena estate, quando ormai tutti i datori hanno già assunto per la stagione estiva, senza sapere l’inglese e senza nemmeno portare il curriculum a mano ma facendo domanda solo online.
Ci chiediamo se queste persone vivano nel mondo dei balocchi.
Non vogliamo scoraggiare nessuno. Noi non abbiamo mai avuto problemi nel trovare lavoro. Quando avevamo bisogno di soldi, siamo sempre riusciti, in un modo o nell’altro, a trovare qualcosa che ci facesse guadagnare (abbiamo persino venduto piadine in un campeggio).
Il lavoro in Australia c’è, l’offerta è altissima e ci sono tantissime opportunità.
Il problema è che, quando sei un immigrato e con uno scarso livello d’inglese, il raggio dei lavori che puoi fare si restringe. E va a finire che tutti cercano lavoro sempre nello stesso ambito. In Australia il settore più gettonato è l’hospitality, ovvero la ristorazione e il turismo.
Inoltre, soprattutto in questo periodo storico, l’Australia è una meta gettonatissima, molto di più di qualche anno fa. Pensate che anche trovare posto in ostello per dormire sta diventando un’impresa.
La cosa fondamentale per noi è partire organizzati.
Per questo, noi consigliamo sempre d’informarsi prima di partire e non una volta sul posto.
Questo perché noi vediamo l’Australia come un tutt’uno ma in realtà è suddivisa in 8 Stati, ognuno dei quali ha un clima differente in base al periodo dell’anno. Ogni Stato è a sé e ha le proprie caratteristiche, con diverse opportunità lavorative.
Il clima e le stagioni vanno di pari passo con i diversi lavori che si possono trovare.
Ad esempio, se si sta cercando lavoro per fare gli 88 giorni (periodo necessario per ottenere il secondo Working Holiday Visa), è fondamentale valutare bene lo Stato e il periodo in cui ci si trova.
Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?
I settori più gettonati sono il turismo (hospitality) e l’edilizia (construction) per quanto riguarda i ragazzi ma, come detto in precedenza, la richiesta in questi ambiti è alle stelle.
Se, invece, si hanno già delle skills in particolari settori, non bisogna escludere lavori in aziende specifiche oppure in ambito sanitario. La ricerca non sarà facile, poiché molti datori richiedono certificati ben precisi e spesso esperienza australiana che, ovviamente, appena arrivati, è impossibile avere.
Non abbattetevi, metteteci la faccia e mostrate il vostro interesse in quella posizione, anche a costo di insistere più volte. Prima o poi, troverete qualcuno disposto ad assumervi.
Pensate che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?
Assolutamente sì.
Ci viene spontaneo fare il paragone con l’Italia e qui in Australia la qualità della vita è 10 volte superiore, almeno per la nostra esperienza personale.
Gli scettici diranno, “Gli stipendi sono più alti perché anche il costo della vita è più alto!”
Sì, il costo della vita in Australia è aumentato moltissimo nell’ultimo periodo, come in Italia d’altronde, e come ovunque nel mondo. Tuttavia, anche il minimo salariale è salito e, di conseguenza, gli stipendi sono aumentati.
Una cosa che ci fa sorridere è che, se chiedete agli australiani, vi diranno che è diventato impossibile vivere in Australia e che gli stipendi sono troppo bassi. Peccato che non abbiano mai vissuto in Italia e ogni volta che gli diciamo quanto guadagnavamo noi, rimangono scioccati e non si lamentano più.
Potete dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?
Come detto in precedenza, i prezzi si sono alzati ovunque nel mondo, anche qui in Australia.
- Benzina: un anno fa costava all’incirca 1.50$ al litro (0.90 €), ora costa 1.80$ al litro (1.10 €), a volte arriva anche a 1.90$ al litro (1.15 €).
- Spesa: spendiamo sui 150$ (90 €) alla settimana (come coppia).
- Affitto: paghiamo 200$ (120 €) a testa/settimana tutto incluso, per una camera con bagno privato, in una casa enorme a 5 minuti dalla spiaggia, ma sappiamo che a Melbourne e a Sydney i prezzi sono più alti.
