Elena: in Australia apprezzo soprattutto il lusso di essere in pace
A cura di Maricla Pannocchia
Elena, 51enne nata a Trieste da una famiglia di origini istrianiche, ha sempre saputo di voler andare in Australia, dove vive parte della sua famiglia. “Ho viaggiato molte volte a Melbourne. La prima volta in cui ci sono stata avevo appena 3 anni e vi ho trascorso sei mesi con mia madre, alloggiando da sua sorella. Nel corso degli anni, ci sono tornata per molteplici eventi familiari. Ricordo che, a diciotto anni, avrei già voluto trasferirmi in Australia, perché mi affascinava tutto quello che ha di diverso, molto diverso, dall’Italia” racconta la donna.
A 40 anni, Elena – che nel frattempo aveva lavorato nel settore turistico e viaggiato molto – ha deciso di trasferirsi finalmente in Australia appoggiandosi, per il primo periodo, ai parenti che già vivevano là. “Sono stata molto fortunata in questo senso”, continua Elena, “Perché chi non ha punti di appoggio deve alloggiare in ostello o condividere un appartamento con degli sconosciuti.”
Da 7 anni, Elena è direttrice della filiale di House of Culture Dr David Juan Ferriz Olivares a Melbourne, Victoria, che è un centro culturale che riceve persone di ogni razza, religione, sesso ed età. Il centro si occupa del benessere integrale dell’essere umano con corsi di yoga, rilassamento, massaggi e un fitto programma culturale di conferenze per nutrire la mente e lo spirito.
Quello che Elena apprezza di più dell’Australia è la possibilità di vivere in pace in ogni senso del termine, data dalle esperienze passate, di guerra e ansia, vissute in famiglia. “Pensando al futuro, sto bene e sono ancora relativamente giovane” dice la donna, “pertanto, posso permettermi di sognare per almeno altri 30 anni!”
Ciao Elena, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Mi chiamo Elena Radin, sono nata a Trieste, una città di confine tra l’Italia e l’Europa dell’Est, l’unico porto dell’Impero austroungarico, che ne fece fiorire le finanze e la cultura nell’Ottocento. A Trieste si sentono parlare almeno 10 lingue passeggiando per le vie e i mercati: italiano, sloveno, serbo-croato, friulano, greco, albanese, ebreo, russo, tedesco e inglese. La popolazione in generale ha goduto di un periodo storico fertile che, grazie alla costruzione del porto franco a Trieste da parte di Maria Teresa d’Austria, ha abbracciato non solamente diverse culture ma tutte le loro religioni, edificando chiese e templi per ognuna di queste comunità.
Iniziai gli studi universitari con scienze statistiche e attuariali, rendendomi conto che, seppur dotata in matematica e statistica, preferivo le due lingue straniere obbligatorie nel percorso di studi e, più avanti, decisi d’iscrivermi alla laurea magistrale in lingue e letterature straniere moderne, percorso conclusosi con 110 e lode, con lingue come spagnolo, inglese ed ebraico, che ovviamente non è una lingua moderna, ma sono riuscita a includerla nel piano di studi convincendo il rabbino a insegnarla a lingue moderne per un periodo. Le letterature studiate furono quella italiana, inglese e sudamericana.
Vengo da un contesto cattolico ma, dalle superiori, preferii l’ora di auto-studio in filosofia all’ora di religione ufficiale per permettermi di esplorare tutte le religioni e filosofie.
Scrivo e pubblico libri in spagnolo con una casa editrice accademica, perché lo spagnolo è più diffuso dell’inglese e, in questo modo, i miei libri sono pubblicati in Europa, America, Asia e Africa.
“El nuevo concepto de la Divinidad según Serge Raynaud de la Ferrière” fu la mia tesi magistrale, “La Buena voluntad y la reflexión como bases de las relaciones humanas” è stato scritto durante uno dei molteplici lock-down consecutivi a Victoria, entrambi i libri vennero pubblicati da Editorial Académica Española e sono in procinto di scrivere il mio terzo libro in spagnolo, per il quale sto svolgendo le debite ricerche.
Da sette anni dirigo la filiale di House of Culture Dr David Juan Ferriz Olivares a Melbourne, Victoria, che è un centro culturale che riceve persone di ogni razza, religione, sesso ed età. Il centro si occupa del benessere integrale dell’essere umano con corsi di yoga, rilassamento, massaggi e un fitto programma culturale di conferenze per nutrire la mente e lo spirito. Gli ideologi e fondatori sono Serge Raynaud de la Ferrière, un saggio francese con cinque lauree e un immenso sapere, che scrisse cento libri, e David Juan Ferriz Olivares, suo esegeta, figlio di diplomatici messicani, nato in Giappone, filologo ed esperto in naturismo. Entrambi viaggiarono estesamente per i cinque continenti, dando conferenze.
