Cuba, la prigione dorata
Cuba, la prigione dorata.
Così Christian Pietrasanta, nato a Como nel ’75, primo di cinque figli, ricorda l’arcipelago nei Caraibi settentrionali, dove ha lavorato cone animatore turistico. E dove si è innamorato. Ancora oggi sogna la dolce vita trascorsa all’Avana. E se potesse, ci ritornerebbe. Eppure, ne ha visti di posti affascinanti. Grazie alla sua attività, fa il giramondo. Ora, per esempio, si trova in Inghilterra, a Rochester, nel Kent, una cittadina romantica, di quelle che si vedono nei film di Harry Potter. Lavora per un ristorante italiano come assistant manager e collabora con un’agenzia di animazione, da istruttore nei corsi per la formazione di nuovi animatori e addetti a ruoli piu tecnici, come dj suono- luci per feste in casa, grandi eventi nelle piazze.
Alla Redazione di Voglio Vivere Così racconta le sue esperienze ed offre consigli preziosi.
Diceva che Cuba le è rimasta nel cuore.
Voglio chiarire subito una cosa. Cuba è stata l’esperienza in assoluto più bella della mia vita, ma in quella terra si respira tanta tensione. Mancano possibilità di riscatto, sviluppo ed emancipazione. E forse la causa sta nell’embargo economico, imposto dagli States. Sarebbe ora di trovare accordi diplomatici e dare ai cubani quello che assolutamente meritano: libertà e dignità.
Cosa faceva di preciso a Cuba e quali ricordi ha?
Sono stato mandato lì dalla Columbus di Viaggi del Ventaglio come animatore di contatto per la clientela italiana in vacanza. Avevo un contratto di sei mesi, che è stato rinnovato alla scadenza. Mi occupavo di organizzazione di giochi, balli di gruppo, tornei, corsi di danza, ma anche di presentazione di spettacoli in quattro lingue: inglese, tedesco, francese, spagnolo. Destinato come altri ai clienti italiani, ero il punto di riferimento per i miei connazionali in quella magica terra. A noi erano affidati i gruppi dei clienti che volevano fare escursioni. E’ per questo che conosco quella terra molto bene. E ho imparato a conoscere anche la sua gente. In più cercavo una fidanzata cubana.
Ah sì?
Sì. E avevo sulle ragazze un certo charme. Il maschio italiano piace molto. Le fa divertire. Poi ho capito che lì le donne cercano a tutti i costi un modo per distrarsi e non pensare alle difficoltà del loro Paese. Cercano un modo per scappare. Ecco perchè parlo di una prigione dorata. Sì, ci si diverte, ma forse lo sballo è una valvola di sfogo. Le dico una cosa.
Prego!
Sa quanto guadagnavano lì gli animatori? Circa otto dollari il mese e avevano solo benefit irrilevanti. Io, invece, prendevo cinquecento dollari. E questo è solo un esempio. Io pranzavo, cenavo e facevo colazione nel ristorante con i clienti, i cubani no. Non era loro permesso. Mangiavano in un locale apposito e solo riso, fagioli e banane tutti i giorni.
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Ma, loro, i cubani, come sono?
Sono persone fantastiche, povere e ricche nello stesso tempo, cariche d’inventiva e di vita. Hanno la musica, la fantasia, il divertimento, l’amore nel sangue. Sono persone libere dentro. Ricordo che nei miei tour da fotografo, a caccia di posti da immortalare, finivo spesso a casa di cubani. Uscivo ubriaco di Rhum, dopo feste improvvisate in famiglia, che si allargavano al quartiere.