- Veicolo: in generale una piccola auto usata, da guidare in città, la si può trovare dai 7.000$ (4000 €) in su. I van invece sono più cari. Si parte dai 10.000$ (6.000 €) per un piccolo van molto basico fino ad arrivare ai 60.000 (36.000 €) per un van più grande.
- Stipendio: in media, se una persona lavora full-time, arriva a guadagnare almeno 900$/sett (545€/sett)
In Australia si ragiona sempre a settimana perché qui lo stipendio è settimanale e anche l’affitto si paga settimanalmente. Quindi, se si fanno due conti, il risultato è più o meno questo: 900$-200$-75$=625$/settimana (378€/settimana) da utilizzare come meglio si preferisce. Se lo moltiplicate per 4 settimane avrete la somma mensile, ovvero 3600$ (2100€). Questo è lo stipendio base. Ovviamente è solo un esempio.
Spesso non si riescono a raggiungere le 38 ore settimanali e si fa un part time con cui si guadagna attorno ai 600$/settimanali (360€/settimanali).
Se si fanno lavori come ingegnere, infermiere, medico, muratore, carpentiere o idraulico, gli stipendi sono notevolmente più alti, poiché la paga minima è più alta.
Ci sono mai stati momenti in cui avete pensato di mollare?
No.
Siamo sempre stati molto decisi riguardo alla scelta di trasferirci dall’altra parte del mondo.
Fin da subito ci è piaciuto tutto dell’Australia. Le persone, il modo di vivere, l’apertura mentale che c’è, la non discriminazione e l’assenza di pregiudizi, nonostante ci siano persone da tutto il mondo.
Gli stipendi che ti permettono di vivere dignitosamente, la possibilità di crescere sia personalmente sia professionalmente, il fatto che esiste ancora la meritocrazia. Le regole, che tutti rispettano, anche se a volte sono molto rigide.
A volte ci siamo sentiti persi, ma quello fa parte della scelta che abbiamo preso.
Non ci siamo mai scoraggiati tanto da poter pensare che non fosse stata la scelta giusta.
Abbiamo sempre cercato di non pensare troppo in avanti ma di goderci il famoso ‘qui e ora’.
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Quali sono state le difficoltà più grandi che avete dovuto affrontare e quali le gioie o soddisfazioni?
Le difficoltà più grandi sono state 3.
La prima tra tutti è stata all’inizio, quando siamo arrivati a Melbourne e abbiamo iniziato a lavorare 7 giorni su 7 non stop per cercare di guadagnare quanti più soldi possibile per partire per il nostro viaggio lungo tutta la costa est. Ci sentivamo rinchiusi in una bolla tra lavoro-casa-lavoro-casa. Ci sembrava che nella nostra vita non fosse cambiato niente, eppure eravamo dall’altra parte mondo.
Quegli sforzi però sono stati ripagati una volta in cui siamo partiti all’avventura con il nostro van.
La seconda difficoltà, durante la quale abbiamo pensato ‘Ma chi ce l’ha fatto fare?!’, sono state le farm.
Le farm sono i famosi 88 giorni obbligatori se si vuole avere un altro anno di Working Holiday Visa.
Eravamo dispersi nel nulla a 1 ora e mezza di macchina dalla prima cittadina. Non vedi mai nessuno, parli sempre con le solite persone, che spesso sono contadini australiani dall’accento incomprensibile.
Ci sei tu, la natura, gli incomprensibili e strani contadini australiani, i canguri e a volte anche qualche animale letale. Sono ‘solo’ 3 mesi, ti ripeti, eppure il tempo sembra non passare mai.
La nostra forza è stata essere insieme e sostenerci a vicenda.
La terza e ultima difficoltà che ci ha messo a dura prova è stata quando siamo rimasti a piedi con il van. Inizialmente sembrava una cosa da poco e invece poi si è rivelato un disastro: si è fuso il motore.
Purtroppo in Australia succede molto più spesso di quello che si pensa. I van economici sono datati e con tantissimi chilometri e questo tipo di guasto è molto comune.
Per fortuna non eravamo dispersi nel deserto ma eravamo ad Airlie Beach, un paradiso terrestre, ma sono stati comunque 3 lunghi mesi durante i quali abbiamo faticato a trovare lavoro perché non era il periodo giusto e per risparmiare abbiamo dormito nel nostro van rotto di fronte all’officina del meccanico, che è stato un angelo con noi e ci ha supportati tantissimo durante tutto il periodo.
