Vivere e lavorare a Madrid: la storia di Giancarlo

“A Madrid si lavora e si vive meglio che a Roma. Riesci a trovare un impiego senza dover ricorrere tanto alla raccomandazione. Non solo. La qualità della vita è superiore. Anche perché qui la Chiesa è meno influente che in Italia”.

Ne é convinto Giancarlo Milone, romano, 28 anni, approdato nella terra della movida e della corrida dopo essere stato in Germania (con il progetto Erasmus) e in Argentina. Si dice innamorato della Spagna, ma annuncia: “Non è detto che questo Paese sia la meta finale”.

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Ci racconta la sua storia?

La mia esperienza a Madrid è iniziata senza una vera ragione. Ero stato in Germania, a Colonia, con Erasmus. Una volta tornato a Roma, mi sentivo strano. L’ esperienza tedesca aveva indebolito il legame con la mia terra, avevo imparato che esistono altre realtà. Avevo come un vuoto dentro, la voglia di ripartire, rilanciarmi in un altro mondo, un ‘altra vita. Mi frullavano tanti progetti nella testa, non mi sentivo più nel mio ambiente naturale.

Poi, cosa è successo ?

Il mio ultimo anno romano è stato intensissimo. Presi in gestione un bar con tre amici (che sono tuttora proprietari del locale) e conclusi il mio iter universitario. Rivendetti la mia parte del pub, di cui ero proprietario e ripartii alla ricerca di un progetto, di un inizio senza ritorno.

E allora?

Decisi di affrontare un Master, in Risorse Umane. Cercavo qualcosa di diverso dal mio corso di studi (Economia dei mercati finanziari). L’ Università mi ha gratificato. Ma con la mia laurea puoi trovare sbocchi solo nella contabilità. Terminato il Master trovai un lavoro temporaneo. Durò un anno e mezzo. Non volevo prendere impegni, perché avevo in mente di andare in Argentina per un mese e mezzo. E’ stato a dicembre dell’anno scorso. Avevo il pretesto del matrimonio di una coppia di amici per fare- pensavo- il viaggio della mia vita. Tornato dall’ Argentina, un altro progetto era nella mia agenda.

Quale?

Un bar a Madrid. Tutto era più semplice con la crisi economica, che rendeva accessibili i prezzi delle licenza. L’ occasione era imperdibile, almeno dal mio punto di vista.

Dopo una lunga ricerca, trovai un locale a Arguelles, zona universitaria. Era un bar in profonda crisi, ma abbastanza grande e ben collocato.

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Cosa ha fatto a quel punto?

Decisi di acquistarlo e ristrutturarlo, approfittando dell’ aiuto di alcuni amici. Da lì è partita per me una nuova avventura. Oggi ho un locale aperto a tutti, ma frequentato soprattutto da stranieri che abitano in Spagna: italiani, tedeschi, francesi, messicani, inglesi, statunitensi.

Cosa l’ha trattenuta a Madrid?

Di questa città mi piace la vita. E’ una città sempre sveglia e allo stesso tempo ordinata e organizzata, mi piace l’ atmosfera internazionale che si respira. Madrid è un centro cosmopolita. Qui ho la possibilità di incontrare culture diverse.

Qual è la differenza più evidente tra Italia e Spagna?

Madrid è più organizzata di Roma. L ‘ambiente lavorativo è meno condizionato dalle raccomandazioni. E poi minore è l’ influenza della Chiesa sulla mentalità e sulle scelte di vita delle persone. Dal punto di vista estetico in questa città si incontrano il moderno e il neoclassico.

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Gli spagnoli come sono, in genere?

Beh, c’è differenza tra chi abita la Catalogna e chi vive in Andalusia. Al Sud le persone sono più aperte e allegre. In Catalogna molto chiuse e nazionaliste.

Cosa pensano gli spagnoli degli italiani?

Gli italiani sono visti relativamente bene. Gli spagnoli amano la moda e i vestiti made in Italy.

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Madrid, città della movida.

Sì, la vita della notte è intensa. La movida è la prima ragione del turismo a Madrid, i locali sono tantissimi. Gli orari ritardati. Tutto è molto divertente. Anche se si era più liberi tra gli anni ‘70 e ‘80. Le droghe circolavano senza limiti. La movida in fondo era un movimento libertario post franchista, sorto dopo tanti anni di repressione.

Quanto è sicura Madrid?

La città è molto sicura. E’ sicuro muoversi di notte, perché è tutto sotto controllo.

Spagna, terra della corrida e delle nozze tra gay. Paese di grandi contraddizioni, in cui convivono passato e futuro.

Paragonare la corrida alle nozze gay è difficile. La corrida viene da un’antica tradizione ed è sostenuta da un pubblico diverso da quello che appoggia la Spagna progressista. Ha una grande ricaduta economica, ma non è amata dalla maggioranza degli spagnoli, almeno dai giovani. Il partito socialista spagnolo è laico e difende le libertà sociali, ma non toccherà la corrida, soprattutto perché richiama tanti turisti e produce ricchezza.

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Veniamo alla Chiesa, meno influente, come lei dice, che in Italia.

Sì, ma al Sud i movimenti anti abortisti sono potenti e la Chiesa ha peso.

E l’Eta fa paura agli spagnoli?

Suscita paura e rispetto. Da sempre è aperto un dibattito tra chi vuole trattare con i terroristi e riconoscere loro dignità politica e chi vuole utilizzare sempre il pugno di ferro. Difficile capire cosa sia giusto, anche perché la soluzione referendaria sull’indipendenza del Paese basco probabilmente non creerebbe un territorio indipendente. Piuttosto rilancerebbe il nazionalismo catalano.

Quali sono i piatti tipici?

La paella, il cocido madrileno (una minestra con verdure e salame) e i vari affettati.

Rimarrà in Spagna?

Sfrutterò la mia laurea. Anche se non so come. È sempre un bacino di conoscenze, utile alla vita. Ma vorrei cambiare ancora una volta vita, perché per me raggiungere un obiettivo non è un arrivo, ma un punto di ripartenza. Mi piacerebbe buttarmi nel mercato della notte di Madrid.

In genere preferisco cercare da solo uno sbocco che aspettare una possibilità. Non credo che le chances di successo dipendano dalla città in cui si vive, ma dalla capacità e dalla voglia di cambiare.

Intervista a cura di Cinzia Ficco

cinzia.ficco@virgilio.it