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Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?
La mia famiglia è di esuli istriani, provenienti da quella zona del mondo che ingloba le attuali Italia/ Slovenia/Croazia, da parte di entrambi i genitori.
La sorella maggiore di mia madre, una volta arrivata a Trieste a 17 anni, decise di andare in Australia, mentre un fratello di mia madre si trasferì in Toscana.
Da parte mia, sono stata direttrice di varie agenzie di viaggio di Trieste per quasi venti anni. Del resto, ho sempre avuto la passione per i viaggi e per la loro organizzazione. A un certo punto, decisi di emigrare in Australia, dopo aver viaggiato estesamente lì, in Europa e in America quando lavoravo nelle agenzie di viaggio, come interprete di professori universitari dallo spagnolo all’italiano e viceversa e dallo spagnolo all’inglese e viceversa e per turismo culturale.
Vivi a Melbourne dal 2012. Cosa ti ha portata proprio lì?
Ho viaggiato molte volte a Melbourne. La prima volta in cui ci sono stata avevo appena 3 anni e vi ho trascorso sei mesi con mia madre, alloggiando da sua sorella. Nel corso degli anni, ci sono tornata per molteplici eventi familiari. Ricordo che, a diciotto anni, avrei già voluto trasferirmi in Australia, perché mi affascinava tutto quello che ha di diverso, molto diverso, dall’Italia. Qui ci sono una flora e fauna uniche, per non parlare della complessità multiculturale, quindi, presi la decisione definitiva dopo aver concluso un capitolo professionale come direttore tecnico di agenzie di viaggi, un lavoro che amavo ma che richiedeva reperibilità 24/7, con responsabilità legali e finanziarie. Ero pronta a iniziare non solo un nuovo capitolo professionale ma anche a cambiare completamente vita!
Visto che sei in città da più di 10 anni, hai notato cambiamenti, sia positivi sia negativi, da quando sei arrivata a ora?
Melbourne cambia continuamente e recentemente è diventata la città più popolata dell’Australia. Ci sono costanti ondate migratorie di persone provenienti da diversi Paesi. I Paesi precisi dipendono dal momento storico-socio-politico mondiale.
Quando arrivai io, nel 2012, con il mio percorso personale, ero parte della terza ondata migratoria dall’Italia, la più importante dopo le due guerre mondiali. Ovviamente, non era calcolato, le leggi migratorie s’inasprirono abbastanza e il governo australiano iniziò a chiedere molti più documenti, oltre al fatto che si allungava, mano a mano, il tempo necessario a ottenere la residenza permanente. Decisi di gestire la pratica immigratoria da sola, avendo le abilità linguistiche necessarie per farlo e una certa esperienza legale, ma la maggior parte degli italiani si affidava a un agente d’immigrazione per districarsi nel complicato mondo burocratico dell’immigrazione.
Com’è stato il tuo percorso burocratico per vivere e lavorare in Australia?
Vissi i primi sei mesi con la mia famiglia e poi conobbi il mio attuale marito. Come accennato, la burocrazia australiana è complessa. Dopo 4 anni qui, ottenni prima la residenza permanente e poi la cittadinanza, dopo un totale di 10 anni di matrimonio. Nei primi quattro anni, vissi in un “mondo di mezzo”, non più residente in Italia ma non ancora ufficialmente residente in Australia. Oggi penso che la procedura per richiedere la residenza si sia snellita, anche se continuano ad arrivare molti immigrati italiani e non solo.
Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?
Lasciai Trieste a 40 anni, tutti i miei amici avevano già famiglia e figli, mentre io ero single e senza figli, quindi libera di scegliere. I miei amici erano felici per me, mentre mia madre lo era un po’ meno, dato che sono figlia unica, ma poiché avevo lasciato passare l’opportunità di emigrare a diciotto anni, a quaranta non volevo perdere l’occasione.
Sono ancora in contatto con i miei amici di una vita e ogni paio d’anni ritorno a Trieste, in Italia. Onestamente, sarebbe più complesso per loro venire qui di quanto non lo sia per me tornare lì. Bisogna tenere di conto del costo dei voli e, in più, io vivo su una gigantesca isola in mezzo agli oceani e lontana dagli altri continenti.
