Marco: l’Africa mi ha cambiato spiritualmente

A cura di Nicole Cascione

Un sogno e una promessa. Il sogno di vivere a Zanzibar, un luogo di vacanza da sogno. La promessa di aiutare le donne molto povere e i loro bambini spesso malati. Questa è stata la scelta di vita che Marco ha fatto nel 2019.

Ha regalato tutti i suoi beni e si è trasferito a Zanzibar, dove, oltre a lavorare per ZanzibarHelp, un’associazione che si occupa di aiutare le famiglie molto povere, si occupa di un progetto molto importante: la Donnino’s Family School, una scuola unicamente per bambini disabili.

Queste le sue parole: “L’Africa mi ha cambiato spiritualmente. Non c’è più nessun’altra ragione di vita se non quella che sto facendo. In tre anni vissuti qui ho fatto 6 volte un bagno in mare, non sono mai andato ad una festa notturna, in discoteca, non frequento ristoranti di lusso. Non bevo, non fumo e non vado a donne. Aiuto il prossimo incondizionatamente sempre.Sono povero e vuoi sapere una cosa? Sono felicissimo.“

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Marco, quando hai conosciuto per la prima volta Zanzibar?

Ho conosciuto Zanzibar nel 1998 in un viaggio di lavoro con mia moglie Graziella. A quell’epoca Zanzibar era la vera perla dell’Oceano Indiano, il profumo delle spezie avvolgeva ogni angolo dell’isola; dentro le case, nei resort. Quel profumo era il filo conduttore della vita sull’isola. Solo dopo notavi che c’erano un mare bellissimo, spiagge immense, bianche e con pochissima gente e i locali erano di una cordialità disarmante. A quell’epoca c’erano ancora villaggi interni isolati dove raramente vedevano un europeo. Non era difficile innamorarsi di Zanzibar!

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Quando hai deciso di trasferirti definitivamente sull’isola?

Avvenne in due momenti differenti. La prima volta nel 2000, quando prendemmo in gestione una piccola guest house a Kendwa. Pensa che all’epoca molti isolani non sapevano nemmeno dove fosse Kendwa. Oggi è uno dei luoghi più gettonati insieme a Nungwi, con hotel e resort molto grandi e spersonalizzati. Kendwa ha perso totalmente il suo fascino di un tempo, lasciando spazio al turismo di massa e al business.Ci passammo 5 anni a Kendwa, poi tornammo a Zanzibar due o tre volte l’anno sempre per lavoro e anche per aiutare le donne molto povere e i loro bambini spesso malati.Nel 2019 ho fatto una scelta di vita, da solo perché intanto il cancro mi ha portato via Graziella il 25 agosto 2018. Ho regalato al Sermig tutti i vestiti di Graziella e i miei, le scarpe, qualunque cosa. Ho fatto 25 sacchi di roba. Ho regalato i mobili a chi li ha voluti, gli elettrodomestici e sono partito lasciando tutto alle spalle, seguendo una promessa fatta a Graziella nel suo ultimo anno di vita: quella di venire a Zanzibar ad aiutare le donne e i bambini, cosa che avremmo voluto fare insieme. Lei mi diceva di non preoccuparmi perché ci sarebbe sempre stata, seppure in altra forma. Che mi avrebbe seguito sempre nel nostro sogno di aiutare.

Cosa ti ha colpito del posto tanto da indurti a fermarti?

Tanta gente crede che Zanzibar sia un luogo di vacanza da sogno e basta. E lo è infatti. Ma molti di loro ignorano che in quest’isola così piccola, divisa dalla Tanzania per soli 60 km di mare, ci sia una vita davvero africana, soprattutto nell’entroterra. Che ci sia una grande povertà all’interno dei villaggi lungo la costa non lontano dai resort all inclusive. Ignorano e, non potrebbe essere altrimenti, i drammi che si consumano all’interno dei villaggi, delle case, dei tanti malati, delle cure che non ci sono, delle medicine che molti non possono comprare, delle sofferenze delle donne e della mortalità infantile e dei tanti bambini nati con un handicap che poteva essere evitato se solo qualcuno fosse intervenuto un attimo prima o un attimo dopo. Non ne faccio una colpa a chi viene per fare una vacanza di pochi giorni, ma se qualcuno avesse la curiosità di andare oltre, di alzare lo zerbino, allora credo che molte lacrime scenderebbero sulla pelle abbronzata e sulle creme da sole, donando la consapevolezza di che cosa può offrire davvero Zanzibar oltre le spiagge: tanta umanità. Questo mi ha colpito ed è su questo che si basa la mia missione ogni giorno, sette giorni su sette, h24.

Emotivamente cosa ha significato per te questo trasferimento?

Un cambio di vita radicale. Una scelta di vita. Forse con incoscienza, forse con coraggio non lo so. Un’amica a me molto cara ha scritto recentemente: hai perso tutto lasciandoti dietro una vita intera e hai ricominciato da zero, in un luogo lontano. Hai aperto il tuo cuore agli altri e questo deve aver consentito anche l’apertura di una visione al di là dei nostri abituali orizzonti…Ecco, credo che in questa frase ci sia tutto.

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Di cosa ti occupi?

