Valery: il Madagascar, dove vivo, è il mio più prezioso insegnante

A cura di Maricla Pannocchia

Con una vita difficile, caratterizzata, fra l’altro, dall’essere stata caregiver di sua mamma, malata di sclerosi multipla, quando guarda all’Italia, Valery vede una vita diversa da quella che vive a Nosy Be, in Madagascar.

Sulla bellissima isola, la donna vive con il marito, i suoi figli e i due cani. “Nosy Be è un’isola molto turistica, pertanto, vivere qui costa più che in altre zone” racconta Valery. Cercando, però, è comunque possibile raggiungere dei villaggi più locals. A chi volesse prendere casa lì, Valery consiglia di non farlo dall’Italia – anche se sarebbe possibile – ma di recarsi in loco e vedere con i propri occhi la situazione, perché alcune zone diventano difficili da raggiungere, specialmente nella stagione delle piogge e per via delle strade sterrate.

In Madagascar, Valery gestisce, con la socia, “Tu mi turbi Nosy Be”, che include anche una boutique in un resort, dove i turisti possono acquistare le creazioni proposte dalla società. “All’inizio del percorso, io stessa non avrei mai detto dove sarei arrivata” racconta Valery, il cui sogno per il futuro è il benessere della famiglia e realizzare quello di suo marito, che desidera visitare l’Italia.

Valery TumiTurbi Madagascar

Ciao Valeria, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Valeria Battini, sono una ragazza di 36 anni originaria di Soliera, un piccolo paesino in provincia di Modena e, da 5 anni, vivo in Madagascar, precisamente sull’isola di Nosy Be. Mi definiscono un’artista estroversa dall’animo rock, anche se dietro a tutto ciò si nasconde un cuore romantico e sensibile. Ho studiato in una scuola d’arte a Modena ma ho interrotto i miei studi quasi subito perché la voglia di creatività cozzava con la voglia di studiare e ho cominciato a lavorare molto presto.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Sono sempre stata uno spirito un po’ libero e anti-conformista. Ho lasciato la scuola all’età di 17 anni e mi sono messa subito di buon impegno per lavorare. Ovviamente, avendo la possibilità, grazie allo stipendio, di essere un po’ autonoma, ho cominciato a viaggiare appena mi è stato possibile. Ho deciso di cambiare vita esattamente dopo la primissima vacanza fatta a Nosy Be. Arrivavo da un periodo in cui non ero felice e qui ho trovato una pace che non avevo più da tempo, o meglio, che non credo di aver mai avuto. Ho avuto una connessione strana con questa isola piena di energia. Il mio sogno nel cassetto ha preso vita all’inizio del 2019.

La tua scelta è ricaduta proprio sul Madagascar. Come mai?

Un giorno un’amica che aiutai nell’organizzazione del suo matrimonio si mise a parlarmi del suo viaggio di nozze in Madagascar. A dire il vero, non sapevo neanche dove si trovasse questo Paese. Ho dovuto consultare Internet per capire dove fosse. All’inizio, come appena accennato, non sapevo neanche dove si trovasse il Madagascar ma poi me ne innamorai e decisi che ci sarei dovuta andare in vacanza. È una meta cosi “strana”, tanto che molti la sottovalutano ma non sanno cosa si perdono. Il Madagascar è un mix tra un paradiso terrestre e la realtà. Vi svelo un segreto,quando guardai il cartone animato “Madagascar” mi resi conto che, a parte i lemuri, nulla del cartone rispecchia com’è effettivamente questo Paese.

Quando ci sei andata per la prima volta e cosa ti ha colpita?

