Claudio, master blender di successo

Dopo aver girato il mondo, apre la sua azienda a Miami: la storia di Claudio

Comincia a viaggiare quando è ancora uno studente e da allora non si ferma più. Il sogno di una carriera diplomatica cede il posto ad una passione nata per caso. In Repubblica Dominicana scopre, infatti, l’arte dei sigari fatti a mano. Claudio Sgroi è oggi un master blender di successo, un lavoro rarissimo che in pochi svolgono al mondo.

Dal 2009 vive fra Miami e il Nicaragua. Come è cambiata la sua vita? «Tantissimo! Il matrimonio, un figlio, un’unica e bellissima carriera, oggi parlo 4 lingue, ho la mia azienda. Tutte cose che – non voglio dire impossibili in Italia – ma sicuramente molto complicate da ottenere. Viaggiare apre la mente e cancella i confini, esperienze sul campo e in paesi dove non parli neanche la lingua insegnano tanto! Si matura e si capisce meglio la vita!».

Di Enza Petruzziello

Claudio Sgroi, master blender di successo

Di Enza Petruzziello

Palermitano di nascita, ma cittadino del mondo, Claudio Sgroi lascia l’Italia 24 anni fa per dedicarsi alla sua professione di Master Blender, un lavoro rarissimo e che in pochi svolgono.

Classe 1976, sposato e con un bellissimo bambino di 5 anni e mezzo, Claudio comincia a girare il mondo quando è ancora studente. Ha vissuto in Francia, Turchia, Repubblica Dominicana, Svizzera e dal 2009 vive fra Miami e il Nicaragua.

Consulente internazionale dei sigari premium fatti a mano, Claudio parla ben 4 lingue. La sua carriera inizia nel 2000 nella Repubblica Dominicana, al fianco di Hendrik Kelner, Master Blender di Davidoff. Ha avuto incarichi sempre più importanti all’interno dell’azienda in Svizzera, Italia e Stati Uniti, acquisendo una conoscenza completa del settore. Nel 2012 si trasferisce a Granada, in Nicaragua, dove vive per cinque anni.

Nel gennaio 2020 è stato eletto Presidente della Nicaragua Tobacco Chamber (CNT) che comprende 26 membri, che rappresentano il 95% dei sigari e del tabacco esportati dal Nicaragua. Ecco cosa ci ha raccontato.

Claudio sei nato e cresciuto a Palermo. Perché a un certo punto hai sentito l’esigenza di andare via?

«A Palermo ho fatto degli studi in scienze politiche. Ero anche un musicista e ho registrato due dischi, facevo parte di un gruppo di musica popolare siciliana. Ma a 20 anni ho cominciato a viaggiare e mi sono trasferito, per amore, un anno a Parigi e poi un anno a Bandol, nel sud della Francia dove ho cominciato a fare dei lavoretti per guadagnare soldi. Il mio primo lavoro è stato come commesso in un negozio di frutta e verdura e la sera cameriere in un ristorante. Dopo il mio soggiorno in Francia e la pausa italiana per il mio servizio militare, ho trascorso lunghi periodi a Izmir in Turchia dove davo delle lezioni private di italiano. Nell’estate del 2000 si presenta l’opportunità di andare a vivere in Repubblica Dominicana, dove ho cominciato come professore di italiano presso una scuola Dante Alighieri e nel maggio del 2001 scopro per la prima volta il tabacco e i sigari fatti a mano».

Sei un Master Blender, un lavoro rarissimo che in pochi fanno al mondo. Come nasce la passione per questo settore? In che cosa consiste e di cosa ti occupi esattamente?

«In quel maggio del 2001, una delle più grandi marche di sigari al mondo con fabbriche a Santiago in Repubblica Dominicana mi chiama per tradurre dal francese e dallo spagnolo all’italiano una settimana di conferenze sul tabacco e sigari. Dal primo momento che ho messo piede nei campi di tabacco e nella manifattura di sigari me ne sono innamorato e immediatamente ho perseguito una passione che non pensavo di avere, ma che ha cambiato per sempre la mia carriera e vita. Subito cerco di lavorare con questa marca di sigari. Rimango con loro per 2 anni e mezzo in Repubblica Dominicana per poi essere trasferito a Ginevra, in uno dei negozi di sigari più famoso al mondo: anche qui lavoro per 2 anni e mezzo. Dopo la parentesi svizzera, l’azienda mi manda a lavorare in Italia come Brand Manager per tutto il territorio nazionale e rimango con base a Treviso per 3 anni e mezzo. Nel 2009 lascio l’azienda e mi trasferisco a Miami dove mi sposo e comincio la mia carriera di consulente nel tabacco e sigari fatti a mano».