Non vedevamo la fine. È stata un’attesa estenuante, abbiamo persino pensato di prendere un volo e tornare a casa. Alla fine il van è stato riparato e noi siamo tornati on the road. La sensazione che abbiamo provato è stata indescrivibile!
Le soddisfazioni più grandi le viviamo tutti i giorni.
La prima, quella che molte persone usano come scusa per non partire, è l’inglese!
All’inizio abbiamo fatto molta fatica e a fine giornata ci scoppiava la testa. Non capivamo niente e facevamo una fatica tremenda a esprimerci. Poi, giorno dopo giorno, il nostro cervello ha iniziato ad abituarsi e le parole sono iniziate ad arrivare cosi spontaneamente che ora possiamo dire di parlarlo fluentemente e di capire tutto quello che ci viene detto.
Può sembrare banale, ma parlare al telefono con un australiano e non avere problemi di comunicazione, fare un colloquio di lavoro e passare allo step successivo, fare un esame interamente in inglese… sono gioie che ti fanno saltare in aria di felicità!
Un’altra gioia è quella di aver finalmente trovato due lavori in cui non siamo più pagati il minimo. Avendo acquisito un po’ di esperienza in questo anno ora finalmente non siamo più novellini e veniamo pagati di più. Questo ci aiuta anche a poter permetterci uno stile di vita migliore. Niente di esagerato, ma ad esempio compriamo del cibo un po’ più di qualità o usciamo una sera in più e dedichiamo del tempo in più a noi stessi, individualmente e come coppia.
Riuscire a portare Zac qui è stata un’emozione fortissima. Sembrava impossibile e invece siamo tutti e 3 di nuovo insieme, down under.
L’ultima soddisfazione, poi, è vedere che stiamo andando avanti, passo dopo passo, nel processo per ottenere il visto permanente. Non vediamo l’ora!
Potete raccontarci degli incontri che porterete sempre nel cuore?
Grazie alla vita in van abbiamo incontrato tantissime persone meravigliose, provenienti da tutto il mondo. In particolare, però, abbiamo amato la gentilezza del popolo australiano, sempre disposto ad aiutarti senza volere nulla in cambio, solo per il piacere di farlo. Siamo stati travolti da persone con un’apertura mentale disarmante, a cui, se vivi in Italia, non sei abituato.
Ma, se pensiamo velocemente a tutti gli incontri che abbiamo fatto durante il nostro viaggio, due in particolare ci tornano sempre alla mente.
Il primo è il nostro amico Matteo, un ragazzo toscano incontrato per caso la sera prima del compleanno di Francesco mentre cercavamo un posto per dormire con il van. Abbiamo dormito ‘illegali’ sull’oceano e il giorno dopo ci siamo salutati dicendoci che ci saremmo tenuti in contatto. La sera dopo, era il compleanno di Francesco, eravamo in un campeggio in mezzo al bosco a fare una mega grigliata e a cantare ‘tanti auguri’ a Francesco, come se ci conoscessimo da una vita, ma in realtà erano passate solo 24 ore. E da lì è nata una bellissima amicizia fatta di ‘Ehi, ma dove sei?’ ‘Ci sei già stato lì? Ce lo consigli?’ ‘Stasera dove andiamo a dormire con i van?’ ‘Hai trovato lo spot perfetto per grigliare?’
Lui, avendo un 4×4, a volte spariva nei boschi per qualche giorno e poi ci raggiungeva. Abbiamo fatto un bel pezzo di costa est insieme. Poi Matte è tornato in Italia perché ha un bellissimo sogno da realizzare.
Siamo sicuri che, nonostante la distanza, il nostro legame rimarrà per sempre, croce sul cuore.
Gli altri due personaggi che ricordiamo sempre con un sorriso, sono due nonnini australiani che abbiamo incontrato in una domenica piovosa a Kiama, una piccola cittadina prima di Sydney.