La mia prima vacanza risale al 2017. Un’avventura nell’avventura. In 15 giorni ho programmato il viaggio, fatto il passaporto e preso l’aereo. Il Madagascar è una meta non propriamente economica e, se si viaggia da soli, è ancora più costosa. Dopo 9 anni di attesa, finalmente, il 2017 è stato il mio anno. Credo anche che tutta quell’attesa sia stata solamente per programmare in modo inconscio la mia mente a cambiare per sempre la mia vita; una sorta di allineamento con tutto. Beh, da cosa rimasi colpita? Posso dire di da tutto? Quello con il Madagascar è un amore completo. Una purezza e una bellezza che mi tolsero il fiato. Il popolo malgascio è stato quello che sicuramente ha giocato la maggior influenza insieme ai paesaggi incontaminati e alla libertà che c’era. Una libertà che arriva a disarmarti. Abituati a vivere in canoni pre-impostati, come in Italia, si arriva ad apprezzare anche la libertà che si ha nel guardare un tramonto.

Cosa ti ha fatto capire che quello sarebbe stato il Paese giusto in cui vivere?

Come dicevo prima, non ho avuto un passato molto facile, lutti importanti hanno segnato la mia adolescenza e hanno creato in me disagi, paure e insicurezze talmente grandi che io sono diventata un’altra persona. Arrivata su quest’isola ho sentito come se l’atmosfera di qui mi stesse plasmando. Quelle maschere che dovevo portare, in Italia, per convivere con la realtà che mi circondava, qui non mi sarebbero più servite. Qua serviva soltanto essere sé stessi, con tutte le insicurezze e paure del caso. Le vibrazioni e le emozioni che vivevo erano così tante che ho cominciato di nuovo a emozionarmi per quelle cose così piccole e stupide che oramai avevo dimenticato. Ho imparato da subito a non giudicare e a ritenermi fortunata di essere nata in un posto molto più agiato di quello in cui mi trovavo.

Dove abiti precisamente e di cosa ti occupi?

Per vivere all’estero – e parlo di “vivere”, quindi, di visto a lungo soggiorno – devi avere un impiego che ti permetta di poter stare nel Paese più dei canonici 2/3 mesi. Ora vivo sull’isola di Nosy Be, nel villaggio di Daresalama, uno dei più vicini alla movida notturna. Vivo con mio marito, i suoi due figli e i miei due adorati Cavalier King. Al momento mi occupo della mia società, che è diventata il mio progetto di vita. Si chiama “Tu mi turbi Nosy Be”, presente sia in Madagascar sia in Italia. La mia socia Laura ed io ci occupiamo di accessori moda cuciti con le stoffe africane malgasce. I nostri prodotti must sono da sempre turbanti, fasce e gonne.

Sei partita dall’Italia sapendo già come ti saresti mantenuta o hai avviato un tuo progetto una volta là?

Fare un passo così importante credo abbia bisogno di una pianificazione ben chiara perché la vita qua non è per niente semplice. Io, personalmente, ho buttato giù un piano che forse non era stato curato nei minimi dettagli ma, comunque, una base da cui partire l’avevo. Ovviamente, come credo per tutti, il mio piano era basato su un’idea e non sapevo se avrebbe potuto avere seguito e se avrebbe potuto permettermi di vivere… diciamo che ci ho provato e ci ho sperato. Qua siamo così lontani dalle logiche che possiamo avere in Italia anche per l’organizzazione di un’attività. A oggi – anche se lo dico molto, molto piano – la mia società sta avendo un buon riscontro, le persone che arrivano in Madagascar cominciano a riconoscermi grazie anche ad altre interviste che ho rilasciato e posso dire di essere soddisfatta della scelta che ho compiuto.

Che consigli daresti ad altre persone che vorrebbero vivere un’esperienza simile alla tua?

