Vivere in Lussemburgo: la storia di Paola
Lavorava in una cooperativa di edizioni. « Ogni mese, ogni santo mese -racconta- preparavamo il giornale. E ogni mese, ogni santo mese lo stipendio non arrivava, o arrivava in ritardo. E ogni mese le solite scuse. Mi sentivo defraudata. Scambiavo lavoro, impegno, articoli per solite, banali scuse. E allora ho fatto il salto nei 2.586 chilometri quadrati del Paese piazzato dall’indagine Mercer sulla Qualità della Vita 2010, al 19simo posto e con un PIL procapite che si aggira sugli 80 mila euro”. E’ la storia di Paola Cairo, nata a Roma nel ’73, giornalista e co-direttrice di PassaParola, unico mensile italiano nel Granducato di Lussemburgo, nonché speaker della trasmissione VoicesbyPassaParola, che ora vive a Bertrange.
A dire la verità, non è stato solo il “pedinamento mensile” dello stipendio a trascinarla fuori dai confini nazionali. Certo, la mancanza della gratificazione professionale ha avuto il suo peso. Ma l’amore le ha permesso di rompere ogni indugio.
Giusto ? « Se potessi rispondere- dice- perché sono in Lussemburgo, cosi come chiede Francesca Prandstraller nel suo libro « Per amore, per lavoro. Storie di donne espatriate » (Guerini e Associati, 2008) risponderei naturalmente per amore. Perché è per amore che mi sono trasferita all’estero e più precisamente in uno degli Stati più piccoli dell’Unione europea: il Granducato di Lussemburgo (in tedesco Luxemburg, in francese Luxembourg, in lussemburghese Lëtzebuerg). Mi trovo qui dal gennaio di otto anni fa, dopo aver vagabondato in Spagna (sei mesi per Erasmus nel 1999) e dopo aver rincorso il sogno di avere un contratto giornalistico in Italia. Ho ceduto alle richieste dell’allora fidanzato, ora marito, di emigrare all’estero. Sì, emigrare, perché solo io, nella mia famiglia, mi sono trasferita all’estero e siamo solo due, se conto anche il mio amato cugino di secondo grado Francesco, avvocato ad Amburgo ».
Ma perché nel Granducato di Lussemburgo ? « Non tutti sanno- replica- che il Lussemburgo ha una parte della sua storia intrecciata a quella italiana. Celti, Romani e Franchi hanno popolato la regione. La contea di Lussemburgo è stata fondata nel 963, sollevata nel 1354 al rango di un ducato del Sacro Romano Impero e poi annessa da Luigi XIV nel 1684. L’allora ducato diede i natali ad Arrigo VII, meglio conosciuto come Enrico, imperatore del Sacro Romano impero, che nel 1308 fu incoronato a Milano e sepolto nel Duomo di Pisa nel 1313. Dante lo cita nel « De Monarchia » come colui che avrebbe dovuto portare la pace in una terra, la nostra Italia, dilaniata da divisioni e lotte intestine « De(l) l’alto Arrigo, ch’a drizzare Italia verrà in prima ch’ella sia deposta ». E nella « Divina Commedia » gli riserva un posto in Paradiso (canto XVII). Con Clemente V « il guasco » c’è « l’alto » Arrigo, imperatore di Lussemburgo, seduto nell’anfiteatro dei Beati, accanto a Beatrice. La storia ci racconta che il legame tra i due Paesi si rinforza con l’emigrazione”.
Spiega Paola: “Risale infatti alla fine del 1800 la prima immigrazione italiana in questa terra dalle colline e montagne basse, solcata da numerose valli. Le miniere di ferro all’estremità meridionale, dove c’è una stretta fascia di terra rossa, nota come Minette o ‘Landa di terra rossa, attirarono la manodopera italiana. In seguito, è stata la siderurgia a testimoniare il duro lavoro di migliaia di nostri connazionali, che furono impiegati nelle acciaierie fino alla crisi degli anni ‘70. La nostra storia è stata raccontata e trascritta da Benito Gallo nel libro «Centenario. Gli italiani in Lussemburgo, 2002), testimonianza delle vite non sempre facili, dei nostri connazionali nel Granducato ». Dunque, fa capire la professionista, il Granducato si presenta come “una miscellanea di nazionalità”.
« La capitale, Città del Lussemburgo- aggiunge- si trova nel sud del Paese, 294 chilometri a est di Parigi, 190 a sud-est di Bruxelles e 176 a ovest di Francoforte. Oggi questa terra è considerata un crocevia di popoli e nazionalità. Racchiusa tra Francia, Germania e Belgio, il Lussemburgo è da sempre punto d’incontro tra le culture di questi tre Paesi e ben tre idiomi sono considerati ufficiali: il francese, il tedesco e pure il lussemburghese, anticolo dialetto tedesco, reso lingua nazionale nel 1986. Una parte rilevante degli abitanti proviene o è nata da genitori di altri Paesi. In questo senso, le comunità più consistenti sono quelle portoghesi, francesi ed italiane. E, in percentuale, su una popolazione di 500 mila abitanti, il 43% è straniera. Nel 2008 è stata approvata la Legge sulla doppia nazionalità. Si mantiene la propria e si accede alla cittadinanza di questo Stato, che a lungo è stato ed è ancora la patria adottiva degli italiani ».