I giovani hanno voglia di scappare, perché, vivendo a contatto con altri ragazzi, provenienti dal resto del mondo, vedono che si può vivere in un modo diverso. Non dimentichiamo che a qualche miglia di navigazione, si trova un modo diverso, scintillante, pieno zeppo di opportunità: Miami. Molti riescono a fuggire con barconi poco stabili, improvvidati. Spesso si tratta di automobili capovolte, riempite di vecchi pneumatici. Tanti partono quando sanno che a salvarli in acque americane passerà la guardia costiera. Una volta ho assistito alla fuga di dieci persone. Un ricordo ancora straziante. Quando ragazzi in fuga vengono recuperati, sono considerati esuli per motivi politici e ottengono aiuto per un anno, con vitto, alloggio, vestiti, corsi di lingua. Per il governo cubano sono traditori e non potranno rientrare più in patria per tantissimo tempo. Ma non tutti ce la fanno e vengono puniti dalle autorità cubane con il carcere sino a trent’anni, per cospirazione e tradimento contro il Governo. I sistemi per allontanarsi da Cuba in modo legale sono pochi.
Quali sono?
Uno è il bombo. E’ come una lotteria. Una volta l’anno il Governo cubano concede ad una famiglia la possibilità di espatriare. I nominativi sono estratti da una lista, lunghissima.
Altri sistemi?
Beh, si può lasciare Cuba quando ci si sposa con un cittadino straniero. Oppure tramite collaborazioni internazionali per lavoro. Attraverso l’invito di un cittadino europeo per motivi turistici. Parlo della cosiddetta carta de invitacion. Ma chi invita, deve dare l’avallo cubano bancario, che può arrivare a cinquemila euro. E’ con questo sistema che vanno via tante ragazze. Anche io ci sono cascato.
In che senso?
Ho sposato Yuleiki per procura presso l’Ambasciata cubana. Ma è stata una grande delusione.
Ma in genere lì si vive proprio male?
A Cuba non si vive male. Si vive peggio in Italia, se non hai un lavoro. Le famiglie hanno la libreta, quella che c’era da noi sotto il fascismo. Hanno i generi di prima necessità, una casa proporzionata al numero dei componenti. L’educazione è la migliore al mondo. Il tasso di analfabetismo è pari allo 0,1%, dunque bassissimo. Tutti possono accedere all’Università, che è gratuita, e i medici sono bravissimi. Il problema è solo uno.
Cioè?
Se si può diagnosticare una malattia in tempi record, in compenso mancano tanti medicinali salvavita. E’ difficile trovare anche la comune aspirina a causa dell’embargo americano. Quindi per i farmaci c’è mercato nero.
Hanno tradizioni particolari?
Cuba è un insieme di culture: africana, europea, cinese. Tante le religioni presenti: la santeria di origine africana, la cattolica. Ci sono, poi, molti incroci tra razze differenti. Non è raro vedere stupende ragazze di colore con occhi verdi e a mandorla. Senza parlare del loro fisico. Se devo essere sincero, anche gli uomini hanno spesso un corpo curato e tonico. Il mio ex suocero, pur avendo 60 anni, aveva il fisico di un trentacinquenne.
Cuba è famosa per i viaggi sessuali.
Sì, ma dopo il viaggio del Papa Giovanni Paolo II, nel ’98, all’Avana, Fidel Castro ha fatto un regalo a sua moglie, cattolica. Con una legge, abolì la prostituzione e creò un carcere solo per donne all’Avana. Prima c’erano continui voli charter di soli uomini, che provenivano dall’Europa o dal Canada. La meta era un villaggio a pochi chilometri dalla capitale, dove arrivavano fino a cinquemila donne da tutta Cuba. Lì, i clienti sceglievano una ragazza per una settimana. Qualche volta la sposavano. Dopo la visita del Papa, Cuba ha cambiato volto. Le donne che si offrono ai turisti lo fanno oggi a peso d’oro e in alberghi di lusso. Rischiando parecchio. Nel 2002, i maggiori tour operator hanno cercato di trasformare Cuba in una meta per famiglie.
Lasciamo Cuba. Cosa le è rimasto, invece, di Londra?
