Giada: qui in Australia, puoi essere e diventare tutto ciò che vuoi
A cura di Maricla Pannocchia
Giada, originaria di Molfetta, ha lasciato l’Italia per inseguire quella libertà che non sentiva di avere nel suo Paese natale. “Sto parlando della libertà economica ma anche di quella di espressione” racconta la donna, “Ad esempio, volevo sentirmi libera di amare la mia compagna.”
E così Giada, insieme alla sua partner, è partita alla volta dell’Australia, dove sta lavorando nel settore della construction per fare gli 88 giorni necessari al rinnovo del suo Working Holiday Visa, un tipo di visto che permette agli under 36 di vivere e lavorare in Australia. Giada, che ha studiato nel settore delle scienze motorie e sportive e che, in Italia, già era personal trainer e fitness coach, sta riuscendo a continuare a seguire i suoi allievi italiani online.
“Sono molto soddisfatta di riuscire a portare avanti questa professione, che è la mia passione” dice Giada, “Anche se, durante la settimana, qui lavoro duramente.” Giada e la sua compagna sono anche riuscite a comprare un van, di modo da essere sicure di avere sempre un tetto sopra la testa, “purtroppo, per via di tutti i backpackers che vengono qui, trovare un alloggio non è per niente facile. Per fortuna, la mia azienda lo offriva e quindi viviamo in un alloggio convenzionato.”
A chi sta pensando di partire per l’Australia, Giada consiglia di farlo perché gli italiani in generale sono ben visti, specialmente nel settore dell’hospitality, ottimo anche per imparare l’inglese, e perché, se una persona s’impegna e tiene duro, lì è possibile diventare ciò che desidera.
Ciao Giada, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Ciao a tutti, mi chiamo Giada Del Rosso, sono una personal trainer e fitness coach e sono nata in una piccola città sul mare, Molfetta, che si trova nella provincia di Bari.
Ho vissuto lì fino all’età di 22 anni poi, dopo la fine della triennale in scienze delle attività motorie e sportive, mi sono trasferita a Milano, iniziando così la mia carriera sportiva in palestra e conseguendo la mia laurea magistrale in Management dello Sport.
Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?
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Ho iniziato a pensare di lasciare l’Italia durante il periodo della pandemia, nella seconda ondata per l’esattezza, ma non l’ho fatto subito perché volevo innanzitutto finire gli studi e, in secondo luogo, sentivo di dover dare ancora molto al percorso sportivo che stavo facendo.
Dopo essermi arricchita di tutto ciò che potevo, a maggio 2023 ho comprato il biglietto di sola andata per l’Australia, con partenza prevista nel settembre 2023.
Ho sentito il bisogno di andare a cercare altrove la libertà che non sentivo più in Italia.
Ora sei in Australia, precisamente a Bunbury, a due ore da Perth. Come sei finita proprio lì?
Sono arrivata a Bunbury un po’ per caso. Erroneamente, mentre ero a Perth, ho fatto domanda per lavorare in un ristorante che cercava cameriere e che pensavo valesse per gli 88 giorni che servono per il rinnovo del visto (Working Holiday Visa).
Quando ho scoperto che in realtà non valeva mi sono detta che, comunque, avrei dovuto cominciare da qualche parte e, quindi, sono rimasta a Bunbury, trovando poi in costruction il lavoro giusto per il rinnovo del mio visto.
Cosa ti ha spinta ad andare in Australia?
Mi ha spinta l’idea di libertà e indipendenza che non riuscivo ad avere al cento per cento in Italia. Per libertà intendo quella economica e quella, più importante, di espressione.
Per esempio, sentivo il bisogno di sentirmi libera di esprimere l’amore che provo per la mia compagna, senza alcun limite.
Puoi spiegare ai nostri lettori che cos’è il Working Holiday Visa e come funziona?
Io sono partita con il Working Holiday Visa, un visto della durata di un anno che ti permette di viaggiare e lavorare qui senza limiti, a parte il non poter lavorare per lo stesso datore di lavoro per più di 6 mesi. Per poter rinnovare il WHV durante per un secondo anno, durante il primo bisogna svolgere i famosi 88 giorni di lavori specifici, per l’esattezza in farms o in costruction nelle zone remote e molto remote o in hospitality, sempre nelle zone molto remote. Nel caso in cui si volesse prolungare per un terzo anno, i lavori specifici dovranno essere svolti per 6 mesi durante il secondo anno di visto.
L’unico requisito necessario è non aver ancora compiuto i 36 anni.
A chi consiglieresti un’esperienza del genere?
