Vito e Nadia: dalla Scozia, ci prepariamo a realizzare il nostro grande sogno!

A cura di Maricla Pannocchia

Si definiscono anime in viaggio e anche un po’ “pazzi”, Vito e Nadia, che abbiamo già intervistato tempo fa. Durante la nostra ultima chiacchierata con loro abbiamo avuto modo di saperne di più sulla loro vita in una macchina camperizzata ma adesso la coppia ci racconta come mai il progetto non è funzionato, perché quando qualcosa non va come vorremmo non vuol dire che abbiamo fallito e anche i loro piani per il futuro.

Dopo aver riconosciuto che vivere in auto, specialmente nel Nord Europa, con un clima spesso piovoso, non era fattibile, la coppia, che già aveva il Settled Status nel Regno Unito, è tornata lì. Lasciata Manchester, adesso Vito e Nadia abitano ad Aberdeen, in Scozia.

“Qui ci troviamo bene, la gente è molto accogliente e non ci siamo mai sentiti discriminati perché italiani com’è successo, invece, in Inghilterra” dice la coppia. Tuttavia, il loro progetto a lungo termine è quello di viaggiare e questa sosta è solo un modo per raccogliere le idee, lavorare sul loro canale e su un nuovo progetto di Nadia, che prevede l’aiutare le persone vittime di abusi e violenza, per poi salire a bordo di un mezzo e partire, finalmente, alla volta dell’Asia.

Vito e Nadia: dalla Scozia,

Ciao ragazzi, vi avevo intervistato un po’ di tempo fa ma vi chiedo di presentarvi di nuovo. Chi siete, da dove venite…

Ciao, siamo Vito e Nadia e siamo originari di Palermo. Siamo due musicisti, Vito è chitarrista classico ed io, Nadia, sono pianista. Entrambi siamo laureati presso il conservatorio di Palermo. Vito ha anche intrapreso la strada della liuteria, io ho preso una qualifica in counseling e un diploma in musicoterapia.

Quando e perché avete deciso di lasciare l’Italia?

Nel 2014, dopo aver provato in ogni modo a lavorare, abbiamo pensato che forse era il caso di lasciare l’Italia e provare in un altro Paese. Purtroppo la Sicilia e l’Italia in generale non offrono più tanto, è difficile trovare lavoro e, nonostante ci sia la volontà e la pazienza di aspettare e riprovare, non tutti riescono. Gli anni passano e ti ritrovi fuori dal mercato, perché la maggior parte dei lavori richiede una certa età e, se hai superato i 35, trovare un impiego diventa veramente stressante e difficile.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti a questa scelta?

Per quanto riguarda i famigliari di Vito, hanno accettato questa partenza, anche se con molta difficoltà. La partenza di un figlio, del resto, è sempre difficile da accettare. I genitori si fanno tante domande e, soprattutto, hanno tante preoccupazioni. Mia madre, purtroppo, si era già abituata da tempo, perché mio fratello vive nel nord Italia ed io sono stata per un breve periodo nel Veneto, sempre per cercare lavoro, quindi la sua reazione è stata di rassegnazione e delusione nei confronti di uno Stato che non sempre aiuta come dovrebbe. Per quanto riguarda gli amici, la maggior parte sono tutti fuori Sicilia o fuori Italia, quindi diciamo che mancavamo solamente noi…

Dopo aver vissuto a Manchester, avete viaggiato con una jeep camperizzata. Cosa vi ha spinti a prendere questa decisione?