Non mi sento di dare tantissimi consigli, anche perché questi cambi di vita sono talmente personali che diventa difficile, poi, immedesimarsi in altre situazioni. Un consiglio che do a chi vuole intraprendere una vita lontano da casa è quello di pensare a tutti i pro e tutti i contro, analizzando bene la realtà in cui si vuole andare. Non è sempre oro tutto quello che luccica ed io, se non amassi così tanto questo meraviglioso Paese, sarei già scappata nuovamente in Italia. Posso solo dire che non si deve affrontare nessun cambiamento alla cieca. Un trasferimento all’estero va ponderato, va vissuto e va valutato. Io qua ho ricominciato a sentirmi me stessa ma venivo da un passato abbastanza difficile e vedevo, in questo cambio vita, l’unica possibilità di salvezza.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Beh, ovviamente, prima del trasferimento vero e proprio, ero già stata qua tre mesi, per cercare di carpire più informazioni possibile. Io dovevo pensare anche ai miei cani, che sono venuti a vivere qua insieme a me. Avevo tanti documenti per loro e tanti per me. Un trasferimento in aereo non è semplicissimo e nemmeno economico ma, se dovessi ricordare con precisione quei giorni, mi viene quasi impossibile, forse perché lo volevo così tanto che ho quasi rimosso l’emozione di quei momenti. Se ci penso, adesso sarei sicuramente più in difficoltà di allora. I documenti più importanti sono stati, appunto, quelli di Biagio e Olivia, i miei cani. Io ho dovuto solo riempire decine di valigie e prepararmi psicologicamente a quest’avventura che ora chiamo vita.

Valery TumiTurbi Madagascar

Secondo te, è possibile trovare casa già dall’Italia?

Sì, è possibile ma non semplice. Qua a Nosy Be, come potete ben pensare, i villaggi, che non sono altro che i nostri piccoli paesini di periferia, non hanno strade asfaltate e accessibili a tutti. Inoltre, non esistono logiche edilizie in grado di garantire sicurezza e comodità. Qua ognuno costruisce dove e come vuole ed è per questo che diventa difficile trovare una casa. Bisogna prima vedere quanto si è lontani, quanto si è scomodi e quanto tempo occorre per accedere alla strada principale e poi il livello di sicurezza che ha la casa, se la strada per accedere è sterrata o no. Sono tutti fattori che incidono tantissimo, figuriamoci nella stagione delle piogge, in una casa lontana dalla strada su un percorso sterrato. Impossibile uscire di casa per giorni, magari. Penso che sia meglio recarsi in loco e vedere con i propri occhi tutto ciò. Non tutti dispongono di un mezzo proprio per potersi muovere.

Tu come ti sei mossa per trovare un alloggio?

La mia prima casetta in affitto l’ ho trovata grazie a un’amica che aveva qualche contatto. Ovviamente, io ho dovuto sempre scegliere case in muratura per tutelare i miei due cani. Qua funziona tantissimo il passaparola. Chiedi a qualcuno e dopo 30 minuti sei sommersa di proposte da persone che nemmeno conosci. Esistono anche canali social dove mettere i propri annunci. Nel corso di questi 5 anni, ho cambiato davvero tante case, purtroppo, ma ora spero di essermi sistemata, almeno per un po’.

Hai mai corso il rischio di cadere in qualche truffa? Pensi che ce ne siano?

Io, fortunatamente, no. Dico “fortunatamente” perché qua è molto, molto facile incappare in truffe di qualunque genere. Sono bianca in un Paese che non è il mio e vivo con questo costante timore. Mio marito ha avuto un’esperienza proprio qualche mese fa di una truffa abbastanza brutta per mano di un connazionale malgascio. Avevamo preparato i documenti per il suo passaporto e, recatosi nella capitale, il presunto addetto del Ministero, che precedentemente era stato licenziato (a nostra insaputa, ovviamente), ha fatto sparire i soldi e i documenti di mio marito nel giro di 30 minuti dal suo arrivo. Siamo in un Paese povero, anche se non voglio trovare giustificazione a questo. Le truffe non dovrebbero esistere in nessun Paese e in nessun modo ma qua bisogna sempre stare molto, molto attenti. Il tasso di povertà è cosi alto che alcune persone campano truffando gli altri.

Che consigli daresti ad altri italiani che vorrebbero cercare casa a lungo termine in Madagascar?

