“Made of Italy”, Andrea Pastacaldi

Da 12 anni a Perth, Andrea Pastacaldi è il fondatore di Made of Italy, la comunità italiana più forte e strutturata dell’Australia Occidentale. Originario di Agliana in provincia di Pistoia, l’imprenditore 43enne ha aperto anche un’agenzia che si occupa principalmente di visti per studenti internazionali: la Point Break Australia. Attraverso eventi come feste, aperitivi, cene a tema e collaborazioni culturali, si impegna a promuovere attivamente la cultura italiana. «In Australia – ci confessa – mi sono sentito subito molto più libero di esprimermi e di essere me stesso, di vivere con più tranquillità e soddisfazione personale, sia nell’ambito privato che sul lavoro». Ecco la sua storia.

Di Enza Petruzziello

Andrea Pastacaldi è il fondatore di Made of Italy

«In Australia mi sono sentito subito molto più libero di esprimermi e di essere me stesso, di vivere con più tranquillità e soddisfazione personale, sia nell’ambito privato che sul lavoro». Andrea Pastacaldi, 43 anni di Agliana in provincia di Pistoia, vive da ormai 12 anni in Australia, più precisamente a Perth. Proprietario della Point Break Australia (agenzia per l’istruzione e la migrazione), di ItalWA e fondatore di Made Of italy, la comunità italiana più forte e strutturata dell’Australia Occidentale, fin dai suoi primi anni nella “terra dei canguri” si è impegnato per realizzare Fremantle una struttura che offrisse accoglienza ai nuovi arrivati, o che potesse essere almeno un punto di ritrovo.

Attraverso una serie di eventi, come feste, aperitivi, cene a tema e collaborazioni culturali, grazie ad Andrea Made of Italy ha creato un senso di comunità e ha contribuito a promuovere la cultura italiana nella regione.

Da qualche anno ha aperto  una piccola agenzia di recruitment specializzata nel settore Hospitality, e collabora con Istituzioni italiane come il Consolato ed il Com.It.Es, e locali come alcuni Dipartimenti Governativi Australiani, il Museo Nazionale, ecc.

Nel 2023 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere della Stella della Repubblica, conferita dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, su proposta del Ministro degli Affari Esteri, per il suo impegno a favore delle relazioni di amicizia tra Italia e Western Australia in un ampio novero di settori.

Andrea quando e perché è maturata in te la decisione di trasferirti all’estero? Di che cosa ti occupavi in Italia e che cosa non ti soddisfaceva della tua vita qui?

«In Italia dopo essermi diplomato come Ragioniere e Perito Commerciale con il programma IGEA, a quei tempi un indirizzo innovativo, mi è stato subito offerto un lavoro vicino a casa ad Agliana, un paesino in provincia di Pistoia, in Toscana. Ho poi svolto il servizio militare nell’Arma dei Carabinieri, e dopo il mio congedo ho lavorato per un breve periodo per VolksWagen e subito dopo in amministrazione e negli uffici commerciali di un grande magazzino edile. Mi sono successivamente licenziato per spostarmi in un vivaio di piante ornamentali, sempre nelle vicinanze di casa. Il settore del vivaismo a Pistoia è molto forte. Si tratta di uno dei centri più grandi d’Europa e forse del mondo, ed ero attratto da questo settore perché si lavora molto con tutta l’Italia e l’estero. Questo lavoro mi ha permesso di viaggiare per trovare fornitori e clienti in paesi come UK, Irlanda, Belgio, Olanda, Spagna, dove partecipavo a fiere internazionali. Inoltre, essendo il settore piuttosto fermo nel periodo invernale, avevo la possibilità di fare vacanze anche in paesi esotici nel periodo natalizio. Non stavo male in Italia, ma devo dire che ogni volta che tornavo dai miei viaggi, che fossero di lavoro o di piacere, mi mancava qualcosa. Sono una persona molto curiosa, e sono stato sempre molto attratto dalla diversità e dalle altre culture».

Come mai tra tanti posti hai scelto proprio l’Australia?