La consiglierei a chiunque cerchi di dare una svolta alla propria vita, sia per esperienza personale sia per costruirsi un eventuale futuro qui in Australia.
Ci vuole coraggio ma un viaggio del genere può arricchire sotto ogni punto di vista.
Pensi che sia necessario parlare bene l’inglese sin da subito?
Io, personalmente, sono arrivata qui in Australia con un inglese davvero molto elementare e ho riscontrato le mie difficoltà ma le persone del posto sono propositive e ben disposte ad aiutarti, permettendoti così di impararlo e migliorarlo.
Direi che no, non è necessario conoscerlo sin da subito, anche se parlarlo già all’arrivo può facilitarti l’esperienza.
Di cosa ti occupi?
La mia professione ufficiale è la personal trainer e la fitness coach, che continuo a esercitare per l’Italia attraverso il coaching online e con i miei canali social.
Al momento, a Bunbury sto lavorando in una compagnia edile, che si sta occupando di costruire uno dei ponti più grandi del Western Australia, per finire i miei 88 giorni.
Alla fine dei miei tre mesi obbligatori ritornerò appieno alla mia professione, integrando il coaching online con il lavoro nelle palestre australiane.
È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?
Dipende dal campo in cui si cerca e dalle skills possedute. Di solito, però, noi italiani siamo considerati buoni lavoratori, soprattutto nel campo della ristorazione e dell’hospitality, quindi, non è così difficile per noi trovare lavoro.
In più, diventa ancor più facile se qui in Australia fai tante esperienze in settori diversi perché, a differenza dell’Italia, avere esperienze differenti è una visto come una ricchezza.
Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?
Il settore più semplice e veloce è quello della ristorazione che, d’altronde, consiglio vivamente a chi vuole imparare velocemente l’inglese.
Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?
Sì, decisamente. I lavori sono ben retribuiti e il rapporto guadagno/consumo è migliore rispetto a quello che c’è in Italia, nonostante il costo della vita qui sia complessivamente più alto.
Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?
La benzina qui un Australia si aggira tra 1.68 AUD e i 2 AUD, che corrispondono alla fascia tra 1 € e 1,20€ al litro. Due litri di latte fresco parzialmente scremato costano 3.20 AUD, ovvero circa 1,80 €, mentre mezzo chilo di funghi champignon costa 7 AUD, ovvero circa 4,20 €.
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Come ti sei mossa per cercare un alloggio?
L’alloggio è una nota davvero dolente della realtà australiana perché, con l’arrivo di così tanti backpackers, è davvero difficile trovarne uno. Per fortuna, la mia azienda, come tante altre, ha l’alloggio incluso e, quindi, la mia compagna ed io stiamo vivendo in un alloggio convenzionato ma la prima azione che abbiamo fatto, appena abbiamo potuto, è stata quella di comprare un van per avere sempre la sicurezza di avere un tetto sopra la testa e un letto in cui dormire.
Quello che consiglio ai futuri viaggiatori che verranno qui è di prenotare un ostello per almeno le prime quattro settimane prima di cominciare questa esperienza.
Come sei stata accolta dalla gente del posto?
La gente del posto è davvero molto gentile e cordiale. Nonostante il mio inglese incomprensibile e la mia difficoltà nel capire i dialoghi, nessuno mi ha mai lasciata nel dubbio.
Come descriveresti le loro vite?
Qui si vive immersi nella natura. Le loro vite sono semplici. Durante la settimana si lavora duramente mentre nel week-end o durante le vacanze le prime scelte sono sempre il campeggio, le grandi spiagge e il barbecue.
Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?
La burocrazia funziona velocemente e anche molto bene. Nei miei primi 20 giorni qui ho fatto tutti i documenti necessari per essere pronta a lavorare.
La sanità è privata e, quindi, per accedervi senza spendere un patrimonio conviene, trasformare la nostra tessera sanitaria nella Medicare o pagare un’assicurazione sanitaria.
I mezzi pubblici funzionano benissimo nelle grandi città ma, purtroppo, non riescono a coprire le enormi distanze tra i vari paesi. In compenso, i servizi pubblici, come bagni e docce, sono ovunque e sono accoglienti e puliti.
Com’è una tua giornata tipo?
La mia giornata tipo durante la settimana inizia con la sveglia che suona alle 4 del mattino per andare al lavoro, che inizia alle 5. Il mio lavoro consiste nel sistemare con il cemento i beams usciti dallo stampo che poi saranno assemblati per costruire i ponti di cui ci stiamo occupando. Finisco alle 17 e corro a casa a fare la doccia per poi iniziare il mio coaching online per l’Italia. Se, invece, non ho appuntamenti lavorativi post cantiere, vado in palestra ad allenare il mio corpo e la mia mente. Alle 20 ceno e ne approfitto per preparare anche il pranzo per l’indomani, infine mi metto a letto, pronta per affrontare un’altra giornata il giorno successivo!