Abbiamo vissuto per 9 anni a Manchester, lavorando e cercando di costruirci una famiglia. Avevamo trovato un nostro equilibrio o, almeno, così ci sembrava. Abbiamo affittato un appartamento, smettendo finalmente di condividere la casa con altre persone, ci siamo comprati la nostra prima macchina, avevamo due stipendi che ci permettevano di vivere tranquillamente e di riuscire a mettere dei soldi da parte per progettare il nostro futuro. Abbiamo anche realizzato il nostro più grande desiderio, sposarci, e, nel 2019, abbiamo iniziato a realizzare anche il desiderio di visitare nuovi posti, facendo dei piccoli viaggi ogni due -tre mesi. Purtroppo, però, dopo la Brexit e dopo il Covid-19, tutto è cambiato: difficoltà nel viaggiare, prezzi aumentati ovunque e anche la società è cambiata, così come il modo di pensare di molta gente. Abbiamo iniziato a vivere con disagio nel posto dove abitavamo da 4 anni, iniziavamo a notare che, in realtà, non eravamo stati accolti del tutto dalla comunità (abbiamo subìto danni alla macchina e minacce perché eravamo italiani e spesso le vicine ubriache bussavano alla porta di casa nostra nel cuore della notte urlando che avevo rubato i loro bidoni dell’immondizia, cosa ovviamente non vera) e il nostro desiderio di vedere nuovi posti ci ha spinti a “mollare tutto” per dedicare un po’ di tempo a noi stessi e viaggiare. Ecco che abbiamo lasciato definitivamente Manchester e ci siamo diretti verso la nostra città d’origine per passare le feste con i nostri parenti e poi iniziare a viaggiare verso l’Asia dell’est.

Quali sono stati i pro e i contro di quell’esperienza?

Sicuramente i pro di un’esperienza del genere sono la possibilità di conoscere tanta gente e godere della loro empatia ma anche conoscere meglio noi stessi, capire quali sono i nostri limiti e superarli, cercando di migliorarci ogni giorno.

Di contro ce ne sono tantissimi. A un certo punto abbiamo dovuto rinunciare al nostro progetto perché non è facile viaggiare con la macchina oltre i Paesi europei. Per farlo, servono documenti difficili da ottenere e costosi. Questo ci ha impedito, per esempio, di andare verso l’Oriente, come avevamo progettato. Tutte le guerre che sono scoppiate, il terremoto in Turchia, la guerra che si è riaccesa in Medio Oriente, insomma, tutti problemi che non dipendono dalla nostra volontà e che purtroppo hanno bloccato il nostro progetto.

Quando avete capito che era arrivato il momento di dire “basta”?

Nel momento in cui tutto sembrava remarci contro abbiamo deciso di cambiare momentaneamente obiettivo. Lasciata la nostra città abbiamo iniziato a viaggiare verso il nord Europa. Abbiamo traghettato verso il Regno Unito e abbiamo deciso di prenderci del tempo per pianificare meglio il nostro progetto, capire come realizzarlo e, soprattutto, provare a mettere da parte qualche soldo in più, che non guasta mai. Siamo tornati a Manchester per risolvere alcune faccende burocratiche, siamo stati in macchina fino al mese di agosto e poi siamo ricorsi al piano B, fermarci per ritrovare un po’ di serenità e lucidità e capire come proseguire verso il nostro principale obiettivo.

Pensate di portare con voi alcune delle lezioni apprese durante quest’esperienza di viaggio?

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Sicuramente sì. Abbiamo avuto modo di conoscere molti dei nostri limiti. Adesso sappiamo che riusciamo ad adattarci a qualsiasi situazione, non ci scoraggiamo mai, troviamo una soluzione anche nei momenti più difficili e, soprattutto, rimaniamo sempre uniti e questo è molto importante. Molte coppie decidono di lasciarsi proprio durante le difficoltà. È ovvio che i litigi capitano ma noi siamo sempre due corpi e un’anima e questo non cambierà mai. Purtroppo un’altra lezione che abbiamo dovuto imparare è che dobbiamo fidarci solo di noi stessi, è difficile avere fiducia nel prossimo, almeno nella società di oggi. Quando ci siamo ritrovati in difficoltà e avevamo la necessità di prendere una casa o una stanza, ci siamo rivolti alla comunità italiana e, di ritorno, abbiamo ricevuto solo offese e nessuno ha avuto parole di conforto nei nostri confronti, come se fossimo stati i peggiori truffatori del mondo. Questo ci ha feriti tanto ma ci ha anche rafforzato il carattere e ci ha permesso di essere dove siamo oggi.