«In quegli anni mi ero anche appassionato al surf, che ho praticato poco per dire la verità. Ho avuto però qualche esperienza in Brasile e nei Paesi Baschi, per poi scoprire che anche la Toscana offriva qualche sport interessante, e ho conosciuto questo mondo anche in Versilia. In quel periodo parlavo spesso con un mio caro amico e compagno di avventure all’estero di cercare un modo di poter viaggiare di più, e abbiamo scoperto la possibilità di richiedere il Working Holiday Visa per l’Australia. In quel momento non pensavo di lasciare l’Italia per sempre, ma volevamo semplicemente rompere la monotonia e andare alla scoperta, approfittando di questa grande opportunità prima che fosse troppo tardi. I 30 anni erano ormai alle porte e abbiamo pensato: ora o mai più! E così siamo partiti. I motivi veri per poi lasciare l’Italia sono maturati durante il mio primo anno in Australia. Non sapevo se fossi riuscito a rimanere in questo meraviglioso paese, ma sapevo per certo che non avrei mai voluto riadattarmi al sistema Italia, paese che adoro per tanti motivi, ma che iniziava a starmi stretto per molti altri. In Australia mi sono sentito subito molto più libero di esprimermi e di essere me stesso, di vivere con più tranquillità e soddisfazione personale, sia nell’ambito privato che sul lavoro. Dopo 1 anno qua, semplicemente non sei più disposto ad accettare la burocrazia italiana, il dover essere amico o parente di qualcuno per fare carriera, l’essere giudicato per scelte personali. Non che soffrissi molto di tutto questo, devo essere sincero, ma preferisco spendere il mio tempo e le mie energie in pensieri più positivi e produttivi.

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Andrea Pastacaldi è il fondatore di Made of Italy

Trasferirsi in Australia è molto diverso dal vivere in Spagna, Inghilterra e comunque altri posti vicino all’Italia. Tu hai deciso di andare dall’altra parte del mondo. Come sono stati gli inizi qui? C’è qualcuno che ti ha aiutato o hai fatto tutto da solo?

«Sì, in effetti sono capitato dall’altra parte del mondo. Sembra una scelta difficile ma per me è stata molto naturale. Per fortuna sono partito con un po’ di risparmi e non avevo l’urgenza di trovare lavoro subito. Ho svolto come prima cosa il lavoro in una farm di pomodori nel Queensland per poter rinnovare il visto per un secondo anno, e poi ho girato tutta l’Australia, fermandomi un più a lungo ad Adelaide, dove ho trovato un lavoro nel settore dell’edilizia. Entrambe esperienze dure, ma molto belle e che mi hanno aiutato a pagare quasi 1 anno di viaggio in giro per tutta l’Australia. Infatti eravamo atterrati a Sydney, per poi spostarci a nord lungo la costa fino a Cairns, poi Alice Springs ad Ayers Rock nel centro dell’Australia, su a Nord a Darwin, e poi verso Ovest dove abbiamo visto quasi tutta la costa del Western Australia, attraversando Perth e continuando tutto il sud-ovest per poi raggiungere il South Australia sempre costeggiando l’oceano. Abbiamo visitato Melbourne in un secondo momento. Il tutto con un camper a noleggio prima, e poi con un van che abbiamo acquistato e allestito da soli costruendo un letto e una sorta di cucinotto nella parte posteriore. È stato un anno davvero incredibile. In tutto questo, c’è da dire che a quei tempi (nel 2009) non esistevano tutte le informazioni reperibili adesso su internet, non c’erano i gruppi Facebook per scambiare opinioni e chiedere supporto. Anche se potevi farti un’idea vaga da qualche blog di viaggiatori e dalle guide turistiche, a quei tempi era una vera e propria avventura. Ho fatto tutto da solo ed è stato molto stimolante: dal capire come muoversi, all’ottenimento dei documenti necessari, alla ricerca del lavoro, di un posto dove dormire, ecc. Mi ricordo che si usava molto Gumtree, un sito di annunci per oggetti di seconda mano, ma anche per la ricerca del lavoro e di camere in affitto. Non è stato troppo difficile perché l’Australia è un paese molto sicuro, le persone accoglienti e disponibili, e la burocrazia ridotta al minimo. Insomma, mi sentivo al sicuro anche se non è stato sempre tutto facile ovviamente, e sono molto soddisfatto di essermela sempre cavata piuttosto bene.

