Vincenzo e la sua vita a Mosca

Vincenzo vive ormai a Mosca da sette anni. Vivere in Russia era uno dei suoi più grandi desideri, così dopo aver imparato la lingua, si è trasferito nel Paese dei suoi sogni. Grazie alla collaborazione come consulente di stile per la De Luca Sartoria, Vincenzo è riuscito a sperimentare una gestione di contatti di alto livello, così da riuscire a conoscere meglio di tanti altri, la mentalità dei businessmen russi. Attualmente si occupa di agevolare le aziende italiane nell’individuare il giusto partner in Russia e nei Paesi dell’ex-Urss.

Vincenzo, ormai sei a Mosca da sette anni, ma prima dove vivevi e di cosa ti occupavi?

Vivevo a Torino. Mi sono laureato in Giurisprudenza, ai miei tempi si chiamava così e durante gli studi, insegnavo inglese in una scuola serale.

Dalla facoltà di Giurisprudenza al mondo della moda, con la collaborazione con De Luca Sartoria. Raccontaci questo salto.

Il mondo della moda è un settore che mi ha sempre affascinato. Desideravo vestirmi come un gentiluomo, conoscere i dettagli apparentemente piccoli, ma in realtà determinanti. Non era facile impararli. Esiste un solo libro, un manuale se così possiamo chiamarlo, che raccoglie queste informazioni ed è di reperimento non facile. Di fatto, per vestirsi come un gentiluomo occorre frequentare i veri gentiluomini. Per coloro che nascono e crescono nelle famiglie dell’élite, il vestire bene è dato per scontato. Per tutti gli altri, invece, entrare in un negozio di alta sartoria mette in soggezione. Di sicuro questo problema è risolto dai consulenti di stile di De Luca, che sanno guidare nella scelta anche chi non ha mai vestito un abito su misura.

Vivere a Mosca

Ad un certo punto della tua vita, hai deciso di trasferirti a Mosca. Perché?

La Russia era un mio pallino da tantissimo tempo. Non c’entra la politica. Il mio primo desiderio era di visitare questo immenso Paese, ero incantato dalla sua lingua, non immaginavo che un giorno l’avrei parlata quotidianamente. Quando un amico mi propose, quasi per scherzo, di imparare insieme il russo, iniziò il mio percorso verso Mosca. Frequentammo un corso al prestigioso Russkij Mir di Torino (http://www.arpnet.it/russkij/). Imparai più in fretta degli altri, il russo mi veniva naturale. Da cosa nasce cosa… Perché Mosca? Perché trasferendosi in Russia si ha l’80% di probabilità di finire nella capitale, centro economico di grandezza immensa, che attira immigrati dall’Italia e da tutto il mondo, a cominciare dalle regioni interne della Russia stessa. Per chi si occupa di business è una tappa obbligata.

Attualmente di cosa ti occupi?

Agevolo le aziende italiane nell’individuare il giusto partner in Russia e nei Paesi dell’ex-Urss (denominati CIS all’inglese e SNG alla russa). Nel costruire questa professionalità, lavorare con De Luca Sartoria mi è stato di grande aiuto, perché ho potuto sperimentare una gestione di contatti di alto livello. I clienti di De Luca sono persone importanti nel business come nella politica e nella cultura. Poiché il lavoro del consulente di stile porta a un contatto molto ravvicinato col cliente, ho potuto capire i gusti della classe dirigente russa, non soltanto in fatto di abbigliamento e ho potuto percepire il loro carisma. Questo mi consente di conoscere la mentalità dei businessman e forse di capirla meglio di altri italiani.

Durante la tua collaborazione con la De Luca Sartoria, che differenze hai notato tra la moda russa e quella italiana?

L’abbigliamento maschile in Russia è nato da presupposti parzialmente diversi rispetto ai nostri. E’ stato influenzato dall’Oriente, dove fare sfoggio di ori e argenti è sempre stato fondamentale anche per l’uomo, tanto quanto l’apparire imponenti e luminosi. In Occidente invece, il nostro abito da uomo è nato anche dal concetto di corazza da cavaliere medievale: insomma l’approccio opposto. Arrivati nel 2012, molti uomini russi hanno imparato a vestirsi bene…cioè all’italiana. Sempre più raramente si vedono maniche della giacca che coprono il dorso della mano, cravatte regimental su camicie a fiori, colori improbabili nelle stagioni sbagliate. Tuttavia occorre sempre rispettare la cultura di un popolo, anche quando essa ci sembra ridicola o sbagliata. Noi italiani dobbiamo finalmente accettare che al di là delle Alpi troveremo sempre gli spaghetti scotti e gli uomini col calzino bianco.