Quando avete deciso di cambiare, avete pensato di tornare in Italia?

A volte ma, pensando a ciò che abbiamo lasciato lì, abbiamo subito cambiato idea. Amiamo l’Italia e amiamo la nostra città, Palermo, ma per noi lì non c’è più nulla. Quando esci dalla tua terra, continui ad amarla ma non riesci più a viverla come prima.

Vi siete fermati in Scozia. Come mai proprio lì?

La Scozia ci è sempre piaciuta, sin dal primo viaggio, nel 2022. È un luogo pieno di energia, è magica e ti connette con la natura e con l’universo. Le persone qui sono più empatiche. La gente del posto ci fermava curiosa, ci veniva a salutare, scambiava due chiacchiere con noi e nessuno mai ci ha trattati male. Alcuni ci hanno persino portato lattine di Pepsi e spesso si sono interessati alla nostra storia, provando anche ad aiutarci. L’inclusione qui è molto sentita e non è una formalità.

Adesso vivete in una casa? Come vi siete mossi per trovare un alloggio?

Beh, adesso fortunatamente abbiamo preso una casa in affitto, ma non è stato per niente facile. Quando siamo andati via, a dicembre 2022, abbiamo lasciato tutto, quindi qui non avevamo nessun punto di riferimento. Abbiamo fatto ritorno a Manchester per risolvere alcune cose e lì ci siamo resi conto che, senza un indirizzo, eravamo invisibili, non potevamo avere un lavoro e non potevamo affittare casa. Siamo andati a chiedere aiuto all’ufficio del council ma, sfortunatamente, abbiamo trovato delle persone non proprio informate sulla questione e, quindi, abbiamo perso un mese senza riuscire a risolvere nulla. A quel punto, abbiamo deciso di cambiare posto. Eravamo padroni del nostro tempo e potevamo girare per trovare un luogo che potesse essere adatto alle nostre esigenze. Abbiamo deciso di andare verso la Scozia. Appena arrivati, con l’aiuto della comunità, abbiamo potuto passare le giornate presso una libreria dove potevamo usufruire delle docce e dello spazio per lavorare al computer e dove potevamo anche avere una connessione stabile. Da lì, abbiamo iniziato a cercare una casa e il lavoro. Dopo due mesi circa, siamo riusciti ad avere alcuni appuntamenti per vedere delle case e una delle agenzie ha accettato il nostro pagamento anticipato, dandoci così l’opportunità di affittare la casa dove viviamo adesso.

Dove abitate, precisamente, in Scozia? Come mai avete scelto proprio questa città?

Abitiamo ad Aberdeen, in un’area poco fuori dal centro città, una zona collinare, immersa nella natura. Siamo finiti qui perché, dopo tanti anni, ho ritrovato un amico con il quale ho condiviso parte del mio percorso formativo a Palermo. Lui vive ad Aberdeen da poco tempo ma mi ha parlato bene del posto e quindi abbiamo deciso di verificare di persona. Ovviamente non è una decisione definitiva, noi siamo molto inquieti e non riusciamo a stare nello stesso posto per troppo tempo, abbiamo bisogno di cambiamento e di azione, di vedere sempre posti nuovi. D’altronde il nostro progetto si chiama On One Life Trip e non è un caso, la vita è una sola, ed è un viaggio unico che va vissuto come meglio crediamo. Molta gente si sente a proprio agio avendo casa di proprietà, lavoro e punti di riferimento fissi, noi invece sentiamo la necessità di vivere la nostra vita in continuo movimento.

Com’è stato passare dal viaggi nella jeep camperizzata a una vita più stabile?