Era una domenica e pioveva a dirotto. Noi ci stavamo lamentando del fatto che fosse domenica e stava piovendo. Poi a un tratto vediamo questi due anziani che senza pensarci due volte vanno dritti verso l’oceano e si tuffano. L’oceano era gelido ma loro, come se niente fosse, erano là a ridere e a scherzare.
A un certo punto, così dal nulla, ci chiedono di andare a fare il bagno con loro perché “non sapete cosa vi perdete. Fare il bagno con la pioggia è bellissimo!”
Non ce lo siamo fatti ripetere due volte e, anche se siamo congelati, è stato davvero divertente.
La giornata si è conclusa a casa loro, o meglio, nel villaggio per pensionati dove abitavano, con una bella doccia calda gentilmente offerta e una pizza all’ananas, anche quella offerta da loro
Come si vive dentro un van? Com’era la vostra vita quotidiana?
Dipende dal van che si ha!
Ci sono van che sembrano letteralmente delle case!
Ahimè noi non siamo ancora così ricchi e perciò abbiamo optato per un vecchio Mitsubishi Express del 2004. Lo abbiamo costruito interamente con le nostri mani e siamo molto soddisfatti di com’è venuto!
Per vivere in un van così piccolo ci vuole molto spirito di adattamento ma, a parte qualche testata al risveglio e una cena seduti sui sedili davanti perché fuori diluvia, non è cosi male.
Pensate che per 2 mesi ci abbiamo vissuto anche con il nostro cane e ci è piaciuto tantissimo!
È un’esperienza che suggeriamo a chiunque di fare perché ti fa davvero capire che nella vita non serve molto per essere felice. Ti basta un portellone che si apre sull’oceano o goderti un’alba o un tramonto sdraiato sul letto mentre pensi a quanto fossero sbagliate le tue priorità fino a quel momento perché è lì che realizzi che non ti serve nient’altro se non quella libertà che questa vita cosi folle che stai vivendo ti fa provare. Ed è maledettamente stupendo!
Attualmente ci siamo stabiliti in una casa perché ci serviva un po’ più di stabilità ma quando vivi in van, solitamente ti svegli quando il sole sorge (perché poi inizia a fare troppo caldo) e vai a letto quando il sole cala (perché poi non vedi più niente).
Il risveglio è lento, nessuno ti corre dietro, non hai la pressione di dover andare al lavoro o di dover vedere qualche collega che non sopporti.
Ti godi il tuo caffè mentre hai il rumore dell’oceano nelle orecchie e poi si parte! Per andare dove? Verso posti che ti lasciano senza fiato ed esperienze che cambieranno per sempre il tuo modo di vedere la vita.
Non è sempre così, ovviamente. A volte ti svegli nel bel mezzo della notte perché senti rumori strani oppure un qualche ranger ti dice di andare via altrimenti ti becchi una multa.
Quando piove, poi, è un incubo, perché sei sempre zuppo e non sai come asciugarti.
Tuttavia, tutto questo verrà annullato dalla bellezza e dalla semplicità di questa vita che, giorno dopo giorno, non smette di stupirti.
In quali luoghi dell’Australia siete stati e qual è la vostra prossima meta?
Il nostro piano era quello di fare metà Australia il primo anno e l’altra metà il secondo.
Abbiamo imparato che in Australia è meglio non fare piani.
Il guasto al motore del van ci ha bloccati e non siamo riusciti a finire il giro che avevamo programmato.
Comunque siamo soddisfatti: abbiamo fatto tutta l’East Coast, la costa est, da Melbourne a Cairns e siamo tornati indietro.
Abbiamo fatto un piccolo stop a Melbourne per ritirare Zac dalla quarantena e poi ci siamo diretti verso Adelaide passando dalla Great Ocean Road.
Al momento rimarremo ad Adelaide per un po’ e non faremo più i nostri lunghi road trip ma saremo più da gita durante il weekend. Il Sud Australia ha comunque dei bellissimi posti da scoprire!
Quando saremo pronti per ripartire andremo verso Perth, passando per tutta la costa sud-ovest. E poi ci piacerebbe salire fino nel Territorio del Nord, passando per Darwin, fermandoci a Uluru e infine… esplorare l’ultimo stato dell’Australia… la Tasmania!