Dunque, ci sono molti italiani ? A sentire la giornalista, la comunità di connazionali conta circa 23 mila persone (iscritte all’Aire, anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). Ma sarebbero 46 mila quelli d’origine, che si sono naturalizzati nel tempo, mantenendo il cognome italiano, magari anche la lingua, che molto spesso corrisponde ai nostri dialetti regionali. Inoltre, essendo fin dalle origini membro fondatore dell’Unione europea (CECA, 1952), il Paese conta circa mille funzionari delle istituzioni europee. Altrettanti gli impiegati di banche, le italiane sono circa 18, e dirigenti di grandi società che hanno scelto, per motivi fiscali, di istallare la propria sede qui ».
Ci descrive Lussemburgo, la capitale ? Per Paola, é una città dallo spirito internazionale, perché crogiolo di culture, dove continuano ad avere posto antiche tradizioni. « Chi è più anziano di me, racconta che c’erano campi e allevamenti, dove adesso ci sono nuove costruzioni e uffici. E le feste più particolari erano, tra gli italiani, i cosiddetti bal (balli in francese), organizzati dai nostri connazionali, aderenti alle associazioni regionali. Le stesse che stanno esaurendo il loro ciclo di vita, a parte alcune più rinomate, perché i figli e i figli dei figli, nati qui, si sentono più lussemburghesi che italiani. La festa più tradizionale, tra i lussemburghesi, è la « Schueberfouer », antica fiera commercial, istituita ai tempi di Jean l’Aveugle, re di Boemia e Lussemburgo, oggi ridotta ad un grande luna park ».
Posti da visitare ? « Una grande spinta alla cultura – continua la speaker- c’è stata nel 2007, quando Lussemburgo e la Grand Région (Saarl, Lorena, Lussemburgo belga) furono nominate Capitale europea della cultura. Allora, furono moltissime le manifestazioni culturali, sociali, musicali, che vennero proposte nei nuovi siti, della Rockhal, il Mudam (Museo d’arte moderna), la Philharmonie, e quelli puù caratteristici, come l’Abbaye de Neumuenste, che ancora oggi restano mete importanti per gli avvenimenti cittadini, oltre ad essere opere architettoniche di grande pregio ».
Il clima com’è ? « Quando il cielo grigio e la pioggerellina fina lasciano il posto al sole- risponde- soprattutto nei mesi più caldi, si vedono molte persone che passeggiano o mangiano, durante la pausa pranzo, nei parchi della capitale, che costituiscono una cintura verde della città. Si estendono dalla valle de la Pétrusse a sud, fino alla valle dell’Alzette a nord est. Qui relax ed aria pura sono un privilegio per tutti ».
Per una visita durante il fine settimana, la scelta è vasta. « Se si resta chez moi- afferma- a nord-est della capitale c’è la regione del Müllerthal, chiamata la ‘ Piccola Svizzera’, una zona molto affascinante, con una natura incontaminata, rinomata anche per le sue attività ricreative. Subito ad est si trova la parte lussemburghese della valle della Mosella, nota per i suoi vigneti. E’ percorribile attraverso la ‘strada del vino’, ricca di piccoli centri, abitati dai viticoltori che producono un ottimo Riesling, vino bianco, secco, di ottima qualità. L’estremità settentrionale del Paese, che fa parte dell’altopiano delle Ardenne, teatro dell’omonima battaglia del 1944-45 – è chiamata Eisléck o Oesling ed è costituita in prevalenza da altipiani ricoperti da una fitta vegetazione, disseminati di castelli medievali come quelli di Esch-sur-Sûre e Bourscheid e Vianden. Superando i confini nazionali, verso il Belgio troviamo Bastogne, dove si può visitare il memoriale Mardasson, che ricorda la liberazione della città nell’inverno del 1944-45 ad opera dell’esercito americano e poi Bruxelles. Se sconfiniamo in Francia, c’è Metz, città giardino, nonché sede del nuovo Museo Pompidou. Dalla parte della Germania c’è Trier, antica Treviri, sede di una delle più antiche Università tedesche ».
Secondo la professionista, oggi la comunità italiana è molto dinamica. Sono ancora molte le persone che approdano nel Granducato sia per lavoro, sia per amore. E molte quelle che trasformano i propri hobby in attività. Tipo ? « Possiamo segnalare – risponde- associazioni che organizzano corsi di cucina per adulti e bambini, corsi di lingua italiana, concerti, mostre di pittura, giornate di studio delle migrazioni e molto altro”.
Tutte queste attività vengono raccontate da PassaParola, unico mensile italiano in Lussemburgo, nato nel 2004, grazie all’incontro fortuito con Grazia Galati, giornalista milanese, con la quale da sei anni Paola condivide la passione – e il lavoro – per il giornalismo. “Da due anni – conclude- siamo anche nell’etere con una trasmissione in lingua italiana, chiamata VoicesbyPassaParola, sulle frequenze nazionali di Radio Ara. Con noi, anche mio marito, che ne cura la selezione musicale”.
A cura di Cinzia Ficco