Come si diventa master blender?

«Non ci sono scuole come per i sommelier, distillatori o mastri birrai, è una professione dove soltanto l’esperienza e il duro lavoro nei campi e nelle fabbriche di sigari fatti a mano ti può formare. Il mio lavoro consiste nell’aiutare fabbriche o proprietari di marchi di sigari ad ottimizzare i controlli di qualità dei sigari, fare miscele di tabacchi per creare nuovi sigari, nuovi formati; ma mi occupo anche di marketing e branding e distribuzione internazionale. È un lavoro molto difficile che in pochi fanno, i paesi dove si producono sigari fatti a mano sono pochissimi ed è un mestiere ricercato e raro».

Claudio Sgroi, master blender di successo

Hai lasciato l’Italia da giovanissimo. Quando hai capito di voler costruire la tua carriera professionale fuori dall’Italia e quali sono stati i motivi di questa scelta?

«All’inizio la voglia di intraprendere la carriera diplomatica e il desiderio di conoscere il mondo sono stati i motivi che mi hanno spinto a lasciare l’Italia. Ma da quando ho scoperto il tabacco, questa è stata la unica ragione per continuare a vivere all’estero. I sigari a mano sono fatti solo ai Caraibi e in Centro America, non potrei continuare la mia carriera altrove».

Hai vissuto in moltissimi posti: Francia, Turchia, Repubblica Dominicana, Svizzera. Che esperienze sono state queste per te sia dal punto di vista umano che professionale?

«Il bagaglio umano, culturale e professionale è immenso. Si conoscono nuove culture, persone, modi di fare, insomma si impara tantissimo! In Turchia è stata la mia prima esperienza in un paese musulmano. La Svizzera mi ha insegnato precisione e serietà professionale. La Repubblica Dominicana ovviamente mi ha formato è creato un bagaglio professionale unico. Non è facile, ad oggi ho vissuto in 7 Paesi diversi e traslocato 13 volte, se si ha la voglia e lo spirito di avventura si può fare, ma non è sempre stato rose e fiori. Mi bruciavo il collo ogni volta che lavoravo nei campi di tabacco, ore e ore al caldo e l’umidità delle fabbriche di sigari, continui spostamenti, non è facile!».

Dal 2009 vivi tra Miami e Nicaragua. In Nicaragua hai vissuto a Granada per 4 anni e mezzo. Com’è stato vivere qui?

«Il Nicaragua è il secondo Paese più povero delle Americhe dopo Haiti, mi sono trasferito a Granada nel marzo 2012 e ci sono rimasto fino a settembre 2016. L’inizio è stato durissimo! Conoscevo poco l’industria del tabacco in Nicaragua, ho aperto due fabbriche di sigari con mille difficoltà. Sono stati 4 anni di vita povera, semplice, con persone povere che mi hanno insegnato tantissimo. Non esistevano marche di alimenti italiani, tipo pasta e altro, non si trovava niente e in fabbrica dovevamo importare tutto, la burocrazia complicatissima, infrastrutture inesistenti e un unico ospedale a Managua, la capitale, di stile americano però costosissimo perché privato. La gente ancora cucina con legna e carbone, sono stati 4 anni veramente difficili!».

Durante gli anni in Nicaragua hai avuto modo di crescere professionalmente. Hai ristrutturato Casa Favilli, un monumento storico di Granada che oggi funge da fabbrica di sigari Mombacho. Hai inoltre sviluppato la miscela Liga Maestro acclamata in tutto il mondo. Nel gennaio 2020 è stato eletto Presidente della Nicaragua Tobacco Chamber. Che cosa ha significato per lei questo riconoscimento?

«In Nicaragua mi sono veramente spaccato la schiena! Due fabbriche avviate, cominciare da zero, costruire relazioni con i produttori di tabacco, creare molti marchi di sigari, il tutto mi ha formato ancor di più, soprattutto nel paese che da diversi anni è il primo produttore di sigari al mondo. L’apice della mia carriera è stato essere nominato presidente della CNT, la Camera di Commercio del Tabacco nicaraguense. La Camera rappresenta i migliori e più grandi produttori di sigari al mondo, per me è un grandissimo onore, un traguardo professionale inimmaginabile e un prestigioso riconoscimento a livello mondiale».

Perché poi hai deciso di trasferirti negli Stati Uniti?

«Mi sono trasferito a Miami nel 2009 quando mi sono sposato. Subito ho aperto la mia azienda di consulenza CST Consulting LLC. In seguito le diverse consulenze mi hanno spinto a concentrarmi in Nicaragua e per ragioni di lavoro ho deciso di trasferirmi. Sono stato pioniere nel settore delle consulenze di sigari al mondo, un lavoro che prima non esisteva e che con tanto impegno ho sviluppato. Dopo la pausa di 4 anni in Nicaragua, sono tornato a vivere a Miami e mi sposto con tantissima frequenza in Nicaragua, Rep Dominicana, Messico e altri paesi produttori di sigari».

