lavorare A MALTA

Alessandra, per quale motivo sei andata via dall’Italia e hai scelto proprio Malta?

Nella sede del mio lavoro, a Roma, c’era la possibilità di un trasferimento all’estero. Ho deciso di candidarmi per Bruxelles e per Malta, perché città vicine all’Italia e soprattutto perché conoscevo la lingua ufficiale e, tra le due, hanno deciso di darmi Malta come destinazione.

Come è stato il tuo arrivo a Malta?

Il mio arrivo qui non è stato felicissimo, perché sono arrivata a luglio, nel pieno di un’estate caldissima e reduce da un lutto in famiglia che mi aveva molto provata. Fortunatamente, ho trovato dei colleghi che mi hanno dato degli ottimi consigli sull’inserimento nella nuova sede e sulle cose da vedere sull’isola. Al principio, ci sono stati dei momenti di tristezza e di solitudine, ma la vicinanza all’Italia, che mi permette di tornare spesso a casa ed il fatto che, comunque, si tratta di un’esperienza a termine, mi hanno aiutato ad apprezzare al meglio questa esperienza.

lavorare A MALTA

Cosa puoi dirci della situazione lavorativa maltese?

La situazione lavorativa qui, non differisce molto da quella italiana. A Malta non mancano le offerte di lavoro soprattutto nel settore del turismo, che è la maggiore voce nell’economia nazionale. Ma gli stipendi sono bassi (anche se comunque anche il costo della vita, rispetto alle principali città d’Italia, è inferiore) e bisogna concorrere sia con la popolazione locale, spesso già trilingue di suo, sia con gli immigrati africani e dell’Est per i lavori più umili, generalmente meno esigenti rispetto a noi. Ovviamente per me non ci sono stati problemi di inserimento, poiché ero stata trasferita dalla mia sede di Roma, per un lavoro simile a quello che avevo già svolto nel mio precedente mandato lavorativo a Stoccolma.

Quindi sei stata anche a Stoccolma. Che differenze hai notato tra le due realtà?

Stoccolma e Malta sono due realtà agli antipodi nell’ambito della UE. Tanto rispettosi del privato, dell’ambiente, compassati, egalitari gli svedesi, quanto abituati a vivere tutti insieme, gomito a gomito, i Maltesi. In entrambe le realtà però è abbastanza infrequente che si raggiungano eccellenze; vuoi per l’isolamento di entrambe, vuoi per i numeri inferiori ad altri Paesi europei. Sicuramente però, in Svezia, i lavoratori sono molto più tutelati rispetto a Malta (anche per l’assenza di sommerso nella prima). E comunque, Malta è una realtà culturalmente molto vicina all’Italia e può ricordare, come stile di vita, le province del Sud Italia.Tutti i maltesi parlano la lingua inglese correntemente e l’italiano è conosciuto da oltre il 60% della popolazione. Soprattutto tra coloro che hanno tra i 30 ed i 60 anni, l’italiano è molto familiare perché, fino a prima dell’avvento della televisione via cavo, la televisione italiana era seguitissima, più di quella maltese. I miei coetanei sono cresciuti guardando più o meno gli stessi programmi per ragazzi che ho seguito io. Di Malta mi piace il fatto che comunque, pur essendo un piccolo Paese, la popolazione non è concentrata sul proprio ombelico, bensì è fortemente interconnessa culturalmente con altre realtà estere. Italia e Regno Unito restano i riferimenti principali ma, dopo l’ingresso nell’Unione Europea, è aumentato anche l’interesse e le connessioni con altre realtà europee. Una cosa che mi piace di Malta è che sono di facile reperibilità prodotti diffusi in Gran Bretagna (ad esempio il sidro), che è difficile trovare in Italia. Il problema di Malta è che è una realtà piccola, paragonabile per territorio e per popolazione ad una provincia italiana e questo ovviamente provoca gli svantaggi di tutte le realtà con “bassi numeri” (mancanza di competizione, di scelta, di offerta, ecc. ecc.). Malta, in relazione alle sue ristrette dimensioni ha molta arte, storia, cultura, anche se, purtroppo, ritengo che i Maltesi non la promuovano a sufficienza puntando soprattutto sul mare e sui corsi d’inglese.

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lavorare A MALTA

Quali sono le feste più importanti a Malta?

Essendo un Paese in cui il cattolicesimo è molto sentito e la pratica ancora diffusa, le festività più o meno sono le stesse di quelle italiane. Particolarmente sentita è la Pasqua, in particolare il Venerdì Santo, durante il quale scorrono suggestive processioni. Anche il Carnevale, per quanto poco noto all’estero, è molto sentito e festoso. Inoltre durante l’estate, nelle colorate feste di paese parrocchiali (ce n’è almeno una al giorno, tra metà giugno e metà settembre) fanno molti fuochi di artificio. Paradossalmente, non scoppiano fuochi di artificio a Capodanno.

E i piatti tipici?

Anche se Malta è un’isola, come per la Sardegna i piatti più tipici sono quelli di carne: coniglio stufato nel vino bianco e bragioli, che assomigliano ad i nostri involtini (una fetta di manzo arrotolata con un ripieno di salsiccia maltese, pan grattato e trito di olive nere). Poi, da fine agosto a novembre, si può mangiare il pesce lampuki, che dicono ci sia solo a Malta, ma in realtà, si può trovare anche sulle coste ioniche della Sicilia e della Calabria nell’analogo periodo.

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Questo trasferimento lavorativo, ha modificato anche il tuo stile di vita?

Sotto alcuni aspetti si. A Roma ero tornata a vivere in casa con i miei; qui invece, vivo da sola in un appartamento relativamente grande per una persona sola. Ho ripreso a guidare ed ho finalmente visitato la Sicilia, che non conoscevo.

Vivendo sola, riesci a coprire le spese di vitto e alloggio?

Posso dire che, qui il costo della vita è più basso rispetto a quello delle principali città italiane e più o meno allineato ad una città di provincia del Sud Italia. L’affitto e il cibo costano lievemente di meno, di contro, anche i salari medi sono più bassi. Invece, il costo dell’acqua corrente e soprattutto dell’elettricità, è elevatissimo.

Secondo la tua esperienza, è facile ricominciare una vita nuova a Malta?

Sicuramente per un italiano è più facile rispetto ad altri posti in Europa. Malta è la città ideale, per i giovani dai 20 e i 30 anni che vorrebbero migliorare l’inglese e fare un’esperienza di vita all’estero in un contesto giovanile. Anche perché è molto vicina all’Italia e il costo della vita è relativamente basso. Ma se si ha l’intenzione di fare carriera e di arricchirsi, non la consiglierei.

Sei felice della scelta fatta o hai qualche rimpianto?

No, non ho alcun rimpianto. Mi sento parte di questa nuova realtà, anche se resto sempre e comunque italiana. L’unica preoccupazione è legata ai miei genitori che vivono a Roma, ormai non più giovanissimi.

La mail di Alessandra:

a.c307@yahoo.it

A cura di Nicole Cascione