Come ti sei organizzata prima della partenza?
Venni con un volo della compagnia aerea Emirates, perché permetteva l’imbarco di una valigia di 32 kg, che era piena dei libri più rari di mio possesso, e un bagaglio a mano con qualche oggetto personale. Nella borsa da donna avevo altri libri tra cui Ipazia di Silvia Ronchey e un libro di storia dell’arte, regalai tutti i miei vestiti alle amiche e divisi la mia estesa collezione di libri con i colleghi di lingue e letteratura.
Mantenni per qualche anno il mio appartamento a Trieste ma, una volta intrapreso il percorso della residenza permanente, e avendo formato messo su a Melbourne, decisi di vendere l’appartamento che, essendo in un edificio protetto dalle belle arti, aveva decorazioni in stile Liberty, che attirarono una giovane coppia di architetti istriani, che aveva riconosciuto le mie origini dal mio cognome e che ne apprezzò l’architettura stile Liberty. Successivamente, andai a trovarli nella mia “vecchia casa” per scoprire che avevano mantenuto il lay out e cambiato solamente la cucina, che era più moderna. È stato un bel passaggio. Del resto, non capita spesso che l’ex proprietario possa vedere com’è venuta la sua casa, una volta venduta.
Anni dopo, vendetti pure l’eredità da parte paterna, costituita dalla casa dei nonni paterni e dai terreni nell’attuale Croazia, anche in questo caso a una famiglia che apprezzava l’architettura della zona, la pietra carsica e le travi di legno del tetto. Quella casa a Radini, paese in Istria, da cui deriva il mio cognome, stette in famiglia per tre generazioni, per 100 anni precisi. Anche in questo caso sono ancora la benvenuta in casa.
Puoi parlarci meglio dei tuoi lavori nel campo del turismo?
In sintesi mi occupavo di turismo e interpretariato, viaggiando molto spesso in diversi continenti. L’interpretazione più interessante sicuramente fu all’UNESCO a Parigi e, in seconda battuta, l’interpretazione del direttore della S.I.S.S.A. (International School for Advanced Studies), il prof. Stefano Fantoni a Trieste, nella mia città natale, per un congresso internazionale della Fondazione F.I.S.S. (Federazioni Internazionali di Societa’ Scientifiche). Trieste è una città internazionale di letteratura e di scienza e, sia i miei studi universitari sia i miei talenti, riflettono la mia città e s’intrecciano a essa.
A Trieste James Joyce scrisse l’Ulisse, Italo Svevo La coscienza di Zeno, Reine Maria Rilke Le elegie duinesi, Umberto Saba le sue raccolte di poesie e nel nostro secolo Claudio Magris i suoi capolavori Danubio, Un altro mare e Microcosmi. Al caffè San Marco a Trieste, c’è tutt’ora una sedia con una targhetta con il nome di Magris nel caso in cui l’autore contemporaneo, che ora risiede all’estero, voglia tornare.
Di cosa si occupa la tua non profit, House of Culture Dr. David Juan Ferriz Olivares?
Siamo una filiale della Fondazione Magna Fraternitas Universalis, che ha sede mondiale a Lima, Perù. Ci occupiamo di rieducazione dell’umanità attraverso lo yoga metodo Ferriz-Ferrière, che è un sistema di equilibrio psicofisico, rilassamento Ferriz-Ferrière, seminari e un programma culturale che comprende conferenze su arte, scienza, filosofia e didattica a entrata gratuita. Organizziamo visite guidate alle mostre temporanee alla National Gallery of Victoria e riceviamo special guests della Fondazione Magna Fraternitas Universalis da diversi continenti, in quanto esistiamo in 20 Paesi nel mondo.
Rieducazione dell’umanità intesa nella presa di coscienza della complessità dell’essere umano e del suo ruolo nella società attuale, così frenetica e commerciale, del ritrovare l’importanza della spiritualità legata alla morale, alle scelte quotidiane e alla missione che ognuno di noi ha da compiere su questa Terra.
Offriamo corsi di yoga, yoga prenatale, massaggi shiatsu, corsi di lingue e letterature e conferenze, queste ultime a entrata gratuita. I corsi hanno un costo che serve a coprire le spese della sede locale.
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Puoi raccontarci come hai fatto a passare dal sogno di questa non profit alla realtà?