Non è stato facile ritornare a una vita più stabile. La nostra Jeep era diventata casa nostra, avevamo trovato un nostro equilibrio ed eravamo liberi di cambiare quando eravamo stanchi. Le prime settimane sentivamo la nostalgia dello stare in giro, del cercare nuovi posti, del rilassarci davanti a un paesaggio e del chiacchierare con la gente del posto. Ad ogni modo, non possiamo negare che abbiamo recuperato qualche vecchia comodità. La casa dove viviamo ci piace tanto e, per il momento, va bene così, anche se non vi nascondo che, ogni tanto, ci viene il momento di panico e vorremmo rimetterci in macchina e ricominciare a viaggiare ma non è ancora giunto il momento.

Come vi siete mossi, a livello burocratico, adesso che vivete lì?

Una volta in cui hai un indirizzo tutto il resto è facile da ottenere: lavoro, utenze varie, anche qualche aiuto economico da parte del governo e, soprattutto, un sistema sanitario che ci ha stupiti per l’efficienza, cosa che in Inghilterra invece non avevamo riscontrato. Per quanto riguarda lo stare nel Regno Unito, noi avevamo il Settled Status quindi non è stato un problema ritornare. Avevamo tutto in regola per vivere qui.

Avete detto di aver preso questa pausa dal viaggio anche per dedicarvi al vostro progetto. Di cosa si tratta?

Il nostro progetto rimane sempre quello di viaggiare, visitare nuovi Paesi e conoscere nuove culture ma ci siamo resi conto che con la macchina non è facile, soprattutto quando hai una vettura che vale ancora tanti soldi, quindi abbiamo deciso di ripianificare il tutto, magari cambiando anche mezzo di trasporto, chissà, ma di una cosa siamo certi, il nostro obiettivo non è cambiato, abbiamo solo bisogno di tempo per studiare bene la nostra prossima mossa. Intanto, stiamo lavorando al nostro canale, perché il nostro scopo è anche quello di raccontare la nostra storia attraverso i nostri video. Vito si è appassionato sempre di più al video editing e adora realizzare video che raccontino quello che viviamo quotidianamente e, per il momento, si sta dedicando interamente al progetto, cercando di migliorarsi ogni giorno di più. Io non sono brava come lui, mi occupo della parte che riguarda i social, ma allo stesso tempo sto creando uno spazio, chiamato Il Giardino Segreto, che porterò avanti di pari passo ad progetto di On One Life Trip, ma è più vicino a ciò per cui ho studiato. È uno spazio di supporto emotivo per chi ha subìto abusi e/o violenza e prevenzione al suicidio, dove offro supporto in emergenza gratuito, tramite chat, videochiamata o chiamata normale, ma offro anche dei servizi a pagamento (con cifre alla portata anche di chi non può pagare dei percorsi di terapia privata), dov’è possibile fare sessione di musicoterapia, counselling e supporto emotivo. È un progetto molto ambizioso ma so che, con il tempo, crescerà e avrò anche tante persone che offriranno il loro aiuto. Per il momento, ho solamente una pagina Facebook ma sto lavorando anche alla costruzione del sito.

Ci sono mai state delle volte in cui avete pensato di aver fatto una sciocchezza?

Beh, quando capitano eventi negativi tutti siamo portati a pensare “ma chi me l’ha fatto fare?” poi, però, accade qualcosa che ti fa ricredere e ti dà la forza di andare avanti e di farlo meglio di prima. Abbiamo pensato tante volte di aver fatto una sciocchezza, sia quando siamo tornati in Italia e abbiamo lasciato tutto qui nel Regno Unito sia quando siamo ritornati qui ad aprile. I “se” e i “ma” ci sono sempre e comunque e non è una frase fatta ma, se non si mette in discussione la vita di ogni giorno, come possiamo migliorarci e comprendere che strada vogliamo intraprendere?

Che consigli dareste a chi vorrebbe camperizzare una jeep?