Capitale del Western Australia, con oltre due milioni di abitanti all’attivo, Perth è diventata a tutti gli effetti, dopo Melbourne e Sydney, la terza città più importante dell’intero continente australiano. È nota, inoltre, per essere una delle città più soleggiate al mondo. Ma come è vivere qui?

«Il Western Australia mi ha affascinato subito per i paesaggi e la natura, e per come i parchi nazionali siano organizzati più per il rispetto della natura che per gli interessi del turismo di massa. Perth, sto parlando del 2010, mi era sembrata una città molto ordinata, tranquilla, con tanti bellissimi spazi all’aperto e un clima davvero ottimo. Ma non mi aveva entusiasmato per essere sincero. Sono stato molto più colpito da Fremantle, paesino sulla costa a 20 km a sud di Perth, molto vivace e con una popolazione molto variegata, multiculturale e inclusiva, con artisti e artigiani locali, piccole comunità ed eventi di vario tipo. A distanza di 14 anni non saprei ancora come definirlo esattamente, ma un qualcosa mi ha colpito e mi ha detto che qua avrei iniziato una nuova vita. E così è stato. Dopo aver completato il giro dell’Australia in furgone, ed essere tornato in Italia per circa 1 anno, sono tornato in Australia con il mio secondo Working Holiday Visa dritto a Perth / Fremantle e con l’intenzione di rimanere qua. Da quei tempi Perth è cambiata molto. La città sta crescendo ed è sempre più bella. Si vive in un’atmosfera tranquilla e piacevole, ma piena di attività e di stimoli. C’è sempre qualcosa di nuovo, un locale nuovo, un nuovo festival, un concerto più grande, il nuovo stadio (votato nell’anno della costruzione come “best sports stadium in the world”). Ogni volta che vado all’aeroporto è sempre più grande. La popolazione sta aumentando rapidamente. Per fare un esempio molto banale, se nel 2010 non era possibile trovare una buona pizza in tutta Perth, adesso potrei facilmente elencare un buon numero di locali dove si mangia un’ottima pizza. E così un po’ per tutti i tipi di ristoranti e in qualsiasi altro settore. Tutto questo è stimolante, ti incentiva ad investire e a cogliere opportunità, un po’ il contrario di quello che sentivo in Italia insomma».

Andrea Pastacaldi è il fondatore di Made of Italy

Da un punto di vista di qualità della vita e dei servizi, com’è la situazione qui?

«Il clima è molto buono tutto l’anno, con un inverno tutto sommato corto e non troppo freddo, e volendo si riesce a fare molta attività all’aperto. Si può spesso approfittare del bellissimo Oceano Indiano per un tuffo o una giornata in spiaggia (tutte libere, molto accessibili e con parcheggio gratuito), un barbecue con gli amici al parco, o semplicemente uscire per una passeggiata o un giro in bici lungo il fiume a King’s Park, il parco cittadino più grande del mondo! È tutto nuovo, pulito e ordinato ed i servizi funzionano bene, anche se qualche volta ci sono difficoltà a coprire i grandi spazi con una densità di popolazione così bassa. Infatti se non si abita in prossimità del centro, non si può contare molto sui trasporti pubblici, specialmente la sera, per cui è necessario avere una macchina per spostarsi liberamente e in poco tempo. Per quanto riguarda la sanità abbiamo delle strutture molto belle, moderne e ben organizzate. C’è però carenza di personale in generale e specialmente nel settore medico e, per fortuna non per esperienza personale, so che a volte trovare il professionista giusto che ti segua adeguatamente può risultare difficile. Qua funziona molto il sistema privato, ma anche il servizio sanitario pubblico è in genere molto ben strutturato e all’avanguardia».

Poco dopo il tuo arrivo in Australia, hai aperto un’agenzia che si occupa principalmente di visti per studenti internazionali: Point Break Australia Ti va di parlarci di questa tua attività?