Di Enza Petruzziello claudio sgroi

Miami è un posto alla moda, perfetto per i giovani ma anche per le persone di una certa età. Per molti è magica, un piccolo paradiso per vacanzieri e turisti. Quali sono gli aspetti che ti piacciono di più della tua vita qui e quali meno?

«Diciamo che vivere a Miami uno si sente sempre un po’ in vacanza: fa sempre caldo, puoi andare in spiaggia a fare il bagno 330 giorni l’anno. È una città dinamica, immensa, si trova di tutto ed è una città 100% tropicale, qui non hai neanche bisogno di parlare inglese perché la prima lingua parlata é lo spagnolo. Per me è un punto strategico perfetto. Miami è, infatti, la capitale dei sigari negli Stati Uniti, tutte le marche hanno uffici in città, geograficamente sono a 2/3 ore di volo verso tutti i paesi produttori, insomma per me è l’ideale! Cosa non mi piace? Il traffico, orribile e quasi peggio di Los Angeles, è diventata carissima, e forse mi manca un po’ di quella “americanitá” che puoi trovare in altre città».

Da un punto di vista burocratico, com’è la situazione relativa ai permessi e visti sia negli Usa che in Nicaragua per chi vuole stabilirsi a vivere? A te come è andata?

«Se entri legalmente, come ho fatto io, negli USA la trafila è lunga ma ben stabilita e regolata. Fin da subito ho avuto la residenza temporanea, poi la green card per 10 anni e dal gennaio 2022 sono diventato anche cittadino americano. In Nicaragua ottenere la residenza è complicatissimo, una burocrazia lunghissima, lenta e complicatissima. So che ci sono delle agevolazioni in Nicaragua per i pensionati, ma è un Paese molto indietro seppur bellissimo. Per chi vuole andare a viverci, però, consiglio di passare dei periodi per scoprire e capire il paese e poi decidere se trasferirsi o meno».

Gli USA sono da sempre considerati come una terra promessa. Tante le persone – giovani e pensionati – che come te decidono di partire e trovare fortuna qui. Quali opportunità possono trovare a Miami e che consigli daresti loro?

«Prima di tutto se una persona pensa di venire qui al caldo, passare le giornate in spiaggia a South Beach si sbaglia e di grosso. Miami rimane negli USA, qui si lavora tanto e duramente. Tutto è privatizzato, scuole, ospedali etc. È una città cara e non si vive con uno stipendio di 1.600 euro, un affitto di un appartamento con una camera da letto costa ormai $2.500. Ma gli Stati Uniti sono ancora il paese delle opportunità. Qui puoi aprire la tua azienda online con $130. Se ci sai fare, e dipende anche dal business, è tutto più facile, il mio consiglio: lavora duro, paga le tasse e qui puoi avere delle bellissime sorprese imprenditoriali».

Ormai sei via dall’Italia da ben 24 anni. Come è cambiata la tua vita da quando ti sei trasferito?

«La mia vita è cambiata tantissimo, il matrimonio, un figlio, un’unica e bellissima carriera, oggi parlo 4 lingue, ho la mia azienda, credo tutte cose che – non voglio dire impossibili in Italia – ma sicuramente molto complicate da ottenere. Viaggiare apre la mente e cancella i confini, esperienze sul campo e in paesi dove non parli neanche la lingua insegnano tanto! Si matura e si capisce meglio la vita!».

Ti manca l’Italia e ci torneresti?

«Mi manca poco e sinceramente non tornerei mai a vivere in Italia. Non sono mai stato quel tipo di persona che dice che l’espresso lo sanno fare solo in Italia, o che la cucina italiana è l’unica al mondo. Non tornerei prima di tutto per l’atipicità del mio lavoro, non avrei opportunità in Italia. Secondo, vedo il nostro Paese sempre più indietro, sempre più complicato. Non credo proprio di voler tornare a vivere in Italia. Ormai da tantissimi anni non ci vivo, la mia vita è altrove».

Progetti o sogni per il futuro?

«Progetti tanti, nel mio lavoro sono sempre a contatto con gente nuova e spesso con grandissimi challenges, cose che mi stimolano tantissimo. Sogni? Continuare ad espandere le mie consulenze e perché no continuare a viaggiare, troppo spesso viaggio per lavoro e pochissimo per vacanza, mi piacerebbe avere un po’ più di tempo per poter conoscere dei paesi che non ho mai visitato».

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