Non fatelo! Scherzi a parte, camperizzare una jeep, o una macchina in generale, può non essere facile. Vito, grazie alla sua esperienza come liutaio, conosce molto bene le leggi della fisica e le proprietà dei vari legni per cui è riuscito a costruire una struttura mobile che ci permettesse di dividere la macchina in zona notte, armadio e zona cucina, ma a tutti coloro che desiderano viaggiare consiglio sempre di lasciar stare l’idea della macchina, sicuramente meno vistosa di un camper, ma meno comoda per alcuni aspetti, e di considerare un camper o un van camperizzato. Il top sarebbe partire con uno zaino in spalla senza nulla che possa ostacolarti, ma per farlo devi essere molto in gamba a gestire anche l’aspetto economico, avere la possibilità di lavorare da remoto da qualsiasi parte e, ovviamente, guadagnare abbastanza da poterti permettere spostamenti con i mezzi, ostelli o B&B e garantirti un cuscinetto in caso dovessi averne bisogno. La macchina è per gli incoscienti come noi… ma noi siamo pazzi e lo sappiamo 😊

Vito e Nadia: dalla Scozia,

E quali alle coppie che intraprendono avventure come la vostra, diciamo poco comuni, per affrontarle al meglio?

Alle coppie che come noi intraprendono un’avventura del genere, consigliamo innanzitutto di avere molta pazienza. Accadono tante cose che stressano e non poco ed è molto facile litigare perché magari non si è d’accordo sulle decisioni da prendere, quindi la prima cosa è essere molto affiatati qualsiasi cosa accada. Un pizzico di pazzia non guasta mai, altrimenti, non ci muoveremmo nemmeno di un metro dalla nostra zona di comfort. Bisogna affrontare tutto con occhi da bambino, stupirsi per un tramonto, giocare a fare gli esploratori, improvvisarsi in tutto, reinventarsi ogni giorno e riproporsi un obiettivo ogni giorno. Un ultimo consiglio che voglio dare è di essere aperti a tutte le esperienze e di non pensare di aver vinto o aver perso, qualsiasi direzione prende il nostro viaggio, è il viaggio della vita e quindi va vissuto come meglio crediamo. Se ci va di fermarci, ci fermiamo mentre se ci va di continuare a girare, lo facciamo. Niente deve bloccare la nostra esperienza di vita.

Come siete stati accolti dagli scozzesi?

Come dicevo prima, la Scozia è una nazione molto inclusiva, non ci sono differenze in base alla provenienza, importa solo che tu sia una persona per bene. Gli scozzesi ti aprono le porte con un grande sorriso, sono gentili e genuini, non sono per niente formali. Se devono dirti qualcosa, te la dicono senza farsi problemi, ma hanno un cuore veramente grande. Noi ci siamo sentiti accolti da subito, trovando persone disposte ad ascoltarci e ad aiutarci e ci siamo integrati abbastanza bene.

Come vi sembra la vita lì? Quali sono i pro e i contro?

Rispetto all’Inghilterra la vita qua è molto meno frenetica, la gente bada molto alle relazioni sociali e questo secondo me è un bene. I pro sono che in Scozia non ti annoi mai, c’è sempre qualcosa da fare, che sia una passeggiata nella natura, vedere castelli (ce ne sono tantissimi) o semplicemente fare un giro per la città. Come contro, possiamo dirvi quelli che abbiamo riscontrato ad Aberdeen, ossia che, anche se è considerata una città a tutti gli effetti, purtroppo il centro non offre molto. Diversi negozi sono chiusi e quel poco che c’è non offre molta varietà. Questo un po’ ci fa rimpiangere Manchester che, di contro, era piena di centri commerciali e avevamo molta scelta ma la vita non è fatta solo di centri commerciali, per quelli ci sono Edimburgo e Glasgow, a circa 3 ore di macchina da qui e, se vogliamo qualcosa in più, possiamo andare lì.

Per il resto, Aberdeen è una città a sé, con il suo lungomare e i suoi due fiumi, la città vecchia ricca di storia e i suoi fantastici parchi. Inoltre, da quando siamo qui, sono già riuscita a vedere due volte l’Aurora Boreale, il mio sogno da quando ero bambina, e non è poco.

Pensate che sia facile, per un italiano in regola con i documenti post-Brexit, trovare lavoro lì?