«Da poco stabilito nella zona di Fremantle, stavano iniziando a mancarmi alcune situazioni a cui ero abituato in Italia. E cioè: avere delle amicizie solide, un punto di ritrovo, un modo di interagire con persone con interessi simili ai miei. Per questo ho cominciato a creare delle piccole occasioni di ritrovo prima in un Club italiano, e successivamente in altri locali. Con queste attività ho conosciuto tante persone e iniziato a coltivare un network che ho poi raggruppato in un gruppo Facebook e a cui ho dato il nome di ItalWA (Italiani in Westertn Australia). In quel periodo un amico qualificato come Migration Agent mi chiese se fossi interessato a collaborare con lui in vista di un suo trasferimento nella east coast, in modo da poter gestire insieme i suoi clienti di Perth e aprire un canale dedicato agli studenti internazionali. Fu così fondata Point Break Australia, attività che ho poi rilevato e di cui sono unico proprietario. Negli anni siamo cresciuti, nonostante la chiusure totale dei confini durante il periodo del Covid (ricordo che il Western Australia è stato lo stato con le restrizioni più rigide in assoluto), ci siamo trasferiti in un ufficio più grande e più centrale, e adesso insieme alla nostra agenzia di immigrazione di riferimento, abbiamo formato un gruppo di 10 professionisti, parliamo fluentemente 5 lingue e diamo supporto a studenti internazionali e immigrati principalmente italiani ma provenienti da tutto il mondo. Abbiamo previsione di ulteriore crescita per i prossimi anni, aprendo un secondo ufficio fra meno di 2 mesi».

Che cosa fate nello specifico?

«Nello specifico, facciamo consulenza a chi vuole studiare in Australia un corso d’inglese, o un corso professionale, oppure all’Università. Aiutiamo lo studente ad individuare il miglior corso e la migliore scuola in base alle sue esigenze, aspettative e budget, e ci occupiamo poi di tutta la parte burocratica per l’iscrizione a scuola, la richiesta dell’assicurazione medica obbligatoria, la raccolta delle informazioni e dei documenti necessari per la preparazione della richiesta del visto Student. Il servizio è generalmente gratuito ed è quindi molto conveniente per chi è interessato a studiare in Australia, rispetto a fare tutto in autonomia e rischiare di commettere qualche errore nella richiesta del visto con il rischio che venga rifiutato. Inoltre, non offriamo questi servizi ufficialmente o direttamente, ma essendo tutti stabiliti qua a Perth da diversi anni, ed essendo in contatto con una grande rete di persone, spesso aiutiamo i nostri clienti anche a trovare lavoro, casa, e a risolvere qualche piccolo problema che si puo’ dover affrontare quando si arriva in un paese nuovo. A proposito di questo, in collaborazione con un grande amico e socio d’affari, ho anche aperto una piccola agenzia di recruitment specializzata nel settore hospitality. Con questa agenzia riusciamo a mettere in contatto professionisti del settore con esperienza con aziende locali di alto livello. Per fare un esempio, uno dei nostri primi clienti è arrivato in Australia direttamente dall’Italia con un contratto da $80,000 in uno dei locali più esclusivi di Perth. Questo ragazzo è poi stato sponsorizzato da un’altra azienda che ci ha incaricato di cercare personale, e nei prossimi anni otterrà la Residenza Permanente e poi la Cittadinanza Australiana, con il supporto dei nostri Migration Agent per la richiesta dei visti. Un servizio completo che offriamo con grande piacere a tutti ma in particolar modo ai nostri connazionali».

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Qual è il processo di assistenza che offrite ai nuovi arrivati in Australia attraverso la vostra agenzia?

«Come dicevo sora, ufficialmente ci occupiamo di consulenza e supporto per studenti internazionali. Collaboriamo poi con Agenti d’Immigrazione per la richiesta di tutti gli altri visti (sponsor, visti familiari, visti permanenti, ecc) e con l’agenzia di recruitment li aiutiamo a trovare lavoro. Abbiamo anche una rete molto vasta di imprenditori e di professionisti per qualsiasi bisogno, e organizziamo eventi di diverso tipo sia per supportare la nostra cultura, che semplicemente per divertirsi, conoscere persone, e sentirsi a casa. Proprio stasera abbiamo organizzato un seminario gratuito sui visti australiani, seminario rivolto principalmente ai nuovi arrivati, ma anche a chi è qua da un po’ e ha bisogno di chiarimenti. Abbiamo in programma altri eventi di questo tipo, dove professionisti del settore parleranno di Tasse, Codice della Strada, Servizio Sanitario, Diritti dei lavoratori, ecc. Ormai siamo molto conosciuti qua in Western Australia, amministriamo il gruppo Facebook di italiani più grande in WA e uno dei più grandi e attivi in tutta Australia, ed offriamo direttamente o indirettamente assistenza ormai quasi in tutti i settori».