Come dicevo prima, per vivere qua e cercare casa qua consiglio prima una vacanza medio/lunga per valutare tutti gli aspetti. Suggerisco anche di munirsi di pazienza, che è la caratteristica primaria che credo ci voglia per cominciare questo tipo di avventura. Vedo persone che vogliono tutto subito o che si avventurano senza un minimo di esperienza. Questo, per me, è sbagliato.

Quali sono le zone consigliate per vivere fra expats e quali quelle per vivere più a contatto con i locals?

Io vivo a Nosy Be che, pur essendo un’isola malgascia, è prettamente turistica e avvolta da un’atmosfera occidentale. Certo, esistono anche qua posti più europei dove poter trovare un numero maggiore di francesi o italiani e posti meno turistici. Il villaggio per eccellenza, abitato da più italiani, è Ambatoloaka, famoso per la movida notturna. Viene seguito dal villaggio dove vivo io, Daresalama. Di villaggi più locals ce ne sono tantissimi, basta andare al nord dell’isola, nei villaggi molto più piccoli e lontani. Io, personalmente, se avessi la possibilità di un mezzo, andrei lontano, in posti più tranquilli e meno contaminati.

Valery TumiTurbi Madagascar

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

L’isola di Nosy Be è una delle isole più care del Madagascar ma si fa presto a capire il perché. Il turismo è l’anima di quest’isola. Arrivano all’incirca 10/12 aerei alla settimana, pieni di turisti da tutto il mondo. Gli affitti qua sono alti per essere in un Paese sottosviluppato (il Madagascar è considerato uno dei Paesi più poveri al mondo). Vi faccio un esempio: io pago 200€ al mese, escluse le utenze, per una casa in muratura non arredata ma vi assicuro che sta diventando sempre più difficile trovare affitti a questi prezzi. Mediamente ora sono più alti di un 30% minimo. Anche il costo della spesa è abbastanza alto, se parliamo di prodotti importati o acquistati nei supermercati. Bisogna sempre fare molta attenzione per non acquistare prodotti a prezzi elevatissimi perché poi diventa veramente un lusso. Questa cosa, ovviamente, riguarda noi europei che a certe comodità non riusciamo a dire di no. Io, personalmente, spendo circa tra gli 850 e i 1000€ il mese comprensivi di affitto,spesa e utenze. Per rispondere alla domanda se si vive bene, sì, si vive bene ma questa zona non è così economica come potrebbero esserlo altre sull’isola grossa.

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Qual è, secondo te, l’entrata mensile minima necessaria per vivere bene in Madagascar?

Faccio una premessa. Parlo personalmente, ovviamente. Per vivere con un minimo di sicurezza, che vuol dire vivere ma avere anche un piccolo budget da accantonare per le emergenze, come la sanità, per esempio, il budget mensile dovrebbe aggirarsi intorno ai 1300/1500€. Perché dico queste cifre? Perché la sanità è a pagamento e, spesso, supportata da assicurazioni esterne che garantiscono evacuazioni mediche oppure l’accesso a ospedali specializzati. Sono sicura che con quest’affermazione posso sembrare esagerata perché si riesce a vivere anche con qualcosa di meno ma io ho preso in considerazione proprio tutto.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