Sicuramente sì, la richiesta c’è, soprattutto nel campo del customer service ma anche se si ha una specializzazione. Io sono riuscita a inserirmi un po’ di più nel mio campo, lavorando come counselor – anche se solo per due mesi – per un’organizzazione che si occupa di supportare le persone abusate, offrendo loro supporto emotivo e aiutandole a sporgere denuncia e seguire i processi. In generale sì, ci sono diverse possibilità lavorative ma consiglio sempre di muoversi verso città più grandi per avere molte più opportunità.

Avete viaggiato molto a bordo della vostra jeep. Potete raccontarci qualche disavventura accaduta lungo il percorso?

Quando passi molto tempo a viaggiare in macchina le disavventure sono tante… Una volta siamo dovuti scappare velocemente perché siamo stati invasi da una miriade di insetti, molto peggio delle zanzare, ci hanno punti ovunque, eravamo così avviliti che abbiamo lasciato anche il letto montato e abbiamo dovuto cercare un’altra area dove parcheggiare per dormire. Ricordo anche una volta in cui, mentre eravamo ancora fermi a Manchester, iniziò a piovere a dirotto, stile diluvio universale, fu lì che Vito ha pensato di chiedere aiuto alla comunità italiana per cercare una stanza o una casa da affittare, ma questa è un’altra storia… Insomma, ci siamo ritrovati bloccati in macchina, non potevamo né montare il letto né cucinare, fuori era tutto allagato e non potevamo assolutamente scendere dall’auto. Dopo qualche ora passata a cercare di capire cosa fare, Vito mi propose di andare verso uno dei supermercati lì vicino, ASDA, e ci siamo posizionati sotto la tettoia dove si ritira la spesa ordinata online. Il supermercato era già chiuso, quindi non c’erano macchine e per fortuna non c’erano persone per il ritiro, dunque, con molta discrezione, abbiamo cucinato velocemente qualcosa da mangiare, poi abbiamo montato il letto per metà, Vito si è disteso mentre io, in posizione molto scomoda, ho guidato fino al parco dove sostavamo per dormire e dall’interno, con qualche acrobazia, sono salita anche io sul letto e così siamo riusciti a risolvere il problema, ma non è stato per niente facile rimanere calmi e lucidi per fare una cosa del genere. In quel momento, abbiamo capito che, se devi vivere in macchina, devi vivere in un Paese caldo, dove non piove così spesso come nei Paesi dell’Europa del Nord (risata isterica).

E qualche incontro che vi rimarrà sempre nel cuore?

In tutto questo periodo abbiamo incontrato tante persone che ci sono rimaste nel cuore. Ricordiamo quando una mattina, ci eravamo appena svegliati e stavamo richiudendo il letto e un ragazzo si è avvicinato a noi, ha abbracciato Vito e ci ha chiesto una foto insieme, dicendo che ci ammirava e che era contento di averci conosciuti, ma quello che mi rimarrà sempre nel cuore, oltre a tutte le persone che ci hanno offerto da bere, ci hanno invitato nelle loro case per mangiare o usufruire del bagno, è il nostro ammiratore segreto. Una mattina, mentre sistemavamo la macchina, mi sono accorta di un foglio piegato e poggiato sullo specchietto retrovisore lato guida. Sul momento ho pensato fosse un foglietto di minacce perché magari davamo fastidio, come capitato in passato, invece, era una persona che era passata da lì, aveva notato la nostra macchina e, cercando i nostri loghi su YouTube, ha visto il nostro canale e ha pensato di lasciarci un pensiero di supporto e gratitudine senza disturbarci.