La sera insegnavo già yoga a Trieste, nella filiale italiana, a Melbourne ho aperto una filiale di cui sono la direttrice e a cui dedico le mie giornate. Gli insegnanti di yoga danno i loro corsi ad honorem, facciamo pagare i corsi agli studenti per le spese fisse, ma il tempo che dedichiamo loro va molto più in là delle ore dei corsi. Diamo un’attenzione individuale e, chi vuole approfondire di più, viene invitato alle diverse attività culturali, che sono gratuite. Abbiamo alcuni collaboratori, in particolare un IT che segue il nostro sito, anche se il contenuto lo scriviamo noi e l’immagine corporativa è la stessa delle varie sedi dislocate a livello mondiale. Riceviamo molte proposte per “migliorare” il sito e per ospitare gruppi che vogliono presentare altri metodi di yoga ma abbiamo una nostra identità precisa e, per questo, seguiamo delle direttive internazionali sia sul disegno sia sui contenuti del sito web.
Che consigli daresti a chi vorrebbe aprire una non profit in Australia?
Non posso dare consigli perché la legge cambia costantemente, quello che so è che il concetto di not for profit è molto più recepito in Europa e in America di quanto non lo sia in Australia. Ho trovato la società australiana decisamente basata sul profitto e con la tendenza a lavorare troppo, togliendo un tempo essenziale persino ai pasti e alla famiglia.
Quali sono, nella tua esperienza, le difficoltà e le gioie di gestire una non profit lì?
Questa è la mia unica esperienza come dirigente di una not for profit, per cui non saprei compararla ad altre realtà. Dedicare il mio tempo alla House of Culture Dr David Juan Ferriz Olivares per me è una gioia, le difficoltà si superano con il duro lavoro, creando una maggiore offerta di orari dei corsi e mantenendo una certa qualità nell’insegnamento.
È vero che, dopo la pandemia, il costo della vita a Victoria è aumentato del 35-40% ma mai come ora abbiamo bisogno di una maggiore armonia con noi stessi, in famiglia e nella società, e, dopo due anni di lock-down, al quale siamo sopravissuti con i corsi online, abbiamo avuto un notevole incremento del numero degli studenti.
Come ti sei mossa per cercare un alloggio?
Nel mio caso, una parte della mia famiglia vive a Melbourne dagli anni Cinquanta. Come ho accennato, per i primi mesi sono stata loro ospite. Non tutti hanno questa possibilità e molte persone devono trovare alternative, forse passando del tempo in ostello o condividendo un appartamento con degli sconosciuti. Qui vengono richieste referenze per affittare casa e trovare lavoro e più di una volta ho fatto da referente per degli studenti.
Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?
Dalla fine del lock-down i prezzi sono aumentati e, per comprare casa, il tasso d’interesse ha appena smesso di salire. La situazione alloggi penso si stia finalmente stabilizzando di nuovo. Ho appena conosciuto una coppia di dottorandi italiani che, comparando l’affitto medio alla rata del mutuo, ha deciso di comprare casa, visto che passerà almeno quattro anni qui. Tutto dipende dalle possibilità che si hanno.
In generale, vivere in centro è più costoso rispetto all’abitare in periferia, ma in periferia si è più isolati umanamente e culturalmente in quanto i musei, le gallerie d’arte, i cinema, i teatri, i parchi e gli eventi sono in centro.
Come sei stata accolta dalla gente del posto?
La comunità è multiculturale, con gente di ogni Paese, razza e religione. È difficile generalizzare. Noi alla House of Culture Dr David Juan Ferriz Olivares accogliamo tutti e ogni giorno interagisco con persone molto differenti tra loro e lo trovo molto arricchente. Ho imparato quando è il Capodanno cinese, che cambia ogni anno, il nuovo anno iraniano, conoscevo già le regole del Sabbath ebraico e delle volte anticipai l’orario delle conferenze del venerdì sera per permettere a dei membri della comunità ebraica di rincasare in tempo, altre volte adattai corsi di yoga durante il mese del Ramadam, per permettere ai membri di religione musulmana di praticare yoga per un mese durante le mattine di digiuno, rallentando il ritmo degli esercizi eseguiti.
Abbiamo creato un rapporto con il Koorie Inheritance Trust, che promuove la cultura e l’arte aborigene del Victoria, perché qui loro vivono e esprimono la loro cultura attraverso l’arte e la scienza da 60.000 anni!
Come descriveresti le loro vite?