Questo è un tasto dolente. Alcuni costi vi lasceranno davvero a bocca aperta. Pensate, innanzitutto, a dove mi trovo, la differenza sta tutta lì. Partiamo da quello che lascia più sconcertati tutti noi, che è il costo della benzina, di 1,50€ al litro, poco meno di quanto costa in Italia. Altro bene di lusso, si può dire, è l’acqua. Noi europei beviamo quasi tutti l’acqua in bottiglia e costa tra i 50 cent e i 75 cent per una bottiglia da 1,5lt. Il costo è altissimo, se pensiamo a quello nei supermercati in Italia. Se da una parte abbiamo prezzi così alti, allo stesso tempo esistono prezzi che sono imbattibili. Un chilo di polpo costa tra 1€ e i 2€ e una baguette costa 20 centesimi. Siamo un’isola che vive di agricoltura e di pesca. Gli ortaggi, come i pomodori, oscillano dall’Euro ai 2 Euro al chilo, a seconda della stagionalità. Vi lascio sognare con questa informazione… un chilo di aragosta costa circa tra i 7 e i 10 Euro.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Io sono stata molto fortunata, il mio carattere estroverso ha fatto in modo che m’integrassi molto bene con il popolo malgascio. Certo, ho dovuto smussare molti miei comportamenti troppo “esagerati” per rispetto di una cultura così tanto differente dalla mia. Fin da subito, ho avuto un’ammirazione per queste persone. Quello malgascio è un popolo sorridente, che mi ha dato lezioni di vita pazzesche. Ho da sempre il desiderio di parlare la loro lingua e, pian piano, cerco di apprendere il malgascio per integrarmi ancora di più con loro. Mio papà, quando è venuto al mio matrimonio, mi ha detto subito di essersi trovato completamente a suo agio in due culture così tanto differenti. I locals hanno uno spirito di convivialità e d’integrità da cui, a volte, dovremmo imparare.

Come descriveresti le loro vite?

Sono vite semplici, quasi al limite. Non esiste progettazione o futuro. Esiste l’oggi. Sicuramente, è una visione lontana da quella italiana. Noi siamo progettati per il futuro e loro sono così tanto radicati nel vivere il presente. Io non ho mai vissuto una giornata dei miei nonni o bisnonni ma, dai racconti, mi trovo immersa esattamente in questo. La donna che cucina, lava i panni e accudisce i figli. L’uomo che lavora e cerca di guadagnarsi da vivere. Qualsiasi problema abbiano, cercano di risolverlo a ritmo di musica. Questa è una delle cose che, a volte, mi fa soffermare e mi fa pensare a quanto io possa essere fortunata ad avere tutto quello che ho. Da loro ho imparato il valore di tante cose, che davo per scontate quando vivevo in Italia.

Com’è una tua giornata tipo?

La mia giornata tipo? Beh, ci svegliamo prestissimo, tra le 5.30 e le 6.30, a seconda dell’orario in cui mio marito dev’essere al lavoro. Io mi sveglio di conseguenza perché Biagio, Olivia e i bimbi reclamano la colazione. I bambini escono di casa alle 7 per andare a scuola ed io mi preparo per pianificare insieme alle sarte quali accessori cucire o che cosa progettare di nuovo. Spesso, alla mattina, scendo al mercato delle stoffe per gli acquisti e succede che perdo l’intera mattinata. Ho una ragazza che si occupa di accudire i bimbi, di sistemare la casa e di preparare i pasti. Al momento, gestisco una boutique all’interno di un resort con tutti i miei prodotti e accessori e, quando riesco, mi reco in boutique a vendere insieme alla ragazza. Il pomeriggio gestisco i miei social, il sito Internet, messaggi e spedizioni per l’Italia e torno in boutique. Sono un po’ una trottola ultimamente e spesso sono su un tuc-tuc a dirigermi in qualche parte dell’isola. Mio marito, che fa il marinaio, rientra nel tardo pomeriggio, sistema le sue cose, controlla i compiti dei bimbi e, spesso, nel tempo libero, si dedica alla palestra. Il tutto finisce molte volte alle 21, quando siamo tutti sfiniti dalla lunghissima giornata e andiamo a letto. Ho una vita molto ordinaria .

Quali sono le principali differenze che noti in te stessa e nella tua vita rispetto a quando stavi in Italia?