Una volta ultimato il nostro tour dell’Australia, ci piacerebbe fare qualche vacanza in Asia, ma continuando comunque a vivere in Australia.
Cosa vi stando, per ora, l’Australia?
L’Australia ci ha fatto aprire gli occhi. Ci ha insegnato a sorridere e a essere curiosi quando incontriamo qualcuno diverso da noi, non a escluderlo o a cercare di screditarlo in tutti i modi possibili.
Ci ha insegnato a osservare le cose da un’altra prospettiva.
E ora vediamo tutto in maniera diversa. Questo ci piace.
In Australia abbiamo capito quanto fosse statico e antico il modo in cui siamo stati cresciuti, tutte le idee che ci sono state insegnate, tutti i concetti del Medioevo dove, se non hai un posto fisso, non sei nessuno, e se non ti carichi un mutuo sopra le spalle per tutta la vita sei strano.
Se non ti sposi o non fai figli prima dei 30 anni, allora sei in ritardo perché il tempo scorre e tu sei già vecchio.
Beh… qui non ci sono regole. Nessuno ti dice cosa fare o quale strada scegliere. Qui sei libero. Libero di scegliere per te stesso. E noi pensiamo che non ci sia niente di più prezioso al mondo che potersi sentire bene con sé stessi ed essere soddisfatti dei traguardi raggiunti.
Cosa vi manca di più dell’Italia e ogni quanto tornate nel vostro Paese natale?
Il cibo ovviamente e… il bidet.
A parte gli scherzi, amiamo il cibo che c’è in Australia, perché c’è di tutto.
Se ti piacciono i sapori dell’Asia, sei nel posto giusto.
Fish&Chips? Hai l’imbarazzo della scelta.
Ti va una pizza? In tutte le grandi città, è pieno di ottime pizzerie italiane.
Quando diciamo che ci manca il cibo di casa, non parliamo tanto del cibo in sé, ma di cosa significhi ‘il cibo’ per noi italiani. È un qualcosa che unisce le persone, che ti fa ricongiungere con amici che non vedevi da anni, che a Natale non ti fa alzare da tavola.
Ci manca sederci a tavola e non vedere l’ora che arrivi il primo piatto per commentarlo, per parlare del gusto che ha, se è buono, se fa schifo, se è crudo, se è troppo salato, se non è croccante.
Tutto ciò qui non puoi farlo.
Gli australiani sanno cucinare solo la carne e il barbecue gli viene molto bene, ma come piace dire a noi ‘loro mangiano perché devono sopravvivere’. Non si gustano davvero quello che stanno mangiando, non stanno 1 ora a commentare quello che hanno nel piatto. Mangiano e via. In molti mangiano addirittura sul divano, che se li vedessero le nostre mamme, due schiaffi e finché non hai finito non ti alzi dalla sedia
Ecco … un po’ tutto questo ci manca. Come ci mancano i pranzi della domenica dalla nonna, le grigliate con gli amici e i tortellini in brodo in inverno.
Per questo cerchiamo di tornare una volta all’anno, per circa 1 mese. Francesco è tornato 1 volta a settembre 2023, Martina deve ancora tornare poiché è stata impegnata a sbrigare le pratiche per il visto permanente, ma sicuramente troverà il tempo nel 2024.
Avete anche una pagina Instagram in cui raccontate la vostra vita lì. Perché avete deciso di aprirla?
Sì! Abbiamo scelto di chiamarla @italiankangaroos per ovvie ragioni
Abbiamo scelto di aprirla per mostrare a tutti gli scettici in Italia, che ci prendevano per matti quando hanno saputo della nostra scelta, di come, in realtà, al di fuori dell’Italia esista un mondo. Un mondo migliore.
Poi, all’improvviso abbiamo iniziato a ricevere messaggi di tutti i tipi. Domande di ragazzi già in Australia sull’itinerario che stavamo facendo, sulla vita in van, su dove dormire e su cosa pensavamo dei posti che stavamo visitando. Ma anche domande di ragazzi ancora in Italia con tanti dubbi da chiarire, tante paure, insicurezze, che è normale avere.
Ci siamo resi conto che erano le stesse nostre preoccupazioni di quando, mesi prima, cercavamo informazioni sulla vita in Australia e di come non riuscissimo a trovare nessuno a cui chiedere. Non siamo mai stati due tipi molto ‘social’ perciò non sapevamo dove trovare le informazioni che volevamo.