Nei week-end, invece, sono libera dagli impegni lavorativi, prendo il mio bel van e, insieme alla mia compagna, scegliamo una meta balneare dove andare a rilassarci e a meravigliarci dei panorami spettacolari che ci sono qui nei dintorni.
Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?
Le principali difficoltà sono state lo scoglio della lingua, che però in un ambiente come questo è più semplice da superare, e la lontananza da tutti gli affetti più profondi, che ho accettato scegliendo di partire.
Un’altra sfida molto importante è stata quella di abituarsi al cambiamento repentino delle cose: i lavori, essendo settimanali, possono concludersi da una settimana all’altra, le idee possono cambiare radicalmente e le situazioni ti possono spingere nel lato opposto rispetto a quello che avevi immaginato ma è anche il bello di questa esperienza!
E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?
La soddisfazione più grande è stata quella di riuscire a mantenere la mia professione e i miei amatissimi allievi nonostante l’esperienza corposa che sto vivendo.
In più mi sento di essere, dopo solo quattro mesi e mezzo da quando sono arrivata qui, assolutamente indipendente: non solo ho acquistato il mio primo mezzo di trasporto, sono riuscita a comprare addirittura una casa con le ruote!
La gioia più bella è anche quella di guardare tramonti diversissimi in queste spiagge interminabili con gli occhi meravigliati di una bambina che è tornata a sognare.
C’è una comunità d’italiani? Ne fai parte?
Sì, qui ci sono tantissimi italiani, sia backpackers sia cittadini acquisiti con il visto permanente.
So di una comunità di molfettesi, provenienti dalla mia città d’origine, che si trova a Fremantle, ma devo ancora cercarla e non vedo l’ora di scoprirla.
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Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?
A chi vuole venire qui voglio dire solo di lasciarsi alle spalle quella mentalità di ‘sicuro è giusto’ che, in realtà, è già stata messa in discussione da chi parte ma noi italiani siamo delle teste dure e qualche volta facciamo fatica ad abbandonare alcuni atteggiamenti.
Questo posto è davvero uno dei migliori per ricominciare, per trovare la propria strada o per perdersi nella natura. Puoi essere e diventare tutto ciò che vuoi, tenendo duro e non lasciandoti scoraggiare dalle difficoltà.
E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?
A chi vuole venire in vacanza consiglio di non aspettarsi di girare tutta l’Australia in poche settimane perché è grande quanto tutta l’Europa ma di scegliere una zona e concentrarsi su tutti i posti del luogo scelto per viverli appieno!
Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?
Per quello che ho visitato io, qui nel Western Australia meritano assolutamente una visita Hamelin Bay, luogo in cui puoi vedere le razze a riva, Eagle Bay con la sua acqua cristallina e, infine, Lucky Bay, in un parco naturale nella città di Esperance.
Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?
Non farei assolutamente niente di diverso. Io sono per “nessun rimorso e nessun rimpianto”. Se nel mio percorso dovessi aver sbagliato qualcosa, vuol dire che avevo bisogno di un insegnamento che mi portasse a raddrizzare il tiro.
Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?
Ho imparato che noi esseri umani abbiamo una forza interiore potentissima che non sappiamo di avere fino a quando non ne abbiamo bisogno.
Inoltre, ho imparato che, per vivere una vita degna di essere vissuta, dobbiamo lasciarci trasportare, modellandoci e destreggiandoci tra gli avvenimenti che accadono come il fiume fa durante il suo corso, non diventando mai la roccia che rimane rigidamente ferma lì dov’è, dipendente dalle situazioni meteorologiche circostanti.
Progetti futuri?
Il mio progetto, nel futuro prossimo, è quello di fare esperienza nelle palestre australiane per arricchire le mie conoscenze professionali, di migliorare al meglio il mio inglese e di girare per i prossimi due anni l’Australia in toto con la mia compagna e il nostro bellissimo van, raccontando tutto sulla nostra pagina Instagram.
Il mio progetto più importante, invece, è quello di aiutare tutte le persone, da ogni parte del mondo, che vogliono cambiare vita avvicinandosi al fitness e a uno stile di vita sano e senza restrizioni attraverso il mio coaching online articolato sulla mia pagina Instagram.
Per seguire e contattare Giada:
E-mail: giadadelrossopt@gmail.com
Sito web: www.giadadelrosso.com
Social: giadadelrosso_pt / Leaveandgo_