La principale differenza è data dalla consapevolezza. Ovviamente ha giocato anche il fatto dell’essere inevitabilmente cresciuta e, come dicono tutti, l’età porta consiglio. In Italia vivevo situazioni di disagio. Ero caregiver di mia mamma, malata di sclerosi multipla, che ci ha lasciati nel 2006. Ho vissuto 18 anni con una mamma malata e, anche se ci sono cresciuta, nessuno mi ha mai preparato a essere adulta prima del tempo. Successivamente, sono stata caregiver dei suoi genitori. Ho vissuto momenti o forse anni chiusa in una depressione che mi ha fatto compiere gesti discutibili. Ero una persona infelice, che non trovava la strada per esserlo. Il Madagascar, come dico sempre, è stato il percorso che mi ha fatto trovare quella strada. Ora sono una persona consapevole, fragile a altruista. Ho imparato ad ascoltare il mio dolore e a lasciare andare quello che mi ferisce. Qua mi sono scoperta per quello che sono e non per quello che la gente vuole vedere.

Ogni quanto torni in Italia e Cosa ti manca di più del tuo Paese natale?

Eh, la famiglia, seppur piccolissima, e gli amici. Ci sono tanti momenti in cui avresti voglia di uno sguardo o di un abbraccio. Anche noi qua, seppur viviamo in un paradiso terrestre, abbiamo le nostre giornate no. Mi mancano le amiche, quelle che con uno sguardo sanno tirarti su il morale. Mi manca quel piccolo paesino dove sono cresciuta e dove ho lasciato tutti i miei ricordi ma una cosa che dico sempre è che oggi so dove voglio vivere e dove sono… un domani, chi lo sa? Cerco di rientrare in Italia almeno una volta l’anno. Mi serve per staccare ma anche per recuperare materiali e gestire un po’ la società che ho lì. Se fosse per me, ogni tre mesi sarei su un aereo ma non è fattibile visti i costi dei voli. Quest’anno sono riuscita a rientrare due volte ma è stata un’eccezione.

Valery TumiTurbi Madagascar

Le persone a te care sono mai venute a trovarti in Madagascar? Se sì, cos’hanno provato?

Mio papà è venuto a settembre 2022, quando c’è stato il mio matrimonio. Diciamo che è stata una situazione molto, molto strana, tanto che, quando ci penso, ancora fatico a crederci. Quando dissi a mio papà che mi sarei sposata in Madagascar e con un ragazzo di colore, musulmano, vi lascio immaginare la sua reazione. Dico solo che non è stata la telefonata più bella della mia vita, anzi… Potete immaginare le mille paure di un padre che, per motivi di salute di mia mamma, non si è mosso dall’Italia per 30 anni. Per di più, mio marito appartiene a una religione che, a sentire la televisione italiana, schiavizza e ammazza le donne per volere di un credo. Ovviamente, io innamorata persa e di carattere testardo, decisi comunque che quel giorno nella mia vita era arrivato, con o senza di lui. Avevo programmato tutto, partecipazioni, abiti e anche la data. Il mio messaggio che seguiva la partecipazione credo sia stato decisivo per farlo salire su un aereo e arrivare fino a qua. Se ci ripenso ora, mi emoziono ancora. Mio padre è entrato in punta di piedi in quella che era la mia nuova vita, ha conosciuto e “studiato” quello che sarebbe stato l’uomo che avrebbe reso sua figlia una donna sposata. A fine di tutto ciò mi ha detto, “Io non ci credevo, io avevo paura, io non potevo capire cosa tu cercavi di spiegarmi ma ora che l’ho visto con i miei occhi, sono felice di saperti felice. Vedo una splendida famiglia e due ragazzi che si amano alla follia. Sei circondata da tante persone che ti vogliono bene. Io ora posso tornare in Italia perché so che sei in buone mani.” Credo che quel viaggio sia stato indimenticabile per lui e ora non fa altro che parlare della terra magica in cui vivo.

Quali difficoltà hai dovuto superare?

Se parliamo di difficoltà qua a Nosy Be, la prima che mi viene in mente è stata la lingua. Qua si parla francese. Avevo qualche base dalle scuole medie ma non era granché. Pian piano ho cominciato a studiarlo e a prendere confidenza con quella che era la vita reale. Pensate che non andavo né in banca né ero in grado di acquistare una ricarica del telefono da sola, perché non sapevo come comunicare. A dirla tutta, qua ogni giorno si fa fronte a qualche tipo di difficoltà: documenti, lavoro, problemi di salute… Abbiamo imparato a respirare profondamente e a dire che a tutto c’è rimedio.

