Vivere e lavorare in Egitto

A cura di Nicole Cascione

 

Jacopo vive in Egitto da ormai 16 anni. Arrivato con sua moglie nel 2002 per restarci solo pochi mesi, successivamente ha deciso di trasferirsi definitivamente. Nel 2013, subito dopo la rivoluzione, ha scelto di spostarsi con la famiglia da Hurghada a El Gouna, un posto più confortevole nonostante i costi superiori, ma con una qualità di vita completamente differente.

Jacopo raccontaci qualcosa di te. Di cosa ti occupavi prima di arrivare in Egitto?

Prima di arrivare in Egitto, ho vissuto 5 anni in Madagascar nell’isola di Nosy Be dove avevo due diving center. Prima ancora in Italia lavoravo come promotore finanziario per la ING group. Quelli della Zucca….

Ed ora, invece, di cosa ti occupi?

Adesso sono GM della sede egiziana del Gruppo AquaLung, leader mondiale nella produzione di attrezzatura subacquea.

Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi del vivere a El Gouna?

Il discorso è lungo e complesso. Bisogna ammettere che a El Gouna si vive benissimo. La qualità della vita è di gran lunga superiore rispetto a quella della maggior parte del Paese. Anche con uno stipendio non astronomico ci si può permettere di avere una casa con giardino e piscina, di avere la donna delle pulizie, il giardiniere, ed un tenore di vita che sarebbe impensabile per me in Italia senza rapinare una banca! Avere poi la scuola a portata di mano per i ragazzi è un must importante, si spostano in bicicletta senza problema e ci sono tante attività per loro. La nostra scelta di vivere a El Gouna è avvenuta soprattutto in funzione loro. Vivere a El Gouna non vuol dire vivere in Egitto: come ambiente è molto più asettico e pulito. L’organizzazione della città è ottima, tutto è pulito, la raccolta della spazzatura avviene tutti i giorni, le strade sono a posto, c’è una security che comunque offre una parvenza di sicurezza in più. Gli aspetti negativi della vita a El Gouna sono legati soprattutto ai costi fissi. Trattandosi di una struttura privata i prezzi di acqua, elettricità, manutenzione delle case e degli spazi comuni sono decisi in autonomia e sono molto più alti dei prezzi di mercato.

A proposito dei tuoi figli di 13 e 16 anni, piace loro vivere in Egitto o preferirebbero vivere in Italia?

I miei figli hanno vissuto bene sino ad adesso ma, diventando grandi, sentono la necessità di uscire dalla campana di vetro sotto la quale vivono e chiedono ogni tanto di andar via. Ad onor del vero il più grande è rientrato in Francia a settembre per continuare gli studi. Purtroppo le scuole sul posto non offrono la scelta che abbiamo in Europa e ad un certo punto tale scelta diventa obbligatoria, se si vuol dare loro una possibilità per il futuro. Noi pensiamo che in un paio d’anni al massimo anche il più piccolo seguirà il grande.

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Dal 2002 ad oggi come e in cosa è cambiata la tua vita?

La mia vita è cambiata in meglio. Sono arrivato in Egitto come istruttore subacqueo e mi ritrovo adesso a gestire una società di un gruppo conosciuto in tutto il mondo per chi è del settore. Di conseguenza tutto è migliorato. Quello che c’è intorno a noi ha subito delle modifiche importanti; in molti settori le infrastrutture sono migliorate, ma il degrado ambientale per esempio è aumentato notevolmente. Troppo difficile spiegare in poche linee la situazione generale.

Dall’Egitto giungono spesso cattive notizie. Non temi per la tua incolumità e per quella dei tuoi cari?

E quanto c’è di vero di quello che viene raccontato in Italia dai media?

Noi abbiamo vissuto in prima persona la rivoluzione del 2011 e tutto quello che ne è seguito. In nessuna occasione mi sono sentito in pericolo. Solo un pazzo metterebbe a repentaglio la vita dei propri familiari. Se avessi avuto il minimo sentore di pericolo, sicuramente avremmo lasciato il Paese. I media per delle ragioni che vanno al di là delle nostre capacità di comprensione, tendono a esagerare smodatamente tutto quello che avviene in Egitto. Della volte al limite del ridicolo. Non voglio entrare nello specifico, ma molti episodi accaduti in Europa sono stati vissuti dai media in maniera completamente diversa. Da noi in Europa gli attentati hanno fatto molte più vittime e danni di quante ce ne siano stati in Egitto dal 2011 ad oggi. L’Egitto paga ovviamente l’essere un Paese mussulmano e tutto quello che è Islam, è vissuto con paura.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, in quali condizioni versa attualmente ad El Gouna?

Il mercato del lavoro per uno straniero non è il massimo. Stipendi bassi e difficoltà a mettersi in regola come dipendente, non fanno dell’Egitto un Eldorado professionale.

Cosa ti manca dell’Italia? Pensi di ritornarci prima o poi?

Abito all’estero da 20 anni e non sento la mancanza dell’Italia al punto da volerci ritornare. La mia famiglia è ancora a Milano e mi fa piacere tornarci in vacanza. Ma niente di più. Mi mancano alcuni cibi, le montagne e il verde, ma sono cose che si possono tranquillamente trovare in altri Paesi.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Non lo so. Il futuro del Paese è un po’ l’ago della bilancia. Vedremo…

jacopo.montefusco@aqualung-egypt.com