Come è nata l’idea di creare Made Of Italy e qual è il suo obiettivo principale?

«Avendo creato negli anni decine di occasioni per incontrarci e conoscerci, siamo diventati un punto di riferimento importante per la comunità italiana. Siamo in grado di dare supporto e di fare da ponte fra i nuovi arrivati e la vecchia generazione, e qualche volta anche fra la comunità e le istituzioni. Made of Italy è un’evoluzione di ItalWA e vuole rappresentare l’italianità all’estero, prima in WA, poi in tutta Australia e con l’obiettivo finale di diventare un movimento globale. Ho sempre trovato che mancasse un riferimento importante ed ufficiale che rappresentasse l’Italian style all’estero, sia nel mondo imprenditoriale che nel modo in cui viene rappresentata la nostra cultura in genere. In questo senso, vogliamo rilanciare la nostra immagine e far passare il messaggio che l’Italia non è più (o non è mai stata!) soltanto pizza, spaghetti e mandolino, ma ben altro. Abbiamo così tanto da dare, in tantissimi settori. Questo pensiero ha iniziato ad assillarmi quando ho iniziato a conoscere dei grandi professionisti, artisti e artigiani italiani che si trovavano qua a lavorare come camerieri o in imprese di pulizie. Tutti lavori dignitosi ma che non rendono giustizia alle qualità di questi ragazzi. E infatti uno dei primi eventi che ho organizzato fu una sorta di mercatino dove artisti, artigiani, professionisti e imprenditori italiani sono venuti a mostrare le loro abilità. Questo è un po’ l’obiettivo principale, anche se il progetto ha tante sfaccettature interessanti e idee da sviluppare».

In che modo Made Of Italy promuove la cultura italiana nella regione? Puoi darci alcuni esempi di eventi o iniziative di successo?

«Abbiamo organizzato proiezioni di film italiani con sottotitoli in inglese. Lo scopo era quello di radunare un po’ di italiani della zona, ma soprattutto quello di far vedere agli australiani uno spaccato di Italia più moderno rispetto a quella che recepiscono qua. Il progetto sarà ripetuto più in grande quest’anno anche grazie alla collaborazione di istituzioni e associazioni culturali. Abbiamo organizzato cene a tema regionale, aperitivi ed eventi serali con musica italiana, abbiamo dato supporto e visibilità ad imprese italiane e ad altre associazioni. Ultimamente abbiamo organizzato una mostra per un collettivo di 4 artiste italiane, che abbiamo messo in comunicazione fra di loro, aiutato a scrivere un progetto e a presentarlo al Consolato, ad un’associazione culturale, e a varie gallerie d’arte. Siamo riusciti a portare la mostra nel bel mezzo del centro culturale di Perth, in una galleria del WA Musuem (museo nazionale). La mostra parla di emancipazione femminile, ma in qualche modo anche di italianità, vista l’organizzazione tutta italiana e la nazionalità delle 4 artiste. “Women in bloom” e’ stata in esposizione per circa 3 mesi e la si può visitare fino alle fine di Gennaio. Ci tengo molto anche a cercare anche l’interscambio culturale. Un evento molto riuscito fu la proiezione di un documentario sul 28esimo Battaglione Maori che intervenne durante la seconda guerra mondiale in supporto dei partigiani per la liberazione dell’Italia dal Nazifascismo. A fine proiezione i Maori hanno performato la famosa Haka in rispetto ai morti in guerra, e abbiamo poi condiviso cibo italiano, fra scambi di abbracci, e qualche lacrima per l’emozione».

Come supporta i piccoli business italiani in Australia?

«Essendo in contatto con tante persone, e vista la facilità con cui si può aprire un’attività commerciale in Australia, ho conosciuto negli anni tanti ragazzi con idee imprenditoriali da sviluppare o che avevano avviato da poco la loro azienda, ma non sapevano come farla crescere. Io ci sono passato per primo e continuo ad interessarmi a questo argomento, infatti al momento ho 4 piccole imprese attive. In più con Point Break e Made of Italy abbiamo una presenza molto forte sia online che sul territorio. Per questo ho pensato di mettere a disposizione la mia esperienza, le nostre capacità e la nostra visibilità, e di dare l’opportunità alle piccole imprese di pubblicizzarsi tramite i nostri canali. Il bello di Made of Italy è che ha una reputazione molto solida. Inoltre, ha un pubblico che potenzialmente è interessato al prodotto o al servizio dei nostri business partner, ancora prima di essere a conoscenza della loro esistenza.