Da settembre del 2018 lavoro in ZanzibarHelp, un’associazione aperta sia in Italia come ODV che qui a Zanzibar dove vivo, come ‘fondazione’. Mi occupo di aiutare le famiglie molto povere, che poi, prevalentemente sono donne e bambini. Mi occupo di agricoltura per sostenere il progetto della scuola e per aiutare i poveri ad ottenere del cibo. È appena partito un progetto di farmacie sociali che prevede la distribuzione di medicine ai poveri, a quelle tantissime persone che non possono permettersi di acquistarle e, in questo progetto, apriremo almeno 30 punti di distribuzione medicine seguiti da medici locali.Ma il progetto più importante, a cui sto dedicando molto del mio tempo, è la Donnino’s Family School; una scuola unicamente per bambini disabili, i veri ultimi, purtroppo non solo qui. Ho cominciato questo percorso tre anni fa con tre fratellini sordi. Dopo un anno erano 23 bambini con diverse disabilità, dai 4 ai 28 anni. Oggi io e il mio staff di insegnanti e driver locali, abbiamo più di 80 bambini ed entro giugno saranno più di 100.

Progetto lodevole!

Grazie.La Donnino’s Family School è un progetto scuola/farm che prevede la costruzione di 20 edifici tra aule e laboratori, una clinica multi specialistica, dormitori per ospitare tra i 200 e 300 bambini diversamente abili tra cui autistici, ciechi, spastici, con la sindrome di Down, mutilati, tetraplegici, psichiatrici, etc…Il 2 febbraio abbiamo inaugurato le prime 4 aule della nostra Donnino’s Family School a Kilombero forest, una zona centrale dell’isola, inaugurazione alla quale sono intervenute diverse autorità locali tra cui il ministero dell’istruzione, il consolato italiano di Zanzibar.La Donnino’s Family School sorge su un terreno di 5 ettari, coperta da 74 alberi di mango secolari e più di 200 palme da cocco e molto altro. Abbiamo cominciato a seminare pomodori di San Marzano, zucchine romane, peperoni di Asti, basilico genovese, rosmarino, angurie.

Oltre alla Donnino’s Family School, ci sono in cantiere altri progetti?

Le farmacie sociali che copriranno tutta l’isola e che proprio in questi giorni stiamo aprendo a Kilombero, Nungwi, Kendwa e Kiwengwa. Non è che l’inizio di questo progetto con cui vogliamo dare la possibilità di curarsi a tutti coloro che non possono comprare le medicine per se stessi o per i loro figli.È in crescita il progetto agricoltura, che sosterrà la scuola sia con i proventi che come alimentazione interna e poi partiremo con l’allevamento di galline per ottenere le uova e il progetto dell’allevamento mucche per il latte.

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Qual è il riscontro dalla popolazione locale? Ti sei trovato a vivere momenti di mancata accettazione?

Non mi sono mai trovato in difficoltà con la popolazione locale. Sai, ZanzibarHelp non fa business, ma aiutiamo le persone in difficoltà e questo la gente locale lo capisce molto bene e capisce che io e il mio staff viviamo come loro, per loro e con loro. Che ci prendiamo cura delle persone e dei loro figli, ed è bellissimo quando i genitori ci chiamano commossi perché vedono nei loro figli, che credevano non sarebbero mai stati utili, un cambiamento empatico notevole all’interno della famiglia. Incredibilmente abbiamo cambiato anche l’atteggiamento delle famiglie, delle mamme soprattutto nei confronti dei figli. E poi vedono i risultati, che sono sotto gli occhi di tutti e questo ci fa apprezzare tanto da molta gente, anche dalle istituzioni e dal governo.

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Chi vi supporta in questi progetti?

Siamo sostenuti da donatori privati, molti che ci seguono dall’inizio e altri che sono arrivati strada facendo. Di certo ce ne vorrebbero di più, perché le spese per sostenere tutto questo sono tante. Mi piacerebbe che ci fossero donatori mensili, sai, di quelli che donano una quota fissa ogni mese, qualcuno che lo fa c’è, ma sono ancora troppo pochi. Anche le aziende ci mancano. Noi siamo una ODV quindi chi dona, fiscalmente ha delle agevolazioni.A proposito di donatori ci sono anche i sostenitori dei bambini, perché nella Donnino’s Family School nessuna famiglia paga una retta quindi tutti i bambini, per la scuola, sono sostenuti da un genitore che paga una retta di 200,00€ l’anno e di nuovi arrivi ne abbiamo ogni mese.Siamo sostenuti anche da dottori volontari, come ad esempio il grande lavoro che stanno facendo da un anno gli osteopati biodinamici dell’associazione Biodo Italia che quasi ogni mese, a spese loro, si recano qui per prendersi cura dei nostri bambini e di altri in diversi villaggi poveri dell’isola.Anche il dottor Stefano Arioli, con cui abbiamo collaborato per mettere l’apparecchio acustico a tre dei nostri bambini sordi che adesso dopo 10 anni di vita, sentono. E sono in serbo altri progetti medici in procinto di partire.

Come e in cosa ti ha cambiato l’Africa?

L’Africa mi ha cambiato spiritualmente. Non c’è più nessun’altra ragione di vita se non quella che sto facendo. Molti mi dicono, oppure pensano, che sono fortunato a vivere in un’isola così bella e dove brilla il sole quasi tutto l’anno. Vista in quel modo hanno ragione, ma la mia abbronzatura è la classica del ciclista, in tre anni ho fatto 6 volte un bagno in mare, non sono mai andato ad una festa notturna, in discoteca, non frequento ristoranti di lusso. Non bevo, non fumo e non vado a donne. Aiuto il prossimo incondizionatamente sempre.Sono povero e vuoi sapere una cosa? Sono felicissimo.

marco@zanzibarhelp.com