Vincenzo, chef campano a San Pietroburgo

Palazzi maestosi e, nell’animo dei cittadini, il desiderio di avere sempre il meglio. E’ questo quello che rimarrebbe di San Pietroburgo dell’età degli Zar. Almeno, agli occhi di Vincenzo Squarciafico, nato a Vincenzo di Lioni, in provincia di Avellino,  che, nella immensa città russa, ha deciso di vivere e lavorare come chef. Prima di lasciare l’Italia, non aveva mai visto la seconda città russa. Quando è arrivato per la prima volta, qualche anno fa, ha scoperto la sua bellezza, la sua maestosità.

“Mi è piaciuta subito – dice – Passeggiare per le sue strade, mi ha regalato immediatamente una sensazione di pienezza. Di entusiasmo. Di libertà. È stata la sorpresa della mia vita. La città è bella come tutta quanta la Russia. Voglio, comunque, specificare che non ho voluto abbandonare l’Italia. Sono qui per una proposta di lavoro, offerta come  temporanea. Sono qui dal 2006. E mi trovo benissimo. Sono stato sempre affascinato dalla storia dei Romanov e quando mi hanno chiesto di trasferirmi, non ho avuto difficoltà ad accettare. Forse un giorno tornerò nel mio Paese. Ma solo se ne varrà davvero la pena o se deciderò di mettere su famiglia”. Per il momento lo chef campano si gode la vita in una città “magica” e “maestosa” (così la definisce), dove il Belpaese è tutt’altro che lontano. “Sì, perché – fa sapere – a renderla straordinaria sono stati i grandi architetti italiani: Rossi, Quarenghi, Rastrelli”.

Cosa l’ha colpita subito?

L’impatto vero e proprio l’ho avuto quando sono arrivato cinque anni fa all’aeroporto di Pulkovo, piccolo e poco attrezzato.  Meno 28 gradi e tanta neve. Uno choc. Quando ho percorso il centro della città quella notte ho provato una sensazione speciale, un’emozione grande, ammirando dal finestrino dell’auto i grandiosi palazzi. Davvero belli. Mi sembrava di entrare in un museo di grandezza spropositata. Poi ho cominciato a notare i dettagli. I lati positivi e quelli negativi.

Vivere a San Pietroburgo

Ma cos’ha di affascinante?

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Fare una passeggiata sulla prospettiva Nevskij è una cosa che affascina tantissimo, semplice, ma che ti regala un piacere indimenticabile. Bellissimo è partire dalla piazza Vastania, dove c’è anche la stazione del treno “Moskosky”,  per andare a Mosca. E poi spingersi fino alla Piazza Dvorzovaya, dove è situato il grande museo Hermitage.  Dall’altro lato, c’è il grande fiume Neva con fontane all’interno. E ancora, vari ponti, che collegano le varie isole della città e d’estate, nelle ore notturne, si aprono per consentire il traffico delle navi. Uno spettacolo davvero romantico.

C’è una città italiana che le ricorda San Pietroburgo?

Venezia è la prima che mi viene in mente, ma anche il centro storico di Napoli le assomiglia, per alcuni palazzi.

Cos’altro ha?

E’ una città formata da isole e isolotti, fiumi e canali, tanti parchi tenuti bene, con molti fiori, panchine, tutto abbastanza pulito. E’ leggermente caotica, non è proprio sicura nelle periferie. In centro si gira molto tranquilli. Le strade sono ampie, i marciapiedi ancora di  più.  Insomma tutto è “Balshoi” (grande), è questa mi pare una caratteristica russa. Comunque, si capisce, si intuisce, che è stata la capitale di un impero.

In cosa si distingue da Mosca?

San Pietroburgo è una città di circa sei milioni di abitanti. E’ scenografica! Si tratta di una città nata e costruita in un secolo. Ha festeggiato di recente i suoi trecento anni. Ai tempi degli Zar, tutto doveva essere di grandi dimensioni. E sa perché? Per impressionare gli stranieri, che arrivavano a Leningrado, antico nome di questa città. Mosca è, invece, millenaria. Se San Pietroburgo è una metropoli, Mosca è una megalopoli. Quindici  milioni di abitanti, sei aeroporti. Un crogiolo di razze, culture, cucine, abitudini. Mosca poi significa business, soldi, tanti, tantissimi. La capitale non dorme mai. C’è anche una canzone dedicata a questo aspetto. San Pietroburgo è la bomboniera della Russia, dove è ideale vivere.