Da un punto di vista commerciale noi vogliamo rappresentare i servizi ed i prodotti italiani di qualità, raggiungendo un pubblico che non si limita a quello degli italiani all’estero, ma a tutti quelli che sono interessati alla nostra cultura, ai nostri prodotti e al nostro lifestyle. Possiamo quindi creare ottime opportunità per le imprese italiane di farsi conoscere e raggiungere un grande pubblico, in cambio di una sottoscrizione annuale ad un prezzo simbolico e alla condizione di offrire prezzi scontati e agevolazioni ai membri della nostra comunità. Si tratta di una situazione win-win dove tutti guadagnano. Siamo poi in grado di offrire servizi di marketing, business plan, costruzione di siti web, gestione dei social media, ecc, grazie a personale qualificato ed esperto che abbiamo a disposizione sia in azienda che in outsourcing».

Andrea Pastacaldi è il fondatore di Made of Italy

Nel 2023 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere della Stella della Repubblica per il tuo impegno a favore delle relazioni di amicizia tra Italia e Western Australia in un ampio novero di settori. Che cosa ha significato per te questo riconoscimento?

«Onestamente, questa onorificenza era completamente inaspettata. Ho sempre visto premiare grandi imprenditori o comunque persone di una certa età che hanno svolto attività a beneficio della comunità per molti anni. Ho dovuto rileggere bene le motivazioni e cercare di valutare in maniera obiettiva il mio operato fino ad ora per apprezzare davvero questo premio e farlo mio: “si tratta di un meritato riconoscimento per lo straordinario impegno da Lei dimostrato a favore della comunità italiana in Western Australia, soprattutto dei nuovi emigrati, promuovendo i valori della coesione e della collaborazione, nonche’ la lingua e la cultura del nostro Paese nel contesto Australiano”. Ad oggi sono molto fiero e soddisfatto, perchè effettivamente ho sempre fatto del mio meglio per fare qualcosa di buono e per tutti, senza che fosse richiesto. Non mi riferisco tanto agli aperitivi e agli avvenimenti culturali, che comunque hanno fatto molto bene alla nostra comunita’, ma per la mia predisposizione e disponibilità ad ascoltare, a cercare di aiutare, a mettere da parte l’ego per cercare di unire, mettere in comunicazione, fare sistema. Inoltre, sono una persona alla portata di tutti e facilmente approcciabile. Premiare un “giovane”, penso sia stato anche un segnale da parte del Console di Perth per sottolineare che e’ importante supportare le buone iniziative e per incentivare altri a fare lo stesso anche se arrivati in Australia da poco. Come conseguenza, oltre alla voglia e l’intraprendenza per continuare ad impegnarmi a favore della comunità italiana e della società in generale, ho anche acquisito un grande senso di responsabilità».

In che modo collabori con il Consolato, il Com.It.Es e altre istituzioni italiane?

«Sicuramente Made of Italy può fare da megafono a qualsiasi tipo di iniziativa che interessa la comunità italiana. Per cui siamo in grado di divulgare informazioni in maniera efficace e possiamo dare visibilità anche alle attività delle istituzioni. Viceversa, come nel caso della mostra Women in Bloom, o per la serie di seminari informativi gratuiti rivolti ai nuovi arrivati che è attualmente in corso, siamo noi a proporre l’iniziativa e a cercare il supporto delle istituzioni. Inoltre, anche le istituzioni australiane mi hanno chiesto collaborazione per poter interagire con la nostra comunità. Ultimamente ho avuto colloqui con il Dipartimento dell’Immigrazione, il Dipartimento degli Affari Multiculturali, quello dei Trasporti, la Polizia del Western Australia, Fairwork (per i diritti dei lavoratori), che sono molto interessati ad interagire con la nostra comunità, e identificano me e Made of Italy con un ruolo di leader e di buon esempio».

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Da sempre l’Australia è una terra di immigrazione italiana. Nel Paese c’è una grande comunità di nostri connazionali. Sia di vecchia che di nuova generazione. Hai rapporti con loro?