Vivere e lavorare a Mosca

Sono più esigenti gli uomini o le donne nella scelta di un capo d’abbigliamento?

Non ho esperienza in fatto di clientela femminile. Ma posso dire che certi uomini russi sono molto più capricciosi di una donna mediamente capricciosa, che sia russa o italiana o francese.

Qual è stata la richiesta più strana che ti è stata rivolta?

Quando un cliente si rivolge a un sarto per la prima volta, è sempre titubante, inquieto… non può vedere il prodotto finito, fa fatica a immaginare che quel pezzo di tessuto dentro al catalogo, diventerà un abito che lo vestirà e rifletterà il suo stile. Se però quel cliente si lascia andare all’entusiasmo, comincia a chiedere di aggiungere toppe colorate, impunture a vista, spalline napoletane e tutta la serie di varianti che andrebbero valutate caso per caso. Era difficile contenere e guidare tali clienti… Però la classica richiesta strana (strana solo per noi italiani!) era la manica della giacca che finisse a metà del dorso della mano. Idem per i pantaloni, che arrivavano quasi a terra. Roba che noi compriamo ai figli “per la crescita”. Non ho mai capito in fondo le ragioni di questa tendenza russa, coloro a cui ho chiesto, mi hanno fornito spiegazioni diverse e spesso fantasiose (la più bella è: la manica lunga serve a coprire l’orologio d’oro, per non creare invidie maligne).

Com’è considerata la moda italiana nella fredda Mosca?

Siamo considerati i numeri uno al mondo, da quasi tutti i russi.

Tornando alla realtà moscovita, quali sono le principali differenze tra la mentalità italiana e quella russa?

La risposta non starebbe in un’enciclopedia. Faccio solo un paio di esempi, sia positivi che negativi. Dove l’italiano sorride amichevolmente, il russo mostra un’espressione di ghiaccio, a volte ostile. Dove l’italiano si perde in chiacchiere, il russo agisce senza pensare due volte. Ma alla fin fine il popolo russo e quello italiano sono compatibili, quasi fratelli.

Come trascorri il tuo tempo libero?

Tra lavoro e famiglia c’è pochissimo tempo libero… in una megalopoli come Mosca poi, le distanze non consentono di trovarsi tanto spesso con gli amici. Non esiste il concetto di “caffettino al volo al bar”. Per prima cosa mancano i nostri deliziosi baretti, in secondo luogo è assurdo fare 45 minuti di metropolitana, stipati come sardine, per chiacchierare 25 minuti con un amico.

Vivere e lavorare a Mosca

Come si vive in Russia?

Se si ha voglia di lavorare, si può guadagnare e vivere bene. Ma la fortuna non cade dal cielo e bisogna muoversi. Ci sono senz’altro maggiori opportunità lavorative rispetto all’Italia, ma occorre sfatare il mito che in Russia “i soldi girano”: sì, girano, ma bisogna tuffarsi nella corrente e poi nuotare, nuotare, nuotare…

E cosa puoi dirci della cucina russa? In cosa differisce da quella italiana?

E’ una cucina semplice ma gustosa: pochi ingredienti e poche varianti, ma molto appetitose. Ci sono poi i piatti per noi esotici, come la carne di alce, di orso, i succhi di betulla o di bacche siberiane…

Che tipo di opinione hanno i russi di noi italiani?

Generalmente ottima.

Sei riuscito ad instaurare rapporti interpersonali?

Sì, poche amicizie ma sincere. Non è che i russi siano freddi, è che noi italiani siamo molto più espansivi della media mondiale e per noi è normale iniziare subito un bel rapporto di amicizia. Con i russi invece serve molto più tempo e impegno.

Tornerai mai in Italia?

Penso proprio di sì. Qui i feroci sbalzi di temperatura mi ammazzano. Ti faccio l’esempio di una tipica giornata invernale: in strada meno 28 secco, sul pullman 4 gradi umido (ma qualcuno apre il finestrino ed entrano folate di vento gelido), in metropolitana più 12 gradi umidissimo, in ufficio più 28. Mosca ha un clima troppo duro per me.

vincenzo.ferrara@mail.ru

 

A cura di Nicole Cascione