Quando sono arrivate le domande, quindi, siamo stati più che contenti di rispondere in modo sincero, per cercare di chiarire tutti i possibili dubbi.
Noi quelle informazioni non le abbiamo avute, perciò, quando qualcuno ci scrive, cerchiamo sempre di essere il più sinceri possibile, anche se a volte la verità non piace o non è così semplice come invece si pensa.
Siamo qui ormai da più di un anno e non siamo di certo degli esperti d’immigrazione ma pensiamo che nessuno possa dare consigli meglio di chi certe esperienze le ha vissute o le sta vivendo in prima persona.
Non siamo Influencers, non è il nostro business e non c’interessa avere delle entrate grazie a questo tipo di lavoro. Ci toglierebbe troppo tempo e non ci godremmo veramente i posti che visitiamo o la nostra vita, attualmente un po’ frenetica.
Semplicemente, quando riceviamo ringraziamenti in cui ci viene detto che ‘siamo un’ispirazione’ o quando c’incoraggiano a raggiungere i nostri obiettivi, il nostro cuore si riempie di gioia.
Inoltre, questa pagina ci ha permesso e ci sta permettendo di conoscere un sacco di persone ogni volta che arriviamo in un posto e pensiamo che, alla fine, lo scopo dei social sia proprio questo.
Aiutare a creare connessioni, amicizie, rapporti.
In cosa vi sentite diversi rispetto alle persone che eravate quando vivevate in Italia?
Se in Italia pensavamo di aver capito quali erano i nostri obiettivi, una volta arrivati qui, quegli obiettivi sono stati completamente stravolti.
In Italia, ad esempio, stavamo pensando di comprare una casa.
Poi, quando siamo arrivati qui, abbiamo capito che a noi non serve avere un mutuo sulle spalle e una casa fissa. Noi vogliamo viaggiare e tutto quello che c’interessa veramente è la libertà di poterci spostare e di vivere dove vogliamo, quando vogliamo. E per noi la soluzione migliore per fare ciò è stata comprare una casa sì, ma su 4 ruote.
In Italia eravamo un po’ razzisti e ci dispiace. Guardavamo le persone di nazionalità diversa con altri occhi. Li giudicavamo negativamente, senza nemmeno rendercene conto. Ce ne siamo accorti qui in Australia, dove se sei razzista allora non sei nel posto che fa per te perché qui nazionalità da tutto il mondo si uniscono e convivono serenamente. E tu sei dall’altra parte! Sei l’immigrato, sei la persona che non parla la lingua di quel Paese, sei lo straniero venuto qua con il sogno di avere una vita migliore. E tutti sono così gentili e disponibili. Quando sentono che hai un accento diverso, ti chiedono da dove vieni e così inizi a parlare, parlare, parlare e loro ti ascoltano, incuriositi più che mai dal posto dal quale vieni.
Fin dal primo momento, ci siamo sentiti così inclusi in questa società che pensare a come lo straniero viene visto e trattato in Italia, ora ci fa venire i brividi. Non parliamo solo degli africani, parliamo delle persone non italiane che vengono in Italia.
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Purtroppo, molti australiani andati in vacanza in Italia, hanno avuto esperienze negative proprio per questo e, anche se l’Italia è bella sotto tanti punti di vista, l’essere trattati in modo sgradevole senza aver fatto nulla di male rimane impresso nelle persone.
E questo è stato il nostro più grande cambiamento.
Quando cambi il modo di vedere le persone, di rapportati con ‘il diverso’, cambia tutto. Quando decidi di ripartire letteralmente da zero, cambiando la tua vita, cambia anche il te interiore e, senza nemmeno accorgertene, sei una persona migliore.
Che consigli dareste ad altre coppie che vorrebbero partire insieme per l’Australia?
Partire in coppia è estremamente rischioso
Perché se parti da solo, non hai limiti. Fai quello che vuoi, rispettando i tuoi tempi, i tuoi desideri e le tue aspirazioni.
Se hai un’altra persona accanto a te devi incastrare il tuo volere, i tuoi desideri, i tuoi obiettivi con quelli della persona con cui sei partito.