Ci ha lasciato anche il suo numero di telefono e la sua e-mail in caso fossimo voluti passare da casa sua. Siamo rimasti molto impressionati da questo messaggio, tanto che conserviamo ancora questo foglio. Non capita spesso che le persone ci ringrazino perché attraverso i nostri video provano emozioni forti, che poi è proprio quello che desideriamo noi, trasmettere messaggi positivi e provare a far emozionare le persone, e con questo messaggio abbiamo capito che non sempre, ma a volte, ci riusciamo, e questo ci gratifica di tutti i sacrifici fatti e di tutte le scelte, anche quelle pazze, che abbiamo compiuto. In ultimo, le risate che ci siamo fatti durante le nostre tratte in autostrada, dove spesso le persone ci superavano e, suonando il clacson, ci salutavano. A quel punto, facendoci vedere il telefonino, ci dicevano che si erano iscritti al nostro canale.

Vito e Nadia: dalla Scozia,

A chi pensate che sia adatto questo stile di vita?

A tutti coloro che hanno il desiderio di vivere alla giornata e viaggiare. Questa vita sicuramente non è per chi ha bisogno di certezze materiali, come la casa e il lavoro fisso. Questo stile di vita è una vocazione, è qualcosa che ti parte da dentro. Spesso penso che sia frutto di un’insoddisfazione e un bisogno di continua ricerca di qualcosa che possa riempirci dentro ma, ovviamente, è la considerazione di una persona che ha studiato psicologia. In realtà, c’è molto altro in una scelta di vita così. La verità è che, a un certo punto, alcuni di noi si iniziano a farsi più domande del dovuto e le risposte le puoi trovare solamente se ti metti alla prova, se impari a conoscere te stesso, i tuoi limiti, ad accettarti e anche a superarti. C’è chi lo fa nella vita quotidiana senza bisogno di cercare altrove le risposte, poi ci sono quelli come noi che, invece, sentono il bisogno di spaziare e sentirsi cittadini del mondo, senza una radice, liberi di decidere in qualsiasi momento di poter cambiare posto e di potersi emozionare in maniera naturale.

Sono scelte di vita, che molti non condividono, ma invece molti altri prendono come spunto per iniziare il loro On One Life Trip. Molto spesso ci siamo confrontati con persone che ci hanno detto “sì, bravi, con i soldi è facile”, ed è vero, se hai i soldi, è facile, ma i soldi non ti danno le risposte che cerchi sul motivo della tua esistenza, non ti riempiono l’anima. I soldi, per riprendere una saggia frase di Vito, vanno e vengono, la vita invece è una sola e, lo ripeterò fino all’ultimo respiro, bisogna viverla come meglio si crede. Poi gli eventi ti aiutano a trovare la direzione più adatta a te, trovi anche il modo di guadagnare, non per tutti la sicurezza economica è la base fondamentale della vita.

Molte persone, una volta compiuta una scelta, specialmente se poco popolare come può essere quella di viaggiare su una jeep camperizzata, hanno difficoltà ad ammettere che è l’ora d’interrompere il tutto e cambiare rotta. Avete avuto questo “problema”?

No, se un progetto diventa poco accessibile, bisogna avere il coraggio di ammetterlo e di fermarsi per comprendere meglio come procedere. Può sembrare un fallimento ma non lo é. Anche se è stata una scelta sofferta, abbiamo riconosciuto che in quel modo non saremmo riusciti ad andare molto lontano e che forse era meglio riformulare il tutto e realizzare il nostro progetto utilizzando anche tutta l’esperienza che abbiamo accumulato in quei mesi.

Pensate di fermarvi stabilmente in Scozia?

Assolutamente no. Amiamo la Scozia ma il nostro destino è quello di viaggiare. Per fermarci c’è ancora tempo, abbiamo ancora voglia di conoscere e di esplorare. Questa sosta ci serve solo per organizzarci meglio.

Progetti futuri?

Vivere la nostra vita in maniera piena e ricca di emozioni. Sicuramente uscirà molto presto dal cassetto il nostro sogno di andare verso l’Asia orientale con un mezzo, non sappiamo se sarà la nostra Mowgli ad accompagnarci o un mezzo differente, ma il nostro progetto è quello e faremo in modo di realizzarlo al più presto.

Per seguire e contattare Vito e Nadia:

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