Di nuovo, è difficile generalizzare parlando di una popolazione multietnica che viene da almeno 280 Paesi diversi con altrettante culture e lingue, per non parlare delle altrettanti nazioni e culture aborigene.
Noi alla House of Culture Dr David Juan Ferriz Olivares accogliamo tutti con rispetto e tolleranza.
Com’è una tua giornata tipo?
Mi alzo presto, pratico yoga per un’ora a livello di una docente con 30 anni di esperienza, per mantenermi in salute ottimale, poi insegno diverse classi di yoga ogni giorno e insegno lingue, la maggior parte delle lezioni serve a passare l’esame inglese IELTS, necessario per ottenere la residenza. Ricerco e scrivo per il mio nuovo libro, rispondo a molteplici email, organizzo eventi culturali, partecipo a riunioni amministrative, che fanno parte della realtà materiale di una not for profit, e mi corico presto, entro le 22.00.
Grazie alle discipline che seguo, alla pratica dello yoga quotidiana ed essendo vegetariana da 30 anni, devo dire che, a 51 anni, godo di una buona salute, non prendo medicinali e ho una notevole lucidità mentale.
Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?
Onestamente non ho dovuto affrontare molte difficoltà. Il fatto di essere stata accolta, all’inizio del mio percorso qui, dalla mia famiglia, mi ha facilitato le cose. Ho un Master in lingue e letterature straniere e sono estroversa. Tutto questo mi ha aiutata molto, soprattutto all’inizio, per creare nuove relazioni umane, formare una mia famiglia e affrontare un mondo più multiculturale di quanto non fosse quello della mia città natale. Un particolare, quasi nessuno qui ha il mio nome, spesso vengo chiamata Eleonor o Helen o Elena con l’accento sulla seconda “e”, sorrido e non correggo, soprattutto al telefono.
Cercare di creare “ponti” nella comunicazione da una telefonata con il fornitore di un servizio, con il negoziante che non comprende perché cerchi una tuta bianca per praticare yoga e mi sottolinea che a Melbourne il nero è il colore principale in ogni stagione sono esempi di come io mantenga i punti fermi sull’essenziale e di come sia tollerante con ciò che è secondario.
Aver viaggiato molto, prima di emigrare, mi ha preparata ad avere una mente aperta e a vedere ogni situazione da diversi punti di vista per raggiungere una soluzione soddisfacente.
E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?
Ogni giorno aiuto le persone a stare meglio, trovare un miglior equilibrio su tutti i piani – fisico, mentale e spirituale – e ad ampliare la loro cultura e questo mi rende felice. Essere al servizio della comunità mi dà la gioia per continuare a migliorare la qualità della vita di chi incontro.
Ognuno ha un’esperienza unica alla House of Culture Dr David Juan Ferriz Olivares, ogni tanto leggo e rileggo le recensioni per ispirarmi a continuare. La trascendenza del lavoro compiuto sta anche nel fatto che, essendo in venti Paesi nel mondo, se qualcuno si dovesse trasferire in uno di questi Paesi avrebbe modo di continuare il percorso iniziato qui. È già successo varie volte, ed è successo anche l’inverso, ossia che ci sono state raccomandate persone da sedi in altri continenti.
C’è una comunità d’italiani? Ne fai parte?
La comunità italiana, come ogni altra comunità, è in costante trasformazione. Per esempio, con e dopo il lock-down di 2 anni, moltissimi italiani, come molti altri lavoratori non residenti, si sono trovati costretti ad andarsene a causa del lock-down più lungo al mondo e alla mancanza di entrate se non si svolgeva un lavoro essenziale. Da gennaio 2023, gli italiani hanno ricominciato a venire, all’inizio trovando difficoltà a impiegarsi ma l’economia e la qualità della vita in generale stanno migliorando.
Faccio decisamente parte della comunità italiana, seguo varie pagine Facebook e diversi alunni sono venuti perché raccomandati da altri italiani. Il tutto avviene abbastanza spontaneamente.
Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?
Consiglierei d’informarsi bene sui visti prima di venire qui. La legge in materia d’immigrazione cambia ogni anno a luglio. In generale suggerirei di rivolgersi a un agente d’immigrazione per poter seguire la strategia migliore nell’intricato mondo dei visti e per seguire le regole abbastanza rigide anche prima di partire, per avere le idee chiare.
✎ Approfondimento: tutte le info utili per andare a studiare in Australia
È essenziale parlare la lingua, studiare bene l’inglese prima di arrivare è fondamentale. Non arriverei qui prima di avere un livello medio, altrimenti c’è il rischio di non riuscire a trovare lavoro, alloggio e di avere una brutta esperienza.