«Con i giovani interagiamo quotidianamente. Ma ho un ottimo rapporto anche con la vecchia generazione, anche se abbiamo mentalità e punti di vista a volte molto diversi. Non ci sono mai state tensioni o chiusure, ho sempre cercato di legare con tutti, mantenere buoni i rapporti. Apprezzo molto il grandissimo lavoro ed il contributo incommensurabile degli italiani in Australia, rendendo questo il paese meraviglioso che abbiamo trovato noi nuovi emigrati. Adesso abbiamo il dovere di non perdere quello che ha costruito chi è arrivato prima di noi, e di continuare a fare del nostro meglio per contribuire a nostra volta alla crescita di questa terra che ci ospita».

Dove vivi e in generale in Australia ci sono opportunità lavorative per i giovani che come te vogliono trasferirsi all’estero? E se sì, quali?

«Sicuramente sì. Per la mia esperienza, se hai voglia di lavorare qua puoi fare quello che vuoi. Il futuro è davvero nelle tue mani e se sei bravo nel tuo lavoro, ti impegni, ti comporti bene, e stai attento a cogliere le opportunità, puoi toglierti grandi soddisfazioni in qualsiasi campo e costruire una carriera brillante».

Quali consigli daresti a chi come te sta pensando di trasferirsi all’estero?

«Ai giovani consiglio di non pensarci troppo. Consiglio di buttarsi, andare a scoprire altri mondi ed altre culture, ma soprattutto di scoprire loro stessi ed imparare ad ascoltarsi. Tutto il resto viene di conseguenza. Nel peggiore dei casi possono sempre rientrare in patria, ma con una bellissima esperienza, un inglese migliore, e un’apertura mentale che ti può insegnare soltanto il viaggio. Ai meno giovani, specialmente alle famiglie, consiglio di valutare bene i prossimi passi, informarsi, consultare professionisti ed avere un programma preciso, anche se l’imprevisto e’ sempre dietro l’angolo. Purtroppo a volte viene data un’idea sbagliata dell’Australia, dove sembra che tutto sia facile e che in qualche modo si riesca sempre a cavarsela. Sono il primo a parlare bene di questo paese, ma la vita è cara se si ha una famiglia a carico, e mi capita non di rado di sconsigliare una partenza per evitare un potenziale buco nell’acqua e la perdita di risparmi di una vita per poi dover tornare indietro con la coda fra le gambe. In generale non bisogna aver paura, ma è necessario sapere bene a cosa si va incontro».

Come è cambiata la tua vita da quando vivi qui? E quali i vantaggi e gli svantaggi di vivere in Australia?

«È cambiato tutto. Potrei fare un elenco infinito, ma quello che mi interessa di più è che qua mi sento libero di esprimere la mia creatività, di dare sfogo alla mia curiosità e di buttarmi in progetti che sicuramente in Italia non avrei potuto prendere in considerazione. Purtroppo sono lontanissimo dalla mia famiglia, che vedo mediamente una volta ogni 2 anni. Ma anche loro sanno benissimo che qua faccio una vita di gran lunga migliore rispetto a come stavo in Italia, nonostante anche in Italia me la stessi cavando piuttosto bene.

Ti sei mai pentito di essere andata via dall’Italia e ci torneresti?

Non mi sono mai pentito e non ho mai pensato seriamente di tornare in pianta stabile. Tuttavia, dopo più di 12 anni a Perth, e con la possibilità di lavorare da remoto, mi stuzzica molto l’idea di trascorrere più tempo in Italia prolungando le vacanze o facendo qualche viaggio in più. Per adesso sono molto contento di avere una base solida qua, ma chissa’.. d’altronde fino a 3 mesi prima di spostarmi in Australia, che è poi diventata casa, non avevo mai valutato seriamente di lasciare l’Italia. Mai dire mai».

Progetti per il futuro?

Sicuramente continuerò ad investire tempo, energie e risorse nei miei progetti, in cui credo molto e che mi stanno dando tante soddisfazioni. Il mio sogno è di portare Made of Italy nel mondo. A livello personale, leggere di più e viaggiare di più sono obiettivi a cui non posso rinunciare!

Per contattare Andrea, ecco i suoi recapiti:

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