Abbiamo visto alcune coppie rompersi, perché non è facile. Ci sono tanti momenti di stress che mettono a dura prova il rapporto ma per noi sono tutti stati test molto forti per capire quanto sia solida la nostra relazione.
Il nostro rapporto quando facciamo la ‘van life’è semplicemente perfetto perché sei rilassato, non devi pensare a niente, solo al viaggio. A quale sia la prossima meta da visitare o la prossima spiaggia in cui andare a fare il bagno. Nemmeno l’arrivo di Zac ha inciso in modo negativo. Anzi, è stata un’aggiunta che ha portato ancora più felicità. Lui è il nostro moderatore: essendo molto sensibile, se discutiamo e alziamo la voce inizia a tremare, terrorizzato dal fatto che capisce che siamo arrabbiati.
Noi solitamente ce ne rendiamo conto molto presto.
Ci guardiamo e diciamo, ‘Okay, basta, stiamo spaventando il cane’ e ci dimentichiamo di quello per cui stavamo bisticciando.
Comunque, avere qualcuno accanto è stata la nostra salvezza in molti momenti del nostro viaggio in Australia.
Perché quando incontri difficoltà che ti sembrano insormontabili, hai qualcuno di fianco a te che ti supporta, che magari reagisce diversamente da te e ti fa aprire gli occhi su quella situazione e vedi che, in realtà, non è la fine del mondo. È solo un altro scoglio da superare, insieme.
Potete suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo voi, meritano una visita?
In realtà avendo fatto la costa est, che è la parte più turistica dell’Australia, non ci sono molti posti nascosti che abbiamo visitato. Avendo un van 2 ruote motrici non siamo potuti andare in luoghi molto remoti e abbiamo percorso tutta la costa facendo le classiche tappe ma sicuramente i posti che ci sono rimasti più impressi sono le Whitsundays, dove puoi fare escursioni sulla Grande Barriera Corallina (uno spettacolo indescrivibile), Fraser Island, dove si possono avvistare i dingo, e Byron Bay, rinomata per il surf e la vita hippie.
Vicino a Byron Bay c’è poi Nimbin, un piccolo paesino in mezzo alla natura dove puoi comprare qualcosa che solitamente non è legale Questo posto ha delle regole a parte ed è surreale.
Kiama è un altro paesino prima di Sydney, rinomato per lo sfiatatoio più grande al mondo e ricco di rockpool mozzafiato.
E poi c’è Adelaide, il posto in cui stiamo vivendo attualmente. La capitale del Sud Australia, poco conosciuta e poco considerata dai backpackers.
Siamo arrivati senza aspettative proprio perché nessuno ne parla mai ma per noi questa è la gemma nascosta del nostro viaggio in Australia.
Clima ottimo, le opportunità lavorative non mancano, si affaccia sull’oceano che è di un colore pazzesco, tranquilla e molto vivibile.
Ci sta piacendo davvero tanto vivere qua e abbiamo già fatto qualche gita fuori porta nei dintorni, che sono a dir poco sono bellissimi!
Dalle acque cristalline delle vicine penisole al deserto, è un posto che ha tanto da offrire e che è ancora poco contaminato dall’Uomo.
Se poteste tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?
L’unica cosa che a volte ci diciamo è, “Ma perché non lo abbiamo fatto prima?”
Poi però, ragionandoci su, pensiamo che abbiamo fatto la nostra scelta in un determinato momento della nostra vita ed evidentemente quello era il momento giusto per noi.
Se fossimo partiti prima, quando eravamo troppo giovani per avere una qualifica che ci avrebbe portati alla residenza permanente in poco tempo, forse non saremmo mai rimasti e saremmo tornati in Italia.
Forse non avremmo compreso la bellezza di questo Paese: le persone.
Vediamo tanti ragazzini di 18, 19 o 20 anni che vengono qua per farsi l’esperienza con il Working Holiday Visa ma alcuni di loro, a parer nostro, non sono pronti.