E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?
In vacanza è opportuno prendersi almeno un mese, l’Australia è un continente ed è molto lontano da tutti gli altri. La prima settimana si vive un forte jet lag. Suggerisco rilassarsi in una bella spiaggia e poi proseguire il viaggio almeno nella principali città: Melbourne, Sydney, Canberra, Brisbane, Perth, Darwin e Hobart.
Ogni città ha un suo genius loci, qualcosa di peculiare, quindi vanno visitate tutte.
Agli amanti della natura suggerisco di visitare la barriera corallina, Byron Bay e Ayers Rock.
Agli amanti degli eventi sportivi, invece, consiglio Melbourne, che offre un fitto calendario al riguardo. Come dicevo, ogni città ha qualcosa di peculiare quindi, prima di partire, è bene informarsi in base ai propri gusti e interessi.
Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?
Melbourne è la città più culturale in assoluto, dove consiglio vivamente di visitare la National Gallery of Victoria, che ha l’ingresso gratuito, e l’Art Centre, che ricorda la torre Eiffel. Suggerisco il tour guidato e di andare a vedere almeno uno spettacolo, visitare il Koorie Inheritance Trust, per conoscere la cultura e l’arte aborigena del Victoria e mangiarsi una lasagna vegetale da Gopals, il ristorante Are Khrisna in pieno centro. Ogni mese Melbourne ospita un evento culturale o sportivo a livello mondiale, a ognuno il suo. Per esempio, questo weekend ci saranno due concerti di Taylor Swift.
Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?
Ripeterei ogni cosa così com’è stata, provando ogni emozione, rivivendo ogni riflessione e probabilmente facendo le stesse scelte, perche’ “Yo soy yo y mi circumsatncia” (io sono io e la mia circostanza), come dice José Ortega y Gasset nelle Meditazioni del Chisciotte e si migliora cambiando le nostre circostanze che possono favorirci o limitarci nel nostro processo evolutivo, nella nostra ricerca della verità, di chi siamo, chi possiamo essere e chi saremmo potuti essere, ma non abbiamo avuto il coraggio di diventare.
Dobbiamo imparare a saper osare, desiderando di migliorare noi stessi, per vivere una vita piena, soddisfacente e in continuo apprendimento.
Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?
Ho imparato a essere ancora più aperta e tollerante ma anche ad apprezzare ancora di più la pace di questo Paese/continente.
In Australia non ci si sveglia una mattina con i rumori dei cannoni e gli aerei di guerra, come successe nell’estate del 1990 a una Elena 17enne a Trieste. La guerra dell’ex Yugoslavia era letteralmente oltre confine e aveva fatto scappare molte persone, distruggendo famiglie ed economie.
La mia famiglia viveva nell’ansia di essere coinvolta in una terza guerra e in quella della possibilità di vedere scarseggiare generi di prima necessità. Mio padre era diventato molto ansioso e aveva riempito casa con cibo a lunga scadenza, non l’avevo mai visto così prima, perché nel secondo dopoguerra non ero ancora nata.
La casa dei nonni paterni è stata per anni a rischio di essere abbattuta e persi due cugini croati nel conflitto. eEo poco più che bambini e non potei nemmeno andare ai loro funerali. La parte di famiglia che decise di rimanere nell’ex Yugoslavia e non abbandonare tutto nel secondo dopoguerra, dovette pagare un prezzo enorme durante la guerra degli anni Novanta. Le cicatrici sono ancora aperte.
La pace, la possibilità di avere una pace mentale, la tranquillità di sedersi a scrivere non ha prezzo.
Progetti futuri?
Estendere i princìpi della Magna Fraternitas Universalis, Tolleranza, Verità e Pace ancora di più di quanto non stia già facendo, non solamente a Melbourne, ma anche a Sydney, a Perth e, possibilmente, in Nuova Zelanda.
Sono ancora relativamente giovane e in salute per fare progetti ancora per una trentina di anni, magari viaggerò di meno in America. Sono appena rientrata da un viaggio-studio di due mesi in Perù. Forse viaggerò meno in Europa, magari di più in Australasia.
L’America, e in particolare il Sud America e il Perù, sono il centro magnetico mondiale per i prossimi 12.000 anni e lì si trovano dei Maestri che hanno raggiunto il più alto livello evolutivo ed è una grazia poterli incontrare e ricevere i loro insegnamenti.
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