Vivere a San Pietroburgo

Ci parla dell’Hermitage?

Il  museo è immenso, una parte si affaccia sul grande fiume Neva, la facciata opposta, dove c’è  l’ingresso, sporge sulla piazza Dvorzovaya. Anche all’esterno è bellissimo: bianco, verde e dorato, con tantissime statue sul tetto. L’entrata è stupenda! Ma non c’è solo il museo a rendere magnifica e imperdibile la città. Per esempio, ci sono: la chiesa del sangue versato, la cattedrale di Kazan, la residenza estiva degli Zar “Petergoff”, la fortezza di Pietro e Paolo, il teatro Marinskij, il teatro Mikailoskij, il palazzo di Marmo, l’Ammiragliato, le numerose chiese di tante religioni diverse. Consiglio un’escursione in barca tra i canali, i parchi. Tutto, credetemi, è straordinario.

Che peso ha il porto sulla vita dei cittadini?

Enorme. Arrivano tantissimi turisti e allo stesso tempo per i russi è molto importante: significa viaggi e crociere!

Come sono i russi in genere?

I russi di questa città, circa sei milioni di persone, si dividevano in due categorie:  i ricchi e i poveri. Prima non si vedeva una classe sociale media. Ma in due-tre anni le cose sono cambiate. La priorità per i cittadini di San Pietroburgo è, ora, viaggiare. L’anno scorso, d’estate, la compagnia di bandiera russa ha registrato un flusso di oltre due milioni di russi, che viaggiavano verso l’Italia.

Cosa resta dell’epoca degli zar?

Tantissimo! La mania delle cose grandi, anzi grandiose. Vogliono avere sempre il meglio. Sono ambiziosi. Sapevate che se un architetto sotto gli zar costruiva un edificio uguale ad un altro esistente, veniva condannato a morte?

Come sono i cittadini di San Pietroburgo rispetto ai moscoviti?

I cittadini qui sono più aperti e disponibili al prossimo, agli stranieri e, soprattutto agli italiani. I moscoviti sono i veri russi, cioè più freddi, chiusi, dentro tristi e meno aperti alla gente.

Vivere a San Pietroburgo

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Tradizioni particolari?

Tante feste  durante l’anno: il compleanno della città, l’ultimo giorno di scuola e anche la festa dell’uomo a febbraio.

Com’è la cucina?

Interessante, si consuma molta carne, marinata, poi cotta alla griglia. Poche verdure, poca frutta, anche perché qui non c’è il clima adatto per coltivarla. Preferisco questa cucina a quella americana o inglese. Mangiano zuppe, salumi, carne alla griglia, sott’aceti. Immancabile è il caviale.

Scuola, sanità, trasporti pubblici: funziona tutto bene?

Tutto no, non c’è paragone con i servizi pubblici europei o americani. C’è molto da lavorare!

L’aspetto negativo, oltre alla lingua un po’ difficile da imparare?

Lavorare con i russi. Sono pochissime le persone, di cui ci si può fidare e che prendono il lavoro sul serio. Sarà l’eredità del comunismo. I giovani presto si riscatteranno, hanno tanta voglia di fare!

Com’è il clima?

E’ molto rigido e influisce molto sull’umore delle persone. Il tempo spesso cambia tre quattro volte nel corso della giornata. L’estate dura pochi mesi.

Quali sono i ritmi di vita?

Non ci si annoia mai, c’è sempre qualcosa da fare, lavoro a parte, è una città ricca di eventi, quasi per tutto l’anno.

Le donne?

Bellissime. Sono loro che portano avanti il Paese! Intelligenti, si occupano della famiglia e del resto. Io, però, preferisco le italiane.

Forse più affettuose! In genere cosa offre la città dopo cena?

Cinema, teatro, parco (clima permettendo) discoteca o disco bar, karaoke amatissimo dai russi!!!

Vivere a San Pietroburgo

Come sono i collegamenti con l’Italia?

Ottimi, si vola in molte città italiane direttamente da San Pietroburgo.

C’è lavoro per un italiano? E solo nei ristoranti?

Dipende da cosa si cerca. Qui è tutto molto costoso. Non si può venire senza un progetto ben preciso e senza reddito. Bisogna essere molto seri. Ci sono italiani che lavorano per multinazionali.

Tornerà in Italia?

Sì, ma non ora.

Per scrivere a Vincenzo:

vincenzocelormi@msn.com

 

A cura di Cinzia Ficco