Se ne è andato il “Líder Máximo”, il trascinatore della rivoluzione comunista di Cuba. «Oggi, 25 novembre, alle 10:29 della notte è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz. Hasta siempre comandante», scrive il sito web ufficiale Cubadebate. A dare la notizia della sua scomparsa al mondo è però il fratello Raul che a stento trattiene le lacrime. La sua morte viene ripresa immediatamente dai più importanti giornali internazionali, perché a 90 anni, dopo una lunga malattia, se ne va una delle figure più controverse della storia mondiale. Nel bene e nel male, l’ex presidente cubano ha segnato un’epoca, dividendo storici e politici: eroe per la sinistra nel mondo e dittatore sanguinario per i nemici. Ha guidato l’isola dal 1959 al 2008, quando lascia il potere al fratello Raúl. Insieme a Che Guevara e Camilo Cienfuegos, i due fratelli Castro sono stati i protagonisti della rivoluzione contro il regime del dittatore Fulgencio Batista che nella notte di Capodanno del ‘59 va via da Cuba con 100 milioni di dollari e pochi fedelissimi per rifugiarsi nella Repubblica Dominicana.

file e cuba

Forte di un indiscusso carisma e seducenti abilità oratorie, Fidel Castro diventa da subito un’icona della politica della sinistra radicale nel mondo intero, protagonista per 60 anni dell’isola di Cuba. Per decenni è uno dei nemici di Washington con il risultato che, mentre accresceva la sua dipendenza dall’Urss, appoggiava i movimenti marxisti e le guerriglie in America Latina e in Africa, diventando tra i leader del movimento dei Paesi non Allineati. Il suo era il sogno di un socialismo reale e ha dedicato una vita per realizzarlo. Nell’immaginario collettivo ha rappresentato il sogno di un comunismo diverso, una speranza per generazioni di giovani in tutto il mondo. In tutti gli anni in cui è stato al potere ha costruito una società dove patria e rivoluzione avevano un’identità unica che prometteva il riscatto felice dalle oppressioni della esistenza comune, individuale e collettiva. Un’illusione che presto si spegne nella chiusura di ogni spazio di dibattito liberale, conservando però alcune reali conquiste sociali. Per i suoi seguaci incondizionati, Castro non è stato solo colui che ha liberato Cuba dalla dittatura sanguinaria di Batista, ma anche conquistato per l’ex colonia spagnola la “seconda indipendenza”. Seguaci e ammiratori lo hanno sempre difeso quando si trattava di sottolineare le conquiste rivoluzionarie come la soppressione delle differenze di classe sociale, la riforma agraria e urbana, e l’attuazione di un sistema di istruzione e la sanità pubblica gratuiti per l’intera popolazione.

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Al contrario, per gli acerrimi nemici del comandante in capo, soprattutto coloro che sono fuggiti da Cuba per vivere come esuli a Miami e che oggi si ritrovano a ballare felici per la sua morte, Castro è sempre stato il peggiore dei tiranni. Colui che ha tradito gli ideali di libertà e democrazia rivoluzione per attuare una ferrea dittatura comunista che reprime ogni espressione di pensiero politico dissidente, che porta alla galera o di fronte al plotone di esecuzione gli avversari e che ha rovinato l’economia cubana condannando le persone a una dura lotta per la sopravvivenza quotidiana.

Ormai malato, delega il potere al fratello Raul nel febbraio 2008 decretando la lenta fine della sua era e aprendo la strada a una nuova Cuba più “raulista” grazie a una serie di riforme economiche e la mano ferma del potere sul fronte politico: di sicuro una transizione, la cui portata è però difficile da capire. La data chiave della nuova era cubana è il 17 dicembre 2014: quel giorno, a sorpresa e con la mediazione di Bergoglio, L’Avana e Washington annunciano il disgelo bilaterale. Pensiamo al 31 agosto di quest’anno quando decolla da Fort Lauderdale, in Florida, il primo volo commerciale regolare diretto sull’isola. Un piccolo tragitto, ma un passo importante nel porre fine a decenni di isolamento. Fidel assiste da lontano. A scandire il ritmo dei cambiamenti c’è l’ottantacinquenne Raul. Alcune liberalizzazioni, seppur timide, Cuba le conosce solo grazie a lui. Ma il Paese è ben saldo nelle mani del partito comunista. Al potere ci sono sempre le forze armate e il regime tiene, nonostante abbia bisogno di risorse e di investimenti.

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cuba dopo fidel castro

Molti, con la morte del leader maximo, si chiedono Cuba come diventerà. Cosa succederà adesso sull’isola. Di sicuro a Raul Castro toccherà un doppio impegno: tutelare l’eredità della “revolucion” e riformare il Paese. Secondo alcuni analisti si prospetta un futuro all’insegna del basso profilo, in cui alla famiglia Castro si permetterà di usare il marchio della Rivoluzione e del cognome, aiutando in compenso una transizione che appare comunque difficile e soprattutto evitando di mettere troppo in imbarazzo il governo. La normalizzazione imposta da Raul, con il processo di riforme economiche avviato e l’apertura economica ai capitali Usa e non solo, fanno pensare a un futuro di tipo cinese, o secondo alcuni vietnamita. Insomma, potere ai militari e agli oligarchi del partito. Libertà economiche sì, ma senza democrazia e libertà. Staremo a vedere.

Di Enza Petruzziello