Il mondo alla rovescia. Non sembra esserci altra spiegazione. Dall’Inghilterra si stanno infatti moltiplicando le richieste di badanti per accudire gli anziani britannici e gran parte di esse sono indirizzate verso il nostro Paese, nonostante – quasi paradossalmente – sia invece l’Italia uno dei mercati più floridi per le badanti provenienti soprattutto dalle aree orientali del continente.
Pare che nella terra d’Albione siano particolarmente apprezzate specifiche qualità italiche come la pazienza, il buonumore e la professionalità, tutti aspetti che possono dare ad un’attività come quella richiesta un valore aggiunto significativo. Le offerte di impiego al riguardo si sono impennate negli ultimi mesi al punto che alcune agenzie specializzate hanno fiutato l’affare e si sono gettate nel business, offrendo agli eventuali aspiranti una serie di agevolazioni (a pagamento, s’intende) per rendere il trasferimento in Inghilterra meno traumatico.
Le attività da svolgere sono quelle tradizionali: si va dal personal care, ovvero la classica assistenza al risveglio o al momento della sistemazione per la notte, al supporto pratico (incombenze in esterno, lavori domestici, preparazione dei pasti), fino all’assistenza specializzata se in possesso di specifici requisiti: particolarmente remunerative sono infatti le attività con soggetti malati o infermi bisognosi di cure specifiche. Corsi specialistici nel curriculum potrebbero dunque costituire elemento di preferenza nella scelta, ma non bisogna perdersi d’animo, visto che le richieste sono comunque numerose e variegate.
Si tratta di capire quanti sarebbero disponibili, anche a fronte di stipendi decisamente più corposi rispetto a quelli con cui in Italia si premiano l’impegno e la dedizione di tante volonterose signore dell’Est, a trasferirsi presso le abitazioni degli anziani o degli infermi da accudire e rinunciare a gran parte della propria vita e di quella che città entusiasmanti e tentacolari come quelle che si trovano in Inghilterra possono offrire soprattutto ai giovani. È noto infatti che l’assistenza alla persona va svolta a domicilio e acquista maggior valore quanto più elevato è il tempo che si è disposti a mettere a disposizione per l’attività.
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Vitto e alloggio sono ovviamente assicurati, ma alla lunga questa situazione rischia di creare difficoltà nella gestione della propria vita personale. Sicuramente il rapporto di lavoro è vincolato da norme specifiche e garantisce diritti inalienabili, come il numero delle ore da lavorare, le soste, le ferie e via dicendo, ma si tratta pur sempre di un’attività particolarmente delicata, per la quale potrebbero essere fatte richieste tali da mettere in discussione gli accordi di inizio rapporto. Senza tenere inoltre conto del fatto che a cadenze piuttosto regolari – è cinico dirlo, ma si tratta della cruda realtà – i malati o gli anziani cessano di vivere, creando qualche imbarazzo in chi nel frattempo non abbia avuto l’accortezza di provvedere all’organizzazione della propria vita al di fuori del lavoro.
Il vantaggio è che per impieghi di questo tipo non è richiesta una preparazione specifica e anche chi si trova digiuno delle conoscenze base dell’assistenza alla persona può sperare in una prospettiva più che solida. Meglio ovviamente può andare a quanti abbiano già svolto un corso di studi in questa direzione e siano dunque in possesso di abilità spendibili professionalmente e certificabili. Per costoro una valida alternativa può essere rappresentata dalle case di riposo o dalle associazioni socio-assistenziali, che anche da quelle parti faticano a trovare personale specializzato da inserire nei loro quadri. Anch’esse si rivolgono nello specifico al mercato del lavoro italiano, probabilmente consapevoli dell’elevato livello di preparazione assistenziale dei nostri operatori.
E se è vero che anche in Italia ci sono pochi problemi di disoccupazione per coloro che sono in possesso dei titoli per svolgere attività di questo tipo, è altrettanto vero che da quelle parti le stesse attività vengono remunerate molto di più, motivazione per molti più che sufficiente per fare i bagagli e volare oltre Manica sognando un radicale cambio di prospettiva. In queste circostanze si rivelano indispensabili una conoscenza approfondita della lingua e una certa flessibilità per quanto riguarda gli orari di lavoro e le sistemazioni, molto spesso previste all’interno delle strutture in cui si finisce a lavorare. Compromessi a cui peraltro sarebbe necessario scendere anche se si decidesse di rimanere in patria.
Gianluca Ricci