E’ una delle città più belle al mondo. Perchè il punto di raccordo di culture, stili differenti. E poi tanto verde. Per non parlare delle oppoirtunità di lavoro. Ci tornerei, se avesssi uno status economico medio alto. Perchè è una città cara. A Londra sono incappato in agenzie che si fanno pagare, perchè tu abbia solo un lavoro da lavapiatti, cameriere, cuoco. Difficile strappare un contratto. Tanti, ma prorio tanti colloqui e parecchi periodi di prova gratuita. Comunque, uno straniero guadagna 5.75 sterline l’ora che, alla fine non sono piu di tre euro l’ora. Perchè devi includere le tasse alla Regina. Lì, non è facile fare carriera. Prima degli stranieri, vengono i britannici.
Però, Londra le ha portato fortuna.
Sì, in un Hotel a cinque stelle un giorno ho incontrato il giornalista della BBC con cui sto scrivendo un libro. Ma per ora non posso aggiungere altro. Sono incontri e alchime che si verificano solo in Inghilterra.
Passiamo a Barcellona.
E’ bellissima, davvero. Si possono fare incontri speciali quasi quanto a Londra. E’ un crocevia intrenazionale. Avevo una casa lì, ma non un lavoro. Due gli aspetti negativi: la crisi economica, passeggera, e il nazionalismo catalano. In tutti i colloqui mi chiedevano il catalano. Quindi mi scartavano subito. Anche se ci sono opportunità presso MC DONALD’S e call center.
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Quale dovrebbe essere la meta ideale per un italiano che si è stancato di vivere in Italia, cerca una vita tranquilla? Quindi dove trovare posti ancora vergini e rapporti umani?
Per quanto riguarda i rapporti umani, non ci sono dubbi: tutta l’America latina è favolosa. Lì, possiamo vivere da re. Molti in quei posti hanno cambiato vita e sono davvero felici. Certo, non ci sono opportunità lavorative. Se si vuole vivere in posti da sogno, occorrono capitali e lavoro pagato con moneta europea. Si può trovare un impiego da animatore, assistente, chef, maitre, pizzaman.
Dove non vivrebbe mai?
In Germania, bellissima. Ma lì ho sofferto la solitudine vera.
Insomma, sembra che il Paese dove ha trovato tutto, anche la sfortuna, sia L’Avana. Quale il Paese, la città che non scorderà mai?
Cuba, L’Avana.
E di Ibiza cosa mi dice?
Ibiza è una bellissima isola a più facce. E’ Amnesia, Bora Bora, Eden, Es Paradis, Pacha, Privilege, Space, che sono le discoteche più famose del mondo. Il Privilege è gestito da italiani ed è la discoteca all’aperto piu grande al mondo. Ma Ibiza è cocaina, ecstasy, droghe sintetiche nuove. E’ vero, c’è una certa tolleranza da parte della autorità locali e si sa benissimo che con controlli serrati e divieti degli after hours de la guardia civil si è arrivati ad abbattere sino al quaranta per cento del turismo ibizenco di questo tipo. Sono in corso dibattiti per risolvere il problema. Ibizia è sesso libero. E’ turismo gay, è l’isola degli omosessuali per eccellenza, degli scambi di coppia. Ma è anche natura, relax, ritrovo della pace interiore, e di una certa spiritualità. E’ crocevia di popoli in pace, quelli che si ritrovano nella festa Namaste, dove Las Dalias, questo il nome del locale più antico e famoso di Sant Carles, viene trasformato in un fantastico giardino con decorazioni indiane e musiche indiane del Dj Alok.
Qual è il Paese che sa divertirsi di più? In modo non esagerato?
Cuba.
Quello più triste?
Chiedendo scusa ai tedeschi, la Germania.
Quali i progetti per il futuro?
Sogno il Brasile. Il turismo, per cui sono stati fatti investimenti importanti, lì é di altissima qualità.
Ma?
Tutte le notti sogno di risvegliarmi a Cuba.
Per scrivere a Christian: alchimista.c@hotmail.com
Intervista a cura di Cinzia Ficco