Quali sono stati, finora, i momenti di gioia e quelli di soddisfazione?

I momenti di gioia più grandi senza dubbio sono la “Tu mi turbi.”. All’inizio del percorso non credevo neanche io che a oggi sarebbe stata così. Un brand che non sarà paragonabile certo a quelli famosi ma che, comunque, vanta parecchie soddisfazioni. Sono sempre stata determinata ma forse mai abbastanza da portare avanti un progetto cosi a lungo. Devo però ringraziare chi vi lavora insieme a me e chi mi sostiene in tutte quelle sfide che a volte sembrano davvero insormontabili.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Abbiate la voglia di mettervi in gioco, di cambiare il modo di pensare e quello di vedere il mondo. Certo, sarete ben lontani dall’agio e dal comfort che il nostro Paese ci ha sempre saputo dare ma ci sono emozioni che non possono essere comprate. Venite volenterosi di riempire il vostro bagaglio culturale e, soprattutto, lasciate a casa l’odio, la cattiveria e la presunzione. Questa terra sa dare tantissimo ma sa togliere altrettanto. La parola d’ordine è “umiltà.” Una cosa che troppo spesso manca è il saper ascoltare i consigli. Qua credo che siano davvero preziosi.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

A chi vuole venire in vacanza qui e vivere una vera esperienza africana consiglio di non radicarsi a cercare strutture alberghiere che offrono pacchetti all inclusive, wi-fi, cibo italiano e agi. Cercate di venire in piccole strutture che vi accoglieranno come se foste a casa loro. Sicuramente esistono tantissime realtà piccole ma preziosissime dove potrete toccare con mano la vera cultura malgascia. Una cosa importantissima che mi sento di consigliare, inoltre, è quella di venire con la voglia di riempirsi il cuore e gli occhi. V’innamorerete di questa terra così magica. Parola di Valery.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Una cosa c’è. Una che mi attanaglia da un po’ e che forse non ho mai detto esplicitamente, ovvero aver interrotto una gravidanza l’anno scorso, ma preferisco fermarmi qua. In passato ho fatto tante, ma tante cose che gestirei in modo completamente diverso ma poi, forse, non mi avrebbero portata qui oggi. Senza troppi rimpianti dico che avrei potuto evitare tante cose ma l’insieme di queste cose ha fatto sì che io sia quella di oggi.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Ho imparato a vivere. Ho imparato a dare valore alle cose e a non dare mai per scontato nulla, cosa che, secondo me, in Italia invece manca. Ho imparato a trovare e cercare una soluzione perché semplicemente lamentandosi le cose non cambiano. Ho imparato a essere altruista e ad aiutare il prossimo. Ho imparato che la vita è un dono prezioso e che siamo inevitabilmente nati dalla parte fortunata del mondo. Tempo fa, una persona mi ha sentita rispondere proprio a una domanda come questa e mi ha detto, “Che bello sentire tutti questi ‘ho imparato’”. Eh sì, dire “ho imparato” rivela la consapevolezza di aver fatto qualcosa di giusto. Il Madagascar è stato ed è tuttora il mio più prezioso insegnante.

Progetti futuri?

Uno in assoluto, poter far vedere a mio marito la mia terra, ovvero l’Italia. È un progetto che ci sta richiedendo forze fisiche ed economiche perché per loro non è affatto semplice poter uscire dal Paese. Sto cercando di sistemare tutti i documenti necessari per far sì che questa cosa possa avvenire il prima possibile. Mio marito sogna l’Italia ed io non posso non fargli vivere questo sogno almeno una volta nella vita. Al momento, i miei progetti futuri sono il benessere della mia famiglia, nulla di più.

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