Si stupiscono di quanto costino qui le sigarette, l’alcol e le discoteche. Scelgono di arrivare a Melbourne perché è famosa per i locali e la vida loca. Si lamentano se dopo 2 giorni non trovano lavoro ma non fanno niente per spiccare tra l’altro milione di ragazzi che vuole fare lo stesso loro lavoro. Non hanno soldi e se li fanno spedire dai genitori.
Ecco, a volte, guardando questi ragazzi, pensiamo che forse, se fossimo venuti a quell’età, anche noi avremmo vissuto la nostra esperienza così, facendoci magari i 3 anni di visto senza poi aver concluso nulla e dovendo tornare a casa, magari con un po’ di soldi messi da parte, ma per dover ricominciare tutto da capo in un Paese dove non ci sono possibilità per i giovani.
Sia chiaro, stiamo generalizzando, ci sono tantissimi ragazzini super in gamba che vengono qui con l’idea di farsi un futuro e ci riescono.
È solo quello che abbiamo percepito noi incontrandone alcuni. Tutti italiani, guarda caso.
Cos’avete imparato, finora, vivendo lì?
Abbiamo imparato a vivere insieme. Abbiamo imparato cosa significhi tenere veramente a una persona, voler raggiungere i propri obiettivi e far si che non siano solo ‘miei’ ma ‘nostri’.
Questa esperienza ci sta facendo capire quanto siamo sulla stessa linea d’onda.
Abbiamo capito che stiamo bene anche da soli ma insieme stiamo meglio.
Perché siamo due persone a cui piace condividere, raccontare e confrontarsi, nel bene e nel male.
È capitato, a volte, di dover stare da soli per qualche giorno, per settimane o mesi, e proprio in quei periodi abbiamo capito quanto ci mancasse l’altro.
Abbiamo imparato ad affrontare le avversità, da soli.
A casa c’erano sempre le nostre famiglie che ci coprivano le spalle, qui no!
Abbiamo capito quanto in realtà siamo forti e quanto siamo capaci di superare situazioni scomode.
Ci siamo stupiti di noi stessi, di come stiamo realizzando i nostri sogni, un passo alla volta, nonostante a volte non sia per niente facile.
Abbiamo imparato a rallentare, perché in Australia la vita è più lenta. Gli australiani sono lenti in tutto, anche nel lavoro. Ci è stato detto varie volte ‘don’t rush’, ovvero “non correre”, “non avere fretta”.
Perché noi siamo sempre stati abituati a lavorare così, a mille all’ora.
Pensate solo che in Italia il rapporto infermiere:paziente è di 1:10, a volte anche 1:15.
Qui in Australia è di 1:4, 1:5 ma il tempo per fare le cose e soffermarsi sulla cura del paziente è lo stesso.
In gelateria, Francesco fa 5 coni in 5 minuti, mentre un australiano ne fa 2 in 5 minuti. Non importa se c’è la fila fuori.
Se ti si rompe la macchina e stai viaggiando e il meccanico ha 4 macchine da fare quel giorno, ti dice che è troppo impegnato e non riesce a vedere anche la tua macchina. E tu, aspetti. Perché se anche provi ad andare da un altro meccanico, ti verrà detta la stessa cosa
Quando lavori, però, questa calma ti mette di buon umore. Ti fa lavorare con il sorriso e sei più rilassato.
Progetti futuri?
Il primo progetto è quello di arrivare alla residenza permanente. A fine anno, se tutto va bene, dovremmo riuscire a fare domanda per il visto.
L’altro progetto è quello di vendere il nostro van e comprarne uno più grosso, in modo da poter vivere on the road per più tempo, stando un po’ più comodi.
Infine, viaggiare in questa parte di mondo che ancora non abbiamo mai visto. Ci piacerebbe molto vedere l’Asia, andare in Polinesia Francese, alle Fiji, e perché no?, tornare in Europa e farci quel viaggetto nei posti in cui non siamo ancora stati.
Non ci piace però pensare così avanti, per ora ci concentriamo sul visto e sulla nostra vita attuale. Ad Adelaide, Martina ha intenzione di lavorare come infermiera, una volta ultimati gli esami che le mancano, e Francesco ha già avviato un business di piadine, che deve solo prendere forma.
Per seguire e contattare Martina e Francesco:
E-mail: ferrimartina70@gmail.com
Sito web: La Piadina Di Franco
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